SAI ISPIRA

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Chi si impegna nell'azione, seguendo contemporaneamente la disciplina del silenzio, entro breve tempo realizza Dio (Brahman)

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Affinché il tempo non si si attacchi a voi e diventi un peso, dovete lavorare. Il lavoro è la missione dell'uomo. Senza di esso l'uomo si perde nell'oscurità dell'ignoranza e viene sopraffatto dall'inerzia (tamas). In tale situazione l'ignoranza moltiplica i suoi dubbi, i quali devono esser fatti a pezzi dalla spada della Conoscenza (jnana). In un'occasione, quando questi mistici temi vennero insegnati ad Arjuna, egli chiese a Krishna: "Una volta dici che dobbiamo rinunciare a tutte le azioni (karma), un'altra volta che si deve adottare lo yoga dell'azione. Dimmi, allora: quale di questi due sentieri è il migliore?" Krishna rispose a questo modo: "La rinuncia (sanyasa) e lo yoga dell'azione (Karma Yoga) conducono entrambi alla meta della Liberazione. Oh, Arjuna, sappi questo: c'è maggior gioia nel lavorare che nel rinunciare a farlo. La rinuncia ed il lavoro non sono in contraddizione fra di loro, bensì interdipendenti e complementari. Rinunciando a lavorare, senza il progresso conseguente all'attività e l'allenamento che da questa si acquisisce, l'uomo può solo declinare. Il vero rinunciante (sanyasi) è quello che non desidera una cosa o ne odia un'altra. La parola 'rinuncia' (sanyasa) può essere applicata sia ad un lavoro svolto senza considerazione per il successo o il fallimento, per il profitto o la perdita, per l'onore o il disonore, che ad ogni attività svolta come offerta al Signore.
La mera inattività annunciata dalla veste arancione o dalla testa rasata non è affatto rinuncia! Solo chi ha trasceso la dualità della gioia e del dolore, del bene e del male merita di essere definito rinunciante. Pertanto, la rinuncia ai frutti dell'azione è migliore della rinuncia all'azione. Essa porta anche molta più gioia; è questo il miglior sentiero. Tuttavia, quale che sia il sentiero seguito (la rinuncia o lo yoga dell'azione) si possono ottenere anche i frutti dell'altro sentiero. C'è Beatitudine (ananda) nell'azione, ma anche nella rinuncia." La rinuncia senza azione conduce alla sofferenza.
Chi si impegna nell'azione, seguendo contemporaneamente la disciplina del silenzio, entro breve tempo realizza Dio (Brahman).


[Bhagavan Sri Sathya Sai Baba: Prasanthi Vahini, pag. 55/56, Ed. Sri Sathya Sai Books and Publications Trust, Prasanthi Nilayam]