SATYOPANISHAD

4 gennaio 2004

CAP. IX: LE SCRITTURE E BABA


RAMAYANA


D. 224 - Swami! Kaikeyi aveva mandato Rama nella foresta alla vigilia del Suo insediamento come principe ereditario. Qual era l’atteggiamento di Rama nei suoi confronti? Normalmente, avrebbe dovuto essere ostile, non è vero?

Bhagavan - Rama è l’incarnazione del Dharma, l’incarnazione della Tranquillità. Egli non odiò mai Kaikeyi. Fu solo dopo essersi prostrato ai suoi piedi che Egli partì per la foresta, accompagnato da Sita e Lakshmana. Desiderando ardentemente il Darshan di Rama, anche Bharata andò nella foresta, accompagnato dai Re feudatari, dall’esercito, dai cittadini di Ayodhya e dai saggi. Cadendo ai piedi di Rama, egli chiese il Suo perdono e Lo pregò di ritornare ad Ayodhya a governare. Kaikeyi rimase da una parte, in lacrime. Rama osservò il gruppo, dopodiché si rivolse a Bharata con queste parole: "Bharata! Madre Kaikeyi è arrivata? Dov’è?" Si volse verso di lei, e si inchinò ai suoi piedi. Le parole di Kaikeyi, come il preludio di un grande dramma, avevano inaugurato la missione dell’Incarnazione. Se ella non avesse espresso il suo desiderio, come aveva fatto, gli eventi del Ramayana non si sarebbero verificati. Kaikeyi aveva iniziato sotto buoni auspici il lavoro del Piano del Divino Maestro. Rama, del resto, lo sapeva perfettamente. Quindi, quale spazio poteva esserci per l’ostilità e per l’odio? Inoltre, in questo contesto, Rama doveva sostenere anche un altro Dharma. Al momento del matrimonio di Kaikeyi con Dasaratha, il padre di lei, che era il re di Kekaya, aveva rivelato il suo desiderio: "Oh, Re Dasaratha! Tu hai deciso il matrimonio con mia figlia Kaikeyi per avere una progenie. Suo figlio deve diventare Re e tuo successore. Ma questo ti è gradito? Se le tue regine Kausalya e Sumitra dessero alla luce dei figli, il figlio di Kaikeyi non perderebbe forse il diritto al trono?" Il Re Dasaratha ascoltò questo desiderio, consultò a questo proposito Kausalya e Sumitra, informandole sulle possibili implicazioni, ed ebbe la loro approvazione. Infatti Kausalya osservò: "Swami! Dato che tu hai promesso che solo il figlio di Kaikeyi salirà sul trono di Ayodya, anche se noi dovessimo concepire e dare alla luce dei figli, essi non agirebbero mai contro la parola d’onore del loro padre. Stai pur certo che nella nostra dinastia non nascerà nessuno che non accetti rispettosamente che i desideri del proprio padre non vengano esauditi." Pertanto, per Sri Ramachandra, la pratica del Dharma ed il rispetto dei desideri del padre erano al di sopra di tutto. Il desiderio di Kaikeyi era quindi legittimo e giusto, e Rama ne era consapevole.


D. 225 - Swami! E’ corretto, da parte di Rama, uccidere Tataka, una donna?

Bhagavan: Rama è l’incarnazione del Dharma. Guidato da Visvamitra, Egli andò nella foresta, insieme a Lakshmana, solo per distruggere i demoni. Profanando gli yajna e gli yaga ed uccidendo i grandi Saggi, questi demoni avevano trasformato gli eremitaggi in crematori. In effetti, il vero scopo della richiesta di Visvamitra a Dasaratha, di inviare Rama e Lakshmana nella foresta, era la distruzione dei demoni. Il Saggio, se avesse voluto, avrebbe potuto distruggerli lui stesso ma, essendo sotto il voto dello yajna, non poteva ricorrere alla violenza. Per di più, la missione dell' incarnazione di Rama aspettava di essere compiuta: tutto doveva procedere in accordo col Piano Divino. Le azioni dei demoni erano estremamente crudeli. Per eliminare questa crudeltà e proteggere il Dharma, i demoni dovevano essere distrutti. Tataka era una donna, ma le sue azioni non erano forse demoniache? Quindi, uccidere Tataka fu giusto, perfettamente consono alla rettitudine. In questo contesto, che gli autori delle malvagità siano uomini o donne, non è rilevante; ciò che è cruciale sono le conseguenze delle loro azioni. A seguito della sua condotta malvagia, Vali, il re delle scimmie, pur essendo di sesso maschile, non fu risparmiato, giusto? Tara lo aveva avvertito: "Signore! Solo pochi giorni fa, Sugriva è stato ferito mortalmente ed è fuggito; come può ora essere tanto coraggioso da sfidarti? Egli ha l’appoggio di Rama, non lo sai? Rama non è certamente un normale essere umano e, anche se tu sei molto valoroso, Egli assiste Sugriva e vuole ucciderti a causa delle tue azioni malvagie. Cerca rifugio ai piedi di Rama!"
Vali non dette peso alle sue parole e cadde vittima della freccia di Rama. Quindi, il criterio primario è il ripristino del Dharma. A quale sesso si appartenga, è irrilevante.


D. 226 - Swami! Perdonami e tratta questa domanda come conseguenza dell’influenza della modernità. La nostra società considera Sita e Rama una coppia ideale. Ora, Swami, non ti arrabbiare, per favore! Ti prego! Quale felicità poteva essere possibile per questa coppia? Ci si potevano aspettare solo guai, è certo! Com'è possibile che il loro venga considerato un matrimonio ideale?

Bhagavan: Quest’ideale si può mettere in un guscio di noce. Non una volta Sita trasgredì il volere di Rama come non una volta Rama si oppose ai desideri di Sita. Questo è un 'matrimonio ideale'. Voi avete senz'altro in mente l’abbandono di Sita [da parte di Rama] a seguito delle parole di un pescatore. Non è possibile che, nel regno, molti altri nutrissero dei dubbi sulla castità della virtuosa Sita, oltre al pescatore? Sì, quelle erano le parole di un pescatore. Ma molti altri possono averla pensata allo stesso modo. L’episodio della prova del fuoco di Sita serve solo a proclamare la sua castità al mondo. Rama sa tutto. Egli è onnisciente.


D. 227 - Swami! Milioni di persone riveriscono i personaggi illustri dei poemi epici di Bharat, perché hanno mosso i loro cuori, ispirato la loro devozione ed offerto loro rifugio. Quando Tu, avendo pietà di noi, ci spieghi queste figure, esse appaiono così insolite ed imponenti, si animano e scuotono i nostri cuori con la loro nobiltà e maestosità. Vorrei chiedere: alla fine della Grande Guerra, Lakshmana suggerì a Rama che avrebbero potuto sistemarsi nel regno dorato di Lanka, dicendogli: "Fratello maggiore, Bharata regna su Ayodhya! Facciamo dell’incantevole Lanka la nostra residenza permanente!" Forse era egli attratto dal fasto e dalle ricchezze?"

Bhagavan: Niente affatto. Kaikeyi voleva che ad essere mandato nella foresta fosse Rama, perciò Lakshmana non aveva alcun bisogno di accompagnarLo. Ma egli rinunciò volontariamente ai piaceri ed alle comodità di cui poteva godere in qualità di principe reale, e lasciò la sua nobile moglie, sentendo che il suo dovere primario consisteva nel servire Rama giorno e notte. Quindi, Lakshmana è il simbolo dell’abbandono totale. Questa sua proposta di regnare su Lanka è significativa, perché provoca la risposta di Rama, che è un chiaro messaggio all’umanità. Rama non acconsentì alla proposta di Lakshmana, motivando il suo rifiuto con queste parole:
"La madre e la madrepatria sono più grandi perfino del cielo"(Janani janmabhumis’ca svargadapi gariyasi). Anche se tua madre è brutta, cessa forse di essere tua madre? E solo per il fatto di essere bella, un’estranea diventa tua madre? Il suggerimento di Lakshmana dette frutto, come il messaggio fortemente patriottico di Rama al mondo. Non fu forse la proposta di Lakshmana: "Ramachandra! Ora puoi regnare sulla splendida Lanka!", che spinse Rama a sostenere un ideale che il mondo potesse emulare? La cose si svolsero proprio a questo modo. E Lakshmana non rimase infatuato dalle ricchezze e dal lusso. La sua devozione per Rama era sconfinata. Una volta, Lakshmana vide salire verso il cielo una colonna di polvere ad una certa distanza dal loro eremitaggio. Allora salì su un albero lì vicino e vide da lontano Bharata alla testa di un’armata con le sue quattro divisioni:la fanteria, la cavalleria, gli elefanti ed i carri da guerra. Egli disse a Rama: "Oh fratello maggiore! Non contento di averci mandato nella foresta, Bharata sta venendo qui per attaccarci, portando tutte e quattro le armi della forza militare." Pacatamente Rama lo rimproverò per la sua osservazione, e gli spiegò che Bharata stava venendo con quello schieramento per pregarLo di riprendere il regno. In questa situazione voi potreste avere l’impressione che Lakshmana si infiammasse facilmente, ma questa conclusione non è giusta. Bharata non poteva venire da solo a pregare Rama di riprendere il regno? Perché doveva essere accompagnato da una grande armata con le sue quattro divisioni? Era stato questo a sollevare il sospetto di Lakshmana, e non un suo giudizio affrettato, come potreste supporre. Ma anche Bharata non ne aveva colpa. Quando si mise in viaggio per andare a pregare Rama di regnare su Ayodhya, i rishi, le forze armate e molti leader lo seguirono, per avere il darshan di Rama. Ecco perché Bharata non può essere biasimato. Oggi è assolutamente necessario che noi comprendiamo correttamente i personaggi descritti nei nostri poemi epici e nei purana, le loro motivazioni, le origini delle loro azioni ed anche la loro grandezza, la loro solennità e la loro generosità. Voi non dovete attribuire a quei personaggi le vostre caratteristiche.


D. 228 - Swami! Io non so niente di Satrugna, a parte il fatto che viene annoverato nella lista dei nomi dei fratelli: Rama, Lakshmana, Bharata e Satrugna. Gentilmente, raccontaci almeno un episodio che riguardi questo personaggio.

Bhagavan: Satrugna si distinse tanto per il suo valore quanto per la sua rettitudine. La sua devozione per il Maestro era di livello straordinario, il suo amore fraterno esemplare. Voi ben sapete che il nome di Lakshmana è associato a quello di Rama. Per questo i loro nomi vengono concepiti come una parola composta: "Rama-Lakshmana". Allo stesso modo, Satrugna fu sempre a fianco di Bharata, così che anche l’espressione "Bharata-Satrugna" divenne di uso corrente. Proprio allo stesso modo in cui Lakshmana servì Rama, con devozione assoluta, così Satrugna servì Bharata. Satrugna ebbe un amore immenso per Rama. Eccovi un esempio. Satrugna tornò ad Ayodya con Bharata. Questo episodio ebbe luogo non appena lasciarono il regno di Kekaya, loro zio materno. Quando Satrugna seppe che era stata Kaikeyi ad aver mandato Rama nella foresta e ad aver disposto per l’incoronazione di Bharata, gli si spezzò il cuore. Egli venne anche a sapere che era stato lo sciagurato consiglio di Manthara a far sì che Kaikeyi chiedesse a Dasaratha di esaudire le sue due richieste. Arrabbiato, egli gettò uno sguardo iracondo su Manthara che passava di lì casualmente. Manthara era molto contenta. La notizia dell’incoronazione di Bharata, figlio della sua Regina, le aveva dato una gioia estatica. Satrugna la vide camminare sorridendo, rapita, vestita con abiti molto raffinati e ricoperta di gioielli. In pochi passi la raggiunse e sfogò la sua ira dandole un calcio alla vita. Ella cadde, e le perle ed i diamanti della sua collana si sparsero per terra, brillando come le stelle in cielo. Intanto Bharata, che era arrivato sul posto, disse "Caro fratello, Rama non approva che le donne vengano trattate in modo così crudele. Egli non approva assolutamente azioni come questa. Calmati." Tale era l’amore di Satrugna.


D. 229 - Swami! Nel Ramayana, Hanuman ha un ruolo di primo piano. Egli è il migliore esempio di 'devozione da servo fedele' (dasyabhakti), che è uno dei nove stadi della devozione. Noi siamo molto fortunati a sentirti parlare della devozione di Hanuman. Gentilmente, puoi dirci in qual modo i giovani moderni possono emulare il suo esempio?

Bhagavan: Hanuman è conosciuto per la forza fisica, l'intelligenza, il carattere perfetto e la cultura. Eppure, ben sapete che cosa disse quando entrò alla corte di Ravana. Presentandosi, egli disse: "Io sono un servo di Rama" (Dasoham Kosalendrasya) cioè: "Io sono un servo di Rama". Il fatto di essere un servo di Rama per Hanuman era motivo di orgoglio e prestigio.
Rama chiese chi, tra le scimmie (vanara) credesse di poter attraversare l’oceano per cercare Sita. Una di esse disse che poteva fare dieci chilometri, un altra quaranta chilometri e così via, ma nessuna disse di poter saltare 'shatayojana', cento chilometri, per attraversare l'oceano. Poi Rama chiese ad Hanuman: "Pensi di farcela, e di ritornare vittorioso, dopo aver trovato Sita?" Egli rispose: "Sì, ce la farò". Rama gli chiese: "Hanuman, tu non hai esperienza su come si fa a saltare un vasto tratto di mare. Né hai mai visto Sita, prima d'ora, per poterla identificare. Come fai allora a dire, con tale sicurezza, che attraverserai il vasto oceano fino a Lanka, in cerca di Sita, che la troverai e che ritornerai?" Hanuman replicò: "Swami! Non mi darai forse Tu la forza, le capacità e l’abilità di compiere la missione che mi hai affidato, comandandomi di portarla a termine? Con la tua benedizione ed invincibile volontà come potrei non riuscire a fare ciò che ti aspetti da me?". Tale era l’intensità della sua devozione. I giovani dovrebbero seguire le direttive di Dio senza esitare; essi non dovrebbero mai dubitare, discutere, disubbidire o criticare. La stretta obbedienza al comando divino si chiama "abbandono". Se sviluppate questo tipo di abbandono a Dio, siete destinati al successo.
Nell’attraversare l’oceano, Hanuman mostrò un coraggio ed un valore esemplari, dovuti alla sua profonda devozione per Rama. Il monte Mainaka lo pregò di fermarsi un poco sulla sua cima mentre andava verso Lanka. Mainaka voleva approfittare di questa occasione per esprimere la sua gratitudine a Vayu, il Dio del Vento, padre di Hanuman, che in passato lo aveva salvato. Ma Hanuman declinò gentilmente l’offerta, dicendogli che non si sarebbe fermato prima di aver completato il lavoro assegnatogli da Rama, e che avrebbe esaudito il desiderio di Mainaka al suo ritorno da Lanka. Egli dava priorità assoluta alla missione di Rama. Fu la fiducia nata dalla sua devozione per il Signore Rama che gli fece attraversare il vasto oceano. Eseguendo il Suo comando, egli ottenne la Grazia di Rama. Normalmente, le scimmie sono rinomate per la loro mente mutevole e vacillante ma, arrendendosi a Rama, Hanuman ottenne che la sua mente divenisse assolutamente stabile, fissata fermamente nella devozione al suo dovere, ed è per questo che oggi egli viene adorato come Hanuman. Al tempo della Sua incoronazione, verso la fine del poema epico, Rama distribuì dei doni a tutti i suoi sudditi, ma non dette niente ad Hanuman. Sita gli chiese sottovoce:"Signore! Hai dimenticato Hanuman? Perché non gli hai dato nessun dono?" Rama rispose sorridendo: "Sita! E’ vero; vorrei che fossi tu a dargli un qualunque regalo di tua scelta." Allora Sita dette ad Hanuman la propria collana di diamanti. Questi cominciò a mordere i diamanti, rompendoli uno dopo l'altro, portandoseli all’orecchio e poi lasciandoli cadere per terra. Sita disse: "Cosa?! Hanuman! Non hai abbandonato le tue abitudini da scimmia. Che cosa stai facendo con la collana di diamanti che ti ho regalato?" Ed Hanuman rispose: "Madre! Senza alcun dubbio, tu mi hai regalato una preziosissima collana di diamanti, ma io voglio che ogni singolo diamante risuoni del Nome del mio Signore Rama. Questo è il motivo per cui li sto rompendo ad uno ad uno, portandomeli all’orecchio per sentire se il Suo Nome si sente oppure no. E dato che non sento il Suo Nome in nessuno di essi, li getto via, uno dopo l’altro." Niente, in questo universo, è più prezioso del Sacro Nome di Dio, Rama. La riunione venne aggiornata. Rama s'incamminò verso la Sua camera da letto, e Sita Lo seguì. Ma no! Anche Hanuman si stava dirigendo verso la loro stanza! Allora Rama gli disse: "Ehi, Hanuman! Che cosa stai facendo qui?" Ed egli: "Signore! Sita ti segue. Perciò anch’io vengo con Te." Rama rispose: "Anjaneya! Guarda! Sita ha sulla fronte il colore vermiglio che la autorizza ad entrare in camera mia." A sentir questo, Anjaneya si allontanò. Girò per tutti i negozi, fece incetta di kumkum e se ne cosparse tutto il corpo, per tornare di lì a poco. Ora, dritto di fronte a Rama, disse: "Oh, Signore! Per la semplice ragione che madre Sita ha un punto di kumkum sulla fronte, Tu l'hai autorizzata ad entrare nella tua camera. Ora, guarda! Io ho tutto il corpo coperto di 'sindura'; che cosa hai da dirmi?" Era questo il livello della sua determinazione di stare sempre con Dio. In un’altra occasione, i tre fratelli di Rama si riunirono a discutere su come spartirsi i compiti che ognuno di loro doveva assolvere per servirLo. Hanuman ne venne a conoscenza e, vedendo che a lui non stato affidato alcun compito per il suo Signore, con delicatezza chiese loro: "Signori! Quando Dio sbadiglia, c’è bisogno di qualcuno che schiocchi le dita in modo consono alla Sua Reale condizione. Noi non sappiamo quando sbadiglierà, per cui devo stare sempre con Lui." Così Hanuman poté rimanere in compagnia di Rama, mentre i Suoi fratelli potevano servirlo a tempi determinati ed alternativamente, secondo i compiti che si erano assunti. Hanuman era la vera e propria personificazione di umiltà, devozione, disciplina ed abbandono. Egli aveva tutta la purezza [necessaria] per stare con Dio. Faceva solo ciò che pensava e diceva. In lui c’era perfetta armonia tra pensiero, parola ed azione. Egli aveva deciso di andare in cerca di Sita, lo aveva detto e subito lo aveva fatto. La sua decisione, la sua dichiarazione e l' esecuzione erano in totale accordo ed armonia fra di loro. Questo è ciò che si intende per: "Lo studio appropriato per l'umanità è l’uomo." L' inconfondibile caratteristica di un uomo di carattere è l'unità tra pensiero, parola ed azione (Manasyekam, vacasyekam, karmanyekam, mahatmanam). Invece: 'In una persona malvagia c’è disarmonia e ciò che pensa, dice e fa non sono mai in accordo fra di loro' (Manassanyiat, vacassanyiat, karmanyanyat, duratmanam). In un’altra occasione, Hanuman disse a Rama: "Oh Signore! Se io Ti vedo come il mio Re, sono il Tuo servo. Se mi vedo come entità individuale (Jiva), Tu sei il mio Deva, Dio. Se io sono l’Atma, o Coscienza, Tu sei la 'Consapevolezza'. Noi due siamo solo uno, aham Brahmasmi." Così, abbracciando con grande determinazione la 'dasyabhakti'(il sentiero della devozione come servo leale), Hanuman attraversò questi tre stadi e, infine, sperimentò l’unione con Dio. Quando sentì di essere un servitore del Re Rama, stava passando attraverso lo stato del dualismo. Quando percepì se stesso come individuo e Rama come Dio, egli espresse il dualismo qualificato e quando, infine, trovò l’unità con Dio, fece l’esperienza del non dualismo. A Lanka, quando egli entrò nel palazzo di Ravana, e doveva identificare Sita, Hanuman vide molte donne profondamente addormentate. Il suo profondo rispetto per tutte le donne era tale che era come se ella fosse proprio sua madre. Questa era la perla del suo carattere. Hanuman era l’incarnazione della devozione, la personificazione dell’umiltà ed il simbolo vero e proprio della sincerità e dell’obbedienza. Tutti i giovani di oggi dovrebbero prenderlo come esempio.

D. 230 - Swami! Ravana era il nipote di Pulastyabrahma e fu un ardente devoto di Siva, un grande studioso di tutte le Sacre Scritture e dei Veda. Egli fu, soprattutto, un valoroso guerriero ed un arciere esperto. Una tale persona venne ridotta totalmente in rovina. Quale segreto si nasconde dietro la sua caduta?

Bhagavan: Da un punto di vista spirituale, la rovina di Ravana per mano di Rama vi insegna che se, nonostante la vostra forza fisica, la forza della vostra intelligenza, la forza di una grande armata, la forza della vostra ricchezza e la forza della vostra profonda penitenza, divenite vittime di desideri di infimo ordine o della lussuria, cadrete completamente in rovina. In questo evento c'è un altro significato recondito. Al cancello del cielo (Vaikuntha) c’erano due guardiani, di nome Jaya e Vijaya. Essi furono scortesi con due saggi, Sanaka e Sananda, che erano venuti a far visita al Signore Vishnu. I due saggi maledissero i due guardiani, che pertanto furono costretti a lasciare Vaikuntha. Allora essi pregarono di essere perdonati e implorarono i due saggi di suggerire loro una via di uscita. Come penitenza, i saggi consigliarono loro di optare per tre nascite da demoni (rakshasa), di vivere nella totale avversione verso il Signore Vishnu e morire per Sua mano, in modo da aprirsi la strada ad un ritorno in cielo più precoce. Così, Jaya e Vijaya rinacquero come i fratelli demoni Hiranyaksha e Hiranyakasipu, Sishupala e Dantavaktra e Ravana e Kumbhakarna, trascorsero le loro vite in un grande odio per Vishnu e morirono per Sua mano. Ciò permise loro di tornare al loro posto a Vaikuntha. Le azioni di Ravana devono essere considerate in questo contesto. Se egli avesse avuto qualche losco motivo per rapire Sita, perché non la toccò neppure, per tutto il tempo che ella trascorse a Lanka? Se non avesse rapito Sita, Rama non avrebbe combattuto contro di lui. Quindi, per Ravana l'unico modo per morire per mano di Rama consisteva nell' affrontarlo in un combattimento aperto. La fase culminante del Ramayana, la vittoria di Rama e la morte di Ravana, indica quanto il cuore di Ravana si struggesse per il suo Signore, Rama.


D. 231 - Swami! Vibhishana era un demone, eppure era un devoto di Rama. Puoi raccontarci qualcosa su di lui?

Bhagavan: Quello di Vibhishana è un caso di devozione unica nei confronti di Rama. Dio non è interessato alla vostra posizione, alle vostra proprietà, alla vostra cultura, alla vostra casta o al vostro credo. Ciò che Dio si aspetta e accetta da voi è solo l'amore puro. Con la devozione potete ottenere qualsiasi cosa a questo mondo. Fu solo questo tipo di devozione che trasformò:
-una scimmia, nota per la sua incostanza, in Hanuman, degno di essere adorato,
-un uccello, noto per i suoi sguardi agitati, in un Garuda, veicolo di Vishnu,
-un toro in Nandi, veicolo di Siva,
-un pavone nel veicolo del Signore Subrahmanya,
-un leone nel veicolo della Dea Durga.
Ciò che è qui straordinario, è che questi animali ed uccelli, attraverso la loro assoluta devozione ed amore per Dio, hanno potuto abbandonare le loro qualità innate e trasformarsi in veicoli di Dei e Dee, così che ora vengono adorati con Loro.
In egual modo Vibhishana, sebbene fosse egli stesso un demone, era un ardente devoto del Signore Rama. Fu per questo che meritò la Sua Grazia. Egli più volte consigliò a suo fratello, il Re Ravana, di non rapire Madre Sita e, più tardi, di non muovere guerra a Rama. Mise in guardia Ravana, e predisse le infauste conseguenze che, persistendo, questi avrebbe dovuto affrontare. Ma Ravana non dette il minimo ascolto alle sue parole di devozione e saggezza, e la conseguenza è la storia che tutti conoscete. Alla fine Vibhishana abbandonò suo fratello Ravana e cercò rifugio in Rama. Questo è un esempio di come un devoto abbandona anche il proprio fratello, se questi intralcia il suo cammino interiore verso Dio. Io penso che Vibhishana sia più grande di Bhishma. Egli era un uomo ricco di saggezza, penitenza, devozione e determinazione, molto esperto nel fare la guerra. Pur essendosi reso conto pienamente che i Kaurava si stavano comportando in modo illecito, ingiusto e cattivo, durante la guerra del Kurukshetra rimase a capo del loro esercito. Non fu capace di aiutare le anime buone, giuste e nobili: i Pandava. Hanuman, nel cercare Madre Sita, entrò a Lanka, irruppe nella stanza di Vibhishana, e lo vide immerso nella ripetizione del Nome sacro di Rama. Lo rese consapevole della propria presenza facendo un forte rumore. Vibhishana aprì gli occhi e vide Hanuman. Dopo essersi vicendevolmente presentati come devoti di Rama, Hanuman chiese a Vibhishana:
"Oh, Re! Tu sostieni di essere un devoto di Rama e preghi ripetendo il Suo Sacro Nome, ma ciò non basta. Dovresti anche partecipare alla Sua Divina Missione. Hai mai fatto visita a Sita? Hai mai fatto qualche tentativo per liberarla? In quale modo hai aiutato Rama? Non sai che cantare il Suo Nome e contribuire alla Sua missione sono due cose complementari, che dovrebbero essere attuate insieme? Tu non hai informato Rama di dove fosse Sita! Hai cercato di liberarla? In quale modo hai aiutato Rama? Allora, come puoi proclamarti Suo devoto?" Da quel giorno Vibhishana prese parte alla Divina missione di Rama.


D. 232 - Swami! La parte che le donne sostengono nella grande epica, il Ramayana, è piuttosto cospicua. Tutte loro hanno rappresentato un ideale per le donne, fino ai nostri giorni. Swami! Tu sei senza pari nello spiegare le cose sottili come queste. Vuoi essere così gentile da raccontarci il ruolo delle donne nel Ramayana?

Bhagavan: Il benessere ed il progresso dell’umanità sono il principale obiettivo del Ramayana. Ogni figura femminile del poema epico contribuisce a quest’obiettivo, anche se in modo diverso. Il Re Dasaratha aveva tre mogli: Kausalya, Sumitra e Kaikey. Esse erano molto intime fra di loro, erano come sorelle, ed avevano sposato Dasaratha solo per avere dei figli ed esaudire così il suo desiderio. Egli officiò il rito vedico che apporta benedizioni a chi desidera dei figli (putrakamesti yaga), dietro consiglio del suo precettore Vasishtha, e ricevette il pasticcio di riso sacrificale ( yajnapayasa) dalla divinità che presiedeva il rito stesso. Poi offrì il cibo sacro (prasadam) alle tre mogli, con la raccomandazione di dividerselo fra di loro dopo il bagno purificatore. La seconda moglie, Sumitra, si tenne vicina la tazza d’oro con il prasadam, pensando tra sé e sé: 'Il figlio che nascerà a Kausalya sarà il futuro Re, dato che lei è la regina più anziana. Anche il figlio di Kaikeyi però ha una possibilità di diventare Re.' Secondo la promessa di Dasaratha, infatti, questa era la clausola alla base della sua unione con Kaikeyi. 'In ambedue i casi, comunque, mio figlio potrà solo servire quello fra i due fratelli che diventerà Re.' In quel momento un falco arrivò dall’alto e portò via la tazza d’oro che conteneva il prasadam. Sumitra era atterrita, perché sapeva come avrebbe reagito il Re Dasaratha quando fosse venuto a conoscenza dell’incidente. Sapeva anche che il precettore della famiglia, Vasishtha, sarebbe stato completamente sconvolto da questo fatto. Era molto triste per il fatto di aver perduto la sua parte di pasticcio di riso sacrificale. Allora, per consolarla, le altre due regine, Kausalya e Kaikeyi, le dettero ciascuna metà delle loro parte di prasadam. Kausalya generò Rama e Kaikeyi Bharata, mentre Sumitra dette alla luce due gemelli, Lakshmana e Satrugna. Lakshmana seguì Rama come la Sua ombra e Satrugna stava sempre vicino a Bharata. Le tre regine vissero come sorelle, senza che tra di loro vi fosse alcuna differenza. L'amore e l' affetto fraterni sono la loro lezione per il mondo. Oltre ad esse, nel Ramayana incontriamo altre tre donne che sostennero molto bene i loro ruoli: Tataka, Ahalya e Sita. Esse simboleggiano i tre attributi degli esseri viventi. Tataka sta per il 'tamoguna', Ahalia per il 'rajoguna' e Sita è la vera e propria incarnazione del 'sattvaguna'. L’uccisione di Tataka da parte di Rama significa la sua totale rimozione del 'tamoguna', o temperamento bestiale. Infatti la malvagità e le qualità demoniache sono di natura tamasica. Ahalya era la moglie del saggio Gautama. La disobbedienza è il 'rajioguna'. Emozioni, passioni etc., nella loro espressione sono rajasiche. Ahalya disobbedì a Gautama e per questo fu maledetta, ma Rama la purificò dal suo 'rajoguna' liberandola dalla maledizione. Ella era rimasta inebetita, in stato di stupore, come una pietra, per anni interi, ma un semplice tocco dei piedi di Rama bastò a ringiovanirla. Rama accettò Sita, che era la vera e propria incarnazione del 'sattvaguna' ( pietà, dolcezza, bontà e calma), e la sposò, il che significa che accettò le qualità sattviche. La sola parola 'stri', donna, ha tre elementi: 'sa', 'ta' e 'ra'. 'Sa' indica il sattvaguna, 'ta' il tamoguna e 'ra' denota il rajoguna. Ogni donna ha tutte e tre queste qualità. In una donna le qualità sattviche sono: la pace, la tolleranza, la compassione, la carità, la gentilezza, la compostezza, e così via. Le qualità rajasiche nella donna sono i suoi sentimenti e le passioni, la disponibilità a sacrificare la vita per la famiglia etc, mentre le qualità tamasiche sono la sua timidezza,la riservatezza, l'umiltà, etc. Quindi, il Ramayana comunica un messaggio attraverso il ruolo di ogni personaggio.