SATYOPANISHAD

20 aprile 2003

CAPITOLO II

LE TENDENZE DELLA SOCIETÀ


D. 27 - Swami, l'uomo non si sta comportando come dovrebbe. Sta perdendo la sua stessa natura umana. In quale modo dovrebbe cambiare, a questo punto? Che cosa ne sarà della società se l'uomo non si trasforma, Swami?
Bhagavân - Voi ignorate di usare le parole senza conoscerne veramente il significato. Se comprendeste il significato delle parole che usate, notereste che esse contengono in se stesse la spiegazione e vi trasmettono il loro senso in termini inequivocabili.
Che cosa significa mânava (uomo)? Significa colui che supera mâyâ (l'illusione) e si comporta di conseguenza; quindi, esattamente, chi non è schiavo dell'illusione. Ha, tuttavia, anche un altro significato: ma: 'non', nava: 'nuovo'; significa quindi 'non nuovo'. L'uomo è colui che ha già avuto molte nascite
precedenti a quella attuale.
In sanscrito, l'uomo è chiamato pure nara, che significa 'colui che non muore' o 'imperituro' (na significa 'non' e ra 'perituro'). Ovviamente, si fa riferimento al suo Sé immortale, Âtma, Verità.
In sanscrito, il termine vânara significa 'scimmia'. Va è la coda (vâla); quindi l'uomo (nara) è la scimmia senza coda.
L'uomo è sâkshara: sa significa divino e akshara, permanente. Perciò, sâkshara significa '"colui che è immortale', eterno, l'Âtma. Chi possiede la consapevolezza
dell'Âtma è sâkshara. Ma, ahimè! L'uomo odierno si sta comportando invece come un râkshasa, un demone.
L'uomo dovrebbe avere dama, il controllo dei sensi, invece è pieno di mada, orgoglio e presunzione.
Quindi, quando capiremo il senso di queste parole, sapremo che l'uomo o vyakti, l'individuo, dovrebbe mostrare ed esprimere la sua vera Natura, quella spirituale.
Una comunità di individui forma una società. Un singolo vriksha, albero, non può formare vana, una foresta. Una singola griha, casa, non può costituire grâma, un villaggio. Che cosa significa la parola samâja, 'società'? Sama è l'equanimità, ja significa 'nato da'.
Samâja è, dunque, ciò che mantiene la stabilità e l'equanimità. Su che cosa si fonda una società ideale? Sull'unità, sulla coordinazione, sull'integrazione, sulla fratellanza e sull'eguaglianza.
Queste sono le caratteristiche di una società ideale.
Si sentono alcune persone affermare che la società dovrebbe cambiare. A mio parere, è sbagliato. Se l'individuo cambia, la società verrà trasformata automaticamente. Un esempio. Un padre mostrò al figlio una cartina dell'India. Il ragazzo, per errore, la fece a pezzi e fu per ciò rimproverato dal padre. Dopo un po', il ragazzo la riportò al padre intatta. Quando il padre gli chiese come
avesse potuto ricomporla, egli rispose che dietro la cartina c'era una figura umana e che perciò gli era bastato ricostruire questa per riavere la cartina
integra...Pertanto, se gli individui correggono se stessi, la società verrà riformata automaticamente.
Ognuno dovrebbe diventare consapevole del fatto che la felicità individuale dipende da quella collettiva. Il benessere, il progresso e la prosperità dell'uomo dipendono dalla società. Tutti dovrebbero comprendere a fondo tale verità. Se, ad esempio, scoppia un incendio nel vicinato, tutti si danno da fare per
estinguerlo. Perché? Se non lo facessero, la loro stessa casa correrebbe un serio pericolo! Quando tutte le case attigue vengono avvolte dalle fiamme, anche la vostra andrà in fumo. Quando scoppiano epidemie di colera, sarete doppiamente vigili perché potreste restare contagiati. Questo è il tipo di rapporto che c'è fra individuo e società.

D. 28 - Swami, forse a causa degli effetti dell'era di Kali, non troviamo, oggigiorno, alcuna comprensione neppure fra membri della stessa famiglia. In sua vece, è facile trovare differenze, conflitti, complessi, competizioni, e talvolta le situazioni degenerano a tal punto che le famiglie si trascinano in tribunale. Swami, ti preghiamo di suggerirci una via d'uscita a questo scenario
pietoso.
Bhagavân - In questo mondo, sebbene le diversità siano visibili, esiste un'unità fondamentale. La diversità è patente, ma l'unità insita in essa è latente. In tutta la natura troviamo questi due aspetti.
Prendiamo in considerazione la terra: non è uguale dappertutto. È fatta di colline, montagne e valli. Tuttavia, nella nostra esperienza, visualizziamo la sua unità con chiarezza. Le cinque dita della mano sono identiche? No. Similmente, i membri di una famiglia non sono tutti uguali. Non ci sono stereotipi. Ciò, comunque, non giustifica assolutamente l'assenza di fraternità, unità e amore
fra i membri di una famiglia.
Possiamo prendere esempio dalla nostra storia epica. Analizzate la samsâram 'famiglia' del Signore Shiva. Sulla Sua testa porta Gangâ, l'acqua, e in mezzo alle sopracciglia ha il fuoco. Perciò è chiamato 'Trinetra' (dotato di tre occhi). L'acqua e il fuoco sono contrapposti per natura e non possono coesistere. Shiva è anche pannagadhâra' o 'nâgabhûshana', perché ha il collo cinto di
serpenti velenosi. Il veicolo del Suo primo figlio, Subrahmanya, è un pavone. Serpenti e pavoni sono nemici. Il veicolo della dea Pârvatî, consorte di Shiva, è il leone. Perciò è chiamata 'simhavahinî' (che si sposta su un leone). Il volto del secondogenito di Shiva è quello di un elefante. Ganesha è chiamato 'Gajânana' (dal volto elefantino) per questo motivo. E l'elefante non tollera neanche la vista del leone. Pârvatî è adorna di gioielli, ma il suo sposo, Shiva, è 'digambara', nudo, e 'bhasmabhusitanga' (con il corpo cosparso di cenere sacra), attorniato dai 'bhûta' (demoni). Questo per mostrarvi che, sebbene la famiglia di Shiva sia piena di opposti e contraddizioni, tuttavia in essa c'è piena integrazione, coordinazione, armonia e unità.
Così, anche nelle famiglie umane, i membri possono essere differenti, ma dovrebbero comunque essere capaci di vivere in perfetta armonia come la famiglia di Shiva. Questa è la lezione che il Signore Shiva continua a insegnare al mondo da millenni.

D. 29 - Swami, oggi il mondo intero sembra lacerato da lotte:
discriminazione razziale, conflitti di classe, spargimenti di sangue, guerre, ecc. Per favore, dai un messaggio al mondo.
Bhagavân - Oggi, ci sono molti intellettuali che vedono solo la diversità nell'unità. Pochi sono coloro che vedono l'unità nella diversità! Questa è la causa dei problemi odierni, dell'agitazione, dei conflitti, di tutte le guerre che ci sono nel mondo. Mânava, l'uomo, si comporta come dânava, un demone. Perciò, tra le persone, troviamo tendenze violente, demoniache, animalesche e inumane.
Quando l'uomo riconoscerà e sperimenterà l'unità nella diversità, si assicurerà la pace, il benessere, la sicurezza e la felicità.
Il sangue degli uomini ha la stessa composizione, in tutto il mondo.
Tutti respirano ossigeno.
Tutti camminano sulla stessa terra. La fame è una, anche se il ricco può pranzare in un hotel a cinque stelle e il povero si nutre di solo amido. La sete è una sola, anche se il ricco può permettersi una bibita fresca e il povero beve l'acqua di fontana nelle strade. Entrambi si sentono felici nei momenti di gioia e tristi in quelli di difficoltà.
Il corpo è composto di cinque elementi: terra, acqua, aria, fuoco e spazio. Il corpo è inerte: noi vi inspiriamo aria. In esso c'è anche il fuoco, che lo scalda,
aiutandoci nella digestione; lo spazio, che accoglie tutti i vari organi, e acqua in abbondanza.
Quindi, gli elementi presenti all'esterno del corpo sono anche all'interno. In ogni persona, essi sono presenti nella stessa quantità. Tutto quello che è in voi è anche negli altri. Allora, per quale ragione siete sempre con la mano tesa per mendicare dagli altri? Perché? Che cos'è che non avete e che un altro ha?
Fondamentalmente, nulla! Questa è la filosofia dell'unità nella diversità. Quest'unità è divinità.
L'esperienza di questa unità spirituale è la liberazione, mentre il sentimento della molteplicità, della pluralità e della diversità è schiavitù, dualismo e attaccamento.

I fiori sono molti, ma l'adorazione è una.
Le mucche sono molte, ma il latte è uno.
I gioielli sono molti, ma l'oro è uno.
I sentieri sono molti, ma la meta è una.
Le stelle sono molte, ma il cielo è uno.
Gli esseri sono molti, ma il respiro è uno.
I nomi e le forme sono molti, ma Dio è uno.

Questa è l'unione o unità. I fili sono molti, ma quando vengono tessuti insieme, formano un pezzo di stoffa. È così che dovreste scoprire e sperimentare l'unità, per realizzare la Divinità. La gente lotta nel nome della religione. Che infamia! Nessuna religione vi insegna a mentire, a ferire, a uccidere il prossimo o a fare cose simili. Tutte le religioni, invece, enfatizzano l'importanza dell'amore, della fratellanza, del sacrificio, della pace e della verità. Quindi, è assurdo combattere nel nome della religione. Infatti: Se la vostra mente è buona, quale religione sarà cattiva?
C'è una sola religione: la religione dell'amore. Alimentare differenze basate sulla lingua o sulla razza è male. È solo segno di ristrettezza mentale. C'è un solo
linguaggio: il linguaggio del cuore. È assai meschino fomentare differenze basate sull'idea di casta.
Quando nascete, non c'è un cartello su cui sia segnata la vostra casta. A quale casta appartiene l'aria? E l'acqua? Qual è la casta del fuoco e della terra? Perciò, c'è solo una casta: quella dell'umanità. Si combattono guerre in nome di Dio. Lo sapete che non esistono svariati dei. C'è un unico Dio. I nomi che voi
Gli attribuite sono diversi, ma c'è un solo Dio ed è onnipresente.
La Verità è una, ma i saggi la chiamano con nomi differenti.
Nella Divinità non esistono differenze. Con chittashuddhi, la purezza di cuore, potete sperimentare il principio di unità, che è il sentiero che conduce alla Divinità.
Innanzitutto, sviluppate la purezza. Essa vi aiuterà a raggiungere l'unità e a ottenere la Divinità.

D. 30 - Swami, veramente la razza umana è una e una sola, in quanto alla sua base c'è la Divinità.
Allora perché le nostre reazioni sono differenti? Perché pensiamo e agiamo diversamente?
Bhagavân - L'umanità è una, ma gli individui che la compongono agiscono in maniera diversa. Non ci sono due sole persone uguali. È la legge della natura. Il pensiero, le parole e le azioni dipendono dal tempo e dalle circostanze. Un esempio. Un frutto appena formatosi è acido, un frutto acerbo è aspro, mentre un frutto maturo è dolce.
Lo stesso frutto passa attraverso i tre stadi, non è così? Prima è acido, poi aspro e infine dolce.
Come accade? Perché? Il cambiamento di sapore è dovuto al passare del tempo. Nessuno ha messo zucchero nel frutto maturo. Perciò vi dico: "Com'è la mente, così sarà il destino. Com'è la causa, così sarà la conseguenza".
Nella vita umana ci sono tre aspetti importanti: agire (corpo), pensare (mente) ed essere (spirito). Il corpo desidera, la mente pensa e lo spirito sperimenta.
Dovreste avere ampiezza mentale. Non dovreste mai essere di mente ristretta. Quando si pubblicano i risultati degli esami, perché non siete felici che molti siano stati promossi? Se aveste grandezza d'animo, assieme al vostro nome, cerchereste e trovereste anche quello di tutti gli altri candidati sul giornale. È la
vostra ristrettezza mentale che vi fa cercare solo il vostro nome, e vi lascia indifferenti a quello degli altri.
Un altro esempio. Supponete che vi sentiate felici quando vedete che in una foto di gruppo tutti sono venuti bene. Se poi guardate la vostra figura, si dirà che avete ampiezza mentale. La vita umana è la combinazione di questi attributi (triguna). Essi collaborano perfettamente, come le tre pale di un ventilatore. Come il chutney si prepara con il tamarindo, il sale e il chilly ben macinati, allo stesso modo, la vita umana è fatta di tre attributi ben mischiati. Avete sentito
parlare del pân, che gli indiani masticano. Ha tre ingredienti: foglia di betel, noce di betel e limetta, che sono di colore verde, marrone e bianco.
Quando gli ingredienti si mescolano, si ottiene il colore rosso.
Similmente, nella vita i tre guna sono intrecciati fra loro, ma nella spiritualità, fondamentalmente, il fulcro dell'essere umano è sat-chit-ânanda (essenza-coscienza-beatitudine). Sat e chit, uniti, danno la beatitudine.
Un esempio. Qui avete due cose separate: acqua e zucchero. Se le mischiate insieme, non avrete più né acqua né zucchero, ma sciroppo. Allo stesso modo, l'acqua è il sat, lo zucchero è il chit e lo sciroppo è ânanda. La triade dei guna e la natura fondamentale di sat-chit-ânanda, mischiati a deha, corpo, manas, mente e buddhi, intelletto, interagendo con pravritti, il mondo esterno,
conducono ad anekatva, la diversità o molteplicità o pluralità.

D. 31 - Swami, si usano spesso le parole 'râjanîti' e 'râjakîyam'.
Indicano la stessa cosa? Quale nome è più appropriato per ciò che vediamo accadere oggi intorno a noi?
Bhagavân - Non sono affatto la stessa cosa! Basti pensare al termine râjayoga'. Viene dato questo nome allo yoga più apprezzato fra tutti quelli esistenti, come se fosse un re (râja) rispetto agli altri. Nello stesso modo, il più eccelso fra i codici morali viene chiamato râjanîti, quasi fosse un re rispetto agli uomini ordinari. Il re degli animali, come sapete, è il leone. Râjanîti è intrinseco a Satya (Verità) e legato a Dharma (Rettitudine), e conferisce ogni tipo di benessere.
Le vicende cui assistiamo oggi non sono in alcun modo strategie politiche, né di tipo râjanîti, né di tipo râjakîyam. Sono piuttosto râjakayyam (conflitti di potere, grandi conflitti), sorti dalla cattiveria, dall'invidia e dall'odio. Si tratta di kayyam, aspre lotte.
Perciò, oggi abbiamo solo râjakayyam.

D. 32 - Swami, le persone hanno temperamenti diversi, concezioni, idee, pensieri, aspirazioni e interessi differenti. È inevitabile che sorgano conflitti. Ognuno di noi vorrebbe che le cose andassero come desidera. Quindi, che cosa dovremmo fare?
Bhagavân - : "Ogni testa pensa a modo suo". Non vi sono neppure due persone che la pensino allo stesso modo. È del tutto naturale che le opinioni siano differenti.
Ognuno ritiene di essere nel giusto. Ciò non significa che non dobbiate mantenere spirito di unità, uguaglianza ed equanimità.
Un piccolo esempio. Una volta, ciascuna delle dita rivendicava la propria superiorità sulle altre.
Il mignolo cominciò dicendo: "Guardate, quando le mani si congiungono per fare namaskâr, io vengo per primo. Perciò, sono io quello importante!" L'anulare rispose:
"Come! Non conoscete il mio valore? Preziosi anelli con diamanti e oro vengono messi addosso a me!"
Allora intervenne il medio:
"Questa è proprio bella! Ma di che state parlando? Non solo posso portare anelli costosi, ma sono anche il più lungo di tutti voi! Non è sufficiente a dimostrare la mia superiorità?" Poi parlò l'indice: "Quando si tratta di dirigere qualcuno, di dare avvertimenti o di ammonire, io vengo per primo. Possibile che non ve ne rendiate conto?" Infine, il pollice esclamò: "Ho ascoltato tutto il tempo i vostri discorsi. Anche se voi quattro vi congiungete, non potete funzionare se non mi
unisco anch'io! Quando si mangia, potete operare senza di me? Basti dire che, per scagliare una freccia, sono io che devo tirare con forza la corda. Altrimenti, la freccia non si muoverebbe.
Quindi, a me spetta la più alta posizione!"
Questo è il modo in cui la gente tenta di affermare la propria superiorità sugli altri. Invece, dovreste essere sempre disposti ad accettare ciò che di buono viene dal prossimo. Dovreste collaborare ed essere in armonia fra di voi. Nessuno dovrebbe sentirsi superiore all'altro.
Altrimenti, a causa del dominio di qualcuno sugli altri, sorgono i gruppi, le fazioni, le rivalità, le controversie e i conflitti, e allora, automaticamente, lo spirito d'amore sparisce dalla scena.
A meno che tutte le dita non si uniscano - vedete - non si può fare alcunché! La società non potrà mai progredire veramente se non ci sono cooperazione, integrazione e unità fra i suoi componenti.

D. 33 - Swami, quando si dice "uomini e donne sono uguali", perché allora si fanno differenze e discriminazioni tra i due sessi?
Bhagavân - Uomini e donne sono diversi dal punto di vista fisico, ma, spiritualmente, cioè dal punto di vista dell'Âtma, sono assolutamente identici. A dire il vero, Dio è l'unico e solo maschio, mentre tutti gli altri sono femmine. Il corpo (deham) è chiamato anche puram, che significa 'luogo in cui si abita'. È il principio del Sé che agisce, da capo a piedi. Sapete, gli istituti femminili celebrano gli anniversari con delle rappresentazioni teatrali in cui le ragazze
recitano vari ruoli, come la parte di soldati, ministri, re e così via.
Allo stesso modo, tutti, eccetto Dio, sono donne in questo mondo. Abbiamo un esempio di ciò nella vita di Mîra, grande devota del Signore Krishna. Ella fu bloccata all'entrata principale di un tempio di Krishna, a Brindavan, e le fu detto che alle donne non era permesso entrare in un tempio di Dio. Allora, Mîra
replicò: "Ah, è così? Ma io vedo soltanto donne. Dio è l'unico uomo!"
Tuttavia, dal punto di vista ordinario, per ciò che concerne la spartizione del lavoro, uomini e donne sono differenti. Tutto e tutti sono divini. Anche se il corpo è vostro, non è che indossate le ciabatte o i sandali in testa o sulle mani! Dal punto di vista della funzione, tutte le parti del corpo sono diverse, benché appartengano alla medesima persona.
Similmente, dal punto di vista fisico e funzionale, uomini e donne differiscono, sebbene spiritualmente siano identici.

D. 34 - Swami, circolano singolari affermazioni nella società attuale.
Si parla di Movimento di Liberazione della donna, si afferma che fin dai tempi antichi alle donne non è stata data la giusta posizione, e si lamenta il fatto che c'è sempre stata discriminazione basata sui sessi, senza che alla donna fosse mai riconosciuto nulla di buono. Ora le donne lottano per la parità di diritti con
l'uomo. Per favore, puoi descriverci il ruolo delle donne nella nostra società?
Bhagavân - Ciò non è vero, spiritualmente parlando (il fatto che alla donna non sia stata attribuita la dovuta importanza - N.d.T.). C'è differenza fisica, ma l'Âtma o Spirito è uguale.
Comunque, tutti, uomini o donne, debbono svolgere le mansioni loro assegnate. Nella compagine sociale, uomo e donna sono come le due mani, i due occhi, i due piedi di un corpo. Uno rappresenta la polarità positiva e l'altra quella negativa: solo così l'energia può scorrere e funzionare. Il Signore Shiva è chiamato 'Ardhanârîshvara', il Dio androgino (il Suo corpo è rappresentato per metà maschile e per metà femminile - N.d.T.), per spiegare l'unità. Uomo e
donna sono descritti come materia ed energia. La donna è definita âdishakti', 'parashakti': il potere supremo, infinito.
Osservate quale posizione è stata data, nella storia indiana, alle donne. Molte di esse sono note, ancora oggi, per il loro senso di sacrificio, per la saggezza, la
devozione, e in quanto molte furono capaci di dare ai mariti sani e migliori consigli. Personaggi, quali Sâvitrî, Mandodarî, Sîtâ, Anasûyâ, Târâ, Damayantî, Madalasa e Draupadî, sono ben noti.
Draupadî servì fedelmente i suoi cinque mariti, non rifiutando mai alcun lavoro assegnatole e passò la vita sapendosi accontentare. Quando sorse il dibattito fra Âdi Shankara e Mandanamisra, la moglie di quest'ultimo, Ubhaya Bharati, funse da giudice e dichiarò Âdi Shankara vincitore.
Gârgî e Maitreyî divennero famose per la grande erudizione e l'eccellenza in campo spirituale. In tempi più recenti, avrete sentito parlare del ruolo svolto dalla madre dell'imperatore Shivâjî e da quella di Gandhi, il Padre della Nazione, nel formare il loro carattere e la loro personalità. Essi appresero le lezioni della vita nel grembo delle madri! Fu per l'amore e l'ispirazione di Kaushalyâ e Sîtâ per i rispettivi figli, il Signore Râma, e i gemelli Lava e Kusha, che questi riuscirono a guadagnarsi fama immortale e sono tuttora considerati degli esempi ideali per il mondo.
Nelle preghiere quotidiane, diciamo: "Mâtru devo bhava" (la Madre è Dio). Non vedete che il nome delle donne viene sempre anteposto a quello maschile nei composti come Sîtâ-Râma, Gaurî-Shankara, Lakshmî-Nârâyana, ecc.? Non vi è un esempio, nella storia antica, di una donna umiliata, trascurata o maltrattata. Non si usano forse parole come 'madrepatria', 'lingua madre', espressioni che
rendono onore alle donne?
La Bhagavad Gîtâ cita sette tipi di doti riconosciute alle donne di diritto. Inoltre, la donna possiede non poche qualità riconosciutele per il suo contributo alla
famiglia e il suo ruolo speciale. La donna di casa viene chiamata 'illâlu', colei che regge la casa (illu). È chiamata 'sahadharma chârinî', colei che guida nel sentiero della rettitudine.
Un altro epiteto conferitole è 'grihalakshmî', la dea della casa, portatrice di ricchezza, pace e prosperità nella famiglia. È anche chiamata 'ardhângî', la metà migliore dell'uomo.
Le donne rappresentano la pazienza, il sacrificio, la tolleranza, il rispetto, l'umiltà e l'obbedienza, qualità che mancano invece all'uomo. Una donna è pronta a morire per suo figlio o per il marito. È lei che fatica e lotta per il progresso e il benessere della famiglia. È la spina dorsale della nazione. È la luce e la gioia della famiglia.

D. 35 - Swami, è assolutamente necessario il cambiamento in ogni settore delle nostre attività.
Oggi quasi tutta la compagine sociale è inquinata, disgustosa e deludente. Come dobbiamo procedere verso il cambiamento?
Bhagavân - A dire il vero, gli abitanti dei villaggi, che sono analfabeti, semplici e rustici, vivono con maggior pace e cooperazione, in relazioni più intime e con
più reciproco amore, rispetto ai cosiddetti cittadini, sofisticati, istruiti e apparentemente educati. Questi ultimi sono pieni di ego e gelosia. Per operare un cambiamento, devono lavorarci sopra.
Devono compiere uno sforzo sincero per vincere qualità come l'egoismo, l'orgoglio, la gelosia e l'odio. Il burro è indubbiamente tenero, ma, se vuoi farci il ghî, devi scaldarlo.
Similmente, per qualsiasi cambiamento, occorre impegnarsi a fondo. Innanzitutto, dovreste ascoltare tutto ciò che di buono dice la buona gente. L'ascolto, shravana, infatti, è il primo passo.
Ascoltare, tuttavia, non sarà sufficiente. In seguito, vi toccherà ricordare, ponderare ciò che avete ascoltato: questo è il processo chiamato 'manana'. La terza cosa è mettere in pratica ciò che avete ascoltato e appreso: è ciò che si chiama 'nididhyâsana'. Un piccolo esempio. Prima il cibo va cotto in cucina, poi deve essere portato a tavola e servito. Quindi potete mangiarlo. Il cibo
ingerito va poi digerito, assimilato e il nutrimento va distribuito alle varie parti
dell'organismo, giusto? Similmente shravana, l'ascolto, è come cucinare, manana, la riflessione, è come servire il cibo in tavola e nididhyâsana, la pratica, è come mangiare e digerire.

D. 36 - Swami, andiamo sempre di fretta. Dobbiamo correre in tanti posti per rimanere al passo con il tempo e la carriera. In questo tipo di vita veloce, è possibile essere spirituali? Possiamo 'aver fretta' anche nel campo spirituale?
Bhagavân - Molti dei mali attuali sono dovuti a tre fattori assai diffusi: hurry, worry e curry (fretta, ansia, alimentazione sbagliata). La fretta genera spreco e lo spreco genera ansia. Perciò, non abbiate fretta. La pazienza è importantissima, essenziale. Nella Mia precedente Incarnazione a Shirdi, sottolineavo l'importanza di shraddâ, sincerità e saburi, pazienza.
È molto facile vedere persone che corrono per prendere un treno o un autobus per andare in ufficio.
Aspettate anche a lungo, in fila, per entrare in un cinema, ma quando siete qui cominciate a guardare l'orologio chiedendovi perché Swami non sia ancora uscito per il darshan! Quindi, ci vuole una notevole pazienza per sperimentare la beatitudine. Perché ogni cosa accada, c'è un momento giusto, prestabilito e prefissato da Dio. Arjuna dovette attendere fino all'età di settantaquattro
anni per poter ascoltare la Bhagavad Gîtâ dal Signore Krishna, benché i due fossero vissuti vicini e in stretto rapporto per anni. Quindi, anche voi dovreste attendere.
Non dovreste pensare: "E allora? Perché Swami non mi parla?" Al momento giusto, farò la cosa appropriata per voi. Il frutto cade al suolo subito dopo essere maturato, staccandosi da solo dal ramo. Dovrete attendere finché
non sarà giunto il vostro momento. Non potete e non dovreste aver fretta nella spiritualità.

D. 37 - Swami, la tendenza predominante oggi è guadagnare sempre più soldi. L'ego e l'orgoglio stanno crescendo oltre ogni controllo. Quale soluzione potresti
consigliarci riguardo a questa tendenza?
Bhagavân - Come la terra ruota intorno al sole, così, attualmente, l'uomo gira attorno al denaro.
In realtà, il denaro può darvi soltanto agi e comodità. Ci sono molte cose che il denaro non può dare.
"Con il denaro potete gustare cibi deliziosi in un hotel a cinque stelle, ma può esso darvi l'appetito?
Potete acquistarvi un letto meraviglioso, ma anche il sonno?
Può procurarvi le più recenti e costose medicine, ma può il vostro denaro prolungare la vita a un moribondo?"
Voi siete convinti che il denaro faccia molte cose, ma non è vero. Esso vi conduce ai vizi. Invece voi avete, tutti, due importanti risorse: head (testa) e heart (cuore).
La testa porta con sé il senso di responsabilità. Possiede tutta la conoscenza di pravritti (il mondo materiale), ma è nel cuore che è custodito nivritti (il vero risveglio interiore). I valori, come il sacrificio, la verità, la carità, l'amore e la compassione, scaturiscono dal cuore.
Tutto quello che trovate all'esterno è soltanto 'art' (qualcosa di artificioso - N.d.T.); 'heart' (il cuore) è all'interno! Non lasciatevi illudere dall'artificiosità esterna.
L'aria che ottenete azionando molti ventilatori è nulla in confronto a quella prodotta dal vento naturale. L'acqua di una cisterna, di un fiume o di un lago non è paragonabile a quella che può scendere dal cielo. Dio è infinito: che cos'è l'uomo in confronto?
Perché, dunque, siete egoisti e orgogliosi? Quale motivo avete di esserlo? Le montagne possono essere molto elevate, ma l'acqua scorre solo verso il basso. Similmente, per quanto sia elevata la vostra erudizione o la posizione che occupate, se siete pieni di egoismo e di orgoglio, siete destinati a cadere presto. La luce, invece, si dirige verso l'alto. Allo stesso modo, il fuoco della
conoscenza vi porta in alto. Di fatto, l'uomo moderno è peggio di un gatto o di un cane. Almeno questi, quando stanno male, si astengono dal mangiare, digiunano. L'uomo è sempre pronto a far festa (in inglese: feast - N.d.T.),
anche quando sta male. Egli non sceglie mai il digiuno (in inglese: fast - N.d.T.): gli piace solo far festa. È questo il motivo per cui si ammala di frequente.
Il ciclo della creazione si basa sui tre guna (attributi della natura) di tamas (inerzia), rajas (attività) e sattva (stabilità, purezza). Essi sono rappresentati da Brahmâ, Vishnu e Shiva, rispettivamente il Creatore, il Conservatore e il Dissolutore. Fra le 8.400.000 specie, l'essere umano è davvero speciale. Egli è benedetto da Dio, il suo Creatore, con il dono della mente e dell'intelletto. Tuttavia, l'uomo è diventato così egoista e pieno d'orgoglio, da eccepire, mettere in dubbio, e perfino negare l'esistenza di Dio. Questo è il messaggio
insegnatoci dall'episodio di Mohinî e Bhasmâsura che trovate nella nostra epica.
C'era un demone di nome Bhasmâsura, che fece penitenza e ottenne la grazia di Shiva. Egli chiese e ricevette il potere di ridurre in cenere qualunque persona sulla cui testa posasse la mano.
Accecato dal nuovo potere concessogli, Bhasmâsura cominciò a posare la mano, in maniera indiscriminata, sulla testa di tutte le persone che gli capitavano a tiro. Naturalmente, per il potere concessogli dal Divino, quelle persone morivano ed erano incenerite. Alla fine, tronfio d'egoismo e di crudeltà, desiderò posare la mano anche sulla testa di Colui che gli aveva dato il
potere: Shiva! Allora, il Signore Vishnu assunse le sembianze di un'affascinante danzatrice, Mohinî, e cominciò a ballargli davanti. Egli fu talmente rapito dalla
sua bellezza che prese a danzare con lei, ripetendone i movimenti. Durante la danza, Mohinî pose improvvisamente le mani sulla propria testa e Bhasmâsura fece lo stesso! Non appena si mise le mani sulla testa, cadde morto. Questo significa che l'uomo va in rovina se nega Dio.
L'uomo d'oggi è simile a Bhasmâsura. Fa del male alle persone che lo aiutano. Tutto quello che dice, pensa e fa, è pieno di egoismo. Ha perduto il senso di
discriminazione, che è universalmente valido e benefico. Non ha più le qualità divine della verità, della pace e dell'amore. Questo è il peccato. Gli mancano le qualità divine e possiede quelle demoniache della gelosia, della fierezza e dell'odio. Uccide (in inglese: kills - N.d.T.) la conoscenza, mentre deve 'abilitare' (in inglese:
skill - N.d.T.) la sua conoscenza per mantenere l'equilibrio. Questa è la causa di tutti i suoi problemi. Egli toglie la lettera 'S', che sta per Sai, dalla parola
'skill' (capacità, abilità, talento) e perde l'equilibrio. L'ego, l'avarizia, la gelosia, e le altre cattive qualità, sono causate da âhâra, vihâra, samparka: cibo, compagnia e interazione.
Quando vi controllerete e vi disciplinerete, troverete la soluzione.

D. 38 - Swami, in un'organizzazione in cui dobbiamo interagire con gli altri, molto spesso ci imbattiamo in persone che si criticano e si rimproverano. Ciò è
piuttosto frustrante e divide le persone in gruppi. È avvilente per le persone sincere ricevere critiche impietose. È come uccidere il carattere, come gettare fango. Come dobbiamo considerare questo male diffuso ovunque?
Bhagavân - Criticare gli altri è peccato. È un segno di debolezza e denota un complesso d'inferiorità. Non dovreste criticare né odiare alcuno. Di fatto, chi può criticare qualcun altro?
Per affrontare la questione, dovreste innanzitutto porvi questa domanda: "Chi viene criticato?"
Allora non vi sentirete più turbati. Perché? Se la critica è rivolta al corpo, non vi sentite male, in quanto il corpo è effimero, impermanente. Dovreste non dare
importanza al corpo, che vi arreca tante difficoltà e problemi. In realtà, chi vi rivolge tale critica vi rende un servizio e, da parte vostra, dovreste ringraziarlo. È forse lo Spirito (l'Âtma) che viene criticato? È impossibile, perché lo stesso Spirito è presente anche in chi vi critica. Lo Spirito è lo stesso in tutti: quindi, chi è che critica e chi è che viene criticato? Equivale a criticare il proprio Sé. L'ego e la gelosia sono le cause principali di simili critiche.
Hai posto anche un'altra domanda: vuoi sapere come bisogna reagire alle critiche rivolte contro te stesso. Ti faccio un piccolo esempio. Supponi di ricevere una lettera raccomandata con l'indirizzo completo del mittente. Se non l'accetti, essa verrà rispedita a chi l'ha inviata, no? Similmente, le critiche non considerate ritornano al mittente, a colui che le ha fatte. Se qualcuno si rivolge
a voi facendo la voce grossa e in tono litigioso, tutto va a finire nell'aria intorno a voi e si dissolve. Se vi accusano segretamente, tutto ritorna all'accusatore
stesso.
Ciò che sento è che ognuno andrebbe giudicato per i suoi meriti e non accusato per le sue colpe. Vi chiedo ripetutamente di cercare i vostri difetti e gli altrui meriti.
Se ci riflettete a fondo, scoprite che le critiche non sono altro che il riflesso dello stato interiore. Il male che vedete nel mondo esterno è in voi stessi. Non c'è nulla, di ciò che potete trovare all'esterno, che non sia in voi. A Duryodhana fu chiesto di cercare un buon uomo in tutto il regno; ritornò dicendo che non ne aveva trovato neanche uno, fuorché se stesso! Invece, Dharmarâja doveva cercare una persona cattiva e al ritorno disse che non c'erano cattivi nel regno, se non lui stesso...Questa è la differenza di vedute! Com'è il vostro pensiero, così è il mondo esterno. Com'è il colore delle lenti che portate, così sarà il colore del mondo. Se siete consapevoli di questa verità, non criticherete mai nessuno.
Chiunque rispettiate e riveriate, è Dio che state rispettando. Poiché Dio è in tutti, quando mostrate rispetto a qualcuno, state rispettando Dio. Allo stesso modo, quando odiate qualcuno, state disprezzando Dio stesso.
Se guardate nel profondo degli occhi di chi vi sta di fronte, vedrete il vostro stesso riflesso.
Quindi, non si tratta più di qualcun altro separato da voi: siete voi stessi. Esiste solo l'Uno senza secondo, cioè Dio è presente in tutto. Nel vostro gesto di
puntare il dito contro qualcuno, potrete notare che ci sono altre tre vostre dita puntate contro di voi, a rammentarvi i vostri errori! Se lo comprendete, non potete criticare o biasimare nessuno.
Dio dona e perdona. Vi ripeto spesso: "Il passato è passato e non può essere recuperato". Quindi, state attenti d'ora in poi.

(3 -continua)