SATYOPANISHAD

9 marzo 2003

SATYOPANISHAD - VOL.1
- Così risponde Bhagavan Sri Sathya Sai Baba - come spiritualizzare la nostra vita quotidiana - di Anil Kumar Kamaraju



PREFAZIONE

Il Prasthanatraya, che comprende i tre testi sacri (le Upanishad, i Brahmasutra e la Bhagavadgita), occupa un posto molto importante nella letteratura Vedica. Questi testi trattano gli aspetti della spiritualità, quali il 'karma', o zione,'bhakti', o devozione, e 'jnana', o saggezza. La maggior parte di un' Upanishad comprende conversazioni fra un discepolo ed un Guru. Nella parola 'Upanishad', Bhagavan Baba dice che 'Upa' significa 'vicino', 'ni', 'giù' e 'shad', 'sedersi'.
Quindi, 'Upanishad' significa: 'stare giù, seduti, vicino'. Perciò un' Upanishad richiede che un discepolo stia seduto molto vicino ad un precettore e lo ascolti con rapita attenzione. Il discepolo compiace il maestro con il suo servizio, con la sua disciplina, con la sua devozione e con la bramosia di apprendere. La parola 'Upanishad' evoca una situazione caratterizzata dal perseguimento armonioso e riverente della Saggezza Suprema, sotto la guida di un Guru amorevole.

È stato per mia gran fortuna che Baba mi ha permesso di partecipare ad un ritiro Upanishadico a Kodaikanal, durato quattro estati consecutive. Erano presenti un certo numero di studenti selezionati ed uno o due ospiti. Baba li incoraggiava a farsi avanti con le loro domande ed i loro dubbi. Con pazienza, amorevolmente, rispondeva alle loro domande su una grande quantità di
argomenti - politici, economici, sociali, psicologici, metafisici, etici, educativi, scientifici e culturali. Per Sua Divina ispirazione, sentii di doverli annotare sul
mio diario rispettandone l'ordine cronologico. Queste conversazioni, di fatto, costituiscono un' Upanishad. Perciò le ho devotamente chiamate Satyopanishad.

Satyopanishad è un regalo che Bhagavan Baba ha fatto all'umanità ed è
un'espressione del Suo Amore infinito. Ordinato secondo il modello delle domande e dei chiarimenti, proprio dell'intelaiatura Upanishadica, questo manuale spirituale insegna all'aspirante spirituale a diventare consapevole della sua inalienabile divinità e lo guida attraverso le trappole, le distrazioni e le frustrazioni fino alla realizzazione della propria divinità e a quella dell'universo. Come dice R.W. Emerson, l'aspirante spirituale arriva a realizzare che l'antico precetto 'Conosci Te Stesso' ed il precetto moderno 'Studia la natura' alla fine diventano una [singola] massima. Bhagavan ha osservato: "La civiltà odierna si interessa all'atomo, ma ignora l'Atma." La missione dell'incarnazione di Baba allude a quando i veggenti vedici proclamarono l'umanità 'amr tasya putrah', cioè 'figli dell'immortalità'. Questa verità, sulla divinità quintessenziale dell'uomo,
viene ripetuta in ogni discorso di Bhagavan. Quasi invariabilmente Egli si rivolge al pubblico come 'divyatmasvarupulara', 'Incarnazioni dello Spirito Divino!'.

L'uomo comune oggi è perso nel mondo che egli stesso ha denominato 'secolare', ed è reso esausto dal perseguimento di desideri senza fine, bombardato dai mass media e dall'accademicismo con tonnellate di informazioni definite 'conoscenza'. È afflitto da una profonda insoddisfazione e cerca di riempire un vuoto a cui non sa dare un nome. C'è un tremendo bisogno di un' Upanishad sintonizzata ai nostri ego, alle nostre configurazioni mentali, alle
nostre esitazioni ed ai nostri tempi. Come fece notare Swami Vivekananda, in una crisi come la nostra, 'coloro che arrivano a cercare la Verità con amore e venerazione sono veramente fortunati', perché 'a loro il Signore della Verità rivela le cose più meravigliose riguardanti la verità, la bontà e la bellezza'. È
significativo che Bhagavan Baba, il Maestro Supremo, abbia definito Se Stesso 'satyabodhaka'.

Ogni parola di Bhagavan Baba è un mantra, ogni frase un' Upanishad, ed ogni discorso che pronuncia, un Veda. È nostro sacro dovere ascoltare ogni Sua parola con una vigilanza assoluta, in quanto ogni parola ha un immenso significato ed un profondo significato intrinseco. Inoltre è nostra responsabilità passare alle generazioni a venire queste preziosissime gemme, le parole di Bhagavan Baba, che noi siamo così fortunati da poter udire, per Sua infinita
misericordia. Con questa meta in vista, nell'imprimere nei nostri cuori le parole di saggezza del nostro amato Bhagavan, l'Avatar di questa era d'oro, registriamole, preserviamole e facciamone tesoro.

La 'Satyopanishad' ha già fatto la propria comparsa come libro in lingua tamil e malayalam. È stata pubblicata a puntate nelle edizioni in kannada e telugu del
Sanatana Sarathi. La presente edizione in due volumi è la traduzione in inglese della Satyopanishad.
Prego Bhagavan Baba di aiutarmi ad imparare e praticare Sathya, la Verità, che Egli ha esposto nella Satyopanishad. Non ho parole per ringraziare il nostro
amatissimo Bhagavan, l'abitante interiore, il motivatore ed inspiratore, che mi ha spinto a mettere su carta queste conversazioni.
Ringrazio Bhagavan Baba per avermi dato questa opportunità nella vita e spero seriamente che i fratelli devoti trovino in questo libro un faro che li guidi nei loro
viaggi spirituali.
Colgo quest'occasone per ricordare l' esortazione Divina di Bhagavan Baba, pronunciata il giorno del Gurupurnima del 1983: "Prendete la decisione di purificare le vostre menti e di installare nei vostri cuori il Signore Supremo. Guardate solo a Dio come al vostro vero Guru."

Anil Kumar Kamaraju



INTRODUZIONE

Ci inchiniamo umilmente ai Divini Piedi di Loto di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba.
Per grazia dello Yugavatara Sarvantarayami Bhagawan Baba, il Prof. Anil Kumar ci ha incaricati di pubblicare la Satyopanishad. Essendo stato il traduttore di Swami per molti anni, l' ha trasposta in inglese riuscendo a rendere tutte le sfumature e le leggiadrie tipiche delle espressioni divine di Swami contenute nella Satyopanishad in Telugu . Noi abbiamo tradotto, non senza qualche trepidazione, alcune pagine che erano rimaste in Telugu, incontrando, fortunatamente, l'approvazione del Prof. Anil Kumar.

Dalle domande e risposte di Swami in questa Upanishad, possiamo supporre che oltre agli studenti fossero presenti anche alcuni altri, probabilmente genitori, ed
almeno un giornalista.
Naturalmente i loro interessi sono concentrati su argomenti quali le argomentazioni fra i genitori e Bhagavan, di Prasanthi Nilayam e del resto del mondo, oltre alle scelte riguardanti la carriera, agli attuali trends economici e sociali e ai dilemmi morali.
Comunque, l'interlocutore principale resta Anil Kumar stesso, sebbene raramente egli sollevi qualche argomento personale. Questo innanzitutto perché non si lascerebbe sfuggire alcuna possibilità di apprendere dalla Voce Divina.
Il tono ed il tenore di alcune delle domande rende palese che spesso egli svolge il ruolo di speaker per il vasto corpo di aspiranti spirituali esitanti, e quello
dell' avvocato del diavolo che tira fuori dal nostro misericordioso Swami delle risposte a molti pregiudizi, distorsioni e apprensioni. Queste ultime, se Swami non le lenisce, possono minare dal di sotto la fiducia dei devoti in se stessi e la fede nella Divinità. Ci sono alcune caratteristiche che rendono unica la Satyopanishad.

Scorrendo la Satyopanishad, si viene colpiti dalla sua attualità, vibrante, a largo raggio, mondana, quotidiana, priva di nonsensi. Fuga dei cervelli ed
impennate dei prezzi, la liberazione della donna, divario generazionale, abiti bianchi e vegetarianismo, devoti indiani e stranieri, sakarai e 'nirakara', Provvidenza e prarabdha, l'origine del male, il 5° purus artha.
Il 'saper fare' di Rama e la 'parzialità' di Krishna, quasi tutti i problemi presenti nella vita di un aspirante spirituale vengono sollevati e risolti in queste pagine.
Quando il modo di pensare di chi chiede è 'confuso', Bhagavan, esprimendo il Suo abbondante Amore, ristruttura la domanda portando allo scoperto una paura celata. L'ascoltatore od il lettore passivo avanzano così verso una individualità più consapevole e fiduciosa. Bhagavan corregge gli occhiali dell' 'Io', introduce una sonda nella nostra interiorità, valuta le nostre capacità e ci conduce alla Beatitudine, o 'Atma-sfera'. Ecco un' Upanishad orientata ai nostri
ego ed ai nostri pregiudizi mentali, alle nostre confusioni ed esitazioni.

La Satyopanishad mostra l'intersecarsi di molti temi ed avvicinamenti. Una domanda espone uno strato di significati che emerge per essere discussa in un differente contesto. Gli interessi dei postulanti spesso si sovrappongono a causa della loro gioventù, sia per il background educativo che per le speranze sul futuro. Comunque, alcuni contorni emergono, rivelando una base che permette un raggruppamento delle domande per aree di interesse, che possono venir ri-raggruppate a seconda delle loro focalizzazioni dirette. Per questo le 270 domande che figurano qui vengono presentate in 9 capitoli divisi in tre parti: Samskrti, Sadhaka and Sadhana. Le prime due sono incluse nel
volume I e la terza nel volume II.

La spiritualità è il nocciolo della cultura indiana, ed è in virtù di questo che essa è immortale.
Nella parte I - Samskrti , la cultura indiana viene presentata come un fattore dinamico della storia umana. Secondo il Vedanta 'non c'è niente che non sia Dio'.
Vedere, conoscere e sperimentare questa 'Sathya' (Verità) è il dovere ed il destino dell'uomo. Swami Vivekananda ha affermato che la vita dello spirito è il marchio di fabbrica della cultura indiana: 'Questo è il tema del 'lavoro di tutta una vita' , il fardello delle canzoni eterne, la spina dorsale e la ragion d'essere della sua esistenza - la spiritualizzazione della razza umana. La scelta del
Prof. Anil Kumar del sottotitolo: 'Così risponde Bhagavan Sri Sathya Sai Baba - come spiritualizzare la nostra vita quotidiana' sottolinea in una volta la funzione centrale upanishadica ed il suo contenuto meta-storico.

Le domande relative a questo tema appaiono nel capitolo introduttivo: "L'India eterna', una frase presa a prestito dal sottotitolo di un libro di Swami Vivekananda.
Non c'è da sorprendersi che il Prof. John Hislop esprima lo stesso punto di vista: 'Solo l'India attraverso i secoli è stata capace di produrre un terreno adatto alla nascita di Avatar come Rama, Krishna, e Sathya Sai Baba.
È solo in India che Buddha può nascere per ottenere il Nirvana. Il cuore spirituale dell'India è il cuore del mondo.' Come corollari, qui le ricerche dei santi e dei saggi, la natura della Divinità e la Sua risposta, e finalmente la concessione della Grazia.

I capitoli 2 e 3, 'Mode sociali' e 'Gioventù' sono focalizzate sulle degenerazioni della società contemporanea e sulle sfide che queste rappresentano, soprattutto per le generazioni più giovani.
T.S.Eliot si lamenta: 'Abbiamo avuto l'esperienza, ma non ne abbiamo colto il significato.' Non riuscendo ad imparare, o andiamo attraverso la stessa esperienza un numero infinito di volte e soffriamo di noia, o corriamo verso lusinghe più fresche.
Preoccupazioni malsane e miopi prevengono oggi sia l' interazione vitale dell' uomo con il suo prossimo, sia il fatto che egli possa trovare soddisfazione tramite i doveri e le obbligazioni verso la società. Quando un moderno Macbeth urla: 'Non puoi essere ministro di una mente malata?', il Prof. Samuel Sandweiss replica: 'Penso che possiamo definire la materia in cui mi sono specializzato non psich-iatria, ma Sai-iatria.'
Bhagavan ha la panacea: 'Tutti devono considerare la prosperità e la gioia degli altri [membri] della comunità come sue proprie. Solo allora l'India o qualsiasi
altro Paese si meriteranno quella prosperità e quella gioia. La felicità del singolo è legata alla felicità della società.'

Parte II - Sadhaka ha a che fare con le domande sulla spiritualità in teoria. Il cap. 4 ('La porta esterna') prende l'imbeccata dalla nostra ossessione sui sensi e sul mondo esterno. Con le menti tirannizzate dall'istinto della classificazione, siamo sempre alla ricerca della diversità, ed indulgiamo perpetuamente nella frammentazione. Il pedaggio che una simile attitudine impone alla nostra spiritualità è enfatizzata da Baghavan: 'Fino a quando siamo coinvolti con le apparenze esteriori, dobbiamo portare il peso del dubbio e la debolezza della
fede.' Inoltre, si crea una confusione fra mete e mezzi. I mezzi vengono confusi con le mete. Con perfetta ironia, i seguaci di sentieri diversi litigano fra di loro, ignari della meta comune. Come indicò Swami Vivekananda:
'Ciascuno deve avere il proprio sentiero, ma il sentiero non è la meta.'

Come il leggendario Sisifo, condannato a spingere fin sulla cima di un ponte una grossa pietra solo per vederla rotolare giù di nuovo, il Sadhaka oggi si confronta con una serie infruttuosa e senza fine di esercizi yogici e di yoghi, di testi e di tecniche. Swami gli insegna a disintricarsi dalla pletora delle panacee delle consuete antichità e modernità pubblicizzate. Le domande del cap.5 ('Concetti') si riferiscono a 'maya', 'tadatmaya', anubmaya' e simili. Il Sadhaka oggi si porta dietro un carico mentale eccessivo, principalmente a causa
dell'allettamento delle molteplicità che il mondo offre. Egli tende anche a giustificare il carico come 'concomitante' all'era di Kali. P.B. Shelley giustamente avvertì: 'L'Uno resta, i molti cambiano e passano.' Si è persa la visione dell'
Unità dietro l'apparente diversità. Ecco perché Swami Vivekananda incita gli uomini a ricordare:
'Tutte queste varietà sono la manifestazione dell'Uno.'

La logica, la logica della separazione, e persino l'intelligenza offrono piaceri e consolazioni a loro propri. Applicando questi strumenti ai reami della spiritualità
l'uomo comincia a sviluppare un piacere peculiare nei contrari, negli opposti, nei paradossi, e spasima, affamato, per la molteplicità.

Nel cap. 6, 'Paralleli e polarità', vengono analizzate lucidamente la maggior parte delle relazioni fraintese, così che al livello della conoscenza il Sadhaka è in pace con se stesso e con i suoi fratelli devoti. Gli antagonismi che dividono vengono risolti in differenze non di genere, ma di grado, meri stadi dell'evoluzione attraverso cui tutti devono passare.

La spiritualità in pratica è il tema dominante della parte III - Sadhana. Dato che i Sadhaka implorano la Grazia, la liberazione e così via, Bhagavan dichiara
enfaticamente la priorità della Sadhana: 'Dico sempre: la Sadhana prima, il Sankalpa più tardi.
Questo è il giusto ordine. Il Mio Sankalpa conferirà la Beatitudine solo dopo che la profondità del desiderio nel devoto sarà stata accertata. La Sadhana è il pre-requisito essenziale.' La mente umana volta all'interiorità è uno strumento potente per l'avanzamento spirituale.

Nel cap.7: 'La porta interiore', Bhagavan sottolinea come solo l'orientamento interiore della mente umana possa guidare l'uomo verso qualsiasi accenno di Divinità. Swami raccomanda il sentiero tracciato nella più corta e generalmente più stimata delle Upanishad: 'L'Ihsavaasya Upanishadh dirige il Sadhaka a coltivare la visione interiore affinché questi possa sperimentare Dio, Ishwara,
l'ordito ed il tessuto dell'Universo.' L'uomo ha bisogno di fare un'inversione a U, di seguire le sue orme all'indietro, fino alla fonte. T.S.Eliot descrive succintamente questa relazione fra il Sadhaka e Dio: 'Il fiume è dentro di noi, il mare ci circonda.'

Swami Vivekananda sintetizzò la sua missione a questo modo: 'far sì che l'uomo', che significa realmente: 'far sì che l'uomo realizzi il suo pieno potenziale come divinità.' Questo fornisce il tema del cap 8: 'Valori umani'. L'umanità oggi è ossessionata dai prezzi e dai cartellini dei prezzi. Il successo nel mondo viene ascritto esclusivamente alla conoscenza posseduta da ognuno ed alla manipolazione del prezzo di ogni cosa, più di tutto del prezzo di se stessi. Ma l'uomo non è né una bestia dominata solo dall'istinto, né un oggetto su cui
speculare. Si deve dare valore al fatto di essere umani. Satya, Dharma, Shanti, Prema e Ahimsa, i valori innati dell'uomo, lo elevano fino a fargli realizzare la sua essenziale Divinità.

Bhagavan Baba ha rivelato un aspetto unico di questo Avatar: bhas yarthagopyamul paluku koraku, cioè l' 'esporre nudamente l'intimo significato delle Scritture.' Ha recentemente riaffermato che i benefici che gli individui possono trarre dalla Sua Grazia sono incidentali rispetto alla Sua Missione Primaria, che è quella di impiantare nei cuori umani l'essenza di tutti i Veda e degli Sastra.
Con questo scopo Bhagavan ricrea con divina intimità dettagli memorabili di carattere ed avvenimento, e ricostruisce il costume del Treta- e del Dvapara-yuga.

Occasionalmente, come Egli ricorda, una parte di azione, sconosciuta a Vyasa, o non cantata da Valmiki, splende gloriosa in vividi colori. Bhagavan offre barlumi delle figure immortali del Ramayana, del Mahabharata e Bagavata, contro il loro milieu spirituale e morale, e corregge i nostri giudizi frettolosi e mal informati. Le nostre menti sono impaurite dalla Divinità di Rama 'ramo vigrahavan dharmah', "Rama, l'incarnazione del Dharma," e di Krishna, il sanatana sarathi, l'eterno auriga che mostra la Sua vi s'var u pa, o Forma Cosmica. Ma esse non sono 'intimorite' abbastanza, dato che dubitano del 'corretto agire' del primo e dell' 'imparzialità' del secondo.
Timoroso di chiedere apertamente e aperto al compromesso, il Sadhaka perde la sua integrità. È in questa oscura notte dell'anima che si ode il pianto
pungente: 'Signore, io credo: aiuta tu la mia incredulità.' Rimuovendone le aggiunte e le incrostazioni, Swami restaura le Scritture restituendole alla loro primeva purezza.

Nel capitolo conclusivo, 'Le Scritture e Baba', l'amore infinito di Bhagavan emerge senza possibilità di errore. Dato che l'Avatar Sai si muove fra noi, per
via della nostra proclività troppo umana, noi tendiamo a perdere di vista la Sua Divinità. A peggiorare questa vulnerabilità è la Sua Maya, che ci illude facendoci credere di vedere un altro mortale. Non descrisse forse Krishna la Sua Maya come duratyaya, insormontabile, aggiungendo janma karma ca me divyam, 'la mia vita e le mie azioni sono uguali al Divino'? Affermò anche che gli uomini tendono ad ignorare la Divinità. Avajananti mam mudha manus im tanu mas'ritam, 'Gli stupidi uomini mi sminuiscono, per via del mio aspetto esteriore umano.'
Krishna fece voto di proteggere i giusti, distruggere i malvagi e ristabilire il Dharma. Sai Krishna ha accondisceso a portare a termine il suo primo compito, a modificare il secondo in 'trasformazione' dei malvagi, e a ristabilire 'non' il Dharma, ma la pratica del Dharma. Ecco perché viene data una suprema importanza alla Sadhana. Alla fine è la Grazia Divina che corona tutte le azioni col successo. Non è possibile non versare lacrime di gioia all'ultimo capitolo, perché qui Egli rivela ciò che la maggioranza sa, ma non fa mai.
Qui compare ogni genere di domande: il Suo cibo, le Sue ore di sonno, la Sua scelta dei devoti oggetto di cure miracolose, le ripetizioni nei Suoi discorsi, e così via.

Le vie del Divino sono in ultima analisi imperscrutabili. Le Upanishad proclamano: 'Il Sé può essere conosciuto solo tramite la Sua rivelazione della Sua forma, a
Colui scelto da Lui stesso.'
Come Satyakama dice a Gosruti nella Chandogyopanishad, le Upanishad sono case di potere spirituale: 'Quando la Saggezza Suprema viene passata ad un ceppo secco, cominciano ad apparire rami e foglie'.

Il lettore della Satyopanishad ha bisogno di fare una pausa e riflettere sulle parole di Bhagawan al Prof. Hislop: 'È assolutamente giusto fare tutte queste domande per veder chiariti tutti i tuoi dubbi. Tu stai esaminando Swami e Swami ti sta dando le risposte. Ma quando tutto questo è finito, la prossima volta che vieni qui, Swami sarà l'esaminatore e tu dovrai aver pronte le risposte esatte, nel cuore e nella mente.'
Parole per gli spiriti più coraggiosi, comunque.

Pochi mortali possono meditare su queste parole, che dicono tutto: 'Lo scopo dell'incarnazione di Rama fu quella di passare all'umanità tutto il dovere dell'uomo. Ciò che sta accadendo oggi è esattamente lo stesso fenomeno. Avete notato come le biografie del presente Avatar sono scritte dai contemporanei, e la Divinità è conosciuta, adorata, sperimentata e celebrata in tutto il mondo. Che tutto questo stia accadendo durante il periodo dell'incarnazione è un altro parallelo alla discesa di Rama. Lo stesso Ideale! Lo stesso Amore! Lo stesso Messaggio, la pratica di Sathya e Dharma!'

Noi siamo infinitamente grati a Baba per permetterci di essere Suoi strumenti, per quanto miseri, nella diffusione dei Suoi profondi insegnamenti.

Che i nostri studi, tramite la Sua Grazia, possano illuminarci!
Gurupurnima, 24 luglio 2002
T.Padma e Tramesh Dutta


PARTE PRIMA - "SAMSKRTI"

CAPITOLO 1°


L'INDIA ETERNA


D.1 - Swami, l'India è la terra della religione e della spiritualità.
Tutte le Incarnazioni sono nate in India. Per quale ragione?

Bhagavân - L'India è yogabhûmi, la terra della spiritualità; punyabhûmi, la terra della sacralità; karmabhûmi, la terra dell'azione consacrata; tyâgabhûmi, la terra della rinunzia. Qui, i santi, i saggi, i veggenti, gli aspiranti, i cercatori spirituali e i devoti pregano Dio per gioire della Sua vicinanza. Ciò richiede che Dio scenda in forma umana, come Incarnazione. In risposta alle loro ferventi preghiere e invocazioni, Dio, per Sua grazia e compassione, discende sulla terra, ovvero s'incarna e si muove fra gli uomini. Allora, i devoti, sperimentano
la beatitudine e Lo seguono.
Te lo illustrerò con un esempio. Tu hai chiesto perché le Incarnazioni hanno nascita soltanto in India. Sai che il treno ha un vagone locomotiva e che tutti gli altri vagoni sono attaccati ad esso. Il potere o energia che produce il motore traina i restanti vagoni. Dove si trova il macchinista? Naturalmente, egli sta seduto nella cabina per controllare il treno, giusto?
Similmente, nel treno del mondo, l'India è il vagone trainante e gli altri paesi sono i vagoni attaccati ad esso. Dio è alle macchine. Lì è il Suo posto. Mentre
nella sala motori si genera energia, in India, per mezzo di yajña e yâga, spesso officiati, si producono i medesimi elementi.
Nel grande poema epico del Mahâbhârata, Arjuna e Bhîma seguono sempre
Dharmarâja: Arjuna simboleggia l'intelligenza, Bhîma la forza fisica. Oggigiorno,
l'India occupa la posizione di Dharmarâja, l'America quella di Arjuna e la Russia di Bhîma. Così come Bhîma e Arjuna seguirono Dharmarâja, America e Russia dovrebbero seguire l'India.
La parola Bhârat è composta di tre lettere (in telugu). BHA sta per bhâva o sentimento, RA sta per râga, aria o melodia e TA sta per tala, ritmo. Quindi, Bhârat è la terra in cui si canta la Gloria di Dio con sentimento, melodia e ritmo. Ma l'India ha anche un altro nome: 'Hindudesham', che significa 'paese che rifugge dalla violenza' (him = himsâ, violenza, e du = dûra, rifuggire, aborrire). Per tali ragioni Dio ha scelto di incarnarsi, o di scendere in forma umana, in India.

D.2 - Swami, le persone appartenenti a differenti religioni seguono un testo sacro specifico e un sentiero particolare. Invece, nel Sanâtana Dharma, abbiamo numerosi sentieri, testi e procedure, come ad esempio il dualismo, il monismo qualificato e il monismo assoluto (non dualismo), i nove sentieri di devozione, i sei Darshana, i quattro Veda, molti Shâstra e così via... In quale modo dobbiamo considerarli e come dobbiamo mettere in pratica i princìpi
del Sanâtana Dharma?

Bhagavân - Il Sanâtana Dharma è il più antico sentiero di vita spirituale. La sua varietà rispecchia le differenti tendenze comportamentali umane, i temperamenti e gli atteggiamenti mentali. È pratico e dà origine a esperienze divine. Un piccolo esempio: si compra un pezzo di stoffa e lo si consegna a un sarto perché ne faccia un vestito. Il sarto lo taglierà in base alle vostre misure, giusto? Un vestito cucito con misure diverse non vi andrebbe bene: troppo largo o stretto, eccessivamente lungo o corto... Perciò, il vostro vestito
deve essere cucito in base alla vostra taglia.
Similmente, a qualcuno piace Râma, ad altri Shiva, Krishna e così via. Ognuno trova semplice concentrarsi sulla Forma che predilige, altrimenti i seguaci di altre fedi potrebbero dover indossare un vestito di una taglia che non si addice loro.
Un altro esempio: forse conoscete il nâdasvaran, lo strumento musicale dell'India meridionale, che si suona in ogni fausta ricorrenza. Per poter tenere shruti, il ritmo, con un adeguato accompagnamento, anche un'altra persona dovrà suonare, contemporaneamente, uno strumento. Comunque, col nâdasvaran si può suonare qualunque râga o melodia. Il Sanâtana Dharma è
paragonabile al nâdasvaran.
Ancora un esempio: qualunque sia la combinazione di materie complementari che scegliete nel piano di studi di scienze, che si tratti di M.P.C. (matematica, fisica, chimica) o di C.B.Z. (chimica, botanica, zoologia), il diploma che conseguirete sarà sempre quello di scienze. Allo stesso modo, nell'università del saggio Vyâsa, potete optare per le discipline preferite, sia che si tratti degli Shâstra, dei Veda, delle Upanishad, e così via. Questo è il significato del nostro antico Sanâtana Dharma, che conferisce un'ampia libertà di scelta dei sentieri da seguire.
Un ultimo esempio: poniamo che un farmacista e un gestore di un caffè abbiano mal di testa lo stesso giorno. Cercando sollievo, il farmacista andrà al bar per bere una tazzina di caffè, mentre il gestore del bar si recherà in farmacia per una pillola anticefalea. Quindi, uno ha fiducia nella tazzina di caffè, mentre l'altro confida in una pillola. Similmente, voi dovreste esser liberi di seguire il sentiero spirituale in cui credete e il testo sacro che vi risulta più convincente e
congeniale.

D.3 - Swami, i musulmani vanno a pregare nella moschea ogni venerdì, come i cristiani in chiesa ogni domenica. Perché, allora, gli induisti non si incontrano in un tempio come gli altri gruppi religiosi?

Bhagavân - Sbagli se pensi che dovrebbero. Non occorre che si incontrino in giorni specifici, come invece fanno gli altri. Perché? Ogni induista ha una sua pûjâ o un suo altare personale in casa propria. Egli prega nella sua stanza ogni giorno. Non c'è quindi bisogno che partecipi a incontri di preghiera collettiva o che preghi in giorni stabiliti come fanno i fedeli di altre religioni.

D.4 - Swami, poiché Dio è onnipresente e onnisciente, che bisogno c'è che frequentiamo i templi o che facciamo pellegrinaggi in luoghi sacri come Shirdi, Puttaparthi, Tirupati, ecc.?

Bhagavân - Questa è una domanda sciocca. Dimostri soltanto la tua ignoranza e la tua concezione 'alla moda' che, il più delle volte, è distorta. Non c'è infatti
relazione fra ciò che dici e ciò che sperimenti! Affermi che Dio è onnipresente, ma per te è solo una dichiarazione verbale, vocale.
Hai veramente una salda fede in ciò? Hai esperienza della Divinità onnipervadente? Stai solo ripetendo le parole a pappagallo! Ti faccio un semplice esempio: il sangue circola in tutto il corpo di una mucca, ma il latte puoi prenderlo solo dalla mammella!
Non puoi stringere l'orecchio o tirare la coda della mucca per avere il latte, no? Similmente, il Dio che tutto pervade può essere meglio visualizzato e sperimentato in un tempio o in un centro sacro di pellegrinaggio.

D.5 - Swami! Perché i rishi del passato, i saggi e i santi sceglievano le foreste per dedicarsi al tapas, la disciplina spirituale? Perché preferivano la solitudine?

Bhagavân - È indubbiamente significativo. Perché sceglievano le foreste per le penitenze? Un esempio: supponiamo che si organizzi una fiera in una città.
Ovviamente, ci saranno degli stand e degli articoli disponibili per la vendita, esposti proprio davanti a voi. La musica, il cibo, i vestiti e tutto il resto sono lì solo per attirarvi. Le cose esibite attraggono i vostri sensi perché le trovate proprio davanti a voi. Nella foresta, invece, non c'è nulla che possa attirarvi o
distrarvi.
La solitudine vi aiuta a mantenere la pace interiore e la tranquillità necessaria alla meditazione, vi fornisce l'atmosfera adatta alla vita spirituale. Per questo i
saggi e i santi facevano penitenza nelle foreste. In altri termini, 'forest' è 'for-rest', cioè 'per la quiete' dello spirito.

D.6 - Swami, vediamo che non c'è alcuna comprensione neanche fra due persone, ma solo litigi e divergenze. È raro trovare unità o fratellanza fra due uomini. Perché?

Bhagavân - C'è una cosa che dovreste sapere con chiarezza quando pensate all'unità e alle differenze fra le persone. Tu chiedi perché oggi non c'è più
comprensione fra individui. È proprio la mancanza di comprensione la causa principale di tutti i conflitti, di ogni inimicizia e di tutte le divergenze. Per questo, la gente non va d'accordo. L'armonia è l'effetto della comprensione.
Oggi, purtroppo, vi state muovendo nella direzione opposta; pensate che prima potete accordarvi e poi comprendervi! È sbagliato. Prima dovete comprendere: solo allora sarà facile accordarsi.
Un piccolo esempio: se c'è perfetta comprensione fra te e tua moglie, non le dispiacerà che tu ritorni a casa tardi dal lavoro. Ti comprenderà e ti capirà.
Preoccupata e amorevole, al tuo ritorno ti porterà una tazza di caffè. Ma, se per caso c'è una minima incomprensione, se torni anche con solo cinque minuti di ritardo, in casa scoppierà una vera e propria guerra civile!
Perché? La mancanza di comprensione le impedisce di accordarsi e fa sì che ella si ponga domande del tipo: "Dove sei stato finora? Dove sei andato? Con chi sei
stato?" Quindi la comprensione è assolutamente necessaria per essere d'accordo. Molti problemi della società odierna si possono risolvere comprendendo ciò.

D.7 - Swami, gli indù vengono criticati perché adorano gli idoli, gli alberi, ecc. Molti ritengono che si tratti soltanto di superstizione e di fede cieca. Che cosa ne pensi Tu, Swami?

Bhagavân - L'India è il centro spirituale del mondo. È il paese che ha messo in pratica, predicato e propagato l'insegnamento in base al quale la Divinità esiste in ogni cosa animata e inanimata, dall'atomo all'universo intero. Saprai che qui putta (formicaio), gutta (montagna), chettu (albero) e pitta (uccello), sono oggetto di venerazione e di adorazione. Il formicaio è adorato in quanto dimora di Subrahmanya, l'uccello è venerato quale veicolo di Vishnu, la montagna deve la sua importanza spirituale al fatto di ricordare Govardhana, la montagna
sollevata dal Signore Krishna, e l'albero è adorato come 'ashvatthavriksha', il fico sacro. Tutti gli oggetti sono divini secondo le Scritture indiane, ma non si tratta di superstizione né può considerarsi in alcun modo fede cieca. Il Sanâtana Dharma insegna che dobbiamo vedere, sentire e sperimentare la Divinità dappertutto. Questo è il sentiero spirituale. Questa è la più elevata
e nobile esperienza.

D.8 - Swami! Per favore, dicci che cosa bisogna fare nel nostro paese, ora.

Bhagavân - Non c'è bisogno che proteggiate il paese, adesso. Dovreste
proteggere e sostenere la Verità e la Rettitudine. È essenziale che seguiate questi due princìpi: essi proteggeranno l'intero universo. Dovreste sviluppare amore per l'universo in tutta la sua immensità e grandezza.
Ama tutti e servi tutti. Dovreste elevarvi al di sopra delle ristrette concezioni di casta, credo e nazionalità. Dovreste credere nella fratellanza dell'uomo e nella
paternità di Dio. Non dovreste mai sprecare tempo. La gratitudine deve essere espressa servendo la società in cui siete nati e cresciuti, in cui avete prosperato e avete ottenuto reputazione.
Abbiate amore per la patria e lottate per l'integrazione, l'armonia, la pace e la sicurezza nella società. Dovreste seguire e sostenere la cultura dell'India, che è grande e unica.
Coltivate i valori umani e realizzate la Divinità che è in voi. La politica priva di princìpi, il commercio privo di moralità, la scienza priva di umanità e
l'educazione priva di carattere non solo sono inutili, ma anche pericolosi. Dovreste diventare uomini perfetti, ideali. Voi venite da Dio.
Siete scintille del Divino. Quindi le vostre qualità dovrebbero essere divine (daiva) e non demoniache (dayyam). Voi dite: "Sono un essere umano!" Questa è una delle due metà della verità.
L'altra è: "Non sono un animale!" Dovreste eliminare le qualità animalesche. Se possedete sia qualità umane che animali, significa che avete una mente duale. Un individuo che ha una mente duale è mezzo cieco.
Se mettete un tetto ai vostri desideri, sarete felici. L'uomo più povero è colui che ha molti desideri. L'uomo che è sempre soddisfatto è il più ricco. La virtù
(guna) è più importante del denaro (ana).
Dovreste conoscere lo scopo e la meta della vita. La vita non serve solo per mangiare, bere e dormire, cose che fanno anche gli animali. In che cosa consisterebbe la vostra unicità, allora?
Dio vi ha donato la vita, affinché possiate conoscere, sperimentare e realizzare la Divinità in voi. Moralità e integrità sono assai importanti. La moralità, in
verità, è la caratteristica nazionale.
Una strofa in lingua telugu dice: "Senza carattere, siete peggiori delle scimmie. Il prestigio di una nazione dipende dalla sua moralità. Può definirsi veramente 'nazione' solo quella che mantiene un alto livello di moralità e individualità".
Dovreste sempre rammentare questi tre importanti punti.
Il primo è: non confidate nella via del mondo. Spesso, essa non solo vi illude e vi svia, ma vi tradisce anche.
Il secondo è: non dimenticate mai Dio, che è sempre con voi, in voi, sopra e sotto di voi. In realtà, voi siete Dio.
Il terzo punto è: non abbiate paura della morte, benché sia cosa certa. Infatti, la morte è l'abito della vita. Seguite il sentiero sacro della vita, mantenendovi
coerenti in ciò che pensate, dite e fate.
C'è un'altra cosa che voglio portare alla vostra attenzione: aprite il vostro cuore e chiudete la bocca! Oggi, le persone dicono cose che non sentono veramente; il loro cuore si è ricolmo di gelosia, orgoglio, invidia e altre qualità negative. Voglio che apriate il vostro cuore e vi liberiate di tutto quello che lo inquina, e che chiudiate la bocca.
Dedicate la vita al servizio.
Considerate Dio come il fine e la meta supremi della vostra vita. È ciò che intendo dire quando ripeto: "Mani nella società, testa nella foresta".
Dovreste condividere la vostra preziosa conoscenza e la vostra valida
esperienza con gli altri.
Dovreste condividere il messaggio di Sai con gli altri. Prima abbiate fiducia in voi stessi, poi potrete avere fede in Dio.
Proprio qui sta il punto cruciale delle condizioni attuali della società: non si ha più fiducia in se stessi. Non c'è più autostima.
Considerate il servizio svolto nelle aree rurali (grâma sevâ) come servizio a Dio (Râma sevâ).
Spiegate con chiarezza agli abitanti dei villaggi gli argomenti riguardanti l'igiene, la salute, la pulizia, e organizzate campi medici. Garantite a tutti una provvista
d'acqua, specialmente quella potabile. Parlate loro degli effetti deleteri del fumo e dell'alcol.
Aiutateli a liberarsi delle cattive abitudini. Se lavorate e servite mischiandovi a loro, a tempo debito essi saranno in grado di agire autonomamente, confidando in se stessi.

(1- CONTINUA)