DISCORSO DIVINO

Desiderare la pace, non la ricchezza

16 agosto 2006

Incarnazioni dell’Amore!

L’oratore che ha parlato poco fa ha detto cose eccellenti. Dopo averle ascoltate, credo che resti ben poco da dire.



“Non c’è carità più grande del dar cibo agli affamati,

non c’è Dio più grande dei genitori,

non c’è Dharma più grande della compassione,

non c’è nulla di più vantaggioso della compagnia dei buoni,

non c’è nemico più grande dell’ira,

non c’è ricchezza più grande della buona reputazione:

la cattiva reputazione è la morte stessa.

Non c’è ornamento più bello del canto del Nome di Dio.”



Incarnazioni dell’Amore!

Noi siamo nati grazie ad anna (il cibo) e ne dipendiamo; senza cibo non possiamo vivere neanche un istante. Da dove viene questo cibo? Esso proviene dal Signore Shankara la cui Natura è infinita, che è unico e che le parole non possono descrivere né la mente può comprendere. Tutti gli oggetti che vediamo in questo mondo sono creazione di Dio. Tutto ciò che è visibile, nel presente, nel passato e nel futuro, è creazione di Dio. Madre Pârvatî è il solo individuo che ha compreso questa Verità. Prima che sposasse Shankara, tutti i Devata (le creature celesti) la avvicinarono e le chiesero:



“O Gaurî! Tu sei molto giovane e Sâmbashiva è vecchio,

Egli cavalca un toro, è sempre in partenza

ed è adorno di serpenti.

Perché Lo hai corteggiato?

Non conosci tutto questo?

Non possiede una casa e dorme nei camposanti.”



Essi misero Pârvatî di fronte a questi scoraggianti argomenti e tentarono di dissuaderla dallo sposare il Signore Shiva ma ella rispose: “Voi tutti vedete l’apparenza esteriore del Signore Shiva e vi ingannate nel credere che quella sia la Sua vera forma; siete incapaci di comprendere la Sua effettiva Natura che è abhautika (al di là della forma fisica), alaukika (ultraterrena) e shâshvata (eterna). Voi siete interessati esclusivamente alla bellezza del corpo fisico ed alla ricchezza e prosperità intese in senso materiale. La vostra visione è limitata al corpo, alla mente e all’intelletto per cui sapete vedere esclusivamente gli aspetti fisici del Signore Shiva e non siete in grado di visualizzare la Sua natura sottile ed immanente, cioè la Divinità. Egli non è il corpo né la mente, è Lingakara (la Sua forma assomiglia a quella di un Linga); tuttavia quel Linga non è visibile a nessuno, è situato nella Sua kantha (gola). Io sono l’unica che ha visto la Sua vera Forma e per questo desidero sposarLo. Voi siete capaci di vedere esclusivamente la Sua Forma fisica ed anche questa fino a un certo punto ma Dio non è limitato a questa forma. Egli è anoranîyân mahato mahîyân (più sottile del più sottile e più grande del più grande). Quando saprete visualizzare la Sua Forma cosmica, non penserete affatto alla forma fisica, non sarete più interessati alla Sua età. Il Signore Shiva, che mi accingo a sposare, non è quello che chiede la carità; è Lui, infatti, a fare la carità a tutti.” Esattamente in quel momento, Shiva le manifestò davanti: appariva bellissimo e giovane, più giovane di Gaurî. Shiva e Pârvatî stanno perfettamente alla pari l’Uno dell’Altra. I Devata erano ammutoliti. La gente, dunque, spesso si inganna pensando quacosa mentre poi la realtà risulta alquanto diversa; non tutti riescono a comprendere questa profonda Verità. Le persone di questo mondo aspirano alla bellezza e alla felicità fisiche ma, per riconoscere le Incarnazioni della Verità, è indispensabile una natura sincera. Nessuno può descrivere la Natura della Divinità a parole.



È possibile confinare in un tempio Colui che pervade il cosmo intero?

Come si può far luce a Colui che risplende del fulgore di milioni di soli?

Come si può attribuire una forma a Colui che neppure Brahmâ, il Creatore, può comprendere?

Come si può dare un nome all’Uno che è presente in tutti gli esseri?

Come si può offrire del cibo all’Uno che ha il cosmo intero nel suo stomaco?



La forma di Dio è la più sottile, è veramente una forma minuscola. Quello è questo!



[Swami materializza un Linga con un movimento della mano e lo mostra a tutti]



Questo è la copia identica di quel Linga.



[Baba si riferisce a quello che viene adorato quotidianamente durante questo Yajña]



Nella gran parte, le persone sono come i corvi: accecate dall’ignoranza, vedono solo la forma esteriore. Nessuno può stabilire una regola dicendo che solo un certo tipo di cose può essere offerto a Dio. Molte persone “moderne” ed educate all’inglese commentano: “Che cos’è questo! Con tanta gente che muore di fame, voi buttate tanto riso e tanto ghî nel fuoco, sprecandoli!? Con tutto ciò potreste piuttosto dar da mangiare alla povera gente! Non è vero?” Il nostro capobramino può spiegare così a simili persone la ragione fondamentale di questi rituali: “Signori! Oggi un agricoltore semina cinque sacchi di riso e, quando i semi germogliano, li trapianta in tutto il campo e li annaffia. Può qualcuno dire che sta buttando del riso prezioso nel fango e nell’acqua? Alla fine, egli raccoglie la messe di cinquanta sacchi. Analogamente, i rituali che vengono eseguiti dai ritvik (i sacerdoti) conferiscono grandi benefìci all’umanità e non sono mai uno spreco. Qualunque cosa venga offerta a Dio oggi è come questo riso e ghî ed apporterà grande beneficio all’umanità in un momento successivo. Proprio come un sacco di riso seminato in un campo si moltiplica fruttandone cinquanta sacchi, analogamente le sostanze che vengono offerte nell’Agnihotra (il rito di adorazione ad Agni, il Dio Fuoco) si moltiplicano molte volte.”

C’è una sola cosa che tutti noi possiamo offrire a Dio; nel nostro cuore si annidano molti desideri: sono questi che devono essere tutti offerti a Dio. Tutto ciò che viene offerto a Dio, senza alcun desiderio per i frutti, apporterà nel futuro un grande beneficio. Incapaci di comprendere questa verità, le persone danno generalmente importanza ad argomenti esteriori e terreni. Esse esprimono le loro opinioni sulla base di ciò che vedono esteriormente. Tutto ciò che viene offerto a Dio, torna indietro moltiplicato per mille.

La forma esterna è come un imballaggio: se questa confezione non viene rimossa, non potremo vedere il materiale impacchettato. Nella natura, la Divinità è coperta dai pañchabhûta (i cinque elementi) e noi siamo incapaci di visualizzarLa a causa di kâma, krodha, lobha, moha, mada e mâtsarya (desiderio, ira, avidità, attaccamento, orgoglio e gelosia). Togliete questa copertura e la bellissima e beata Forma di Dio si manifesterà di fronte a voi. Non dovete dare troppa importanza all’imballaggio; l’involucro può anche essere molto bello ma, a meno che non apriate il pacco, non sarete in grado di vedere l’oggetto che c’è dentro e la sua condizione. Molta gente è attratta dall’aspetto esteriore del pacco e viene ingannata; non è questo, però, il caso della Divinità in quanto la bellezza fisica ed i sensi sono manifesti solo alla visione esteriore.



Questo corpo è fatto di cinque elementi ed è destinato a perire presto o tardi

ma il suo Abitatore non ha né nascita né morte.

L’Abitatore non ha attaccamenti di alcun genere, è l’eterno Testimone.

In verità l’Abitatore, che è sotto forma di Âtma, è realmente Dio Stesso.



La Natura Divina di quel Signore dei Signori è quindi racchiusa in questo corpo fisico. Non dovete dunque sentirvi soddisfatti dell’involucro esterno; in voi è immanente la Divinità, voi siete Dio, veramente! Dio è onnipervadente e quindi anche voi lo siete; la Divinità è presente in voi così come in tutti gli esseri viventi. Se desiderate avere la visione di Dio, dovete condurre una vita pura, risoluta, e priva d’egoismo. Tutte le diversità che vedete in questo mondo oggettivo sono uno spreco! Quindi, rimuovetele e sviluppate il senso di Unità. Dove c’è Unità c’è Purezza, dove c’è Purezza si manifesterà la Divinità. Di fatto, non siete un solo individuo; in voi ce ne sono tre: colui che credete di essere, colui che gli altri credono voi siate e colui che siete veramente. Voi siete realmente un’incarnazione del Divino Âtma! Voi vivete dando importanza al corpo, alla mente e all’intelletto perché non comprendete questa Verità. Tutto ciò, un giorno o l’altro, è destinato a morire. Vi spiegherò dettagliatamente questa cosa più tardi. Ora cantate la gloria del Nome Divino.



[Baba inizia a cantare il bhajan “Shiva Shiva Shiva Shiva Yanarâda” e chiede ai devoti di seguirLo. Poi continua il Suo Discorso]



Il mantra “Namasshivâya” contiene cinque sillabe; è un mantra glorioso e sacro, è Nirgunam, Niranjanam, Sanâtana Niketanam, Nitya, Shuddha, Buddha, Mukta, Nirmala Svarûpinam (Senza attributi, Puro, Dimora finale, Immutabile, Senza macchia, Illuminato, Libero e Incarnazione della Sacralità). Dovete conservare un mantra così sacro al sicuro nel vostro cuore. In genere la gente pensa che Brahmâ sia il Creatore, Vishnu il Conservatore e Shiva il Distruttore ma, di fatto, sono in tre fusi in un tutt’Uno. Se volete fare un pân, dovete procurarvi tre cose: foglie di betel, noci di betel e succo di limetta. La bocca e le labbra diventano rosse soltanto quando questi tre ingredienti vengono masticati assieme; da dove viene quel colore? Dalle foglie di betel? Dalla noce di betel? Oppure dalla limetta? Non da uno solo di essi; il colore rosso appare solo quando i tre ingredienti vengono masticati assieme. Analogamente, Dio è tutti e tre, Brahmâ, Vishnu e Maheshvara, uniti assieme; l’Unità di tutti e tre gli aspetti è Divinità. Non attribuite diversità a Dio guastando la vostra mente. Sarete sicuramente capaci di sperimentare l’Unità di questi tre aspetti di Dio. Sembra che una volta Pârvatî proponesse al Signore Îshvara di costruire una casa per loro; Ella Lo pregò: “O Signore! Tu vai in giro chiedendo l’elemosina, non siamo mai stati in grado di preparare del cibo casalingo, non abbiamo una casa dove ripararci. Come posso gestire questa famiglia?” Îshvara, allora, le spiegò: “Pârvatî! Andrà proprio bene se costruiremo una casa? I topi la occuperanno prima ancora del nostro ingresso ed allora bisognerà prendere un gatto che uccida i topi; il gatto ha bisogno di latte ed, a questo scopo, dovremo acquistare una mucca per cui servirà del denaro. Tutto questo sarebbe una grande seccatura. Tu pensi che costruire una casa e poi mantenerla sia una cosa molto semplice. No, no! Noi non dovremmo aspirare a certe cose. Visto che ti sono piaciuto e che Mi hai sposato, dovresti lasciare a Me ogni decisione, non dovresti desiderare questi beni personali.” In questo mondo, tutte le ricchezze come il denaro, l’oro, le case, le proprietà, i veicoli ecc., sono transitorie e deperibili. Alessandro [Magno] intraprese una marcia vittoriosa, conquistò molti paesi e infine mise piede in India; raggiunta la sponda del fiume Sind, vicino al Kashmir, provò ad attraversarlo ma, esattamente in quel momento, fu colpito da un attacco cardiaco. I medici lo visitarono e dichiararono che non esisteva alcuna speranza di guarigione. Allora egli chiamò i suoi ministri ed alti ufficiali e disse loro: “Io non sono per nulla preoccupato di morire; in realtà, ne sono felice. Tuttavia ho un piccolo desiderio: dopo la mia morte, vi prego di avvolgere questo corpo in un lenzuolo bianco, disponendo le mie mani vuote con le palme rivolte al cielo, e portarlo in processione per tutte le strade del mio villaggio. La gente, naturalmente, chiederà perché mai le mani del re vengano tenute in una tal posizione ed allora voi spiegherete che Alessandro fu un grande conquistatore, ebbe un’imponente armata, molti amici e molti parenti ed accumulò ingenti ricchezze conquistando numerosi paesi; tuttavia, al momento della morte, lasciò la sua spoglia mortale con le mani vuote.”



Perfino il re Harishchandra, che si attenne rigorosamente al cammino della Verità,

dovette alla fine lasciare questo mondo

abbandonando il suo immenso impero e le ricchezze.

L’imperatore Nala, che regnò su un grande impero,

non poté portare con sé nulla quando trapassò.

Il re Mândhâta, che abbellì il Krita Yuga, portò forse con sé

qualcuna delle sue ricchezze quando lasciò la terra?

Perfino il Signore Râma, che costruì il ponte sull’oceano,

oggi non è più sulla terra.

Molti re hanno regnato sulla terra ma nessuno di essi

ha potuto portare con sé un solo pugno di polvere.

O nobili personaggi! Pensate di poter portare qualche ricchezza

sulla testa quando lascerete questo mondo?



Nessuno di essi ha potuto portare con sé neanche un paisa al momento della morte, neppure un pugno di terra. L’uomo si considera grande e ricco. Recentemente una persona ha comprato un acro di terra a Hyderabad pagandola quattro milioni di rupie ma, mentre tornava dall’ufficio del registro dopo aver intestato la terra a suo favore, è morto all’improvviso. A che serve accumulare i milioni che danno ricchezza? Ciò che è importante per un essere umano sono i suoi guna (le sue qualità), non dhana (il denaro). Daivabala (la forza che viene da Dio) è la cosa di gran lunga più importante per noi. Se sviluppate sentimenti Divini, ogni cosa vi sarà data in più. Non c’è dubbio che il denaro sia importante giacché con quanto guadagnamo dobbiamo comprare il cibo ma l’eccesso di ricchezza è male; qualche volta può perfino portare a perdere la vita. Dobbiamo comunque avere abbastanza denaro per mantenere la nostra famiglia ed anche, per quanto possibile, aiutare la società nella quale si vive. Senza la società non potreste esistere; per questo, dimostratele gratitudine. Prima “sé” (self) e poi “l’aiuto” (help). L’Umanità può sopravvivere solo se esistono entrambi. Non siate egoisti; si dice che un pesce (fish) è migliore di una persona egoista (selfish). Dovete trascorrere una vita felice facendo servizio altruistico alla società. Io sono sempre felice e beato e non so che cosa sia il dolore, che cosa siano le difficoltà e le sofferenze. Una volta venne in visita a Prashânti Nilayam il Presidente dell’India che, durante un’udienza, Mi chiese “Swami! Hai anche Tu qualche desiderio?” al che gli dissi: “Ho un solo desiderio: Io devo essere ciò che sono, non devo essere condizionato dagli altri. Io devo dare felicità a tutti; è soltanto quando tutti sono felici che anch’Io sono felice.” Di che altro ho bisogno? Tutti si avvicinano a Me con una richiesta: “Swami! Voglio la Pace”.Ma dov’è la Pace (Peace)? È davvero nel nostro Sé interiore. Tutto ciò che esiste al di fuori sono solo “pezzi” (pieces); non ne abbiamo bisogno. La Pace deve manifestarsi dal nostro Sé interiore. Solamente se vivremo basandoci su questo principio le nostre vite saranno santificate. Qualunque sia la sâdhanâ (pratica spirituale) intrapresa, qualunque sia il libro letto, qualunque sia il grado accademico acquisito, tutto ciò deve esser lasciato in questo mondo quando arriva la fine. Nel viaggio verso l’altro mondo, la gente non porta con sé neanche uno di questi ammennicoli. Per questo Io desidero è che tutti voi conduciate una vita di Pace; è Mio desiderio che sviluppiate un desiderio di pace. A che serve avere delle ricchezze se non si ha una disposizione d’animo caritatevole?

Il ragazzo che ha parlato poco fa proviene da una grande famiglia; il nome di suo nonno è Margabandhu, suo padre è un direttore di banca. Sono tre anni che si è iscritto al nostro college, dopo aver lasciato quello di Delhi che frequentava precedentemente, e sta studiando per ottenere un Ph.D. (laurea di 3° grado simile al dottorato di ricerca) sugli Insegnamenti di Swami. Egli non si accompagna mai a nessuno e vuole sempre star solo, obbedisce incondizionatamente agli ordini di Swami ed esegue qualunque lavoro gli venga assegnato. Egli tiene anche ottime conferenze sulla filosofia; sta studiando la vita e la filosofia di Shankara, sa tutto sulla filosofia Advaita di Shankara (il Non dualismo). Nella nostra istituzione ci sono molti ragazzi come questo. Egli è venuto a Puttaparthi solo per sottoporsi a un simile tapas (austerità). Anche il secondo oratore di oggi è un nostro studente. Tutti questi ragazzi sono veramente grandi. Qui c’è Vedanarayana; il suo nome è proprio “Vedanarayana” (Signore dei Veda). Lo scorso anno ricevette il riconoscimento di “migliore insegnante” dal Presidente dell’India. Mentre gli consegnava il premio, il Presidente gli chiese: “Dove andrai dopo aver ricevuto questo premio?” Vedanarayana rispose: “Tornerò a Puttaparthi, non andrò in nessun altro posto.” Il Presidente, allora, gli raccomandò: “Figliolo caro! Tu sei veramente un bravo ragazzo. Ti prego, resta proprio lì.” Il Presidente è mussulmano avendo comunque una grandissima devozione per Swami. Molti alti dignitari come lui visitano Puttaparthi e benedicono i nostri ragazzi. Ogni anno circa 500 studenti si iscrivono nelle nostre istituzioni educative. Noi non facciamo alcuna pubblicità sui giornali circa i nostri risultati accademici ma tutti i nostri studenti ottengono sempre il massimo dei voti. Due ragazzi del nostro istituto di Alike hanno ottenuto il primo grado nella prova di ammissione a Medicina e Ingegneria. Io ho dato loro una borsa di studio. Quando essi andranno in America per ampliare la loro conoscenza, Io Mi prenderò la responsabilità della loro istruzione in quelle istituzioni. Ho detto a questi ragazzi: “Dovete riuscire fra i primi in graduatoria non solo qui ma anche in America.” I nostri ragazzi sono come l’oro, non quello impuro ma quello fino, non in lega con altri metalli; essi sono pronti a fare qualunque lavoro venga loro assegnato. Ogni anno, questi ragazzi vanno nei villaggi a fare servizio per un mese; portano con sé riso ed altre provviste che poi cucinano e distribuiscono agli abitanti dei villaggi. Essi servono cibo ad ogni singolo individuo di ogni famiglia senza tener conto del numero di membri della stessa. Gli abitanti dei villaggi accolgono questi ragazzi affettuosamente: “Cari ragazzi! È Swami che vi ha mandato qui!” Gli abitanti si sentono molto gratificati dal servizio reso loro dagli studenti. Il giorno della visita dei nostri ragazzi al villaggio, gli abitanti puliscono a fondo le loro case e le decorano con disegni floreali. Essi ricevono il prasâdam di Swami con grande devozione e rispetto e se ne cibano gioiosamente. È nuovamente ora di mandare i nostri ragazzi nei villaggi a distribuire il prasâdam di Swami. I nostri ragazzi non sono solo preparati scolasticamente ma eccellono anche negli sport e nei giochi, nella danza e nella musica. Non c’è lavoro che non siano in grado di intraprendere. Ovunque vadano, nei villaggi come nelle città, essi sono molto attenti a conservare il loro carattere; essi valutano il carattere come lo stesso respiro vitale.

Ci sono 700 studentesse nel campus di Anantapur; anch’esse eccellono e vanno nei villaggi a fare grâma sevâ (servizio), demoliscono le case vecchie e semidistrutte e ne costruiscono di nuove. Le ragazze, da sole, costruiscono case con pietre e cemento; stanno facendo moltissimo servizio per i poveri. Quando abbiamo chiesto agli abitanti dei villaggi informazioni sulla qualità del loro lavoro (se cioè in casa avessero delle lacune), abbiamo ricevuto le seguenti informazioni: “No, Swami! Le tue ragazze hanno fatto uno splendido lavoro. Le nostre case sono molto sicure. Perfino gli ingegneri sono soddisfatti del loro lavoro ed hanno fatto tutto gratuitamente”. Anche i nostri ragazzi svolgono uno straordinario lavoro nei villaggi. In tal modo, i nostri studenti di tutti e tre i campus, Prashânti Nilayam, Bangalore e Anantapur, fanno servizio visitando i villaggi e aiutando i loro abitanti. I nostri ragazzi e le nostre ragazze non sono venuti qui solo per l’istruzione. Il Mio sincero Messaggio a tutti i giovani che cercano l’ammissione nelle nostre istituzioni è: “Per favore, non venite qui con il solo scopo di acquisire istruzione ed un titolo accademico”; potrete sicuramente ottenere un’istruzione ma il requisito principale è il sevâ. A quale scopo Dio vi ha dato il corpo umano? Solo per servire gli altri. Il Signore Krishna ha dichiarato nella Bhagavad Gîtâ:



Mamaivâmsho jîvaloke jîvabhûta sanâtanah.

“L’Âtma, in tutti gli esseri, è parte della Mia Essenza.”



Tutti sono amsha (parte) della stessa Divinità. Per questo dovreste servire tutti.



“Il servizio è Dio: servite tutti.”



I nostri studenti stanno guadagnandosi un buon nome solo perché mettono in pratica questi insegnamenti di Swami. Dovunque vadano, la gente mostra grande amore e affetto nei confronti degli studenti delle Istituzioni Educative Shrî Sathya Sai; quando li vedono vestiti di bianco, li riempiono di elogi dicendo: “Questi ragazzi e ragazze appartengono a Sathya Sai e sono tutti molto bravi”. Il vestito che indossano è bianco come i loro cuori: essi sono sacri e puri. Ogni giorno siete testimoni di come questi ragazzi Mi conducano in questo Kulwant hall e poi Mi riportino a casa! Questi due ragazzi hanno completato il loro MBA (Master in Gestione Aziendale). Il terzo ragazzo è studente dello MBBS (Corso di laurea in Medicina e Chirurgia). Adikesavulu gli ha dato un posto nel College Medico Vaidehi; egli sta ammettendo molti ragazzi. Se volete entrare altrove in un College Medico, dovete sborsare una gran quantità di denaro e c’è anche la tassa mensile di due o tremila rupie. Egli, invece, non ha preteso da noi neanche un centesimo ed accetta molti dei nostri ragazzi nella sua istituzione; è un grande tyâgin (uomo di sacrificio) e vive vicino al Sathya Sai Super Speciality Hospital di Bangalore. Abbiamo costruito tre ospedali a Bangalore ed, in ciascuno di essi, ci sono strumentazioni per milioni di rupie; se qualcuno dovesse fare altrove qualcuna delle operazioni che vengono eseguite lì, dovrebbe spendere centinaia di migliaia di rupie. Stando così le cose, molte persone vengono nei nostri ospedali ed ottengono operazioni al cuore completamente gratuite. Io ho deciso di offrire istruzione, assistenza medica ed acqua potabile in modo assolutamente gratuito. Stiamo distribuendo acqua potabile alle aree sull’altopiano dei distretti orientali e occidentali del Godâvarî nell’Andhra Pradesh installando pompe e condotte fino in cima alle montagne. C’è acqua sufficiente in questi distretti ma la gente degli altopiani non ne riceveva; perfino dopo molti anni, c’era gente che soffriva per mancanza d’acqua per cui ci siamo accollati un progetto del valore di 80 milioni di rupie per fornire acqua a quelle popolazioni posando tubature. Essi hanno espresso a Swami la loro gratitudine dicendo: “Sono anni che non beviamo la dolce acqua potabile. Oggi finalmente beviamo nuovamente acqua potabile dolce e pura. Siamo molto felici e grati a Te, Swami!” Non solo: abbiamo anche fornito acqua potabile alla gente della città di Chennai senza alcuna distinzione di livello sociale. I cittadini di quella città sono venuti in 50 autobus a Puttaparthi per esprimere a Swami la loro gratitudine per la Sua munificenza. Essi hanno esternato i loro sentimenti dicendo: “Swami! Come possiamo esprimerTi la nostra gratitudine? Ci mancano le parole.” Io ho detto loro: “Non c’è bisogno che Mi ringraziate! Ho dato acqua potabile alla Mia stessa gente”. Voi potete non saperlo perché eravate qui ma, sul giornale di due giorni fa, è stato pubblicato che Chennai è stata fornita d’acqua proveniente dalle cisterne di Pundi. Appena ieri l’acqua ha raggiunto Chennai nel tempo previsto. La gente dei distretti di Mahbubnagar e Medak Mi ha avvicinato e mi ha fatto presente “Swami! Noi non abbiamo acqua pulita.” Io ho risposto immediatamente ed ho organizzato la fornitura dell’acqua potabile, presa dal fiume Krishnâ, per la gente di questi distretti. Così abbiamo affrontato numerosi progetti di servizio a tutto vantaggio della gente che vive nei villaggi di tutte le aree non solo nel nostro Paese ma in tutti i Paesi del mondo. Il nostro motto è:



“Ama tutti, servi tutti!”



Anche voi dovreste emulare il nostro esempio. Questo è ciò che insegno ai nostri ragazzi: se venite a sapere di qualcuno che soffre, che sia o meno vostro amico, dovete intervenire in suo aiuto. Se è necessario, chiedete al college di darvi un giorno di permesso ed aiutatelo. Io non dovrei lodare i Miei ragazzi ma essi stanno facendo molto di più di quanto avessi loro chiesto; aiutano gli altri anche sacrificando se stessi. Noi prepariamo simili studenti esemplari, dotati di spirito di sacrificio e di servizio e per questo essi fanno progressi in ogni campo, nel Paese come all’estero. Ci sono 1200 piccoli studenti nella Scuola Elementare; sono ancora in quell’età in cui, normalmente, dovrebbero essere attaccati ai genitori ma, una volta che entrano nelle nostre scuole, dimenticano i loro genitori e giungono presto ad uno stadio in cui non possono vivere senza di noi. I genitori vengono qui e verificano personalmente i cambiamenti avvenuti nei loro figli. Essi restano stupiti e sono anche felici: “Ah! Che grande cambiamento è avvenuto nei nostri figli!” In effetti, noi manifestiamo grande amore verso i bambini, ancor più dei loro stessi genitori.

Potrei parlare ancora a lungo dei nostri ragazzi. Non considerateli normali esseri umani: essi sono molto grandi. Da adulti, meritano di essere i capi del nostro Paese. Io desidero soltanto che siano ragazzi ideali; soltanto allora sarò felice.





Prashânti Nilayam, 16 agosto 2006,

Sai Kulwant Hall



(Tratto da: www.radiosai.org)