DISCORSO DIVINO

Il luogo natale di Dio è un cuore puro

19 agosto 2003

Tutti i nomi e le forme altro non sono che le manifestazioni dell’Essere Supremo che è Esistenza, Consapevolezza, Beatitudine - assolute e non duali. Egli è l’incarnazione di Sathyam, Shivam, Sundaram (Verità, Bontà, Bellezza).

(Versi Sanscriti)

Incarnazioni del Divino Amore!
Krishnajanmashtami è celebrato per commemorare l’Avvento del Signore Krishna. Il cuore dell’uomo è il luogo natale di Krishna.
È sciocco domandarsi perché Krishna e Rama nacquero in quella sfavorevole fase lunare (Ashtami: 8° - 9° giorno di luna calante o crescente). È solo quando il cuore diventa fresco, puro e sereno come le montagne Himalayane, che avviene il vero anniversario di Krishna. Dio fa di un cuore che è puro, sacro e pieno di pace, la Sua residenza.

Dal punto di vista terreno, Krishna nacque alla mezzanotte di Ashtami. La gente considera Ashtami poco propizio. Come può essere infausto il giorno natale di una Incarnazione Divina? In realtà, tutti i giorni sono propizi e sono fatti per conferire benessere e prosperità. Dio si incarna per portare bene e protezione a tutti; perciò, l’anniversario del Suo Avvento deve essere considerato sommamente sacro.

Krishna nacque in una prigione. Tutte le guardie della prigione, che secondo le istruzioni di Kamsa avrebbero dovuto essere ben vigili, furono prese dal sonno. Soltanto Devaki e Vasudeva erano svegli al momento dell’Avvento di Krishna. Temendo il grave pericolo che avrebbe corso il neonato a causa del malvagio Kamsa, Vasudeva decise di portare il bambino in un luogo sicuro. Egli lo avvolse delicatamente in un panno, lo pose in un cesto che si mise sulla testa, ed uscì dalla prigione. Le porte della prigione si aprirono da sole. C’era un grosso temporale, e Vasudeva pregò affinché il bambino fosse protetto dalla pioggia. Per Volontà Divina di Krishna, un serpente enorme apparve e seguì Vasudeva, tenendo la sua testa aperta sopra il Bambino Divino, proteggendolo così dagli scrosci di pioggia. Quando Vasudeva giunse alla casa di Yashoda, sulla riva opposta del fiume Yamuna, era notte fonda. Poco prima, da lei era nata una bambina. Tutti, compreso suo marito, erano immersi in un sonno profondo. Vasudeva delicatamente pose il Divino piccolo Krishna di fianco a Yashoda, prese con sé la bimba nata da lei, e tornò velocemente alla prigione.

Le storie del Signore sono meravigliose e sommamente sacre in tutti i tre mondi. Esse sono come falci che tagliano i rampicanti dei legami del mondo.
Esse nobilitano ed elevano. Conferiscono beatitudine ai saggi ed ai veggenti che fanno penitenza nelle foreste.
(Versi Telugu)


Nessuno può comprendere il comportamento di Dio. Neppure Vasudeva era completamente consapevole di quanto stesse facendo. Egli portò Krishna bambino alla casa di Yashoda e prese con sé la bimba, ma fece tutto questo come fosse in trance.

Radha, che era allora una ragazzina, fu testimone dell’intero episodio che le rimase impresso nel cuore. La gente pensa che Radha fosse più giovane di Krishna e parla in termini screditanti della sua relazione con Lui. Di fatto, ella era più anziana di Krishna: 26 mesi, per essere precisi. I suoi sentimenti verso Krishna erano molto sacri, e divennero sempre più forti, di giorno in giorno.

Vasudeva ritornò in sé dopo essere rientrato nella prigione. Nel momento in cui egli entrò nella prigione, le porte si richiusero dietro di lui e si serrarono automaticamente. Non appena egli depose la bambina al fianco di Devaki, suonò la campana. Le guardie della prigione si alzarono immediatamente ed informarono Kamsa della nascita di un bambino. Kamsa arrivò prontamente alla prigione con tutti i suoi arnesi. Come aveva desiderato, egli sollevò l’infante con la mano sinistra e lo lanciò in aria. Con la spada nella destra, era pronto a decapitarlo non appena fosse caduto. Ma il neonato svanì quando fu in alto, ed al suo posto apparve una dea la quale annunciò a Kamsa che Krishna, la sua nemesi, era nato e l’avrebbe ucciso. La dea era molto potente, e nessuno poté farle alcun male. Dopo aver ammonito Kamsa circa il suo fato incombente, anch’ella svanì. Devaki rimase senza parole nel vedere questi eventi, e comprese che l’intero episodio era accaduto per volontà di Krishna. Kamsa divenne inquieto ed agitato sapendo che Krishna si trovava al sicuro e cresceva. Giorno e notte, egli non faceva altro che pensare come catturare Krishna ed ucciderlo.

Krishna cresceva con le amorevoli cure di Yashoda, e la storia è ben nota a tutti. Krishna dimostrò i Suoi poteri Divini in innumerevoli modi. Kamsa, invece, non sapeva come fare per catturarlo. Egli diede ordine che tutti i neonati di Repalle venissero uccisi. All’inizio, egli voleva che si uccidessero solo i maschi, ma in seguito cambiò idea, ed ordinò che fossero uccise anche le femmine. Egli ricorse a tali atroci azioni solo per paura. Col passare dei giorni, le storie dei giochi divini del bambino Krishna si diffusero ovunque. Gli atti di Dio sono meravigliosi e misteriosi. Gli emissari di Kamsa erano impegnati senza sosta nell’intensa ricerca di Krishna. Alla fine lo individuarono a Repalle, ed informarono Kamsa.

Si dice: Vinashakale Vipareeta Buddhi (La discriminazione viene a mancare quando si è destinati ad essere distrutti). Kamsa cominciò ad inviare numerosi potenti demoni a Repalle per uccidere Krishna, ma Egli, con i Suoi grandiosi poteri, li distrusse tutti. La fine di Kamsa si avvicinava velocemente. Egli concepì un disegno sinistro per attrarre Krishna e Balarama a Mathura ed ucciderli. Kamsa inviò i suoi messaggeri a Repalle per portare Krishna e Balarama a Mathura, invitandoli a partecipare ad un sacrificio che egli voleva celebrare; perciò, delegò Akrura, che adorava Krishna e Balarama, a persuaderli ed a portarli a Mathura.

Quando i due fratelli entrarono in città, gli abitanti di Mathura furono ipnotizzati dalle forme affascinanti di Krishna e Balarama. Essi già soffrivano molto per le frustrazioni e le angosce causate loro dalle atrocità commesse da Kamsa, e pregavano Krishna di venire in loro soccorso. Mentre Krishna e Balarama si dirigevano verso il palazzo reale, incontrarono una donna che ogni giorno forniva a Kamsa delle ghirlande di fiori. Krishna prese due ghirlande, ed i due fratelli se le misero al collo reciprocamente. Incontrarono poi il lavandaio di corte, presero le vesti di seta di Kamsa e si abbigliarono in modo regale. Incontrarono infine una donna storpia, di nome Kubja, che stava portando delle essenze e dei profumi per Kamsa. Ella aveva un aspetto orribile, con un corpo tutto contorto, ma sapeva che Krishna era Dio. Vedendo i due fratelli, fu colma di gioia e spruzzò su di loro le essenze profumate. La donna disse: ''Krishna, oggi la mia vita ha trovato compimento. Devo aver fatto grandi penitenze nel passato per aver meritato questa opportunità di servirTi.'' Ella poi pregò Krishna di raddrizzare il suo corpo. Krishna mise il Suo piede sui suoi, afferrò il suo mento e lo sollevò. Ed ecco, le sue gobbe erano sparite! Ella assunse la forma di una bella donna. Krishna dimostrò i Suoi Divini poteri compiendo molte azioni stupende, e così facendo portò sollievo a molti, mitigando il loro fato.

Venendo a sapere che Krishna e Balarama indossavano le sue vesti regali, Kamsa s’infuriò. Intanto, Kubja s’avvicinò a Kamsa e gli disse: "Oh signore, nessuno può comprendere la commedia Divina di Krishna e dei Suoi misteriosi poteri. Non tentare neppure di capire i Suoi poteri. È meglio che tu dimentichi questa faccenda." Allora, Kamsa si domandò: "Come ha potuto questa donna parlarmi con una simile impertinenza! Certamente Krishna l’ha istigata." A quel punto l’attenzione di Kamsa fu attratta da qualcun altro, e Kubja, cogliendo l’opportunità, uscì discretamente dalla scena.

Krishna e Balarama entrarono alla corte di Kamsa come due piccoli leoni. Sconfissero i lottatori di corte, quindi, in un istante, Krishna balzò sul palco dove Kamsa era seduto, lo tirò giù e cominciò a colpirlo pesantemente. Balarama, che era altrettanto forte, si unì a Lui ed insieme ridussero Kamsa a pezzi. Alla vista della raccapricciante uccisione di Kamsa, i presenti furono terrorizzati. Erano meravigliati che un ragazzetto come Krishna potesse sopprimere il valente Kamsa. C’era anche un plotone di soldati che Kamsa aveva fatto appostare per uccidere Balarama e Krishna, ma anch’essi non furono in grado di sostenere l’assalto di Krishna. Alla fine, questi caddero ai Suoi piedi, implorando pietà.

Krishna e Balarama partirono per Repalle senza che nessuno li notasse. Gli abitanti del villaggio di Repalle aspettavano ansiosamente il loro ritorno ed erano molto abbattuti, poiché non intravedevano alcun segno del loro arrivo. Madre Yashoda era molto preoccupata e si chiedeva se i suoi figli fossero in buona salute. Tutte le pastore, devote di Krishna, erano sopraffatte dal dolore e scagliavano ingiurie contro Kamsa, pensando che quest’ultimo avesse fatto del male a Krishna ed a Balarama. Tutti gli uomini e le donne del villaggio pregavano continuamente Krishna, recitando il Suo Nome. Inaspettatamente, fra la gioia e lo stupore di tutti, Krishna e Balarama apparvero in mezzo a loro. Krishna disse loro parole tranquillizzanti e così li calmò.

Kamsa aveva due mogli che – dopo la sua morte – andarono a stare con il padre, Jarasandha. Quest’ultimo era furente con Krishna ed intendeva vendicare l’uccisione di suo genero; anche altri suoi parenti presero ad odiare Krishna. Questa notizia giunse all’orecchio di Yashoda e Nanda, come pure di Devaki e Vasudeva, i quali cominciarono a preoccuparsi molto per la sicurezza di Krishna. Devaki, tuttavia, era una donna di gran coraggio ed un’ardente devota, ed è per questo che seppe superare con equanimità tutte le sofferenze inflittele da suo fratello, Kamsa. Ella era certa che nessuno potesse fare del male a Krishna, ed aveva una fede assoluta nella Sua Divinità. Poiché questi nemici non osavano sfidare Krishna direttamente, tentarono di tormentare gli abitanti di Repalle; ma Krishna accorse immediatamente in loro soccorso e scacciò i nemici.

Il tempo trascorse ed arrivò il momento del matrimonio di Krishna. Rukmini, principessa di Vidarbha, amava Krishna e voleva sposarlo, ma suo fratello, Rukmi, voleva darla in moglie a Sisupala, suo amico, e faceva preparativi in tal senso.
Krishna, consapevole di tutto ciò, elaborò un Suo proprio piano. Devaki e Vasudeva, dopo essere stati liberati dalla prigione, andarono ad abitare nella casa di Nanda e Yashoda. Nel frattempo, Rukmini - tramite un bramino - aveva inviato un messaggio a Krishna, in cui scriveva: “Krishna, non sopporto più questo dolore provocato dalla separazione da Te; mio padre ha deciso di celebrare il mio matrimonio con Sisupala, contro il mio volere. La cerimonia è fissata per domani, se Tu non arriverai prima di quel momento e non mi porterai via di qui, porrò fine alla mia vita”.

Per assecondare il desiderio di Rukmini, Krishna escogitò un piano strategico. A quei tempi, era usanza che la sposa, prima del matrimonio, offrisse uno speciale rito d’adorazione alla Deità del villaggio. Seguendo tale tradizione, Rukmini stava procedendo verso il tempio per offrire le sue preghiere. Rukmi, il suo malvagio fratello, aveva predisposto elaborati piani di sicurezza, nel timore di un attacco da parte di Krishna, e con l’occasione si era alleato con Sisupala e Dantavakra, che erano acerrimi nemici di Krishna.

Rukmini stava lentamente avviandosi verso il tempio ed era molto avvilita, perché Krishna non era venuto in suo soccorso; ella non sapeva che Krishna era pronto a salvarla e la stava aspettando all’ingresso del tempio, senza che nessuno lo avesse notato. Non appena Rukmini raggiunse l’entrata, Krishna prontamente la mise sul Suo carro e si allontanò; ne derivò, allora, una cruenta battaglia tra Krishna, Rukmi ed i suoi alleati, ma Krishna li sconfisse tutti. Poi prese con Sé Rukmini e la sposò. Krishna si era incarnato per punire i malvagi e proteggere i buoni. Sisupala, però, odiava profondamente Krishna perché gli aveva sottratto Rukmini, che doveva sposare.

Durante la Sua vita, Krishna incontrò numerose avversità; questo è il motivo per cui la gente considera il Suo compleanno come un giorno portatore di difficoltà. Sin dal momento della Sua nascita, Egli dovette far fronte a molte traversie per mano di Kamsa e, durante la Sua infanzia, anche gli abitanti di altri villaggi subirono molte sofferenze inflitte loro da Kamsa.
Krishna dovette affrontare anche le sfide lanciate contro di Lui da persone malvagie come Sisupala e Dantavakra, e persino il Suo matrimonio con Rukmini finì in una battaglia; tuttavia, Egli sconfisse tutti Suoi avversari e ne uscì vittorioso.

Nonostante l’ostilità di Sisupala, Krishna gli risparmiò la vita molte volte. Quando Dharmaraja eseguì il rito sacrificale chiamato Rajasuya Yajna, egli presentò la prima offerta a Krishna; nel vedere questo, Sisupala preso da un accesso di collera, scagliò pesanti ingiurie contro Krishna, definendolo un semplice guardiano di mucche, che non meritava certo un simile onore: “Quando nobili anziani, come Bhishma, sono qui presenti in questa assemblea, come hai potuto conferire un onore così grande ad un mandriano?” – egli chiese a Dharmaraja. Sisupala era pronto a combattere contro Krishna e gli disse:

“Pensi forse di meritare tale onorificenza perché hai rubato i sari alle pastore mentre si bagnavano nel fiume? Oppure pensi di meritarla poiché hai trascorso tutto il tuo tempo in loro compagnia? Finiscila di esaltare te stesso e tieni la bocca chiusa!”
(Versi Telugu)

Fu allora che Krishna uccise Sisupala. Molti erroneamente credono che Krishna fece uso della Sua arma divina, il disco Sudarshana, per decapitare Sisupala; ma in realtà, Egli lanciò contro di lui il piatto su cui aveva ricevuto la prima offerta del rito sacrificale. In quest’era di Kali la gente parla del disco di Vishnu e del disco Sudarshana quali armi di Krishna, ma in effetti qualunque cosa Krishna usasse, grazie alla Sua Volontà Divina, gli serviva come disco.

Krishna dovette combattere numerose guerre durante la Sua vita; ecco perché gli anziani affermano che il giorno di Ashtami, il compleanno di Krishna, sia associato a difficoltà. Krishna nacque il giorno di Ashtami, sotto la stella Rohini. È credenza comune che chiunque nasca con una tale congiunzione fra Ashtami e Rohini debba affrontare difficoltà per tutta la vita. C’è anche un'altra convinzione, e cioè che una persona di questo tipo sia l’emancipatore di una nazione.

Krishna distrusse i malvagi, protesse i giusti e stabilì il Dharma, la Rettitudine. Non pensate, quindi, che il giorno dell’Avvento di Krishna sia di cattivo auspicio; in realtà esso è sacro e solenne.

Più tardi, col passare del tempo, fu Arjuna che portò la sconvolgente notizia che Krishna aveva abbandonato le Sue spoglie mortali. La madre Kunti era molto anziana, aveva perso la vista ed i suoi arti erano diventati molto deboli; era un’ardente devota e considerava Krishna come la sua stessa vita. Ella stava aspettando ansiosamente che Arjuna si recasse da lei e le confermasse che Krishna stava bene. Arjuna andò da lei, e la chiamò con un tono sconvolto “Madre, Madre”. Kunti immediatamente gli chiese: “Figlio, dov’è Krishna? Come sta?” Arjuna, molto avvilito, rispose: “Madre, cosa posso dire? Krishna, che è nostro amico, parente, guida, guardiano e Dio, non c’è più”. All’udire quella tragica notizia, Kunti lasciò immediatamente il suo corpo mortale. Ella era una devota fervida. Dopo la dipartita di Krishna, l’intera stirpe Yadava perì a causa di una violenta battaglia, quale conseguenza di una maledizione che un Saggio aveva pronunciato contro gli Yadava stessi.

I Pandava, allora, decisero di rinunciare al mondo e di ritirarsi nelle foreste. Venne, perciò, a verificarsi una strana situazione: da un lato doveva aver luogo l’incoronazione di Parikshit, e dall’altro i riti funebri di Kunti. Mentre teneva la testa di sua madre sulle ginocchia, Dharmaraja diede istruzioni a Bhima di fare i preparativi per l’incoronazione, ed ordinò ad Arjuna di approntare quanto fosse necessario per il funerale di Kunti. Contemporaneamente, disse a Nakula e Sahadeva di predisporre le cose in modo che tutti loro potessero recarsi nella foresta. Questi tre eventi avvennero nello stesso giorno. Solo coloro che hanno un’incrollabile fede in Dio possono eseguire simultaneamente compiti del genere con equanimità. Tutto avviene secondo la Sua Volontà.

Dall’inizio alla fine, le opere di Krishna furono magnifiche, sacre, misteriose e al di là di ogni umana comprensione; non è quindi opportuno considerare infausto il compleanno di Krishna. È un giorno sommamente sacro e deve essere celebrato con immensa gioia.

C’è ora un altro punto che vorrei menzionare. Quando questo corpo vide la luce, c’era un gran caos e molta confusione fra gli abitanti del villaggio e di quelli vicini. Epidemie di colera e di peste dilagavano ovunque, e tutti avevano paura di farsi visita, o persino di bere un bicchiere d’acqua fuori casa. Tale era la situazione a quei giorni.

Ishvaramma (la madre di Sai Baba) non andava in visita nelle case altrui; anche Kondama Raju, il nonno di questo corpo, seguiva una rigida disciplina e principi rigorosi: non accettava mai niente dagli altri. A quei tempi, Io stavo con Kondama Raju, il quale non permetteva che gli altri bambini, comprese Parvatamma e Venkamma (le sorelle di Swami) mi venissero vicino, per timore che mi potessero infettare; però, Io sgusciavo fuori casa senza che lui se ne accorgesse. Quando se ne rendeva conto, mi rimproverava gentilmente dicendo: “Sathya, perché non mi ascolti? Non devi andare qua e là”. Poi egli diede istruzioni agli abitanti del villaggio di riportarmi subito a casa qualora mi avessero visto fuori, cercando in tal modo di limitare i Miei movimenti. Ma chi mai può trattenermi? Io mi aggiravo nel villaggio senza essere notato.

C’erano momenti in cui persone di dieci case diverse mi invitavano a pranzo; visitavo tutte quelle dieci case e pranzavo con loro, per dar loro soddisfazione. A volte, Karanam Subbamma, che era una fervente devota, mi chiamava dalla finestra e mi passava pacchetti contenenti cibo.

Kondama Raju non gradiva che Io facessi visita ai vicini, era molto preoccupato per la mia sicurezza e la mia salute. A quel tempo, Reddy e Karanam erano i due capi-villaggio. La moglie di Karanam si chiamava Subbamma, e la moglie di Reddy era Subbulamma; quest’ultima era gelosa poiché facevo frequenti visite alla famiglia di Karanam, perciò decise di avvelenarmi.

Un giorno venne da Me e m’invitò a casa sua, dicendo: “Babu, oggi devi venire a casa nostra per fare merenda, ti preparerò dei deliziosi vada (frittelle piccanti di farina di ceci). Vieni da solo e non dire niente a nessuno!” Quando arrivai a casa sua, ella mi servì dei vada avvelenati; conoscevo bene le sue malvagie intenzioni, tuttavia mangiai senza esitazione. Il mio corpo divenne immediatamente cianotico. La gente che mi vide corse subito da Subbamma e Ishvaramma per informarle dell’accaduto. Non solo qui, ma nella maggior parte dei villaggi, esisteva tale ostilità e malanimo. Poi la gente punì severamente Subbulamma per la sua azione malvagia.

Kondama Raju viveva in una zona tribale, e quando venne a sapere dell’incidente s’infuriò. Radunò tutta la gente e la incitò a dare una lezione a Subbulamma. Io dissi a Kondama Raju: “Nonno, poiché tu sei un anziano del villaggio, non devi ricorrere a questi sistemi cattivi; se non impedisci loro di attaccare quella donna, Io andrò a stare da lei per sempre. Sia Kondama Raju sia Karanam Subbamma seguirono il Mio consiglio e vietarono a quella gente di andare alla casa di Reddy Subbulamma. Così facendo, eliminai l’odio dalla mente della gente e lottai per ottenere l’unità nel villaggio.

Non c’era mai paura nelle mie azioni; mangiavo senza esitazione qualsiasi cosa mi fosse offerta. Un giorno, la capanna col tetto di paglia in cui mi trovavo, fu incendiata da alcuni malvagi. Forse sapete già che c’era una capanna proprio nel posto dove ora sorge il padiglione Kalyana Mandapam. Poiché la capanna andò subito in fiamme, ci fu un violento rovescio di pioggia proprio sulla capanna stessa ed in nessun altro luogo. Così tutti compresero la Mia Divinità. Da quel giorno in poi, gli abitanti di Puttaparti, Kammavaripalli, Jankampalli, ecc. cominciarono a venire da Me con venerazione, ed a cantare i bhajan nei villaggi circostanti.

Ora voglio raccontarvi qualcosa che è accaduto recentemente. Quando mi trovavo a Bangalore, si diffuse la voce che ero caduto e avevo subito una frattura. Tutti nei villaggi, anche a Puttaparti, presero a cantare regolarmente i Bhajan, pregando per la mia salute. In molti villaggi si fecero riti ed il voto di praticare una condotta di verità; in tal modo quelle persone divennero beneficiarie dell’Amore di Swami. In quel periodo non c’era nessuno che non pensasse a Swami. La Gloria di Swami si è diffusa ovunque. Quando viaggio in macchina, provenendo da Bangalore, la gente di ogni villaggio ferma l’auto e offre l’Arati. Un’altra volta, a Chikballapur la strada fu bloccata da ferventi devoti che cantavano bhajan ed offrivano la fiamma dell’Arati. Essi salutarono il Mio arrivo gridando a gran voce: “Gloria a Sathya Sai Baba!” Anche gli abitanti di Kappalabanda e Mamillakunta espressero il loro amore e la loro devozione a Swami in ugual modo.

Il dottore aveva asserito che ci voleva un anno di riposo per recuperare completamente l’anca. Io risposi che non ci sarebbe voluto un anno, e rassicurai tutti che le amorevoli preghiere dei devoti Mi avrebbero curato in un batter d’occhio. Dissi anche ai medici che non avevo bisogno di farmaci o di altre terapie, perché le preghiere dei devoti sarebbero state un toccasana per questo corpo; infatti, le preghiere dei devoti Mi hanno donato un’immensa gioia. Nonostante la frattura, ero sempre sorridente. Quando fui portato all’ospedale erano tutti in lacrime, ma Io continuavo a sorridere. I dottori che mi operarono, furono sbalorditi nel vedermi così sorridente, perché solitamente il dolore che deriva da una frattura all’anca è come quello di una scossa elettrica; ma Io non ne ero minimamente colpito, e anche adesso non ho nessun dolore. I devoti sono la Mia proprietà ed Io sono la proprietà dei devoti. Non ho alcuna paura o ansietà, ed anche in una situazione del genere, riesco felicemente ad andare in giro per il paese. D’ora in poi girerò più spesso, in lungo e in largo. Voi non dovete preoccuparvi per la salute di Swami. Io sono sempre felice e colmo di beatitudine. Possiate tutti essere sempre felici e prosperi!

Bhagavan concluse il Suo Discorso con il Bhajan, "Bhaja Govindam, Bhaja Govindam, Govindam Bhaja Moodha Mathe …"



Prasanthi Nilayam, Sai Kulwant Hall, 19 agosto 2003
Celebrazione di Krishnashtami

Tratto dal testo reso disponibile dal ‘Sri Sathya Sai Central Trust’ di P.N.