DISCORSO DIVINO

Festività di Ugadi, Capodanno Telugu

13 aprile 2002

Incarnazioni del Divino Amore!
Sin dai tempi antichi, la gente da molte generazioni festeggia "Ugadi", il Capodanno. Il popolo indiano, grazie alla forza della sua spiritualità, ha sempre conferito pace e sicurezza a tutte le nazioni. Dall'antichità sino ai nostri tempi, il motto degli Indiani è stato:

Lokâ Samastâ Sukhino Bhavantu
Possano tutti i mondi essere felici.

La condizione d'oggi, invece, è proprio l'opposto. L'uomo, da un punto di vista materiale, ha fatto molti progressi ma, moralmente, è regresso; non sa rinunciare alla ristrettezza mentale ed alla critica. Esaminandone i motivi, si potrà comprendere che solo l'egoismo e gli interessi personali ne sono la causa.

Egli non ama le persone o gli oggetti per se stessi, ma li ama solo per i propri interessi egoistici; non ama il suo lavoro ed il Paese per il loro stesso bene, ma tutti i suoi pensieri, parole ed azioni sono attivati dall'egoismo. L'uomo potrà festeggiare Ugadi, il Capodanno, nel suo vero spirito, solo quando saprà abbandonare tutte le sue meschinità mentali.

In questo giorno, la gente si alza di buon'ora, pratica le abluzioni sacre, indossa indumenti nuovi, poi mangia dolci e varie altre prelibatezze. E' interessata soltanto alla pulizia esteriore, ma non alla purificazione del cuore, macchiato da cattivi pensieri e sentimenti. E' relativamente facile fare pulizia all'esterno ed indossare abiti nuovi, ma tale non è lo spirito della festività.
La vera celebrazione del Capodanno sta nello smettere le cattive qualità, e nel purificare il proprio cuore. Il cuore umano, nel suo stato originario, è sommamente sacro, e la nascita umana è rara da ottenere.

Di tutte le forme di vita, quella umana è la più rara ad ottenersi.
Avendo conseguito una vita così preziosa, l'uomo non fa alcuno sforzo per vivere da vero essere umano. Oggi egli è soltanto un cumulo di desideri, tanto che ne è assediato, ed anela unicamente alla loro soddisfazione. Erroneamente, crede che esaudire i desideri gli conferisca felicità. Dovrebbe invece comprendere che soltanto la distruzione di questi desideri lo condurrà alla beatitudine finale. Vera felicità è assenza di desideri.

Incarnazioni del Divino Amore!
Numerose ere sono trascorse, il mondo ha subito molti cambiamenti, ma non c'è traccia di alcuna trasformazione nel cuore umano. Nel campo educativo sono stati fatti rapidi passi, tanto che la gente pensa che l'istruzione induca la trasformazione, ma - di fatto - ha solo creato ulteriore confusione. Invece di incoraggiare la trasformazione del cuore, l'educazione moderna ha favorito la perversione. L'uomo, invece di apprendere quello che dovrebbe, spreca la sua esistenza coltivando qualità bestiali, ed indugiando in azioni demoniache.

Tutto ciò è contrario alla nostra antica cultura. La cultura di Bhârat, India, dà grande importanza all'unità che sottostà alla diversità: incita a comprendere tale Principio di Unità, ed a fare ogni sforzo per redimersi.
Oggi, invece, da un lato è in aumento il numero dei cosiddetti eruditi ed intellettuali che frazionano l'unità nella diversità; dall'altro, è in declino il numero delle anime nobili che riconoscono l'unità nella diversità.

E' davvero una gran sfortuna che gli Indiani stessi non abbiano compreso quanto sacra e nobile sia la loro cultura. Il vero modo di vivere di Bhârat è di preoccuparsi del benessere di tutti, e di essere contenti soltanto nel dare gioia e felicità agli altri. Oggi, l'uomo non possiede una simile apertura mentale, ed è incapace di comprendere ed esperire le sue innate nobili qualità.

Il tempo è sommamente sacro e prezioso. Ognuno di voi deve esaminarsi, facendo un'introspezione, e chiedersi se fa buon uso del tempo a sua disposizione. Una volta trascorso, il tempo è perso per sempre, ed il futuro non è nelle vostre mani. L'uomo deve, quindi, fare un uso appropriato del presente. Ecco qual è l'insegnamento della cultura Indiana!
Il tempo è Dio; i Veda Lo salutavano come:

Mi inchino al Tempo, Mi inchino al Signore del Tempo,
Mi inchino a Colui che controlla il Tempo,
Mi inchino a Colui che trascende il Tempo,
Mi inchino all'Incarnazione del Tempo,
Mi inchino a Colui che determina il Tempo.
(Versi Sanscriti)

L'Essere Supremo ha mille teste, mille occhi e mille piedi.
(Versi Sanscriti)

Ai tempi dei Veda, la popolazione esistente sulla terra era solo di qualche migliaio, e riteneva che tutte le teste, gli occhi ed i piedi appartenessero all'Essere Cosmico. Gli uomini d'allora santificavano le loro vite, nutrendo nobili sentimenti e mantenendo un comportamento esemplare.
Gli antichi Saggi e Veggenti mettevano in gran risalto la necessità di unità e collaborazione fra tutti gli esseri umani; infatti, essi proclamavano:
Procediamo insieme, cresciamo insieme,
coltiviamo uniti la nostra intelligenza,
viviamo tutti in armonia, senza dar adito a conflitti.

Tale spirito di unità è decaduto nella società moderna, tanto che non esiste unità neppure fra i membri della stessa famiglia. L'unità è l'essenza della vita umana; solo praticando l'unità può essere conseguita la Meta Ultima dell'esistenza, ma oggi questo Divino Principio di Unità è completamente negletto.
Oh, le Sacre Anime di Bhârat!
Sinora nessuno è riuscito a comprendere appieno il valore della cultura indiana. Gli Indiani sono dotati di potenzialità illimitate, ma sono inconsapevoli della loro possente forza.

L'uomo aspira alla felicità; per conseguire gioia permanente, egli studia i testi sacri, ascolta le parole di anime nobili, intraprende pellegrinaggi, e pratica diverse discipline spirituali, quali penitenze e meditazioni: ma niente di tutto ciò gli potrà conferire beatitudine.
In ogni essere umano ci sono cinque involucri, Pañchakoshâ (1), vale a dire:
- Annamaya kosha: l'involucro esterno fatto di cibo.
- Prânamayakosha: l'involucro di energia composto dai cinque soffi vitali.
- Manomayakosha: l'involucro mentale costituito dal pensiero.
- Vijñânamayakosha: l'involucro dell'intuizione, costituito dall'intelligenza.
- Ânandamayakosha l'involucro più interno, composto di Beatitudine.

Sebbene l'uomo abbia in sé la beatitudine, non è in grado di sperimentarla, né di viverla. La felicità che l'uomo si procura con le comodità materiali è molto limitata; è pura stupidità pensare che le proprietà, i possedimenti e gli agi possano conferire gioia durevole ed illimitata. Niente di tutto ciò può dare vera felicità.
La vera felicità non ha limitazioni: com'è possibile conseguirla? Non si può ottenerla dall'esterno, perché essa scaturisce dal cuore. Il cuore è il luogo di residenza di Dio.
Per esperire vera felicità, l'uomo deve sviluppare una fede ferma.

Dove vi è fede, vi è Amore.

Solo se l'uomo ha in sé l'Amore, potrà praticare la retta condotta. La Rettitudine conduce alla Verità, che a sua volta conduce a Dio. Soltanto Dio vi può conferire beatitudine, Egli è la base della gioia; la Verità è la base di Dio. La Rettitudine è la base della Verità. L'Amore è la base della Rettitudine. La fede è la base dell'Amore.
Oggi, l'uomo non ha fiducia in se stesso; sprovvisto di fede, può essere paragonato ad un individuo defraudato del proprio respiro: chi è senza fede è come un morto vivente. Gli antichi Saggi e Veggenti davano grande importanza alla necessità di avere fede; ma oggi la gente è cieca, perché ha perso gli occhi della fede.

Quali sono i due occhi dell'uomo? Uno è rappresentato da Shastra, le Sacre Scritture, e l'altro è il Dharma, la retta condotta. Oggi persino i Bramini, che si suppone debbano studiare i sacri testi, li trascurano.
Oh Bramini! (2) Vivete le vostre vite in conformità agli insegnamenti dei Veda e delle Scritture.
Oh Kshatriya! (3) Siate pronti a sacrificare le vostre vite per salvaguardare gli interessi del Paese.
Oh Ârya Vaishya! (4) Santificate le vostre ricchezze e proprietà, usandole a scopi caritatevoli.
Oh Shûdra! (5) Prendetevi cura dell'agricoltura, e conducete una vita felice.

Invece di adempiere il proprio dovere, l'uomo spreca la sua vita in meschini perseguimenti e non sa, quindi, godere neppure di una minima frazione di pace e felicità.
La gratitudine è la virtù più importante per un uomo. Mentre pratica Sûryanamaskâra, il "Saluto al Sole", le prostrazioni rituali al Sole nascente, l'uomo esprime numerose lodi al Dio Sole. Una fra queste recita: "Mi inchino a Colui che punisce gli ingrati". Lo splendore del Dio Sole è presente nei nostri occhi in forma sottile.

La Luna è nata dalla Mente,
ed il Sole dagli Occhi dell'Essere Supremo.
(Versi Sanscriti)

Si asserisce che il Dio Sole ritiri il Suo splendore dagli occhi dell'ingrato. Chi è privo di gratitudine, è cieco. Si deve essere sempre grati al proprio benefattore, e gli si deve dimostrare gratitudine, anche a costo della propria vita.
Dio aiuta l'uomo in innumerevoli modi, ma questi non gli mostra alcuna gratitudine, anzi è solo impegnato in conseguimenti egoistici. Come può uno così stolto chiamarsi essere umano?

Che cos'è Âdhyâtmika, Spiritualità? Non si tratta unicamente di contemplare lo Spirito Primevo, Âdhi Âtma. Spiritualità significa distruggere la propria natura animale per innalzarsi al livello Divino; invece di ascendere alla Divinità, l'uomo si degrada nell'animalità, dimenticando il suo Principio Spirituale. Egli celebra varie festività mangiando dolci, e spreca il suo tempo in sfarzo ed ostentazione. Dovete riflettere attentamente sul significato interiore di ogni festività, e celebrarla in modo appropriato.
L'uomo non è un banale essere umano, e di questo deve essere fermamente convinto, perché Dio è in lui. Solo allora la sua natura animale potrà essere soggiogata; avendo, invece, negletto la sua natura umana, egli è solo bestiale.
Voi potete appartenere a qualsiasi paese, religione, razza, casta, o sesso, ma dovete attenervi strettamente alla vostra umanità. Non sprecate tempo prezioso intrattenendo nella mente fini egoistici.

Una volta il Signore Nârâyana incaricò Nârada di ricercare un vero devoto che trascorresse il suo tempo in modo sacro. Il Saggio chiese al Signore quali dovessero essere le qualifiche di un vero devoto. Il Signore replicò: "Vero essere umano è colui che ha un cuore puro, vero devoto è chi recita il Nome di Dio con un cuore puro. Può essere impegnato nelle attività del mondo, ma non vi deve essere attaccato; la sua mente deve essere costantemente concentrata su Dio. Stolto è colui che non pensa a Dio".

Allora Nârada osservò: "Swami, io canto il Tuo Nome con tutto il cuore, in ogni momento ed in ogni circostanza. Non c'è istante in cui non Ti ricordi. C'è devoto più grande di me?" Pensando di essere il devoto più grande, Nârada lasciò crescere in sé sentimenti egoistici. Il Signore Nârâyana rispose: "Nârada! Ci sono molti devoti come te, li trovi ovunque, in ogni casa; ma questa non è vera devozione.
Come il cibo assunto viene digerito nello stomaco e la sua essenza sottile è fornita a tutte le membra del corpo, così quando tu riempi il cuore del Nome Divino, il suo effetto si deve estendere agli occhi, alle orecchie, alla lingua, alle mani, ai piedi, ecc. Quando il sacro effetto del Nome Divino si estende agli occhi, svilupperai una visione sacra. Similmente, tu pronuncerai sacre parole, ed i tuoi piedi ti condurranno in luoghi sacri. Un vero devoto santificherà, quindi, tutte le sue membra in sacre attività". Il Signore Nârâyana disse a Nârada di andare in cerca di un devoto dotato di quelle qualità.

Il Saggio girò per il mondo intero, ma il suo ego gli impedì di riconoscere un altro devoto superiore a lui. Sulla via del ritorno, in una foresta, egli s'imbatté in un uomo tribale che, seduto sotto un albero, cantava il Nome Divino, mentre nella sua mano brandiva un'enorme spada. Nârada, incuriosito, gli chiese: "Posso sapere chi sei?" L'uomo rispose: "Signore, sono un cacciatore ed un ardente devoto di Dio". Nârada continuò: "Se sei un devoto, perché tieni in mano una spada del genere? Chi hai intenzione di uccidere?" Il cacciatore replicò: "Signore, voglio uccidere quattro persone, e la prima è Draupadî (6)".
Nârada rimase sconcertato nell'udire quelle parole. "Non sai che Draupadî recitava costantemente il Nome del Signore Krishna? Tanto che Krishna, compiaciuto della sua devozione e del suo abbandono a Lui, le andò in soccorso per proteggere il suo onore, quando i Kaurava tentarono di spogliarla nella pubblica corte. Perché vuoi uccidere una così gran devota?"

Il cacciatore rispose: "Indubbiamente, era una devota; ma chiamò Krishna, proprio mentre stava assumendo il pasto. Immediatamente, il Signore trascurò il cibo e si precipitò in suo soccorso. Voglio ucciderla, poiché è responsabile del fatto che il mio Signore quel giorno non poté mangiare". - "Chi è poi la seconda persona che intendi uccidere?" - Chiese il Saggio. Il cacciatore replicò: "Il Signore non riusciva a mangiare ed a riposare tranquillamente, perché Prahlâda (7) cantava sempre il Suo Nome, richiedendo continuamente il Suo aiuto. Mentre stava per essere calpestato dagli elefanti, egli invocò il Signore per essere salvato. Per poterlo proteggere, il Signore dovette assumere su Se stesso il dolore di essere schiacciato dagli elefanti. Poiché fu causa di grande sofferenza per il mio Signore, voglio ucciderlo.
La terza persona è Mîra (8), la quale recitava incessantemente il Nome di Giridhâri, Krishna; perciò, tutte le punizioni inflittele dalla suocera, dovettero essere sopportate dal Signore stesso. Quindi, anch'essa deve essere uccisa".

Il Saggio poi chiese: "Chi è allora la quarta persona?" - "C'è un uomo di nome Nârada che porta sempre con sé un Tanpura (strumento musicale) e continua a cantare il Nome di Nârâyana. La sua, però, è una devozione intesa a fini egoistici, e non certamente una devozione colma di puro Amore per Dio. Anch'egli deve essere ucciso". Nârada si spaventò e non volle protrarre oltre la conversazione con quell'uomo; capì però che il suo ego era responsabile dell'accaduto.

Si recò immediatamente dal Signore Nârâyana e gli fece un resoconto dettagliato del suo incontro con il cacciatore: "Swami, secondo quell'uomo, persino coloro che recitano il Tuo Nome incessantemente sono malvagi". - Il Signore Nârâyana rispose: "Nârada, ti sbagli. Ciò riflette unicamente l'intensità dell'Amore che quell'uomo nutre per me. Egli è un vero devoto che considera la felicità di Dio come la propria, vuole rendere il Signore sempre felice, e non vuole causargli alcun disagio né fisico, né mentale. Solo colui che conferisce felicità al Signore è un vero devoto".
Tutto ciò aprì gli occhi a Nârada. "Swami, ora ho capito che tu hai messo in scena questa commedia per schiacciare il mio ego".

La cultura indiana insegna molte storie sacre per divulgare il messaggio di Dio all'umanità.
Non provocate mai angustie a Dio; se gli causate dispiaceri, essi si ripercuoteranno su di voi. La felicità di Dio è la vostra felicità e viceversa. Dovete comprendere l'unità esistente fra voi e Dio: "Io e Dio siamo uno". Sviluppate tale spirito di unione.

Oggi la maggior parte dei devoti sono egoisti: la loro devozione è Svârtha, riflette solo i loro interessi personali ed egoistici; sono preoccupati solo della loro felicità e non di quella del Signore. Dio è l'Incarnazione dell'Amore. Tale Divino Amore è presente in tutti. Dovete fare in modo di mantenerlo sempre puro, e di condividerlo con tutti. Ecco ciò che Dio si aspetta da voi.
Sin dall'antichità, gli Indiani hanno condiviso la loro sacra cultura con il resto del mondo, e mai hanno considerato Dio come un'entità separata. Essi credevano con piena fede nel detto Vedico:

L'Essere Supremo ha mille teste, mille occhi e mille piedi.
(Versi Sanscriti)

Ciò non significa che vi sia qualcuno con mille teste, bensì significa che tutte le teste sono Sue. Dio è in tutti, risiede in ogni cuore. Non confinate Dio in un tempio, in una moschea o in una chiesa. Dove c'è l'uomo, là c'è Dio.

Dio è nella Forma umana.
(Versi Sanscriti)

Non comprendendo ciò, voi continuate a criticare gli altri. Chi criticate? Chi adorate? Chiedetelo a voi stessi. Dio è presente in tutti. Perciò, quando criticate gli altri, criticate voi stessi. Quando amate gli altri, amate voi stessi.
Non criticate mai nessuno.

La riverenza od il saluto offerto ad ogni essere vivente
fluisce automaticamente verso il Supremo.
La critica o l'umiliazione inflitta ad ogni essere vivente
raggiunge il Signore Supremo.
(Versi Sanscriti)

Incarnazioni del Divino Amore!
Oggi è Ugadi, l'inizio di un Nuovo Anno. Da tempo immemore, l'uomo ha festeggiato numerosi Capodanni; però, non ha mai abbandonato le sue cattive qualità.
Vero Capodanno è il giorno in cui l'uomo rinuncia alle qualità malvagie, riempie il suo cuore d'amore, e percorre il sentiero del sacrificio.
Per la festa del Capodanno, non limitatevi ad indossare abiti nuovi ed a mangiare dolci delizie. Potete certamente indossare una camicia nuova, ma per quanto tempo rimarrà tale? Domani sarà già vecchia.

Nessuno legge lo stesso giornale tutti i giorni; il giornale d'oggi diventa la carta straccia di domani. La nostra vita è come un quotidiano; una volta letto, non vi piace più rileggerlo. A voi fu data questa nascita, che è come un giornale; siete passati attraverso varie esperienze di piacere e di dolore, e questo dovrebbe bastarvi. Non chiedete ancora un altro quotidiano, un'altra rinascita. Pregate in questi termini: "Oh Signore! Tu mi hai dato questo "giornale", ed io fatto le esperienze di questa vita. Non voglio avere un'altra nascita".

Âdi Shankâra (9) affermò:
Oh Signore! Sono prigioniero del ciclo
delle nascite, delle morti e del tempo.
Dover sperimentare nuovamente il dolore
di essere nel grembo materno!
E' molto difficile attraversare quest'oceano.
Ti prego fammelo attraversare, e concedimi la Liberazione.

Shankâra, pur essendo un grande dotto ed esperto in tutte le forme di conoscenza, divulgò il sentiero della devozione. Una volta, mentre stava procedendo verso il fiume Gange con i suoi discepoli, notò un uomo seduto sotto un albero che cercava di imparare a memoria le regole della grammatica sanscrita di Panini, e ripeteva: "Dukrun Karane". Shankâra, che a quel tempo era molto giovane, s'impietosì nel vederlo, gli si avvicinò e gli disse:

Oh Stolto! Canta il Nome di Govinda!
Le regole della grammatica di Panini
non verranno in tuo soccorso,
quando la fine si avvicinerà.

Shânkara fu l'autore di numerosi testi Vedantici, ma alla fine anch'egli seguì il sentiero della devozione. La recitazione del Nome del Signore è la via più facile per conseguire la Liberazione. Tale fu il suo insegnamento. Oggi ci sono molte persone che ripetono il Nome Divino, tuttavia non ne sperimentano l'essenza.
Che vantaggio c'è nel nascere e rinascere? Molte cose accadono in questo mondo, l'uomo compie attività diverse, ed ha numerose esperienze, ma qual è lo scopo di tutto ciò? Egli è incapace di gioire della beatitudine permanente.

Non potrà ottenere beatitudine eterna:
Non con la ricchezza, non con l'azione,
non con lo studio dei sacri Testi,
né con il Darshan, il tocco, o la conversazione con anime nobili.
L'uomo potrà avere la visione di Dio e conseguire beatitudine, solo quando purificherà il suo cuore.

Amate tutti, convincetevi che Dio è presente in tutti, e rendete tutti felici. Solo allora potrete avere felicità. Vi sarà impossibile ottenere la felicità se rendete gli altri infelici.
In occasione di questo Capodanno, proponetevi fermamente di purificare il vostro cuore. Il passato è passato e non può essere recuperato. Quando camminate, dovete guardare la strada davanti a voi; qual è lo scopo di guardare all'indietro? Non c'è motivo di stare a covare il passato. Analogamente, il futuro è incerto. Chi vi garantisce che sarete vivi domani? E allora, perché preoccuparsi del futuro?
Vivete nel presente che non è un presente ordinario, bensì è onnipresente, perché i risultati del passato come pure il futuro sono in esso contenuti. Perciò, se fate un buon uso del presente, potete essere certi che il vostro futuro sarà sicuro e sano.

Incarnazioni del Divino Amore!
Oggi è il Capodanno nello Stato dell'Andhra Pradesh, domani sarà il Nuovo Anno per il Tamil Nadu e per il Kerala; così in un anno ci sono numerose festività. Voi dovete celebrarle, comprendendo e sperimentandone il significato vero.
Iniziate da questo preciso momento e proponetevi di condurre una vita nuova, purificate il vostro cuore, eliminando cattivi pensieri e qualità malvagie. Solo allora la vostra vita sarà felice. Non serve leggere testi sacri, o recarsi in visita presso anime nobili, se prima non avete purificato i vostri cuori. Fate che i vostri pensieri, parole ed azioni siano sacri. Ecco il vero scopo di festeggiare il Capodanno.

Domani è l'Anno Nuovo per il Tamil Nadu e molti sono arrivati qui da Madras e da altre località. Madras non è nuova, da molto tempo è un importante centro per l'India.
Successivamente, a causa di varie iniziative politiche, furono formati stati diversi, ma Io non faccio differenze.
Tutti sono uno, siate equanimi con tutti. Questo è il mio ideale.

Attualmente, la popolazione di Madras soffre per la scarsità d'acqua potabile. I ricchi possono permettersi di comperare l'acqua e di dissetarsi; ma i poveri? Essi bevono acqua inquinata e si rovinano la salute. Perciò, ho deciso - anche in considerazione delle generazioni future - di fornire loro acqua potabile pura, affinché possano condurre una vita sana e felice.
Per questo motivo, Chakravarthy, Segretario del Central Trust, Srinivasan di Madras, Presidente di tutte le Organizzazioni Sathya Sai dell'India, ed Indulal Shah di Bombay, Presidente del Consiglio Mondiale Srî Sathya Sai, si sono recati in visita presso la Banca Mondiale ed hanno illustrato ai responsabili le attività di servizio da noi intraprese; hanno comunicato che tutte le nostre attività sono orientate al servizio umanitario, e che noi non ci aspettiamo nulla in cambio.

Essi hanno ripetuto, proprio come pappagalli, le parole che Swami aveva detto loro di riferire. I responsabili della Banca Mondiale ne sono rimasti enormemente impressionati ed hanno affermato di non aver mai visto in nessuna parte del mondo simili attività caritatevoli, svolte da un'organizzazione di servizio. Sono stati contenti nell'apprendere che Sathya Sai Baba intende fornire acqua potabile ad un centro così distante come Madras, e hanno dichiarato di essere d'accordo ad assumersi tutti i costi di questo progetto. Proprio oggi, in questo sacro giorno di Ugadi, verso le sette del mattino, prima di uscire per il Darshan, abbiamo ricevuto una telefonata con cui ci hanno comunicato questa notizia.

Se i sentimenti sono sacri, anche il risultato sarà sacro. Essi ci hanno detto: "Non preoccupatevi per la ricerca di fondi, non c'è più bisogno che veniate nuovamente a farci visita. Siamo disposti a darvi tutto il denaro necessario per l'esecuzione del progetto". Dimostrando una grande apertura di sentimenti, si sono fatti avanti per offrire il loro aiuto.

Qualsiasi iniziativa intrapresa con un cuore puro e sacro, è destinata ad avere successo. Io ne sono la prova vivente. Non c'è traccia di egoismo in nessuna delle attività da me svolte. Qualsiasi cosa faccia, è per il bene dell'umanità; ma molti neppure si sforzano di capirlo e pensano che lo faccia con delle aspettative. Io non mi aspetto niente da nessuno, né ricavo alcun vantaggio da ciò. Ne derivo una sola unica gioia: sono felice quando tutti sono felici.

Poiché voi asserite di essere devoti Sai, dovete seguire rigorosamente il sentiero di Sai, rendendo tutti felici. Se voi seguite le mie orme, conseguirete sacri risultati ed otterrete buona fama.
Essendo devoti Sai, dovete abbandonare l'egoismo e dedicare le vostre vite al benessere della società. Colmate le vostre vite di Amore. Smettete di criticare gli altri. Offrite i vostri rispetti persino a coloro che vi odiano. L'odio è una qualità ignobile, e causerà la vostra rovina. Non date spazio all'odio. Coltivate Amore, aiutate i poveri ed i bisognosi al massimo delle vostre possibilità.
Aiutate sempre, non fate mai del male.

Il Saggio Vyâsa ha condensato l'essenza dei diciotto Purâna (10) in due frasi:

Si ottengono meriti aiutando il prossimo,
e si commette peccato nell'infliggere dolore agli altri.

Se voi aiutate gli altri, riceverete aiuto dieci volte di più. Se fate loro del male, vi saranno inflitte sofferenze dieci volte tanto. Tenete questo bene a mente.
In questa sacra ricorrenza, colmate i vostri cuori d'Amore, e svolgete sacre attività.

Bhagavân ha concluso il Suo Discorso con il Bhajan: Prema Mudhita Manase Kaho ...



Brindavan, Whitefield,13.04.2002
Sai Ramesh Krishna Hall


Note:

1) Pañchakoshâ - I cinque differenti involucri che racchiudono l'Âtma, il Sé, e costituiscono la struttura umana.
2) Brâhmana, o Bramino - Un appartenente alla prima delle quattro caste Indù, quella dei sacerdoti. Colui che
è stabilito nella contemplazione di Dio, ed aiuta gli altri nel progresso spirituale e morale.
3) Kshatriya - Un appartenente alla seconda delle quattro caste, quella dei militari, dei giudici e dei politici.
4) Ârya Vaishya - Un appartenente alla terza casta; chi si dedica ad attività economiche; colui che immagazzina
e fornisce alla gente i mezzi per una felice vita materiale.
5) Shûdra - Un appartenente all'ultima delle quattro caste, quello dei produttori e dei braccianti. Colui che pone
le fondamenta del benessere umano con attività di servizio e che fornisce forza e vigore.
6) Draupadî - La principessa reale moglie dei cinque fratelli Pândava.
7) Prahlâda - Il devoto e virtuoso figlio del tirannico sovrano Hiranyakashipu, il quale sottopose il figlio
a malvagie persecuzioni e crudeltà.
8) Mîra - Una Santa vissuta nell'India settentrionale nel XVI secolo che espresse in canti d'intenso amore per il Signore,
la sua grande devozione a Krishna.
9) Appellativo di Shankârachârya - (788-820 d.C.) Uno dei più insigni Maestri Spirituali indiani. Interpretò molti testi
sacri dal punto di vista della non dualità, Advaita, la scuola filosofica che sostiene l'esistenza di un'unica Entità,
l'Assoluto, l'Uno senza un secondo.
10) Purâna - Raccolte di storie antiche relative alle relazioni tra Dio e gli uomini.