DISCORSO DIVINO

Dasara Sandesh

19 ottobre 1999

Il Culto della Perfezione:

unica vera liturgia

Baba canta:

Come un corso d’acqua che scorre giù per la collina,

il coraggio emerge dal cuore di una persona che ha Fede in Dio.

Questo Principio è il più grande e il più nobile,

come l’Himalaya è il re delle montagne.

O uomo, come puoi aspettarti di realizzare la Divinità e le tue aspirazioni,

senza capire e sperimentare il Principio dell’Amore,

che è la Forma stessa di Dio?



Fin dai tempi più antichi, in questa sacra terra d’India, le persone sperimentano la Beatitudine seguendo le tradizioni vediche e compiendo sacrifici rituali. Attraverso la pratica della tradizione vedica, le persone hanno dimostrato l’unicità della pratica, l’unicità dell’adorazione e l’unicità dei princìpi morali.

Quattro sono i tipi di culto prescritti dalla tradizione vedica: Satyavati aradhana, Anyavati, Angavati, Nidanavati.



1) La prima di queste quattro forme di culto è Satyavati aradhana. Che cos’è? Questo tipo di adorazione è stato creato per dimostrare che Dio esiste ed è presente in ogni atomo della Creazione, come la dolcezza è presente nello sciroppo e il burro nel latte. Satyavati aradhana significa che Dio è presente in ogni cosa, in ogni forma, in ogni sentimento, in ogni azione, in ogni essere, in ogni animale. In questo tipo di adorazione i cinque elementi sono divisi in cinque categorie differenti: Terra, Acqua, Fuoco, Aria ed Etere; ognuno di questi elementi viene adorato in modo diverso.



Il primo elemento è la Terra. Nella tradizione vedica, nella cultura antica, la terra viene chiamata Bhudevi,[1] Madre Terra. Su questa Madre Terra poggiano montagne grandi e pesantissime; su questa Terra ci sono vastissimi oceani e non solo oceani, ma anche dense foreste, villaggi e città. Ed è la Madre Terra che porta tutto questo peso. Pur sopportando il peso di tali enormi montagne, la Terra non si muove, né vacilla, nemmeno di un millimetro.



Questa Madre Terra viene chiamata Satyavati, poiché essa sopporta il peso di tutto ciò che noi possiamo vedere. In ogni piccolo spazio, in ogni organo, in ogni forma, in ogni senso e in ogni essere, i saggi dei tempi antichi vedevano la forma, la manifestazione di Satyavati.

Nello stesso modo in cui, quando viene proiettato un film, lo schermo è contemporaneamente sia il supporto che parte integrante dell’immagine, Dio è il supporto primo, il fondamento del mondo; senza queste fondamenta, non sarebbe possibile vedere il mondo, proprio come non sarebbe possibile vedere le immagini del film senza il supporto dello schermo. Satyavati aradhana è presente in ogni cosa, in ogni forma, in ogni sentimento, in ogni azione, in ogni cosa visibile, in tutta la materia mobile e immobile, così come il burro è presente nel latte. Satyavati è il metodo di adorazione dell’onnipresente esistenza di Dio.



2) Il secondo metodo di adorazione è Anyavati. Anyavati analizza i cinque elementi separatamente. Si giunge a supporre che l’udito, il tatto, la forma, il gusto e l’olfatto siano differenti dai cinque elementi, mentre ognuno di essi prende la forma di una di queste facoltà. Dall’unità di Dio rappresentata da Satyavati, la Madre Terra, emerge Anyavati, la Sua pluralità. Mentre infatti Satyavati rappresenta l’unità del tutto, Anyavati rappresenta Dio nella diversità. Gli antichi saggi credevano che ogni elemento fosse la forma di un deva (un Dio gerarchicamente minore), come per esempio Agnideva (il Dio del Fuoco), Vayudeva (il Dio del Vento), Bhudevi (la Dea della Terra) e Gangadevi (la Dea dell’Acqua). Ad ogni elemento venne data la forma e il nome di un deva o di una devi, di un dio o di una dea. Da Satyavati deriva Anyavati con la sue cinque parti (elementi).



Gli Indiani persino ai giorni nostri dicono: «Namaskar [2] a Te, Bhudevi»; oppure esclamano: «O Vayudeva, namaskar»; o ancora: «O Agnideva, namaskar!». In questo modo essi rendono omaggio e adorano ogni elemento nella forma di una divinità.



3) Il terzo metodo di adorazione è Angavati. Angavati si riferisce alla descrizione straordinaria di Dio nelle Sue innumerevoli forme e nomi. C’è, per esempio, Pinakapani (colui che possiede l’arco detto Pinaka). Di chi si tratta? Di Shiva! Rama viene chiamato con il nome Kodanpani (colui che possiede l’arco Kodanda). In questo modo, in base all’arma brandita, gli antichi saggi descrivevano ogni Divinità. Ogni Divinità possiede degli oggetti, che i saggi erano soliti adorare come facenti parte di esse.



4) Nidanavati. Che cos’è? Come dovremmo praticare questo tipo di adorazione? Nidanavati sono le nove vie della devozione: Sravanam (l’ascolto), Kirtanam (il canto), Visnusmaranam (la contemplazione), Padasevanam (il servizio ai Piedi di Loto), Vandanam (il rispetto), Arcanam (l’adorazione), Sneham (l’amicizia), Dasyam (il servizio), Atmanivedanam (l’abbandono).



I rishi dei tempi vedici pregavano Dio con queste nove forme di adorazione. Essi facevano i rituali in questo modo, dimenticando sé stessi e vivendo in beatitudine. Voi tutti siete a conoscenza che la spiritualità non si trova solo in India. In Italia, per esempio, c’era una persona che costruiva violini. (Swami, al traduttore: «Come si chiamava? Qual era il suo nome?». E il traduttore: «Antonio»).[3] Impiegava un anno intero per costruire un solo violino. Tutti i suoi amici gli chiedevano: «Che cosa significa tutto questo, o pazzo! Stai buttando via tutto il tuo tempo. Se impieghi un anno intero per costruire un solo violino, in che modo puoi vivere?». Antonio rispondeva (allo stesso modo con cui ha inizio la Isa Upanisad):



«Tutto è perfetto.

Questo è perfetto, quello è perfetto.

La perfezione nasce dalla Perfezione.

Purnam

– la Pienezza, la Completezza, la Perfezione – è la base;

tutto ciò che esiste è Perfezione.

Dalla Perfezione deriva la Perfezione.

Quando la Perfezione viene sottratta dalla Perfezione,

ciò che rimane è ancora Perfezione.»



«Dio è l’Incarnazione della Perfezione – disse – e io devo soddisfare totalmente una tale Forma di perfezione. Bisogna dare piena soddisfazione a questa Incarnazione della Perfezione. Se non dovessi soddisfare pienamente Dio, incarnazione della perfezione, il mio lavoro sarebbe inutile.»



Dio, dunque, è l’Incarnazione della Perfezione. Potete vedere perciò come un umile liutaio di quei tempi adorasse Dio con una fede così piena e completa. Di conseguenza, se vogliamo adorare Dio, il quale è il Perfetto in toto, se vogliamo dare beatitudine a Dio, dobbiamo adorarLo con Amore totale e completo.



La perfezione sorge dall’amore. L’amore è l’incarnazione di tutte le forme. L’Amore è il nome di Dio. Niente è più grande dell’amore e questa perfezione può essere sperimentata e adorata solo attraverso l’amore. Noi pensiamo di adorare Dio recitando Kesavaya svaha, Madhavaya namah, Narayanaya namah. Tutti questi nomi non sono necessari: un solo Nome pronunciato con tutto il cuore e con amore totale è sufficiente. Perché voler recitare dieci nomi al secondo? Questa è solo quantità. Vera devozione è recitare un solo Nome con tutto il cuore e con amore completo e perfetto. Questa è qualità. Dio chiede qualità, non quantità.







In India, fin dai tempi più antichi, vengono praticati numerosi yajña (riti sacrificali). Che cosa significa yajña? Significa adorare la Forma di Visnu,[4] offrire tutto a Lui. Ma che cosa va offerto? Potreste credere che a Dio vadano offerti oggetti preziosi. No, no, no! Ciò che va offerto a Dio è la qualità del cuore. Di conseguenza, non trattenete cattive qualità dentro di voi; non si devono compiere, né lasciare che sorgano pensieri cattivi. Offrite a Dio, invece, dei buoni pensieri, delle buone azioni, un buon comportamento. È sufficiente. Quando si offrono buone qualità a Dio, yad bhavan tad bhavati: «come ci si sente, così si ottiene.» Significa che, quando offriamo a Dio buone qualità, il frutto che otterremo sarà della stessa qualità di ciò che siamo. Infatti, se voi offrite un intelletto negativo a Dio, le conseguenze si riverseranno su di voi; se Gli offrite sentimenti cattivi, avrete indietro solo sentimenti cattivi.



Perciò, se desiderate Dio, dovete offrirGli solo cose buone; se desiderate avere buoni risultati, dovete avere solamente buoni sentimenti. Purtroppo gli uomini d’oggi pensano una cosa, ne dicono un’altra e ne fanno un’altra ancora. Tale comportamento non è l’offerta giusta. I mahatma sono coloro che hanno unità in pensiero, parola e azione.

Fin di tempi più antichi, l’adorazione veniva fatta secondo il metodo Satyavati, che significa “unità della Forma Universale”. Infatti Dio è Uno, anche se i saggi si riferiscono a Lui con molti nomi. Per dimostrare la verità che Dio è solo Uno non dovremmo dividerLo nei molti. Dobbiamo accettare la diversità come unità. Questo è il tipo Satyavati di adorazione.



Che cos’è la verità? Verità è ciò che non cambia; è ciò che non soggiace al cambiamento in nessuna situazione, sotto nessuna influenza di spazio e di tempo. La verità è immutabile in tutti e tre le dimensioni del tempo, passato, presente e futuro. Questa è la ragione per la quale gli antichi la chiamavano adorazione Satyavati. Significa che il Dio di Verità (Satya) è in ognuno. Non è importante quale tipo di persona si stia guardando, poiché Dio splende in ognuno sotto forma d’amore. Quando la qualità dell’amore è nel vostro cuore, vi trasformate nell’amore stesso.



Com’è possibile odiare, quando c’è amore in voi? Per questo si dice che adorare Dio senza traccia di odio è il vero metodo di adorazione Satyavati. Advesta sarvabhutanam (si legge in Bhagavad Gita XII, 13): «Non odiate nessuna creatura vivente.»



Il 24 novembre 1926 Aurobindo si alzò e, quel giorno, ruppe il suo silenzio. Egli organizzò un grosso meeting nel quale dichiarò: «Oggi è il 24 novembre 1926. Ieri Dio si è incarnato sulla Terra.» (applausi).



Dopo aver fatto questa dichiarazione, si richiuse nel suo silenzio. Aveva detto: «Ho interrotto il mio silenzio solo per fare questa dichiarazione.»

Il Divino solo i puri di cuore lo possono riconoscere; ma non tutti i cuori sono tanto sacri. I sentimenti puri possono sorgere solamente in coloro che possiedono un cuore pienamente sacro e puro.



Anticamente i saggi vedici che si servivano del metodo Satyavathi per la loro adorazione realizzavano la Forma della Verità ed esclamavano: «O Dio, Tu sei l’Incarnazione di tutti le Divinità, la Forma stessa della Verità.» A quel tempo rendevano omaggio a Dio con questa espressione: Tasmai nama­ karmani. «Non possiamo chiamarTi con dei nomi. Chi può darTi dei nomi? Nessuno ha l’autorità di dare dei nomi a Dio. Solo Tu puoi attribuire dei nomi a Te stesso.» E pregavano Dio in questo modo. Per mezzo di rituali e di sacrifici davano prova dell’esistenza del Divino. Quando l’offerta del fuoco viene fatta durante il sacrificio e quando vengono versate le gocce di ghee nel fuoco, ognuna di queste gocce prende una forma divina, ma nessuno cerca di capire la forma divina di quella luce, che è la fiamma.



Anche in passato alcuni dissero: «Perché fare questi rituali dei tempi arcaici? È una stoltezza che i sacerdoti vedici li eseguano: sprecano del ghee prezioso, consumandolo al fuoco.» Ma un saggio chiamato Amanaya Vachaspati, grande conoscitore dei Veda, intervenne con tutta l’autorità di chi aveva il grande potere di conoscere le Scritture vediche: «Chi state criticando? State criticando i sacerdoti, l’Incarnazione dei Veda, che è Dio stesso, o l’Incarnazione del rituale? Chi state criticando?». Gli risposero: «Questi sacerdoti stanno buttando via per il loro fanatismo questo prezioso ghee. La nostra critica è rivolta solo a loro.»



Amanaya rispose: «O folli! Voi siete degli stolti fra stolti. Ve lo dimostro. Se prendete quattro sacchi di semi di riso dalle vostre case e li spargete per il campo, qualcuno potrebbe pensare: “Cosa sta facendo questo pazzo? Non c’è cibo da mangiare e lui spreca quattro sacchi di semi di riso spargendoli per terra!” Non si tratta di waste, ma di test: non è uno spreco, ma una prova di Dio. Che significa? Significa che se io spargo oggi quattro sacchi di semi di riso sul campo, fra tre mesi ne raccoglierò quaranta. E questo è lo stesso procedimento del sacrificio. Con ogni offerta di ghee il nome di Dio viene ripetuto; la Divina Forma del mantra pronunciata si sprigionerà così nell’aria insieme all’offerta prendendo la forma di suono, diffondendosi ovunque e purificando tutti i suoni cattivi e le vibrazioni negative. Queste onde sottili, insieme al mantra stimolano onde elettroniche. Perciò, la concretizzazione del mantra (ossia le onde elettroniche) non è qualcosa che rimane in un solo posto ma qualcosa che viaggia ovunque.»



Facciamo un piccolo esempio:



Se c’è un programma radiofonico trasmesso da Delhi, tutto ciò che viene detto si diffonde per tutta l’India. Com’è possibile? È possibile grazie alle onde elettromagnetiche. Allo stesso modo le offerte che vengono fatte dai bramini e i mantra che vengono pronunciati nei riti sacrificali, si diffondono in ogni luogo. Questo prende il nome di adorazione Satyavati, che significa Incarnazione di tutte le forme divine.



Dio è l’Incarnazione della Perfezione totale. Egli è al di là di ogni descrizione. A un tale Dio totalmente perfetto dobbiamo un’adorazione pienamente perfetta. Anche Antonio, costruendo violini, comprese la perfezione di questa natura e offrì alla Piena Perfezione tutto il suo tempo, utilizzandolo alla perfezione. Ciò significa che, poiché Dio è l’Incarnazione della totale Perfezione, ciò che dobbiamo offrirGli è perfezione, in qualunque cosa facciamo. Non dovremmo offrirGli lavori part time, ma lavori a tempo pieno e tutto ciò dovrebbe essere fatto con Amore totale e perfetto. Dovremmo offrirGli un lavoro totale e perfetto, svolto mediante azioni perfette. Solo questo può essere considerato adorazione Satyavati.



Satyavati è qualcosa che non si distingue dalla Verità. In tale adorazione non può entrare nemmeno una frazione di falsità, poiché, quando la menzogna s’insinua, inizia la perversione del Sé; quando la perversione inizia, avviene la caduta dell’individuo. Le azioni che un uomo compie oggi, diventeranno le tendenze di domani; le tendenze di domani, diventeranno le abitudini del dopodomani; queste ultime diventeranno poi per l’uomo azioni naturali.

Dove si trova quindi ciò che è spontaneo, naturale? Si trova in ogni singola azione che l’uomo compie (quando l’azione non è contaminata dalla menzogna, Ndt). La naturalezza non è artificiale ma è l’essenza della verità.



Per essere incarnazioni di verità, fin dai tempi antichi si eseguiva il rituale vedico chiamato Veda Purusa Saptaha Jñana Yajña.[5] Veda Puruna è l’Essere supremo dei Veda: è Colui che sostiene i Veda, essendo questa la Sua natura. Il rituale dovrebbe essere compiuto per sette giorni; infatti, saptaha significa “sette”, che si richiama ai Sette Saggi (Saptarsi).[6] Questo rituale attraversa i sette mari ed i sette suoni; in esso sono comprese le sette forme, i sette suoni, le sette onde e i sette colori.



Molti di voi sanno suonare l’armonium: sa-ri-ga-ma-pa-da-ni-sa.[7] Voi dite otto note, ma non sono otto! Sa-ri-ga-ma-pa-da-ni: sono solo sette. Infatti la nota sa che mettete alla fine, è solo una ripetizione della prima. Sa-ri-ga-ma-pa-da-ni , questi sono i sette suoni (note) dai quali sono emersi i Sette Saggi (Rishi). I Sette Saggi dissero a Valmiki: «Mio caro, poni fine alle tue cattive azioni.» E Valmiki chiese: «Che peccati sto commettendo?». I Saggi risposero: «Tu sei un grande peccatore e tu solo sperimenterai le conseguenze del tuo agire.»

Valmiki affermò: «Oh, no! Tutte le cose che io rubo vengono godute anche da mia moglie e da mio figlio.» I Saggi gli spiegarono: «Il semplice fatto che ne usufruiscano non li rende colpevoli di peccato. Tu solo ne sei la causa, tu sei colui che agisce, di conseguenza i risultati sono tuoi.»



Valmiki rispose: «Va bene; voi siete saggi e ciò è quanto mi dite voi; perciò, andrò a casa e indagherò su questa verità. Non andatevene, aspettatemi qua.» I Saggi risposero: «Noi siamo i Sette Saggi e ti promettiamo di rimanere qui finché non tornerai. Va’, fa’ la tua ricerca e poi ritorna.»



Valmiki andò a casa e chiese alla moglie e al figlio: «Voi mangiate tutte le cose che io porto a casa, perciò anche voi siete complici del mio peccato.» La moglie rispose: «Se tu stia commettendo degli atti peccaminosi o degli atti meritori, io non lo so. Noi mangiamo solamente ciò che tu porti a casa; che questo venga fatto con azioni peccaminose o meritevoli riguarda solamente te; non ha niente a che vedere con noi.»



A Valmiki si rese chiara la verità; tornò dai Saggi e si prostrò ai loro piedi, dicendo: «Ciò che avete detto è la verità. Nessuno può condividere il peccato; nessuno può condividere il merito. I peccati che ho commesso sono soltanto miei, così come i meriti. Dunque, adesso quale sarà il mio destino?». I Rishi risposero: «Ripeti il nome di Dio, pensa a Rama, canta il Suo Nome.» Dopo che i Saggi ebbero detto questo, Valmiki si sedette e cominciò a ripetere: «Ram, Ram, Ram, Ram,…». Il nome di Rama si sprigionò dal suo cuore e il fulgore emerso da quel cuore si manifestò e divenne splendore sul suo viso. Gli effetti di ogni nostro pensiero si sprigioneranno dal nostro cuore e si rifletteranno sul nostro viso.



Incarnazioni dell’Amore,

nessun problema verrà affrontato da colui che pensa costantemente a Dio. Ma alcuni pensano: «Noi stiamo pensando a Dio incessantemente: perché dunque i nostri problemi persistono?». Non è così, non è così! I problemi si riducono! Che ne sapete voi del numero di problemi che sono stati dissipati? Che ne sapete di quanto avreste dovuto scontare? Voi, dunque, non vi potete render conto dell’entità degli abbuoni che gradualmente si stanno verificando nella vostra vita.



Con la Grazia di Dio, le difficoltà e le tribolazioni si vanno continuamente dissolvendo. Grazie al Nome di Dio, perfino i peccati grandi come montagne verranno distrutti. Perché non vi purificate ricordando il santo Nome di Dio? Dovreste pensare a Dio in ogni luogo, in ogni momento, in qualunque circostanza.

Come si dovrebbe fare? Con amore. Dio, che è totalmente perfetto, dovrebbe essere invocato con piena fede; solo se fatto sinceramente, si otterranno i veri frutti. Se, al contrario, viene fatto in modo artificiale, ciò che otterremo sarà un risultato artificiale.



Un piccolo esempio. Quando per la prima volta tornai a Puttaparthi da Uravakonda, due devoti arrivarono da Anantapur: Subbayya Shetti e Kodanda Shetti. Essi mi pregarono insistentemente cercando di portarmi con loro. Io risposi: «Non ora; verrò in futuro.» La figlia di uno di loro, poverina, non era ancora sposata. Il padre pensò: «Se Sathya Sai Baba è Dio, mia figlia si deve sposare immediatamente, altrimenti non farò mai più alcuna puja a Dio»; e continuò a pregare: «Sathya Sai Baba, se mia figlia si sposerà in tempi brevi, in questo stesso mese, io con uno schiocco di dita[8] costruirò per te una casa.» Fece questa promessa, e tutti i presenti rimasero sorpresi e dissero: «Caspita! Deve sicuramente trattarsi di una casa straordinaria!». Il mese seguente sua figlia si sposò. Il padre allora mise una noce di cocco sul piatto, si procurò dei fiori e venne a Prashanti Nilayam, al vecchio Mandir. Disse: «Swami, i miei desideri sono stati esauditi; perciò, con uno schiocco delle dita, devo oggi mantenere la mia promessa di costruirTi una casa.»



Io conoscevo il suo stratagemma, mentre tutti gli altri stavano a guardare: «Come? Che cosa farà?». C’era anche Subbamma, la poveretta, ed era così entusiasta da pensare: «Chissà che casa speciale, di sicuro stupefacente. Quest’uomo potrebbe costruire un grande palazzo per il mio Swami. Ah, come sono felice!». Il padre arrivò, offrì l’Arati con la canfora e disse: «Swami, posso iniziare e mantenere così la mia promessa?». «Certamente – gli risposi – procedi pure.»



(Swami, imitando l’uomo, inizia a schioccare le dita) L’uomo cominciò a schioccare le dita. (risate) «Questa è una parete», disse l’uomo. (Swami fa un secondo schiocco) «Questa è la seconda parete.» (Continuando a schioccare le dita) «Questo è il soffitto. Ed ora che la casa è finita...», e ruppe il cocco per inaugurarla! (risate)



Sono gli stratagemmi usati per truffare! Avete visto? Questa era la casa promessa con lo schiocco di dita! Che cosa vuol dire? Che alcuni si servono di artifizi per mantenere le loro promesse! Non c’è da stupirsi perciò se Dio, a volte, si comporta riflettendo gli stessi stratagemmi! Di conseguenza Dio non è odiato da nessuno, Dio non è amato da nessuno. Egli per nessuno è Yama, Dio della Morte; Egli non è Dio (Protettore) per nessuno. Non fa che prendere forma in sintonia con i sentimenti di ognuno.



Purandaradasa[9] disse: «Swami, Krishna! Per Kamsa[10] tu eri Yama. Per il padre di Kamsa, invece, tu eri Dio. O Dio, tu eri visto da Hiranyakasipu[11] come un demone, ma per Prahlada. Tu eri visto come Dio. Per Vibhisana tu eri Rama, per Ravana[12] Tu eri un demone.» Yad bhavam tad bhavati: «L’esperienza riflette ciò che si sente». Rama e Yama, sono la stessa cosa; Krishna e Yama, sono Uno; Visnu e Yama, sono la stessa cosa, ma, a seconda dei sentimenti, Dio dona a uno il darsan come Yama, a un altro il darsan come Rama. Lo stesso Dio viene visto da alcuni come Dio della vita, da altri come Dio della morte.



È quanto affermò anche Purandaradasa in un’altra occasione: «O Signore, Tu rifletti la personalità e la natura dei devoti e prendi forma secondo i loro sentimenti. Tu ti prendi cura della Tua Creazione.



Chi ha piantato l’alberello sulla cima della montagna, e si cura di dargli l’acqua? Chi ha dato il becco rosso al pappagallo blu? Chi ha dato i numerosi colori alle piume del pavone? O Signore, queste meraviglie sono dovute a Te solo e a nessun altro.»

Chi ha dato gli innumerevoli colori a tutte le specie di fiori che ci sono sulla Terra? Chi ha creato questi colori? Tutto è solamente una creazione di Dio. Senza tale creazione, nessuno può fare niente.



In quest’era del Kali Yuga, la gente è molto intraprendente, e per esempio sa foggiare grappoli d’uva artificiale che sembrano reali. Ma si poserà mai su di essi qualche mosca? No! Vengono creati dei bellissimi fiori di loto artificiali, ma si poserà mai su di essi qualche ape? No! Infatti le api create da Dio andranno a posarsi sui fiori di loto veri e sui grappoli di uva che Dio ha creato, e numerose mosche andranno a posarsi per succhiarne il nettare. Perciò tutta la Creazione di Dio è dolcezza, dolcezza, tutta dolcezza. La creazione di Dio è tutta dolcezza. Purtroppo una tale dolcezza divina non viene assaporata dagli uomini; essi non sentono che è dolcezza, perciò le loro ricerche su Dio sono condotte con sentimenti meschini, e questo è un grave errore.

Chi ha creato l’albero nel mezzo di questa montagna? Chi gli ha donato i rami? Chi lo ha nutrito? Chi gli dà l’acqua? Chi lo protegge? Dio è responsabile di ciò; Egli è la causa fondamentale di tutto questo. Dio ha fatto di questa creazione una creazione meravigliosa. Le storie di Dio, i misteri Dio, sono unici e i più meravigliosi. La Creazione di Dio è piena di meraviglie stupefacenti e nessuno le può descrivere; nessuno può descrivere i misteri di Dio.



Un poeta potrebbe cercare di descriverle, ma le sue descrizioni non saranno mai adeguate.

Quanti colori esistono, nella Creazione? Di quanti colori Egli ha fornito il pavone! Chi altro può donare tali colori alle sue piume? Non voi certamente. Solo Dio! Solo la creazione che proviene dalla volontà di Dio. Nella Volontà Divina c’è tutto.



Il momento propizio per intraprendere un sacrificio, il significato del sacrificio stesso e tutti gli insegnamenti dei Veda hanno un così grande potere! I sacerdoti (nei rituali compiuti in questi giorni, Ndt) hanno dedicato ogni mantra in maniera specifica. Ogni mantra, in accordo con il proprio suono, se cantato nel modo corretto, raggiunge la sua destinazione. In che modo? Supponete di voler scrivere a una persona; perciò, scrivete il suo indirizzo sulla busta. Se scrivete l’indirizzo correttamente ed imbucate la lettera, essa raggiungerà la corretta destinazione, per quanto lontana sia. Per questo l’indirizzo è importante! Se l’indirizzo non è corretto, la lettera non arriverà.





I mantra sono come un indirizzo. I sacri Veda cantati con sentimento divino portano i risultati desiderati. In che modo il mantra va recitato?

(Swami recita, con perfetta intonazione):



Aum

bhur bhuvah svah

tat savitur varenyam

bhargo devasya dhimahi

dhiyo yo nah pracodayat



Questo è il modo con cui il mantra va cantato, chiaramente, con questa cadenza ed intonazione.



“Ombuubhuswahatadsasaviblapre…” (risate) Se qualcuno la recita così, fa solo una gran confusione. Il mantra dovrebbe essere cantato in maniera molto dolce, perché il Nome di Dio è dolce; il nome di Dio, che è assolutamente perfetto, va pronunciato perfettamente.



Anche l’italiano Antonio dimostrò questo concetto. I suoi violini erano (e sono) molto famosi in tutto il mondo. Per quale ragione? Perché li costruiva con un sentimento di sacralità e con purezza di cuore. Egli non ebbe mai la sensazione di perder tempo, ma sosteneva: «Io così santifico il mio tempo. Sto facendo il mio lavoro con grande devozione.» Aveva questa fede totale e fu proprio tale fede a rendere i suoi violini così preziosi.



Ogni uomo dovrebbe sviluppare questo tipo di fede. Non importa che cosa si stia facendo. Anche la più piccola delle cose va fatta con buoni sentimenti. Infatti, Dio non vi chiede conto della quantità, ma vuole la vostra qualità persino nelle più piccole cose, non importa quanto piccole esse siano. Non c’è niente di speciale nel cucinare sacchi e sacchi di riso da offrire a molte persone. Basta donare una piccola quantità di riso, purché con cuore pieno d’amore. Le persone che lo riceveranno verranno saziate da quel riso e saranno molto felici. Infatti, basta poco a soddisfare, quando il poco è sacro. Tutte le azioni svolte con cuore e mente puri troveranno realizzazione.



Incarnazione dell’Amore!

Non importa quale lavoro facciamo; anche se richiede un po’ più di tempo, facciamolo con sentimento puro. Non svolgetelo frettolosamente e freneticamente; non svolgetelo con sentimenti negativi; non fatelo velocemente, pensando che il tempo stia scadendo. Non importa se fate tardi. È il tempo ad essere a nostra disposizione e non noi a disposizione del tempo! Soltanto quando voi santificherete il tempo in questo modo, anche voi sarete santificati.



Quando si prega, si ripete: Kalaya namah, Kala kalaya namah, Kalatitaya namah, Kala svarupaya namah, Kala nimittaya namah,… «M’inchino all’Incarnazione del tempo, m’inchino al Padrone del tempo, m’inchino a Colui che trascende il tempo, m’inchino a Colui che è Causa del tempo,…».



Per tutto il tempo è importante. Il tempo è l’incarnazione di Dio. È impossibile cambiare il corso del tempo. Gli anni sono ore, i mesi sono minuti e le settimane sono secondi.[13] In questo modo il tempo scorre. Un anno è come un’ora. Avete visto? Un’ora! I secondi, i minuti e le ore, insieme, formano il trascorrere del tempo. Allo stesso modo passano gli anni, i mesi e le settimane: uniti, i tre prendono la forma del tempo. Dobbiamo considerare Dio come l’incarnazione del Tempo. Per ogni singola cosa il tempo è importante. È la causa della nascita e della morte. Niente al mondo può sfuggire al tempo. Le persone pensano di poterlo conquistare. Impossibile, impossibile! Tuttavia, chi riesce a conquistare l’amore di Dio, conquista anche il tempo!



Un piccolo esempio. Mrkandu aveva un figlio di nome Markandeya. Desiderava avere un figlio buono, perciò Isvara (Siva) lo esaudì benedicendolo con un figlio virtuoso, che sarebbe vissuto, però, solo sedici anni. Il padre e la madre, pieni di dolore allo scadere dei sedici anni del figlio, dissero: «Il tempo è quasi scaduto, domani i sedici anni saranno compiuti.» Ed erano affranti dal dolore. In quel momento arrivò Markandeya, il quale chiese: «Madre, perché sei così angosciata? Io sono pieno di beatitudine; non faccio altro che rendere culto a Isvara.» La madre, spiegando al figlio tutta la storia, rispose: «Mio caro, è la verità. Il grande desiderio che Dio ci ha esaudito, domani avrà termine.»



Markandeya, ascoltata la verità, disse: «Perché dovrei sprecare questo giorno? Vado al tempio di Siva.» Al tempio, egli si avvinghiò alla statua di Siva, ripetendo: «Om namah Sivaya, Om namah Sivaya, Om namah Sivaya, Om namah Sivaya,…» E continuò così per ventiquattr’ore. Come preordinato da Siva, il tempo scadde. Yama, Dio della Morte, arrivò e lanciò il suo cappio. Ma dove cadde? Poiché Markandeya era abbracciato alla statua di Siva, il cappio avvolse entrambi. Quando il cappio cadde su Siva, Egli apparve e disse a Yama: «Stolto! Come osi cingere il tuo cappio intorno a Me?». E ridusse in cenere Yama, mentre Markandeya venne risparmiato.



Che cosa ci vuole insegnare questa storia? Che perfino le condizioni poste dal Signore vennero da Lui stesso modificate in tempi successivi. Perché? Grazie alla devozione e all’abbandono. Markandeya, infatti, era assolutamente puro. Non ci fu devoto più grande al mondo.



Una volta – tutti gli studenti lo sanno bene – Narada andò a trovare Visnu e Gli chiese: «Narayana! In questo mondo quale dei cinque elementi reputi essere il più importante?».

Narayana si mise a ridere e rispose: «Dimmelo tu, Narada.»

Narada: «Swami, la terra è la più importante.»

Narayana: «La terra è grande, ma l’acqua occupa i tre quarti della sua superficie; perciò, è più grande l’acqua o la terra?».

Narada: «Indubbiamente è più grande l’acqua.»

Narayana: «L’acqua, che è così grande, fu bevuta da Agastya,[14] non è vero?».

Narada: «Perciò, che cos’è più grande? Agastya o l’acqua?».

Narayana: «Mio caro Narada! Agastya è più grande. Ma il grande Agastya è solamente una piccola stella nel cielo. Perciò è più grande Agastya o è più grande il cielo?».

Narada: «Il cielo è più grande, Swami!».



Allora Narayana disse: «Ma quando Vamana chiese all’imperatore Bali di donargli un pezzo di terra equivalente a tre dei Suoi Passi, con un passo coprì tutta la Terra, con l’altro coprì tutto il Cielo; non ci fu così più spazio per il testo passo. Perciò come possiamo vedere, è più grande Dio o è più grande il devoto?».

Narada rispose: «Narayana, non c’è niente più grande di Dio, eccetto il Suo devoto. Dio è il Servo dei Suoi devoti. Persino Dio fa del seva per il devoto; obbedisce alla volontà del devoto. Di conseguenza il devoto è più grande di Dio.»

Narayana fu molto felice di questa risposta.



Al mondo non esiste nessuno di più grande del devoto. Ripetete il nome di Dio con tutto il cuore, un cuore pieno d’intensa devozione. Amate Dio pregandoLo e dicendo «O Signore!»; grazie a questo amore, Egli si scioglierà. Se volete far sciogliere il Cuore di Dio, che cosa dovete fare? Il Cuore del Signore si scioglie per amore; niente è più forte. Dunque, sviluppatelo! Quale tipo di amore? Amore pieno, amore perfetto.



Nel mondo d’oggi si parla tanto d’amore. Il significato di questa parola a due sillabe – “pre-ma” – è molto grande. Che cos’è quest’amore? È l’amore tra madre e figlio? È l’amore tra moglie e marito? È l’amore tra amici? È l’amore tra padrone e servitore? Sulla linea di questo tipo d’amore troveremo tanti generi di relazioni materiali in questo mondo, ognuna delle quali però si basa solo sull’egoismo e sull’interesse personale, mentre nell’Amore di Dio non esiste assolutamente alcuna traccia di egoismo, non ci sono interessi personali di sorta. Potrete avere dell’egoismo voi, ma non Dio! In realtà, non c’è alcun interesse personale in Dio; di conseguenza, dovremmo cercare di ottenere quell’Amore che è privo di egoismo. Solo così si santifica l’esistenza umana.



(Baba canta)

Sbrigati, sbrigati!

Ascolta il richiamo di Sai

pieno di dolcissimo Amore

che ti fa cenno di avvicinarti a Lui

e ti esorta a realizzare la Divinità.

Non serve intraprendere yoga

o pratiche spirituali.

Affrettati, affrettati!

Ascolta l’amorevole Parola di Sai.



Non c’è bisogno delle discipline yoga, non c’è assolutamente bisogno di discorsi. Vi sta chiamando: «Venite, venite, venite!». Quando verrete? Se Egli chiama: «Vieni, vieni, vieni», voi Gli rispondete: «Vai via, vai via» e scappate. (risate) Non dovrebbe essere così. In qualunque momento, ovunque guardiate, Dio vi sta chiamando.



Quando andate a Tirupati, c’è Venkatesvara.[15] Egli mette la Sua Mano in questa posizione (con le punta delle dita rivolte verso il basso, Ndt). Sta dicendo: «O sciocchi, prostratevi ai Miei Piedi, io vi proteggerò.» L’altra mano invece è in quest’altra posizione (la mano alzata col palmo rivolto avanti: posizione detta abhaya, che indica libertà dalla paura, sicurezza, protezione e benedizione, così come spesso fa Swami, Ndt): «Arrendetevi a Me; Io vi darò sicurezza e vi renderò liberi dalla paura.» Purtroppo questa non è l’interpretazione che danno i sacerdoti ai giorni nostri. Essi infatti affermano che le due posizioni suindicate significano: «Vuoi scendere o salire?». (risate)



Tanta differenza e contrasti di sentimenti non potranno mai esistere in Dio; di conseguenza, se volete capire bene la Sua natura, lo potrete fare solo dopo aver accresciuto il vostro amore. Solo così capirete la Divinità. Abbandonatevi a Dio, e anche voi otterrete la Sua Natura priva di paura.



Incarnazioni dell’Amore!

Da oggi in poi mantenete pensieri di Dio nel vostro cuore e pregate con amore. Dio è l’Incarnazione dell’Amore. Al mondo non c’è niente di meglio di quest’Amore. Per mezzo dell’amore realizzerete il Divino.



(Swami conclude cantando “Pibare rama rasam rasane…”; poi prosegue):



Come tutti voi ben sapete oggi ho posto la prima pietra del Conservatorio Musicale. Non vi si studieranno solo materie quali musica, letteratura, poesia, antichi poemi bucolici, gli Harikatha,[16] ecc. Non solo questo. Le persone pensano che si studierà solo certa musica del Karnataka del nord, del sud, indostani ed altre cose del genere. Nel nostro Conservatorio saranno studiati tutti i tipi di musica del mondo. (applausi)



Quando? La Facoltà sarà inaugurata il prossimo ottobre. Per qualsiasi programma attuiamo non serve nemmeno un anno di tempo. Solo mesi, mesi, mesi! Perciò, il prossimo ottobre faremo l’inaugurazione. Sono state investiti alcuni crore[17] di rupie in questo progetto, che rappresenterà la sintesi delle forme di arte antica e moderna. Davvero grandi artisti stanno arrivando. Ci sarà un rettore e un vice rettore che sarà… (Swami chiede al traduttore) come si chiama? (risponde il traduttore) «Indira Chakravati».



La signora Indira Chakravati è un valido vice rettore. Si è guadagnata un nome importante nel campo della musica; e, dopo aver lavorato in tutte le più grandi università del mondo, ora verrà qui. Attualmente vive a Kashi, in India, e verrà qui nel nostro Conservatorio come vice rettore. E non è tutto. Tantissime, davvero tantissime cose avverranno!



Voi tutti sapete che il fratello maggiore di Ravi Shankar[18] è il defunto Uday Shankara. Non c’è nessuno nel campo della danza che lo eguagli. Dieci camion porteranno qui tutti gli strumenti musicali che egli possedeva! Sua moglie è venuta qui apposta per offrirli a Swami. Arriveranno qui strumenti che non si trovano in nessun’altra parte del mondo.



Avete visto oggi il disegno del progetto del Conservatorio: da questo lato ci sarà un grande tamburo; dall’altro lato un tamburam; nel mezzo ci sarà un sitar, e così via. L’edificio stesso avrà la forma di strumenti musicali. Quando il palazzo verrà visto dall’esterno, si capirà che questo è un grande Conservatorio.



Così tante, davvero tante stupefacenti meraviglie stanno per accadere a Prashanti Nilayam. Vi ho già detto che, tanti anni fa, a Puttaparthi c’erano solo 106 abitanti. Oggi, come potete ben vedere, ci sono centinaia di migliaia di persone. Fra pochi mesi o anni, Puttaparthi diventerà la grande stella nel firmamento del mondo intero! (applausi)



Puttaparthi avrà un’enorme importanza per tutto il mondo.

Anche oggi il signor Srinivasa ha detto: «Avete visto? Chiunque vada in America può verificare che l’Ospedale di Prashanti Nilayam è citato nel Manuale Americano di Struttura Architettonica degli Istituti Medici.»



E non solo in America, in Giappone, in Germania, in Italia o in Francia. In qualunque nazione la nostra Prashanti Nilayam, la nostra Puttaparthi acquisterà un’importanza di prim’ordine. Sarà segnata su qualunque carta geografica e chiunque guarderà la cartina, dirà: «Ah, ecco Puttaparthi!». Sarà stimata alla pari di qualunque altra grande nazione progredita, come il Giappone, la Germania, l’Italia, ecc.



È un cambiamento che si sta verificando realmente; Puttaparthi avrà un influsso grandioso in tutto il mondo. Questi studenti, in realtà, sono tanto fortunati! Essi dovrebbero cercare in ogni modo di capire la loro grande fortuna e gioire di questa beatitudine. Solo così il vostro soggiorno qui porterà dei frutti e voi sarete santificati.



Da domani iniziano le vostre vacanze e voi volete il permesso di Swami per andare a casa. Swami vi dà il permesso: coloro che vogliono tornare a casa, possono andare. Andate, state con i vostri genitori, date loro tanta gioia, comportatevi in modo da dar loro soddisfazione e poi ritornate a Prashanti Nilayam con una buona reputazione. Questo è il “permesso ufficiale” per coloro che desiderano andare.







[1] Bh¥ = terra; Dev¢ = Madre divina, Divinità femminile.



[2] Namaskara: omaggi, saluti.



[3] Antonio Stradivari, (Cremona 1644-1737), liutaio italiano il cui nome appare anche nella forma latina Stradivarius. Antonio Stradivari apprese l’arte dei liutai cremonesi dal suo maestro Nicolò Amati, sviluppandone la tecnica sino a costruire strumenti (soprattutto violini, ma anche viole e violoncelli) unici al mondo per bellezza e qualità del suono. Il segreto della sua arte rimane ancora oggi un mistero e i suoi strumenti rappresentano un punto d’approdo mai raggiunto da altri liutai. Alcuni studiosi, ma l’accordo non è unanime, sono propensi a credere che la qualità del suono derivi dall’uso di particolari vernici. Degli oltre 1100 strumenti costruiti, ne sopravvivono a tutt’oggi alcune centinaia, molti dei quali sono stati radicalmente rimaneggiati nel corso del XIX e del XX secolo. Con quelli di Giuseppe Antonio Guarneri, gli Stradivari furono sempre e restano gli strumenti più ambiti dai musicisti. Stradivari costruì strumenti fino all’età di novant’anni: ebbe undici figli, due dei quali, Francesco e Omobono, continuarono la sua arte dando prova di grande perizia.



[4] Visnu è l’aspetto conservatore e protettore di Dio; è Dio impegnato nella conservazione, protezione, sostegno e preservazione dell’Universo, e si identifica con la Seconda Persona della Trimurti, l’Onnipresente e Onnipervadente che s’incarna di era in era per restaurare il Dharma, risollevare i caduti e proteggere i buoni e i giusti che pregano per il Suo avvento. Si noti l’analogia con la Seconda Persona della SS. Trinità della tradizione cristiana.

[5] Liturgia del Fuoco, celebrato in adorazione della Personalità Divina glorificata nei Veda, della durata di sette giorni.

[6] I Sette Saggi: detti anche Prajapati, sono i sette figli creati dalla mente di Brahma. Essi sono astronomicamente rappresentati dalla costellazione dell’Orsa Maggiore e sono i tramiti attraversi i quali i Veda vennero rivelati all’umanità.

[7] Sono le sette note in lingua sanscrita corrispondenti alla nostra scala musicale. Swami corregge un modo di dire assai comune anche in Occidente, secondo il quale si canta la scala musicale incominciando dal do per finire ancora sul do dell’ottava superiore. Il do finale, come fa osservare Swami, non è che una ripetizione; dunque, le note sono sette!

[8] L’espressione, in telugu, è chitikelameda, un modo di dire che in italiano equivale a “in un batter d’occhio".

[9] Purandaradas (1484-1564): santo musicista indiano, compose migliaia di canti devozionali, dei quali 8000 sopravvivono ancora ai giorni nostri. Devoto di Krishna, la sua musica è caratterizzata da intensa devozione. Egli è l’esempio di come l’unione di musica e devozione possa essere una via di realizzazione.

[10] Kamsa: demone ucciso dall’Avatar Krishna.

[11] Hiranyakasipu: demone ucciso dall’Avatar Narasimha.

[12] Ravana: demone ucciso dall’Avatar Rama.

[13] Come ha fatto in altri discorsi, Swami qui sta paragonando gli anni, i mesi e le settimane alle tre lancette dell’orologio e cioè a quella delle ore, dei minuti e dei secondi.

[14] Le sacre Scritture narrano che il saggio Agastya bevve tutto l’oceano in sorso solo. Fu elevato al rango di stella, identificabile con Canopo, la stella più lucente nei cieli dell’India meridionale.

[15] “Venkatesvara, conosciuto anche come Srinivasa o Balaji, di Tirupati nel sud dello stato dell’Andhra Pradesh, in India, è forse la più popolare di tutte le Divinità indù. La leggenda narra che, quando il Signore Visnu decise di continuare il Suo soggiorno sulla Terra, l’Aquila Garuda portò giù dai Reami Celesti la collina del Vaikuntha come Sua Residenza sulla Terra. Il Signore Venkatesvara è perciò un altro aspetto di Visnu, che Si manifestò così in quel luogo per il bene dell’umanità. La statua del Signore Venkatesvara è detta essersi manifestata spontaneamente e miracolosamente, e non modellata da mani umane. La sacra collina di Tirumala, che si trova a 20 Km. dal centro della città di Tirupati, è uno dei più importanti centri di pellegrinaggio di tutta l’India grazie al Tempio del Signore Venkatesvara. L’Immagine di Venkatesvara è trovata in ogni casa, negozio o ristorante del sud dell’India. Egli ha gli occhi coperti, poiché si dice che un Suo Sguardo sia così potente da incenerire il mondo, ed è sommerso da così tante ghirlande di fiori, che solo i Suoi Piedi rimangono visibili. Fra tutti i poteri attribuiti a Venkatesvara, c’è quello di esaudire ogni desiderio espresso di fronte all’Idolo di Tirumala (Tirupati) e questo attira pellegrini da tutta l’India che si accalcano per avere il Suo Darsan. Ne arrivano 5.000 per volta per un totale giornaliero di 100.000 persone al giorno. Solo i bramini del tempio sono circa 6.000! Una tale popolarità fa di questo tempio il più ricco dell’India con donazioni strabilianti di gioielli, ori, stoffe pregiatissime e soldi per una cifra annua di miliardi di lire. Molti di questi soldi vengono dati per aiutare i poveri e costruire alloggi e posti di ristoro per i pellegrini lungo la strada per arrivare a Tirupati. È considerato propizio rasarsi la testa prima di visitare il tempio e questo sia per gli uomini, donne e bambini. Il tempio è uno dei pochi in India che non ammette nel Sancta Sanctorum persone non indù. La coda per entrare nel tempio è di chilometri e c’è la possibilità di agevolazioni pagando 25 rupie (nel 1990), il che significa avere la possibilità di entrare nel tempio senza dover fare una coda di più di 12 ore, ma di aspettare solo due ore, tranne nei week-end, dove la coda ‘agevolata’ anziché essere di 24 o più ore è solo di 5 ore.” (Dalla Guida Turistica dell’India).

Nel Novembre 1998 i bramini del tempio di Tirupati stavano svolgendo uno dei tanti rituali giornalieri ai Piedi della Statua di Venkatesvara, quando, improvvisamente, i Piedi dell’effigie diventarono sempre più soffici, sempre più soffici, sempre di più… fino a trasformarsi in piedi vivi, di carne e ossa! Ai bramini esterrefatti mancò il respiro e quando, dopo aver continuato a fissare sbalorditi questi Piedi viventi, alzarono lo sguardo verso il Volto di Venkatesvara, videro che quella non era più la statua di Venkatesvara, si accorsero che Venkatesvara era sparito e che al Suo posto c’era Sathya Sai Baba vivente, con la Mano alzata in segno di benedizione, che sorrideva loro e li benediceva. E quei Piedi, erano proprio i Piedi dello Swami. Alcune settimane dopo, ai primi di Dicembre 1998, quegli stessi bramini erano a Whitefield per prostrarsi ai Piedi di Sai Baba e per farGli un rituale di adorazione speciale, lo stesso che svolgono a Tirupati per la statua di Venkatesvara. Il rituale si svolse nella Sai Ramesh Hall di Whitefield, alla presenza di tutti i devoti. Questo Miracolo è stato raccontato alla Divina Presenza dello stesso Swami anche da Anil Kumar, a Kodaikanal (Aprile 1999), il quale rese così pubblico l’Evento, confermandolo.

[16] Katha significa “storia”, ma è anche un altro nome con il quale sono conosciute le Upani¹ad. Gli Harikatha sono racconti divini, le storie su Dio (Hari), che narrano in musica la Sua vita e i Suoi Lila.

[17] Crore è una misura che corrisponde a 10.000.000 di unità.

[18] Ravi Shankar: famosissimo musicista indiano, di fama internazionale. Una sua testimonianza è stata pubblicata in Mother Sai n° 2/1999, p. 61.