DISCORSO DIVINO

Seguite la via della verità e della saggezza

31 agosto 1996

Lo studio dei Veda e delle altre scritture non può lacerare il velo dell’ignoranza che copre la mente umana.

Dio è da una parte del velo mentre il Jiva è dall’altra, la causa è da un lato e l’effetto dall’altro.

L’ATTACCAMENTO AL CORPO E’ LA CAUSA DELLA SOFFERENZA DELL’ESSERE UMANO

Dio creò le montagne, i fiumi, le foreste, le colline e collinette; in modo simile, creò tutti gli esseri viventi, dalla formica minuscola all’elefante enorme, e anche tutti gli oggetti che sono necessari al funzionamento della Creazione. Eppure non era soddisfatto.

Dio creò l’uomo a Sua immagine.

Avendo creato tutto questo, Egli si chiese: “Chi c’è in questa Creazione che possa trarre contentezza dal vedere le montagne maestose, i fiumi bellissimi e le foreste incantevoli? A cosa serve tutta la Creazione se non c’è nessuno a goderne? E’ allora che Egli decise di creare l’essere umano affinché potesse usare il potere dell’intelletto e della discriminazione per distinguere tra l’eterno e l’effimero e godere degli oggetti della Sua Creazione. Solamente l’essere umano ha la capacità di ricavare contentezza dalla Creazione e condividerla; senza gli esseri umani, la Creazione non ha alcun valore. Per questo, l’Uno volle essere i molti, creò l’essere umano a Sua immagine dotandolo della conoscenza secolare, di quella spirituale, della consapevolezza costante integrata e del potere di discriminazione che gli permettessero di gioire della Sua Creazione. Quando ebbe la visione del Creatore, l’essere umano dichiarò al mondo: “Io ha avuto la visione dell’Essere Supremo che risplende con il fulgore di un milione di soli ed è al di là di Tamas, l’oscurità dell’ignoranza”. Inizialmente, egli pensò di poter avere la visione di Dio studiando i Veda e le altre scritture, seguì varie pratiche spirituali come il canto, le austerità, la meditazione e l’adorazione ma non riuscì a visualizzarLo né a udirLo o farNe l’esperienza. Quando tutte le pratiche spirituali non ottennero alcun risultato, ne fu deluso. Perché non poté sperimentare la beatitudine tramite tutte queste pratiche spirituali? Nonostante facesse penitenza, studiasse i Veda e le altre scritture, non fu capace di liberarsi dell’attaccamento al corpo che lo perseguitava come uno spirito malvagio.

Allora cominciò a indagare sulla natura del corpo e sulla ragione del suo attaccamento ad esso, cercò la verità in molti modi e finì per concludere che il corpo non è altro che un agglomerato di materia inerte, un semplice strumento, e che c’è un certo Potere Divino che lo fa funzionare. E’ quel Potere Divino che fa muovere l’essere umano, gli fa espletare compiti vari e sperimentare la contentezza. Egli indagò anche su dove fosse quel Potere Divino e da dove venisse, era impegnato di continuo in questi pensieri dovunque andasse e qualunque cosa facesse.

Il Potere Divino dà valore al corpo umano.

Una volta, il filosofo greco Socrate stava camminando assorto nella sua indagine sulla verità mentre un ufficiale a riposo procedeva nella direzione opposta. Perduti com’erano nei loro pensieri, nessuno dei due si accorse dell’altro finché non si scontrarono; allora l’ufficiale chiese con rabbia “Chi sei tu?” al che Socrate giunse subito le mani con riverenza e disse: “Signore, questo è precisamente ciò a cui stavo pensando; sia gentile, mi dica chi sono”. Se una persona è sincera nella sua ricerca, Dio le darà l’opportunità di conoscere la verità. Socrate fu contento del fatto che, senza che andasse da alcun maestro o guru, l’anelito spirituale fosse stato risvegliato in lui dall’ufficiale a riposo con la domanda “Chi sei tu”. Egli ritenne che quella fosse una domanda molto importante e prese a ripetere “Chi sono io?”. L’altro pensò che egli fosse una testa matta e andò per la sua strada senza rispondergli neppure. Socrate si diresse verso il mercato continuando a pensare alla sua domanda e vide un cacciatore che aveva in mano un coniglio che aveva ucciso; un mangiatore di carne gliene chiese il prezzo, pagò la somma e se lo portò via. Nel vedere questo, il filosofo pensò: “Un coniglio morto ha un prezzo ma non c’è nessuno che pagherebbe alcunché per comprare il cadavere di un essere umano; nessuno ne chiederebbe neppure il prezzo”. Un animale come un coniglio ha un valore da morto ma un essere umano non ne ha; si può essere un imperatore o il capo di un clan ma, dopo la morte, nessuno sarebbe disposto a conservare il nostro corpo neppure per un periodo breve. In quel momento, mentre pioveva forte, un cadavere veniva trasportato al luogo di cremazione e alcune persone chiesero a un bottegaio “Signore, voglia gentilmente lasciarci riparare il morto sotto la veranda del suo negozio per poco tempo” ma quello negò loro il permesso con veemenza: “No, no, portatelo via”. Egli non si curò neppure di chiedere se quello fosse il corpo di un imperatore, di una persona ricca o di un personaggio famoso. Sulla stessa strada, un devoto stava recandosi al tempio e chiese allo stesso commerciante: “Signore, se lascio i sandali vicino al tempio può darsi che qualcuno li rubi o un cane li porti via. Mi permetta gentilmente di lasciarli nella veranda del suo negozio”. Il bottegaio assentì immediatamente e disse: “Venga dentro e li metta qui; se li lascia sotto la veranda, qualcuno potrebbe appropriarsene”. Socrate assistette a tutto questo. Lì c’era il corpo di una persona ricca che aveva molti servitori al suo comando quando era vivo, per parlare con lui bisognava seguire un iter complicato ma ora al suo corpo non era neppure permesso di sostare sotto la veranda di un negozio. La pelle degli animali morti può essere usata per fare dei sandali mentre il corpo umano è inutile del tutto quando la vita ne scivola via. Socrate pensò che questo corpo è inerte ed è fatto di carne, sangue e ossa, produce orina e feci maleodoranti; cosa c’è di così speciale che l’uomo se ne faccia attrarre e ci si attacchi? Eppure non emana profumo ma odori sgradevoli. Allora perché l’essere umano prova attaccamento per questo corpo? C’è un potere nascosto in esso che spinge ad essere attratti da questo corpo privo di valore che non è altro che una borsa di cuoio. Infine, egli comprese che nel corpo c’è un certo Potere Divino che lo governa e decise di cercare e scoprire questa verità.

Scoprite la Verità tramite l’auto-indagine.

In modo simile, anche Bhrigu, il figlio di Varuna, volle indagare sulla verità della vita umana. Qual è l’aspetto più importante della vita umana? Cos’è che fa funzionare il corpo? Qual è il principio di unicità che fa da corrente sotterranea per tutto? Egli cominciò a pensare: “Che Creazione bellissima! Chi è questo Brahman che l’ha fatta? Qual è la Sua Forma?” Ben presto il suo pensare divenne così intenso che non poté veramente più sopportarlo per cui andò dal padre, si prostrò ai suoi piedi e chiese: “Padre, chi è Brahman? Qual è la Sua forma?” Varuna avrebbe potuto dirgli tutto su Brahman ma pensò che ognuno deve sforzarsi di comprendere il Principio di Brahman attraverso l’esperienza personale. Inoltre, quando un padre assume il ruolo del Guru, non deve egli stesso rimuovere i dubbi del suo discepolo perché questo spengerebbe in lui lo spirito dello sforzo personale. Quindi Varuna gli disse: “Non è possibile dire che Brahman sia questo o quello, non Lo si può spiegare a parole; tu stesso devi indagare e scoprire la Verità. C’è un potere nascosto che governa il corpo e questo ha valore finché tale potere vi è presente; la presenza del Potere Divino lo rende Sivam (di buon auspicio) mentre la Sua assenza ne fa un Savam (cadavere). Qual è la differenza tre Sivam e Savam? Tu devi fare penitenza per comprendere questa verità”. Così dicendo, benedì il figlio e lo congedò.

Ottemperando al comando di suo padre, Bhrigu andò nella foresta e prese a far penitenza dopo avere trovato un luogo adatto. Là si immerse nell’auto-indagine e un giorno pensò: “Tutti gli esseri senzienti di questo mondo dipendono solamente dal cibo, il cibo è necessario per tutti gli esseri. Questo corpo è nutrito dal cibo per cui il cibo è Brahman”. Avendo concluso così, egli andò da suo padre e disse: “Padre, io ho scoperto che cosa è Brahman. Il cibo è Brahman”. Varuna disse con calma: “No, no, caro figlio! Fai ancora della contemplazione, fai ancora penitenza”.

Dopo un altro periodo di austerità, Bhrigu giunse a questo: “Questo corpo cresce essendo nutrito dal cibo. Per questa crescita, c’è bisogno di energia per digerire il cibo. Che cos’è questa energia? E’ l’energia del Prana quindi il Prana è Dio”. Con questa conclusione, egli andò di nuovo dal padre e disse “Padre, io so che il Prana è Brahman” al che Varuna rispose: “Naturalmente l’essere umano è dotato del Prana. A cosa serve però? Può egli mangiare il cibo che gli viene servito su un vassoio se la mente non decide che deve mangiare? Quindi il Prana da solo non può sostenere l’essere umano. No, no figlio, devi fare penitenza e contemplazione ancora per un po’ ”.

Un medico mette in stato di incoscienza il paziente con l’anestesia prima di operarlo alla pancia; l’operando, sebbene abbia il Prana, non sa cosa il medico stia facendo alla sua pancia nel corso dell’operazione. In questo modo, il Prana può esser reso cieco o inefficiente. Dopo aver fatto di nuovo penitenza per un certo tempo, un giorno Bhrigu pensò “Senza dubbio, il cibo è necessario e l’energia del Prana è importante ma il pensiero nasce nella mente per cui la mente è Brahman” per cui andò dal padre e disse: “Padre, ora capisco che la mente è Brahman”. Quegli lo fece avvicinare e rispose: “L’essere umano ha la mente ma se non ha la capacità di pensare, essa non gli serve a niente. Una persona simile può mangiare carbone, sterco di mucca e polvere. L’essere umano ha bisogno del potere della discriminazione; anche un pazzo ha la mente ma non sa cosa dire né a chi dirlo o dove andare quindi la mente non è realmente Brahman. No, no, prosegui con la tua ricerca”. Senza alcuna esitazione, Bhrigu riprese la penitenza e, dopo un po’, pensò: “A cosa può servire il semplice pensiero della mente? E’ il potere di discriminazione che dà significato ai pensieri”. Così tornò dal padre e disse: “Padre, so che l’intelletto è Brahman”. Varuna osservò ancora “Ci sono molti studiosi dotati di discriminazione ma la società non ne ottiene alcun beneficio; in effetti, c’è l’ignoranza che annebbia la loro conoscenza suprema” e esortò il figlio a continuare la sua contemplazione e austerità benedicendolo. Dopo un ulteriore periodo di ascetismo, un giorno Bhrigu raggiunse una conclusione ulteriore: “Il cibo è la fonte del nutrimento e il Prana dà l’energia, la mente genera i desideri, l’intelletto concede la saggezza; tutto questo deve portare a un risultato. Qual è questo risultato? Questo va scoperto”. Con questo pensiero proseguì la sua pratica ascetica. Un giorno ebbe una esperienza unica: si sentì in un oceano di beatitudine e rimase in quello stato di felicità. Varuna andò in cerca del figlio, lo trovò nella foresta immerso nel Samadhi e capì che stava sperimentando la beatitudine pura ed eterna. La Beatitudine è Brahman. Certo che il figlio non avesse bisogno d’altro, andò per la sua strada.

Trascendete gli involucri materiali e sperimentate la Beatitudine.

Una volta sperimentata la Beatitudine definitiva, Bhrigu non ebbe alcun altro desiderio. In effetti, tutte le pratiche spirituali hanno per scopo questo stato di Beatitudine. Ciò che le persone sperimentano oggi è solamente felicità momentanea ma non la Beatitudine descritta come Nityananda, Yogananda, Paramananda, Satchidananda e Atmananda che si può ottenere solamente con Dio e nessun altro. Dio creò l’essere umano affinché indagasse sulla natura dei cinque involucri e raggiungesse finalmente l’involucro della Beatitudine. Egli deve trascendere un po’ per volta l’involucro del cibo (Annamaya Kosha), l’involucro della vita (Pranamaya Kosha), quello della mente (Manomaya Kosha) e quello della saggezza (Vijnanamaya Kosha) per raggiungere infine l’involucro della Beatitudine (Anandamaya Kosha).

Il Pranamaya Kosha è più sottile dell’Annamaya Kosha, il Manomaya Kosha è più sottile del Pranamaya Kosha, Vijnanamaya Kosha è più sottile del Manomaya Kosha e Anandamaya Kosha è il più sottile di tutti ed è onnipervadente. Sfortunatamente, oggi l’essere umano ha dimenticato la sua natura di beatitudine innata e procede in senso inverso: dallo stato di Anandamaya è sceso a Vijnanamaya, da quello di Vijnanamaya a quello di Manomaya, da questo al Pranamaya e infine dal Pranamaya ha raggiunto l’Annamaya; lì è rimasto. Egli dà l’importanza massima al corpo. Dio ha creato l’essere umano affinché possa raggiungere lo stato più alto di Brahman ma, contrariamente alla Sua Volontà, egli ha degenerato fino allo stato più basso dell’esistenza. Che bisogno c’è di istruzione per conoscere la natura del corpo? Avete bisogno di uno specchio per vedere il braccialetto che avete al polso? A voi serve eseguire delle pratiche spirituali per avere la visione di Dio, non per conoscere la natura del corpo. Questo corpo è come uno strumento ma voi concentrate l’attenzione su di esso dimenticando l’abitante. Quanto durano i piaceri fisici? Ecco un esempio: voi andate alla canteen quando avete fame, pagate sei rupie e mangiate tre chapati dopodiché siete contenti e soddisfatti di aver saziato la fame. Quanto durerà questa contentezza? Dopo due ore avrete fame di nuovo. Quanto “olio e benzina”consuma questa macchina del corpo umano!? Visto che usate questo corpo come una macchina, perché dovreste attaccarvici in questo modo? Voi dovreste superare l’attaccamento al corpo.

Mettete in pratica gli insegnamenti divulgati dai Testi Sacri.
La mente umana è molto potente e contemporaneamente molto mutevole. Lo stesso Arjuna, grande guerriero, non riusciva a sopportare i capricci della mente per cui disse al Signore Krshna: “Questa mente è molto mutevole, turbolenta e potente. Oh Krshna, come si può descrivere la potenza e la mutevolezza della mente!? Essa non sta tranquilla neppure per un momento; persino una scimmia può avere fermezza ma non la mente”. La mente è potentissima, pericolosissima e difficilissima da controllare; è la sua natura. L’essere umano subisce le difficoltà, le sofferenze, le prove e le tribolazioni a causa dell’influenza della mente; è l’instabilità della mente che causa l’irrequietezza, rende caotica la vita degli esseri umani e, alla fine, li manda al manicomio. Gli studenti continuano a studiare un mucchio di libri ma dovrebbero conoscere lo scopo dei loro studi. Se qualcuno vi regala la Bhagavad Gita, voi la accogliete con reverenza, la custodite nella mente e nel cuore e cominciate a farne una lettura cerimoniale ogni giorno sin dalla prima sloka (verso):

Dharmakshetre Kurukshetre Samaveta Yuyutsava,

Mamaka Pandavaschaiva Kimakurvata Sanjaya.

Dopo la lettura, mettete il libro sul vostro altare con tutto il rispetto e ponete due fiori su di esso; qual è lo scopo di tutta questa adorazione rituale se non ne mettete in pratica gli insegnamenti? Questa è l’evidenza dell’ignoranza grande dei devoti, dei teisti e delle persone colte di oggi. Le persone offrono adorazione alla carta e alle parole della Bhagavad Gita ma non bevono il nettare che scaturisce dalla pratica dei suoi insegnamenti. Tutti devono comprendere la verità del fatto che tutti i testi sacri come la Bibbia, il Corano, i Veda e le Upanishad sono fatti per essere messi in pratica e non semplicemente per una lettura rituale. In questo periodo, si vede il Sai Satcharitra nelle mani della maggior parte dei devoti; essi dicono che ne fanno una lettura rituale ogni giorno. Non c’è sciocchezza maggiore di questa: questo libro è fatto per farne solamente una lettura rituale? E’ fatto per essere messo in pratica. Mettete in pratica ciò che Shirdi Sai Baba ha insegnato in quel libro.

Ecco un esempio: una persona aveva un raffreddore forte e la tosse; quando andò da un medico di villaggio, questi consigliò di fare un decotto di ginger secco, pepe e ginger e berlo. Allora il paziente cominciò a ripetere a se stesso “Io devo bere un decotto di ginger secco, pepe e ginger” ma non ne trasse alcun beneficio; come poteva avere un miglioramento senza preparare il decotto e berlo? Nello stesso modo, voi state semplicemente ripetendo ciò che è contenuto nei testi sacri senza tradurlo in azioni. Si ottiene il beneficio solamente applicando nella pratica.

Gli elementi sono sotto il controllo di Dio.

Il cinque elementi sono sotto il controllo di Dio, obbediscono al comando del Creatore ma nessuno se ne rende conto; se voi comprendete questa verità, vi liberate di tutti i problemi in un istante. Voi dite che tutto è nelle Mani di Dio e Lo pregate di venivi a salvare ma dubitate che il Signore abbia realmente il controllo di tutto. Nella Bibbia, c’è un solo Tommaso il dubbioso che tradì il suo precettore ma oggi tutti sono diventati dei Tommaso dubbioso.

Una volta, ci fu un temporale a Shirdi e dei chicchi di grandine presero a colpire la gente come sassi; tutti i lavoratori e abitanti del villaggio corsero al riparo impauriti, si rifugiarono nei templi, nelle corti e dovunque potessero trovare asilo. Dvarakamai era un posto molto piccolo e anche lì la gente si radunò occupando ogni centimetro di spazio dovunque trovasse un luogo per stare in piedi. Tutti presero a pregare: “Baba, per favore salvaci”. Come le gopi e i gopala pregarono Krshna nel Dvapara Yuga di proteggerli dalla pioggia torrenziale, la gente di Shirdi pregò Baba di venire in suo soccorso ed Egli disse “Va bene, va bene, vedrò, vedrò”. Baba allora colpì una colonna e disse: “Senti, ora basta con questo terrore, calmati. Hai mostrato troppa rabbia e tutti sono spaventati e si sono resi conto del tuo potere; una volta che le persone hanno riconosciuto la tua potenza, che bisogno c’è di continuare?” In quel momento preciso, la burrasca si arrestò. Io non vi dico questo per vantarmi, potere aver dimenticato ma cercate di ricordare cos’è accaduto due giorni addietro: quando stavo per cominciare il Mio Discorso, ci fu uno scroscio pesante di pioggia e vento forte; il vento e la pioggia erano così forti che cominciarono a entrare nel salone. Io cominciai a parlare e la pioggia si arrestò, non ce ne fu più neppure una goccia.

Quando Baba era a Shirdi, un fuoco veniva tenuto acceso nel Dhuni di Dvarakamai. I devoti solevano comprare la legna e offrirla nel fuoco affinché esso bruciasse continuamente; tutti volevano avere la soddisfazione di offrire la legna al fuoco sacro, non pensavano ai pro e contro di quell’azione. Una volta, alcuni devoti sciocchi offrirono molta legna al fuoco senza pensare a come avrebbe divampato la fiamma con tutta quella legna. Dopo poco tempo, si levarono fiamme enormi per cui Shyama corse da Svami gridando: “Baba, Baba”. Baba chiese “Cosa c’è Shyama? Cos’è accaduto?” e Shyama disse: “Baba guarda che il Dio del fuoco si è manifestato davanti a noi”. Baba rispose “Il Dio-fuoco si è manifestato ma chi è interessato a vederlo qui?” dopodiché si rivolse al Dio-fuoco dicendo: “A chi stai cercando di mostrare la tua prodezza qui? Ti stai comportando così perché non c’è nessuno a darti una lezione; dovresti far mostra della tua gagliardia quando e dove è richiesta. Perché esibisci inutilmente il tuo potere ora?” Dicendo questo, Egli colpì la colonna con un bastone e le fiamme furiose si acquietarono in un momento. Qual è il significato di questo? Niente deve accadere senza una ragione; c’è qualcuno di così sciocco da andare sulla riva del Ganga e gridare “Venite, venite, vi darò dell’acqua”? Chi è che vuol distribuire acqua con il fiume che scorre lì accanto?” A causa dell’influenza dell’Era di Kali, le persone agiscono a volte in modo sciocco senza una ragione valida; questo comportamento si vede anche tra gli studiosi. Alcuni prendono dell’acqua del Ganga con le mani e la offrono al fiume stesso cantando Keshavaya Namah, Madhavaya Namah, Govindaya Namah e così via. In questo rito, l’acqua di chi state offrendo a chi? E’ una proprietà di vostro padre o nonno o zio che state offrendo a qualcuno? No, voi offrite l’acqua del Ganga al Ganga stesso. Oggi, l’ateismo è in crescita perché pratiche rituali simili sono eseguite senza comprenderne la ragione recondita. Voi dovete comprendere la ragione di ogni azione ed essere capaci di convincere gli altri e ottenere la loro approvazione; in questa era moderna, persino un bambino piccolo vuol conoscere la ragione di tutto. Oggi, le persone sono oppresse dall’ignoranza; perché? La causa principale è l’attaccamento al corpo. Benedetto è chi può trasformare l’attaccamento al corpo in amore per Dio; solamente così il senso di umanità avrà valore. Finché non acquisite amore per Dio, la vostra vita non ha il valore di un coniglio morto.

Acquisite l’attaccamento al Se.

Ecco una storiella; gli studenti la prendano come tale. Le grandi verità possono essere spiegate tramite piccole storie simili. Narada andava in giro per i tre mondi cantando il Nome del Signore, Govinda Damodara, Narayana. Una volta andò in Paradiso e offrì le sue salutazione al Signore Narayana il quale gli offrì da sedere e gli chiese: “Tu vai girando per i tre mondi; hai trovato qualcosa di cattivo nella Mia creazione?” Narada rispose “Perdonami Signore! Nella Tua creazione c’è molto di cattivo” al che il Signore Narayana disse: “Cosa stai raccontando Narada? Nonostante tu sia figlio di Brahman, stai parlando senza alcun senso di discriminazione; nella Mia creazione non c’è niente di cattivo”. Narada disse: “Ogni mattina, le persone espellono della materia fecale; che cosa cattiva!” Il Signore Narayana fu sorpreso di udire questo e disse “O Narada, sei in errore nel pensare che sia qualcosa di cattivo. Forse stai parlando fuori di mente; non si tratta di una cosa cattiva ma di una molto buona” al che Narada disse: “Se il Signore Narayana dice così, cosa posso dire? Eppure, come puoi dire che non è una cosa cattiva ma buona?” Il Signore Narayana aggiunse: “Non chiedere a Me di questo, chiedi direttamente agli escrementi umani”. Cosa poteva fare il povero Narada se il Signore Narayana diceva così? Obbedendo al Suo comando, Narada si avvicinò ad un escremento umano e, quando fu distante tre o quattro passi, lo sentì dire: “Oh Narada, non ti avvicinare, stai lontano”. Narada ne fu molto sorpreso e disse: “In effetti, sono io che dovrei dirti di star lontano da me; com’è che sei tu a dirmi così?” Allora la deiezione replicò: “Ieri sera io avevo la forma del curd (yogurt) sacro, del latte, del riso e di un budino dolce, ero abbastanza buono da essere offerto a Dio ma oggi sono in questo stato per essermi unito ad un essere umano una volta sola; quale sarebbe il mio destino se venissi ancora a contatto con un essere umano?”

Il Signore Narayana spiegò quindi a Narada: “Ciò che voi percepite come cattivo in questa creazione è solamente la reazione, il riflesso e la risonanza dell’operato dell’uomo; in effetti, Dio non ha creato niente di cattivo”. Tutto dipende dalla compagnia che scegliete; “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Voi diventate dei tipi di persone simili a coloro che frequentate. Dei biscotti secchi tenuti in una scatola rimarranno buoni per un anno e più ma, se li mettete nella “scatola” del corpo umano, saranno distrutti prima di sera; inoltre, se mettete del grano nella macina, ne uscirà farina di grano, se ci mettete del riso ne uscirà della farina di riso, se ci mettete dei legumi avrete farina di legumi ma, se mettete del dolce in un corpo umano, ciò che uscirà è dell’escremento maleodorante. Voi dovete quindi trattare questo corpo umano con distacco; esso è inferiore persino ad una macina e a una scatola. Stando così le cose, perché dovreste dargli importanza? E’ perché l’Atma lo pervade dalla testa ai piedi.

Il corpo è un tempio e colui che vi risiede è Dio.

Voi dovete considerare questo corpo come i tempio di Dio. Perché dovreste però desiderare un tempio senza Dio in esso? Pensate sempre che Dio è presente in questo tempio del corpo e offrite a Lui qualunque cosa facciate; il corpo, la mente, l’intelletto, la consapevolezza, i sensi e il complesso delle facoltà interiori si santificano solamente quando acquisite sentimenti sacri di questo tipo quindi trasformate il vostro attaccamento al corpo in attaccamento al Se. Questa è la disciplina spirituale (Sadhana) vera. Se non si matura l’attaccamento all’Atma, seguire qualunque altra disciplina spirituale non ha significato. La gente dice che noi facciamo i Bhajan: finché non raggiungete lo stato di attaccamento all’Atma, tutte queste pratiche spirituali sono essenziali.

Voi mettete a dimora un alberello di mango di buona qualità il quale, dopo qualche tempo, produce dei mango acerbi; i mango sono aspri finché non sono maturi, diventano dolci e saporiti solamente quando maturano. In modo simile, voi provate il sentimento atmico quando raggiungete lo stato maturo nella vostra Sadhana; continuate ad assolvere i vostri doveri senza dimenticare la meta finché non raggiungete tale stato di benedizione. Ricordate sempre a voi stessi che dovete ottenere questo scopo, distaccatevi gradualmente dal corpo e acquisite attaccamento al Se; solamente allora potete sperimentare la beatitudine eterna. Proseguite su questo sentiero di verità e saggezza e immergetevi nella Beatitudine Divina.

Bhagavan ha concluso il Suo Discorso con il bhajan “Satyam Janam Anantam Brahma…….”