DISCORSO DIVINO

La Divinità è la base di tutta la creazione

25 agosto 1996

“I grammofoni sembrano tutti uguali ma, quando li connettete alle casse acustiche, eseguono canzoni diverse. Non necessariamente l’apparenza comunica la realtà”.

“Io non sono il merito né il demerito, non la contentezza né la contrizione. Io non sono neppure alcuno di questi luoghi di pellegrinaggio, di queste scritture o sacrifici; Io non sono il cibo né colui che lo consuma o il processo del nutrirsi. Io sono l’Atman, l’incarnazione effettiva della Dività, Io sono Siva Stesso”.



I VEDA INSEGNANO IL PRINCIPIO DELL’UNITA’ E DELL’EGUAGLIANZA

Incarnazioni dell’Amore!

Voi non siete l’incarnazione del peccato né del merito, non la contentezza o la contrizione; non siete neppure l’incarnazione dei Mantra, dei simboli o delle dottrine esoteriche. Voi siete l’incarnazione dell’Esistenza-Conoscenza-Beatitudine (Satcitananda). Pensate sempre di essere Siva e recitate continuamente Sivoham, Sivoham, Sivoham (Io sono Siva). Solamente chi fa nel cuore tesoro della verità della propria unità con il Divino può ottenere la Grazia di Dio.

Il principio dell’Io indica la vostra realtà.

Tutti usano la sillaba Io nel presentarsi, siano poveri o milionari, ignoranti totali o anime realizzate, bambini o anziani, uomini o donne. Il principio dell’Io è onnipervadente; se chiedete a qualcuno “Da dove viene lei, signore?”, egli può dire “Vengo da Bangaluru”. Egli usa per prima la parola “Io” nel dire che viene da Bangaluru. Se gli chiedete “Chi è lei?”, egli può dire “Io sono Suraiah figlio di Ramaiah”; qualunque risposta dia, usa la sillaba “Io”. Se gli chiedete di presentarsi, egli può dire “Io sono Gopal, mio padre è Bhufal e mio nonno è Nepal”. Come sarebbe facile dire “Io sono Io” Invece di dare una risposta lunga come la coda di Hanuman! Questa affermazione “Io sono Io” indica la realtà dell’essere umano. Voi unite voi stessi con l’Io sin dalla nascita e cominciate a usare le parole “lui, loro, ecc.” soltanto dopo aver cominciato ad usare il termine “Io”. Il Vedanta dichiara “Aham Brahmasmi (Io sono Brahman)” in cui Aham significa Io quindi Io precede persino Brahman. Oggi, questo principio dell’Io così potente viene usato sminuendolo. I Veda si riferiscono a questo principio dell’Io come a “Hridaya”. Cosa significa Hridaya? Hrid+Daya quindi ciò che è pieno di Daya (compassione) è Hridaya per cui il principio dell’Io è pieno di compassione e non si riferisce al corpo fisico. Compassione, Hridaya, Atma e Brahman sono sinonimi di Io quindi il principio dell’Io è importante al massimo. L’essere umano lo associa con il corpo fisico dimenticando che denota l’Atma, Brahman, Hridaya o Divinità; se qualcuno vi chiede “Quando sei arrivato?”, voi dite “Sono arrivato stamane” ma, in realtà, cos’è arrivato nella mattinata? E’ il corpo. Questo significa che voi vi identificate col corpo e dite “Sono arrivato stamane”. Un momento dopo dite “Il mio stomaco è sottosopra” pronunciando le parole “il mio stomaco”. Un momento fa, avete detto “Io sono arrivato stamane” identificandovi con il corpo, ora significate di essere differenti dal corpo dicendo “il mio stomaco”; allora chi siete? Voi dite “questa è la mia mano, questa è l mia testa, questo è il mio stomaco, ecc. : non vi chiedete “Chi sono io?”. Se dico “Questo è il mio asciugamano” significa che sono differente dal pezzo di stoffa; similmente, se dico “la mia mano, la mia testa e il mio stomaco”, ne consegue che Io sono differente da essi. Allora chi sono? Voi dovreste fare un’indagine di questo tipo in accordo con l’insegnamento del Vedanta. Ora dite di essere il corpo e un momento dopo dite di esserne differenti; è vero questo o quello?

Solamente l’Atma è colui che vede.

Il corpo è temporaneo ma il principio dell’Io rimane lo stesso di vita in vita. L’essere umano dimentica questo principio eterno dell’Io e si identifica con il corpo transeunte. Questo corpo non è altro che un vestito. Io ho indossato questa veste; la veste è differente da Me. In modo simile, questo corpo è una veste per l’anima individuata. Gesù dichiarò: “La morte è la veste della vita”. Nessuno sa quando smetterà questa veste e ne indosserà una nuova. Il Vedanta rivela molti di questi segreti sottili.

L’essere umano dovrebbe focalizzare la sua attenzione su due entità: Io e questo. Voi dite “Questo è un bicchiere”; come potete vedere questo bicchiere? Il bicchiere è il “visto (Drishya)” e l’io è colui che vede (Drashta). Tutto questo mondo è semplice Drishya; senza colui che vede, non può esserci alcun veduto. Alcuni possono pensare che sia l’occhio che vede ma non è così: è il Potere Divino interiore che vede attraverso gli occhi. Voi vedete molte lampadine: possono esse brillare da sole? E’ la corrente elettrica che le fa brillare. Possono gli occhi vedere da soli? No, anche gli occhi sono una parte del veduto, solamente l’Atma è il Vedente.

Gli occhi, le orecchie e anche la mente costituiscono Drishya. L’Atma è il testimone, il Drashta quindi il principio dell’Io corrisponde al Drashta. Tutto ciò che si vede, si sente e si sperimenta costituisce il Drishya. Il Saggio Dakshinamurthy disse: “Tutto il mondo è come una città vista in uno specchio”. L’universo intero è come un riflesso nello specchio. Come ho detto prima, ci sono due entità: Io e questo. “Questo” si riferisce al mondo, all’effetto e “Io” indica la Divinità, la Causa. Questo mondo visibile è l’effetto e Dio è la Causa. Dio è tutto, è Colui che vede e anche il veduto, pervade ogni cosa ma non è visibile all’occhio naturale, è Adrishya. Cosa si intende per Adrishya? A-Drishya. Ciò che non si vede con l’occhio naturale è Adrishya, tutto il mondo costituisce il veduto. E’ il princpio dell’Io che vede, sperimenta e gode del mondo tramite i sensi per cui non sono gli occhi che vedono, è il principio dell’Io che vede attraverso gli occhi. Ecco un piccolo esempio: gli occhi di una persona sono lì anche dopo la morte; se gli occhi potessero vedere da soli, perché sono incapaci di vedere dopo la morte? Non possono vedere perché il principio dell’Io ha lasciato il corpo e gli occhi non possono vedere se il Drashta non c’è. Quindi voi vedete e sperimentate il veduto solamente tramite il Vedente che non è altro che il Principio Divino dell’Io. Da dove è venuto questo Principio Divino dell’Io? Da dove è emerso? Questo Principio non è emerso né è venuto da niente, non ha inizio né fine, è presente dovunque in tutti gli esseri in ogni momento: è il Principio del Drashta che non viene né va. Ciò che viene e va è solamente Drishya. Voi dovreste comprendere la differenza tra Io e ego (Aham e Ahamkara): Aham si riferisce al Principio Divino dell’Io e Ahamkara indica l’ego che è come le nuvole passeggere. L’ego è ciò che viene e va mentre Aham è il Principio Eterno che non viene né va. A causa dell’illusione, voi credete che Drishya sia la realtà.

La Divinità pervade tutto.

Molti dicono di credere solamente nell’evidenza. Come sono sciocchi! Parlano senza senso comune. Supponete che ci sia una persona alta un metro e settanta, pesi ottanta chili, abbia la pelle abbronzata e sia calva. Voi potete descrivere il suo aspetto fisico: significa forse che conoscete tutto di quella persona perché sapete descriverne l’apparenza? Potete descrivere le sue qualità inerenti? In effetti, proprio le sue qualità non visibili costituiscono la sua personalità reale; voi non sapete quale sia la sua natura né quanto intelligente sia, non potete vederlo. Non c’è neppure bisogno di andare così lontano. Voi dite “la mia mente”: siete forse capaci di vederla? No. Allora come potete credere nell’esistenza di questa mente che non vedete? Non potete neppur vedere i vostri occhi, potete vederli solamente allo specchio. Voi potete vedere oggetti che sono milioni di miglia lontani nel cielo ma non potete vedere i vostri stessi occhi. Tutto ciò che vedete intorno a voi è Drishya mentre Drashta è il Testimone Eterno. Tutti coloro che argomentano di credere solamente nell’evidenza diretta sono sciocchi; in queste argomentazioni non c’è senso comune ed essi mancano persino di conoscenza generica. Voi dite di avere amore: l’amore ha qualche forma? C’è qualche forma per la contrizione? Allora come potete provare l’esistenza di questi due? L’amore non ha forma ma la madre che sparge amore ha una forma, il profumo non ha forma ma il fiore che lo spande ha una forma; il fiore che ha una forma spande il profumo che non ne ha. In modo simile, l’essere umano che ha una forma particolare comprova l’esistenza della Divinità senza forma. La Divinità è immanente in ogni cosa; gli scienziati hanno impiegato migliaia di anni per comprendere questa verità. Cosa dicono oggi? Dicono che tutto è fatto di atomi. Perché hanno avuto bisogno di migliaia di anni per comprendere una verità così semplice? Anche prima del Treta Yuga, il bambino Prahlada lo comprese e quindi dichiarò:

Non pensate che Dio sia qui e non là;

Egli è dovunque Lo cerchiate.

Circa trent’anni fa, Mi capitò di visitare la casa di Suri Bhagavantam che era il Direttore dell’Istituto della Scienza Indiano a Bangaluru. In quel periodo, era in corso una conferenza internazionale di scienziati nell’Istituto e Bhagavantam, allo scopo di far conoscere Svami ad alcuni degli scienziati più famosi, Lo invitò a pranzo. Durante il pranzo, essi discussero della creazione del Sole, della Luna e della Terra e uno di essi disse “Il Sole è ora nella sua prima gioventù”; Io gli chiesi quale fosse l’età dell’astro ed egli rispose che è di alcuni milioni di anni. Voi scrivete 1 e proseguite mettendogli accanto degli zeri cosicché diventa un numero che indica milioni e milioni di anni. Lo stesso è stato descritto dai Bharatiya come “senza inizio (Anadi)”. Com’è facile dir questo! Eppure gli scienziati considerano un insulto il descrivere qualcosa come Anadi. Quando essi dicono che l’età del Sole è di qualche milione di anni, pensano di esser diventati grandi scienziati; invece di definirlo Anadi, danno dei numeri come fossero la sua età anche se questo è oltre la comprensione umana. Gli scienziati traggono soddisfazione dal citare dei numeri mentre le scritture indiane spiegano questi fenomeni naturali in modo facile da comprendere e apprezzare. Di solito, gli scienziati non credono in Dio; più sono intelligenti, minore è la loro fede. Potete vedere voi stessi che coloro che si considerano intellettuali elevati non hanno fede neppure in se stessi; essi passano tutto il tempo nei laboratori a fare esperimenti ma non hanno alcuna esperienza della Divinità. A cosa servono tutti questi esperimenti senza esperienza? Essi parlano di materia e energia ma, a Mio avviso, esse non sono diverse l’una dall’altra: la materia è energia e l’energia è materia, sono la stessa cosa. Senza materia non c’è energia e senza energia non c’è materia. Perché nasca un albero, ci vuole un seme; il seme ha due valve e può germinare solamente quando esse sono unite. Se ce n’è una sola, non può. Una valva è positiva e l’altra è negativa, una è materia e l’altra è energia ed esse si combinano per formare una vita nuova. E’ quindi sciocco dire che non credete in ciò che non si vede: è il potere dell’invisibile che vi fa raccogliere le conseguenze delle vostre azioni.

Oh essere umano, non ti inorgoglire della tua bellezza, della gioventù e della forza fisica:

molto presto, diverrai vecchio, i capelli si faranno grigi, la pelle formerà le rughe e il tuo aspetto sarà deturpato.

I bambini ti prenderanno in giro chiamandoti “vecchia scimmia”.

Non sei migliore di un pupazzo di pelle;

cerca di comprendere il mistero che sta dietro a questo teatrino dei burattini.

In fondo, tutto questo è un semplice teatro dei burattini, non dovreste innamorarvene. Il corpo subisce i cambiamenti attraverso gli stadi della vita: ora siete dei ragazzi, dieci anni fa eravate bambini, tra vent’anni sarete adulti e tra cinquant’anni diverrete nonni. Chi era un bambino allora, è un ragazzo oggi e sarà un uomo e un nonno dopo? Siete sempre voi; tra i quatto stadi, c’è solamente la differenza del tempo.

La preghiera dovrebbe venire dal cuore.

Al fine di comprendere la vostra realtà, voi non dovreste insistere sull’evidenza diretta. Supponete che ci sia un albero grande grande che ha molti rami e rametti. La sua ombra fresca è molto gradevole; voi lo vedete ed esclamate “Che ombra piacevole!”. Voi vedete l’albero e non le radici ma dovete comprendere che è sulla radice non visibile che esso si regge. Voi annaffiate la radice nascosta perché l’albero cresca. Voi vedete un palazzo grande e dite “Come sono maestose le sue colonne e come son belli i piani!” In effetti, la fondazione è la più importante affinché esso stia in piedi. Come potrebbero esserci le colonne senza la fondazione? Come potrebbe esserci un albero senza le radici? In modo simile, la Divinità è la base di tutta la creazione. Solamente se innaffiate le radici nascoste l’albero crescerà e darà fiori e frutti; se invece annaffiate i fiori e i frutti, l’albero appassirà con essi.

La Divinità non manifesta è presente in tutti come testimone e voi dovete evolvere la vostra devozione e il senso di affidamento affinché Essa si manifesti davanti a voi. Thyagaraja, quando smarrì l’idolo di Rama, cantò “Oh Rama! Dove devo cercarTi se sei dovunque?” poi andò al fiume Kaveri per eseguire l’adorazione cerimoniale del Signore. Quando prese l’acqua con le mani a coppa, ecco l’idolo di Rama apparire proprio nelle sue mani. Egli era estatico e cantò “Per quanto ancora Ti dovrò invocare oh Rama?! Vieni gentilmente a salvarmi”. Egli pregò Rama con tutto il cuore in molti modi; la preghiera dovrebbe essere offerta con sentimento di devozione, dovrebbe scaturire dal cuore e non essere recitata meccanicamente. Quando colmate il vostro cuore d’amore, Dio si manifesta immediatamente davanti a voi.

Comprendete la grandezza della cultura bharatiya.

Alcuni oratori usano espressioni come “Devoti Sai” e “Famiglia Sai” nei loro discorsi. Tutta la gente di questo mondo appartiene alla stessa famiglia: perché dovreste usare specificamente un’espressione come “Famiglia Sai”? Tra i devoti a cui vi rivolgete potrebbero esserci dei devoti di Rama, di Krshna e così via quindi non usate tali locuzioni. Certuni dicono parole come “Hallo” quando incontrano altri; come sarebbe bello se diceste invece “Namaste” rispettosamente! Ci sono molte parole piacevoli che riflettono la sacralità della cultura bharatiya. Ogni parola di questa cultura vedica eterna ha grande valore; non dovreste mai dimenticare la sacralità dei principi di questa grande cultura che è rimasta invariata attraverso le ere.

Installate Dio nel cuore e meditate su di Lui costantemente con amore. Da oggi in poi, prendete a recitare il mantra benaugurale “Sivoham, Sivoham, Sivoham”; fate tesoro nel cuore della verità “Io sono Dio, io sono Dio”. Se vi attenete strettamente a questa verità, tutti i vostri problemi terreni svaniranno. Tutti i conflitti nascono quando voi vedete differenze tra una persona e l’altra; Io e voi non siamo differenti, “Tutti sono uno, figli miei cari! Siate come tutti.” disse Gesù. Voi dovreste amare tutti; questo è l’insegnamento principale della cultura indiana. I Veda insegnano il principio dell’unità ed eguaglianza come afferma la preghiera vedica:

Saha Navavatu,

Saha Nau Bhunaktu,

Saha Viryam Karavavahai,

Tejasvinavadhitamastu,

Ma Vidvishavahai.

(Possa il Signore proteggerci e nutrirci!

Che noi possiamo crescere in intelligenza e valore lavorando insieme!

Che noi possiamo vivere in amicizia senza alcun conflitto!

Procediamo insieme, cresciamo insieme,

stiamo uniti e cresciamo in intelligenza insieme,

viviamo insieme con amicizia e armonia)