DISCORSO DIVINO

L'equanimità è il sogno distintivo dell'essere umano

29 luglio 1996

Un devoto vero è colui che rimane equanime nella felicità e nell’afflizione,

nella prosperità e nell’avversità, nella lode e nel biasimo.

Studenti, incarnazioni dell’Amore!

In questo mondo, bene e male, ricchezza e povertà, lode e biasimo vanno insieme; non ci può essere afflizione senza felicità e la felicità non ha valore senza sofferenza: “Non si può ricavare felicità dalla felicità (Na Sukhat Labhate Sukham). La felicità non deriva dalla felicità, consegue alla sofferenza. Un uomo ricco può diventare povero domani e un povero può diventare ricco un giorno o l’altro, oggi vi approvano ma domani potete essere criticati. Considerare la lode e il rimprovero, la felicità e la mestizia, la prosperità e l’avversità con mente equanime è il segno distintivo dell’essere umano.
Acquisite l’equanimità

Anche la Gita afferma la stessa cosa: “Si dovrebbe rimanere equanimi nella felicità e nella mestizia, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta”. Si può davvero godere della vita come esseri umani soltanto quando si considera il dolore e la contentezza, il profitto e la perdita con equanimità. Se non c’è sofferenza, l’uomo non dà valore alla felicità per cui, se si vuole sperimentare la felicità vera, si deve accogliere il dolore.

“Piacere e dolore, bene e male coesistono, nessuno può separarli;

voi non potete sperimentare piacere o dolore, bene o male escludendo uno di due.

Il piacere si manifesta quando le difficoltà danno frutto”

Anche nella vita quotidiana, noi non daremmo valore al giorno se non ci fosse la notte e viceversa. Comprendere questa verità e agire in conseguenza è molto difficile; la gente che non la capisce desidera soltanto felicità permanente, è preda dell’illusione di poter essere sempre contenti ma questo non è possibile. Prima di tutto dovreste capire che cosa significhi felicità: soltanto quando si è stanchi di camminare sotto il sole si comprende il valore del riposo all’ombra di un albero. Le persone che chiedono perché l’essere umano debba subire dispiaceri e sofferenze mancano di senso comune; lo studente che ha parlato poco fa ha detto che l’educazione moderna non lo ha sviluppato ma questo non è tutto, essa non impartisce neppure la conoscenza generale. Il effetti, nel sistema educativo attuale, sia il senso comune che la conoscenza generale sono ridotte a zero. Chi desidera il cibo quando non ha fame? Chi compra un condizionatore quando non fa caldo? Solamente coloro che hanno senso comune e conoscenza generale possono capire veramente il valore delle paia di opposti come felicità e cordoglio, profitto e perdita, prosperità e avversità. In ogni campo della vita, sia sociale, che fisico, morale o spirituale, l’uomo può ottenere nome e fama soltanto quando affronta delle difficoltà. Il Re Harischandra incontrò molte difficoltà e sofferenze al fine di sostenere la verità; egli era determinato a rimanere coerente al detto “Accada qualunque cosa, io non devierò dalla verità” per cui sacrificò il regno, vendette la moglie e il figlio e divenne lui stesso un servo per essere coerente guadagnandosi l’appellativo eccelso di Satya Harischandra solamente dopo aver affrontato difficoltà, angosce e sofferenze enormi. Se non avesse agito così, sarebbe stato ricordato come Harischandra e non come Satya Harishchandra. Egli sacrificò ogni cosa sull’altare della verità il che indica una determinazione vera. L’uomo dovrebbe far sorgere in sé una determinazione simile, dovrebbe essere pronto a sacrificare anche la vita per raggiungere lo scopo senza considerare le sofferenze, i dispiaceri e le difficoltà; questa è la caratteristica di chi percorre il sentiero della verità senza deflettere. Voi conoscete la storia del bambino di sette anni di nome Prahlada che meditava sempre sul Nome di Narayana: suo padre lo sottopose a sofferenze indicibili e cercò perfino di ucciderlo ma egli affrontò tutto con coraggio e determinazione ottenendo infine la vittoria e meritò nome e fama grandi per aver sopportato tutte le difficoltà con forza d’animo enorme. Si lasciò mai abbattere dagli impedimenti? Fu la sua determinazione mai fiaccata dalle afflizioni? No, no. Egli ottenne la vittoria contro tutti gli ostacoli. Ne deriva che le difficoltà sono la soglia verso una stima e una reputazione elevate e la felicità vera ma la gente non accoglie affatto i dispiaceri e gli impedimenti e questo è un errore grosso: al fine di comprendere il mistero della vita umana, bisogna sperimentare sia la felicità che la sofferenza altrimenti non si può mai godere di pace e felicità vere. Voi dovreste accogliere le difficoltà e i dolori al fine di sperimentare la beatitudine che non finisce.

Il piacere è un intervallo tra due dolori.

Chi comprende questa verità non sarà mai esaltato dalla contentezza né abbattuto dal dolore ma oggi le persone sono disposte a rovinare la loro reputazione preziosa per dei piaceri terreni insignificanti, meschini e momentanei e conseguimenti miseri esponendosi così al dispregio. Questo può essere dovuto all’influenza dell’Era di Kali. Oggi l’uomo corre disgraziatamente dietro a scopi dappoco senza impegnarsi minimamente per ottenere la felicità imperitura. Ecco un piccolo esempio: il prorietario di un autobus da cinquanta posti, che fa servizio da un villaggio all’altro, lo sovraccarica imbarcando settanta persone per guadagnare del denaro in più. Egli può ricavare venti rupie extra in questo modo ma non capisce che i pneumatici che valgono duemila rupie si rovineranno. Similmente, oggi l’uomo rovina la sua reputazione preziosa per la mira di guadagni insigificanti.

Fate un uso sacro dei sensi

Come dovrebbe comportarsi le persone, e i giovani in particolare, per guadagnarsi una buona reputazione? Dovrebbero chiedersi quale sia il modo corretto di usare gli occhi, le orecchie e la lingua e come tenerli sotto controllo. Osservare tutto e tutti semplicemente perché si hanno gli occhi non è opportuno; guardate soltanto ciò che serve guardare. Osservare tutto e tutti è peccato. Che cosa ottenete usando gli occhi in modo non sacro? Le persone cercano del piacere meschino gettando sguardi perversi verso le donne ma non capiscono quanta reputazione negativa ottengano inseguendo piaceri così spregevoli; questi individui non possono andare in giro a testa alta. Voi dovreste vedere solamente ciò che vi serve vedere, non guardate mai ciò che non è necessario. Voi siete tutti giovani e non dovreste pensare diversamente quando Swami vi dice queste cose; rendervi consapevoli delle vie del mondo e mettervi sulla strada giusta è Mio dovere. Supponiamo che un giovane di venticinque anni stia viaggiando con sua sorella che ne ha venti; anche se sono fratello e sorella, vedendo la loro età, la gente può pensare che siano marito e moglie. Vedete voi stessi che cattiva reputazione si facciano viaggiando insieme! Secondo le nostre tradizioni antiche e la cultura di Bharat, i giovani fratelli e sorelle non dovrebbero viaggiare insieme, dovrebbero evitare di andare al cinema, alla spiaggia e al mercato insieme. Essi dovrebbero andare con i genitori. Nei tempi antichi, la gente si atteneva strettamente a questi pricipi. Prendiamo un altro esempio di un uomo di sessant’anni e una ragazza di sedici che viaggiano insieme: la gente può ritenerli nonno e nipote anche se non lo sono. Quando due giovani, fratello e sorella, viaggiano insieme, le persone si formano idee errate su di loro mentre nel caso di un uomo anziano che va con una ragazza con intenzioni perverse, la gente li considera nonno e nipote. Non si dovrebbe dar luogo a situazioni di questo tipo. Se dovete viaggiare, fatelo da soli e, se dovete portare vostra sorella, fatevi accompagnare da vostra madre; questo è l’insegnamento della nostra cultura antica. Questi principi e metodi puntano a difendere il nome e la reputazione della famiglia nella società ma, sfortunatamente, il modo di vedere dei giovani d’oggi è macchiato da intenzioni maligne. Questa visione non è dell’essere umano, è quella di un corvo, del tutto instabile e irrequieta; per il volatile, che ha un becco lungo, è naturale ma perché dovreste voi guardare di qua e di là se non avete un becco simile? Tenete lo sguardo sempre diritto, una visione sacra simile è del tutto essenziale per i giovani; essa è definita Sunetra e Sudarshana (visione buona). Acquisendo questo modo di guardare, otterrete una reputazione elevata.

Esercitate il controllo sul modo di parlare, di guardare e di ridere

Voi dovete sapere anche come usare la lingua correttamente. E’ necessario che gli studenti sappiano cosa dire di fronte a persone diverse, quando possono ridere e quando no. A volte voi cominciate a ridere nel vedere qualcosa di buffo ma una risata fuori luogo può causarvi un danno grosso. Questo ridere inopportuno fu la causa principale delle difficoltà di Draupadi. Dharmaraja possedeva un palazzo splendido costruito dall’architetto Maya, e quindi chiamato Maya Sabha, che aveva molti accorgimenti ornamentali bellissimi. Per esempio, sembrava che ci fossero delle porte dove in realtà non c’erano e dove le porte erano lì, non si vedevano. Similmente, il pavimento era tale da sembrare una piscina che invece non c’era e dove c’era davvero un deposito d’acqua, avreste pensato che ci fosse un luogo asciutto. Duryodhana era pieno di gelosia nel vedere questo palazzo incantevole edificato dai Pandava. Quando vi entrò, non vide la porta che aveva davanti e, camminando deciso, andandò a sbatterci la testa ma fece finta di niente e, preso com’era dalla gelosia e dall’orgoglio, proseguì altezzosamente guardando di qua e di là; piu avanti credette di camminare su un semplice pavimento dove c’era invece una vasca d’acqua e ci cadde dentro. In quel momento, egli udì qualcuno ridere; chiunque avrebbe potuto provare ilarità nel vedere una situazione simile. Chi aveva riso non era Draupadi ma i suoi amici; lei non era lì in quel momento ma, quando li sentì ridere, venne a vedere cosa stesse accadendo. Sfortunatamente, Duryodhana la vide arrivare e pensò che fosse stata lei a deriderlo al che giurò di vendicare quell’umiliazione decidendo di umiliarla in piena corte in modo che la gente ridesse di lei. Dovete quindi sapere dove, quando e in che modo ridere. Ci sono due modi di ridere: Hasan, che significa fare un sorriso delicato, e Prahasan che indica la risata sonora “Haha Haha Haha!”. Quest’ultimo è un modo di fare molto brutto. Supponete che due o tre amici ridano sguaiatamente per strada; la ragione della loro risata può essere qualunque ma le donne che passano possono pensare che ridano di loro. Non si deve quindi ridere forte, almeno per strada, specialmente quando ci sono donne vicino; in ogni caso, mai ridere delle donne. Nelle città grandi e piccole, ci sono persone che vagabondano davanti ai negozi ridendo delle donne e importunandole quando vanno a far spese; se essi ridono delle donne degli altri, non rideranno gli altri delle loro? Nessuno può sottrarsi alla reazione, riflesso e risonanza delle proprie azioni, tutti devono subirne le conseguenze. Coloro che indulgono in comportamenti così riprovevoli si allontanano da Dio; per quale ragione? Perché quelli che si fanno una reputazione cattiva con i loro atti malvagi non hanno posto nella vicinanza del Divino. Abbiate quindi il controllo della vostra ilarità e non soltanto di questa ma anche del dire e del guardare. Voi dovete sapere cosa dire e dove dirlo. Ci sono alcuni che cantano canzoni volgari quando vedono delle donne per strada; è affinché cantiate cose così volgari che Dio vi ha dato la lingua? Com’è sacra la lingua e che uso malvagio ne fate cantando volgarità simili! Agendo così, voi rovinate la vostra reputazione e vi esponete ad esser derisi dagli altri. Esercitate quindi il controllo del dire, del guardare e del ridere; se volete essere rispettati dalla società, dovete comportarvi in modo consono. Se vi comportate bene, anche la vostra reputazione nella società salirà in alto.
Obbedite ai comandi di Dio

L’uomo dovrebbe essere equanime nella lode e nella riprovazione, nel bene e nel male; l’equanimità è il segno distintivo dell’essere umano. Solamente una persona equanime è in grado di salire al livello del Divino mentre, se si comporta contrariamente alla natura umana, l’uomo degenera al livello di un animale. Che cosa significa questo? Egli va in direzione contraria e degenera dal livello umano a quello animale. L’essere umano dovrebbe andare sempre avanti e fare progressi, mai tornare sui suoi passi. Alcuni funzionari ottengono delle retrocessioni invece delle promozioni; perché? La causa sono i loro difetti. Si ottengono delle promozioni quando si è scevri da difetti. Se in un piccolo ufficio l’uomo ottiene retrocessioni o promozioni come conseguenza del suo comportamento buono o cattivo, quanto più attento dovrà stare se vuol ottenere la Grazia Divina? Quando prendete il sentiero sacro, Dio vi promuove coerentemente; se fate nascere in voi le virtù, non c’è nessun bisogno che intraprendiate alcuna Sadhana per compiacere Dio, Egli Stesso chiama la persona virtuosa dicendo “Mio caro, Io sono contento delle tue virtù. Vieni”. Non c’è neppure bisogno che Lo preghiate: Egli vi accoglie. Voi dovreste obbedire alle ingiunzioni di Dio e maturare una fede sicura e dei sentimenti sacri; se agite contrariamente alle Sue aspettative e prescrizioni, Egli vi retrocederà invece di promuovervi. Sasanam Vachanam Iti Sastram; che cos’è lo Sastra? Sastra è ciò che propone le regole e i regolamenti per la condotta dell’uomo e dice “Non guardate niente di malvagio, non ascoltate niente di malvagio e non dite niente di malvagio” perché per voi non va bene.

Non guardare niente di malvagio, guarda ciò che è buono

Non ascoltare niente di malvagio, ascolta ciò che è buono

Non dire niente di malvagio, di’ ciò che è buono

Non pensare niente di malvagio, pensa ciò che è buono

Non fare niente di malvagio, fai ciò che è buono.

Questa è la via verso Dio.



Questo è il codice di condotta che gli Sasrtra prescrivono per l’uomo e, se seguite questi principi, Dio vi accoglie; se agite contrariamente a questo codice, vi allontanate da Lui. Non soltanto vi allontanate da Lui ma Egli non vi guarda neppure in faccia; perché? Perché Ne violate i comandamenti e quindi perdete la reputazione, la ricchezza e il rispetto della società. Come può Egli avvicinarvi a Sé se non seguite i suoi precetti? Per prima cosa, dovete quindi generare in voi stessi le qualità buone. Sforzatevi di diventare equanimi. Anche la Bhagavad Gita dice:

L’equanimità è definita yoga vero, la perfezione nell’azione è yoga vero

Samatvam yogamuchyate yoga karmasu kausalam

Certe persone potranno criticarvi ma voi non dovete essere avviliti dal criticismo né esaltati dalle lode; se in voi non ci sono mancanze, che importanza ha il fatto che gli altri vi critichino? Voi dovete affrontare la situazione con coraggio pensando “Io non ho mancanze quindi perché dovrei essere disturbato dalla critica? Questo non è colpa mia”. Al fine di maturare un coraggio e una convinzione simili, bisogna seguire la strada giusta. A volte gli studenti ridono forte. E’ vero che certe situazioni li fanno ridere, quando si vedono dei fatti buffi in una commedia, si fa una risata. Il queste situazioni rido anch’Io ma dobbiamo controllare le nostre risate quando siamo in compagnia di altri.

Tale il cibo, tale la testa

Durante la guerra del Mahabharata, Bishma giacque su un letto di frecce per cinquantasei giorni. Come la sua fine si avvicinò, Krishna condusse lì i Pandava con lo scopo di far loro apprendere da lui i principi del Dharma. Tutti conoscevano la sua grandezza e saggezza. I grandi saggi sedevano da un lato e i parenti dall’altro. I Kaurava erano già morti nella battaglia, la loro malvagità li aveva distrutti, e anche Sakuni e Karna non erano più. Soltanto i cinque Pandava e Draupadi, che li seguiva sempre, erano lì; venne anche Vidura. I Pandava e Draupadi non sopportavano di essere separati e, insieme, offrirono le loro salutazioni a Bhisma. Draupadi aveva sempre un rispetto grande per gli anziani; in effetti, ella era nata dal fuoco e anche Krishna lodava molto le sue virtù. Quando qualcuno chiedeva chi fosse la donna più casta (Pativrata), Egli non menzionava Sathyabhama o Rukmini ma diceva che Draupadi, che aveva dovuto servire cinque mariti, era la Prativata più grande e, se Gliene veniva chiesta la ragione, Egli spiegava:

“Draupadi obbedì ai comandi dei suoi mariti.

Ella non avrebbe mai detto a nessuno di loro di non avere tempo di servirlo

e accettava qualuque cosa le accadesse nella vita;

ella fu l’esempio supremo di castità e nessuno può eguagliarla in questo senso”

A quel punto, Bishma cominciò a insegnare i principi del Dharma ai Pandava. “Dharmaraja!” egli disse “Voi avete vinto la guerra soltanto per Grazia di Krishna; chi pensate che Egli sia? Voi credete che sia vostro amico e cognato ma quest’idea vi inganna: Egli è la manifestazione diretta del Signore Narayana, non fatevi sviare dalla relazione fisica che avete con Lui. Come siete fortunati di poter conversare con Dio, giocare con Lui e passare beatamente il tempo in Sua compagnia!” Questi insegnamenti di Bishma costituiscono lo Shanti Parva del Mahabharata che mostra all’uomo come comportarsi in situazioni particolari, come affrontarle con coraggio e fiducia e come condurre rettamente la vita di tutti i giorni. Tutti i Pandava ascoltavano con la testa china in segno di umiltà ma Draupadi non poté trattenersi e rise sonoramente; questo non intendeva mostrare irriverenza verso Bishma, era semplicemente l’espressione dei suoi sentimenti. Bhima espresse il suo dispiacere per quel comportamento, Dharmaraja le gettò uno sguardo severo e anche Arjuna la guardò con disapprovazione come dire “Cos’è questo? Tu manchi di sensibilità e conoscenza generale. Come puoi ridere sguaiatamente alla presenza di molte persone?” ma Bishma comprese il significato recondito della sua risata e disse ai fratelli Pandava: “Vi siete fatti un’idea sbagliata della risata di Draupadi; ella è persona di grande purezza e non ha riso senza una ragione. Io stesso sono la ragione del suo ridere”. Poi la chiamò amorevolmente vicino a sé e disse “Per favore, spiega a tutti la ragione della tua risata in modo che possano conoscere la verità e il loro fraintendimento sia corretto” al che ella rispose: “Nonno! Io rispetto sempre le tue parole. Tu hai dedicato la vita al sostegno della Verità e del Dharma, come potrei ridere di te? Tu eri il comandante in capo dell’esercito dei Kaurava, tu sei quello che li ha allevati dall’infanzia; perché quindi non hai dato loro questi insegnamenti? Al contrario, li stai dando ora ai miei mariti che sono l’incarnazione effettiva della verità e della rettitudine: dove i tuoi ammaestramenti erano necessari non li hai dati e li dai invece dove ce n’è poco bisogno. E’ per questo che non ho potuto trattenermi dal ridere”. Allora Bishma disse: “Si, questa è la mia colpa. Io ho mangiato il cibo che essi mi servivano e ho vissuto in loro compagnia; a causa del cibo impuro che ho mangiato, tutti i principi del Dharma sono stati messi da parte in me e soltanto i sentimenti malvagi sono diventati rilevanti. Ora tutto il sangue cattivo che avevo è drenato per le frecce che tuo marito Arjuna mi ha lanciato e anche i miei sentimenti e pensieri malvagi se ne sono andati con quel sangue; questa è la ragione per cui i pensieri e sentimenti puri emergono da me, questa è la ragione per cui ora posso insegnare il Dharma ai Pandava. E’ stato il cibo impuro che mi è stato dato dai Kaurava che mi ha reso incapace di comunicare questi insegnamenti sacri per tutto quel tempo”.

Quindi il cibo che si mangia influenza la mente moltissimo. Se mangiate cibo impuro, avrete soltanto sentimenti impuri; Bishma era uomo di saggezza grande ma anche la sua mente fu influenzata dal cibo errato. Com’è il cibo è la testa. Così Bishma ammise la sua colpa e disse che Draupadi non aveva alcuna colpa della sua risata. Tutti i Rishi, gli yogi e gli altri presenti compresero la verità del fatto che il cibo che l’uomo mangia ha una grande influenza sulla mente. Draupadi aveva tutto il diritto di ridere degli insegnamenti di Bishma perché si era sempre comportata con verità e rettitudine; in effetti, ella aveva dedicato tutta la vita a sostenere la Verità e il Dharma.

Siate meritevoli dell’Amore di Dio

Una volta, durante l’esilio dei Pandava, il Saggio Durvasa andò nel loro eremitaggio con migliaia dei suoi discepoli e chiese del cibo; egli disse che sarebbero andati a bagnarsi nel fiume vicino e sarebbero poi tornati per mangiare. I Pandava erano angustiati per non poter provvedere un pasto a quella moltitudine non avendo niente; Draupadi, temendo la maledizione del Saggio Durvasa, pregò Krishna di salvarli dal suo anatema. Egli apparve immediatamente sul posto e la pregò di darGli qualcosa da mangiare al che Draupadi rispose: “Krishna, se fossimo in Hastinapur, io Ti avrei certamente servito un banchetto sontuoso. Purtroppo noi viviamo in una foresta mangiando radici e tuberi; cosa posso offrirTi in questa situazione?” Krishna le disse di guardare se qualche particella di cibo fosse rimasta nella zuppiera che aveva appena pulito il che ella fece subito trovando un pezzetto di foglia appiccicata al recipiente. Gopala mangiò quell’avanzo e, appena l’ebbe fatto, la fame di Durvasa e dei suoi discepoli fu saziata ed essi andarono via senza importunare i Pandava; in questo modo, Egli salvò i Padava dalla maledizione di Durvasa. Quando voi soddisfate Dio, il mondo intero soddisfa voi; se Dio vi disconosce, anche il mondo vi disconosce. Chi è disconosciuto da Dio non verrà accettato da nessuno; se Dio vi accetta, tutti vi accetteranno. Per questo, quando la fame di Krishna fu soddisfatta, il Saggio Durvasa e tutti i suoi discepoli si sentirono sazi e, dopo il bagno nel fiume, non tornarono dai Pandava per il cibo. La devozione di Draupadi e il suo senso di affidamento a Krisna erano senza confronto; Dio Stesso esaltò le sue virtù quando ella sopportò tutte le sue difficoltà con forza d’animo. Non c’è bisogno che vi sforziate di compiacere una persona o l’altra. Non sprecate la vita correndo dietro a desideri meschini e futili, sforzatevi sinceramente di compiacere Dio; se fate questo e diventate cari a Lui, il mondo intero diverrà vostro. Anche Thyagaraja disse “Oh Rama! Se ho la Tua Grazia, tutti i nove pianeti diverranno miei servitori”. Al fine di diventare ricevitori della Grazia di Dio, dovreste trattare con equanimità le paia di opposti come il piacere e la pena, la felicità e l’afflizione, la lode e il rimprovero. Meditate sempre sul Nome Divino del Signore e diventate meritevoli del Suo Amore; una volta diventati oggetti del Suo Amore, non c’è bisogno di temere niente, si ottiene tutto nella vita. Quindi maturate l’equanimità e sforzatevi di meritare la Grazia Divina.



(Bhagavan ha concluso il Suo Discorso con il Bhajan, “Govinda Gopala Prabhu Giridhari…”)



Prasanthi Nilayam, 9 Luglio 1996,

Sai Kulwant Hall



(Dal “Sanathana Sarathi”, Luglio 2011)