DISCORSO DIVINO

Swami deplora le mancanze dei devoti

3 luglio 1996

Se non si eliminano le qualità tamasiche, non si può comprendere la Verità. Se non ci si libera delle qualità ragiasiche, non si può sviluppare la Devozione. La pratica della devozione è quindi rappresentata dalla qualità satvica. Ascoltate, o coraggiosi figli dell’India!

L’intero universo fenomenico è espressione di satva, rajas e tamas. Ogni essere umano è un’incarnazione di queste tre qualità. In che modo può trascenderle? Solo rendendosene consapevole e superandole.

Queste tre qualità sono essenziali per ciascun essere umano. L’uomo non può vivere senza il sonno e non può compiere un’azione senza prima riflettere. Il pensiero precede sempre l’azione ed il sonno, l’indagine e l’attività mentale sono qualità tamasiche.

L’uomo non può condurre la sua vita quotidiana senza attività rajasiche. Ogni desiderio deriva da esse e così pure il desiderio di Dio. Esiste un detto telugu che afferma: “Nessuno può desiderare la Liberazione senza aver prima sperimentato altri desideri”. I desideri possono essere diversi, ma la loro natura essenziale è la stessa. Qualità come l’ira, la gelosia, l’odio, l’orgoglio e la superbia sono per natura rajasiche, ma anche nella qualità rajasica esiste una componente satvica. Come il fiume sotterraneo Saraswatî si dice scorra tra il Gange e lo Yamunâ, allo stesso modo satva è presente in forma sottile nelle qualità rajasiche e tamasiche. Se esaminate queste qualità, scoprirete che in ognuna di esse c’è un substrato di qualità satvica. Al fine di sviluppare quest’ultima, tamas è uno stadio accessorio e rajas è un passaggio necessario. Quando si superano queste due tappe, la natura satvica potrà manifestarsi in tutta la sua pienezza.

Da malfattore a saggio

In che modo è possibile superare la qualità tamasica? Vi è l’esempio di Ratnakâra, in origine ladro da strada, che maltrattava e depredava i pellegrini. La mancanza di compassione e di considerazione per il prossimo, è caratteristica della natura tamasica. Ratnakâra, grazie alla compagnia ed agli insegnamenti dei sette Saggi (Vashista ed altri), si trasformò in un grande saggio, diventando in seguito il poeta immortale autore del Râmâyana. Il termine kavi (poeta) significa “colui che ha la visione del passato, del presente e del futuro” e, stando al significato antico del termine, i cosiddetti poeti moderni non possono essere considerati tali.

Valmiki e Vyâsa, attraverso le loro penitenze, trascesero le tre qualità e realizzarono il Divino, acquisendo la capacità di visualizzare il passato, il presente ed il futuro. Per questa ragione furono considerati poeti immortali. La compagnia dei buoni trasformò una persona totalmente tamasica come Ratnakâra, in un saggio perfettamente satvico come Valmiki. Ciò dimostra che è sbagliato pensare che una persona tamasica non possa divenire satvica. La grazia divina è causa di ogni trasformazione. Per mezzo di essa e della compagnia dei buoni, è possibile procedere da una natura tamasica ad una natura satvica.

Da Imperatore a Brahmarishi

La qualità rajasica è caratteristica di colui che appartiene alla casta dei guerrieri (kshatriya). L’odio, la gelosia, l’ostentazione e l’orgoglio sono alcuni aspetti della qualità rajasica. Il saggio che esemplificò la trasformazione di una natura rajasica in una natura satvica, fu Vishvâmitra. Pur essendo pieno di qualità rajasiche, riuscì ad essere un saggio di stirpe reale (Râjarishi), per poi diventare un saggio di stirpe sacerdotale (Brahmarishi). La sua viscerale antipatia per il saggio Vashista arrivò al punto da desiderare la sua morte.

Un giorno, mentre gironzolava nei pressi dell’asram, Vishvâmitra ebbe modo di ascoltare una conversazione tra Vashista e la consorte Arundhatî, la quale stava esprimendo la sua meraviglia per la stupenda luminosità della luna piena che, in quel momento, abbracciava tutto il paesaggio. Vashista osservò: “La luce fulgida della luna è pura come la penitenza alla quale si è sottoposto Vishvâmitra”.

Nell’udire quelle parole, Vishvâmitra capì lo sbaglio che aveva fatto nel giudicare il grande saggio e si precipitò nell’asram gettandosi ai suoi piedi ed implorando il suo perdono. Vashista lo pregò di alzarsi chiamandolo Brahmarishi, mentre prima lo aveva definito un Râjarishi. Vishvâmitra non potè trattenersi dal chiedere al saggio il perché di quell’appellativo e Vashista, così rispose: “Vishvâmitra, ti sei sempre comportato da arrogante. Sei nato con l’ego e cresciuto con esso senza mai chinare il capo di fronte a nessuno. Oggi te ne sei liberato e ti sei prostrato ai miei piedi. Ecco il significato dell’assenza di ego. Un Brahmarishi è colui che è libero da egoismo, avidità, orgoglio ed arroganza”

Un asceta (rishi) è colui che si è liberato dalle tendenze inferiori e non un grande erudito o un officiante di riti.

La trasformazione di Ratnakâra da pellegrino a saggio fu possibile non solo per la vicinanza dei grandi asceti, ma soprattutto perché egli mise sinceramente in pratica i loro insegnamenti. Ripetendo il nome di Râma perse la coscienza del corpo, tanto che su di esso crebbe un formicaio dal quale poteva udirsi la vibrazione del nome di Râma.

Anche nel caso di Vishvâmitra, la trasformazione fu simile: da re rajasico egli divenne un Brahmarishi, sacrificando tutti i piaceri della terra e sottoponendosi a dure penitenze.

La principale caratteristica della qualità satvica è un perenne stato di pace. Altri tratti relativi a questa qualità sono la pazienza, la compassione, la verità ed altre virtù simili. La qualità satvica non lascia spazio a vizi come l’odio, la rabbia, l’avidità, la cupidigia e l’invidia. La persona satvica trasforma ogni occasione di rabbia in espressione d’amore. Se non si è capaci di effettuare un simile cambiamento, tutte le nostre discipline saranno inutili.

L’insuccesso dei devoti nella pratica dell’amore

Ora passerò ad un argomento che desidero comprendiate a fondo, senza alcun fraintendimento. Per anni ho diffuso un messaggio d’Amore; in ogni Discorso, l’Amore (Prema) è stato menzionato ripetutamente. Ma quanti di voi ne comprendono il significato mettendolo in pratica? Se qualcuno vi fa una domanda, non potete rispondere gentilmente? Non ho sentito nessuno rispondere con Amore. Sia nel Mandir, che nella mensa, in libreria, all’accettazione, all’ospedale o in qualunque altro posto, non vi è un briciolo d’Amore. Allora perché venite ad ascoltare i Miei Discorsi? Se un nuovo arrivato chiede l’orario del Darshan, viene duramente allontanato con un “vattene”; non potete fornire con calma le informazioni che sapete? Le persone più educate si allontanano rispondendo laconicamente: “Non è di mia competenza”. Fornire un’informazione deve essere forse considerato un dovere? Che cosa avete da perdere nel rispondere con calma e con Amore?

Praticate gli insegnamenti di Swami

Nessuno dei devoti, uomini o donne, che da anni risiedono nell’asram, ha un cuore amorevole. Essi dichiarano di praticare la disciplina spirituale (sadhana), la ripetizione del Nome di Dio (japa) o la meditazione (dhyâna); ma per quale motivo lo fanno? Che cosa è accaduto all’Amore che è in loro? Essi sembrano soffocarlo, sviluppando sentimenti negativi. Se ascoltate seriamente i Discorsi di Swami, perché non li mettete in pratica? Molte persone vivono nell’asram, ma la loro condotta è deplorevole. Quanti compiono con dedizione il lavoro a loro assegnato? Quanti parlano con tono amabile pronunciando la Verità? Non ho mai visto né sentito cose simili!

Se volete evitare di parlare quando qualcuno si avvicina a voi per conversare, potete gentilmente scusarvi dicendo: “Swami non approva l’eccessivo parlare e devo adeguarmi alle Sue disposizioni”.

Aprite i vostri cuori all’Amore di Dio

Non ho ancora udito insegnanti e studenti parlare amorevolmente. Dovreste trarre beneficio dall’ascolto dei Miei Discorsi, ma non accade niente del genere. Durante i bhajan le donne sono impegnate in mutue recriminazioni, oppure litigano tra loro: “Questo posto è mio!” “No, è mio, questo è il tuo”. Si contendono le file davanti, ma non possono forse sperimentare Swami dal posto dove si trovano? Avete tanto tempo e ricevete tanto Amore, ma non sapete sfruttare questa opportunità. Se tenete una brocca capovolta, in che modo potrete raccogliere una sola goccia d’acqua anche durante un acquazzone? Coloro che ora mi stanno ascoltando tengono la brocca dei loro cuori capovolta, quindi neanche una goccia d’Amore potrà filtrare. Allora perché venite qui? Non potete andare altrove? A che vi serve vivere in questo asram? Che cosa ci guadagnate stando qui? Quale gioia ne derivate? Assolutamente nessuna: è una pura perdita di tempo.

Trattate i pazienti con Amore

Cercate, in futuro, di rispondere con amore a chiunque si rivolga a voi. Coloro che lavorano all’Accettazione, alle Pubbliche Relazioni, o negli altri uffici dell’asram, non si dovrebbero comportare come bulldog o pastori tedeschi! Stiamo spendendo centinaia di migliaia di rupie per l’Ospedale; perché mai i pazienti non dovrebbero essere trattati con amore? Molti di loro si sentirebbero meglio se ricevessero parole dolci e rassicuranti, ma spesso vengono trattati duramente e sbrigativamente. Ciò è assolutamente inammissibile per chi si proclama devoto. Se siete venuti per servire Swami, bisogna, per prima cosa, coltivare la qualità dell’Amore. Swami è l’Incarnazione dell’Amore. Io offro questo Amore e voi lo accettate senza però farne buon uso.

Incarnazioni d’Amore,

continuo a chiamarvi in questo modo, sebbene vi manchi amore. Non dovete fare altro che coltivare Amore; ciò equivarrà a qualunque penitenza possiate praticare. Quando nell’ashram arrivano nuovi devoti, dovete comportarvi come le hostess di un aereo e così nei collegi, dove i nuovi studenti dovrebbero essere i benvenuti ed esser trattati con sensibilità e simpatia. Si dovrebbe fare in modo che non sentano la mancanza dei genitori, mentre invece vengono tormentati dagli studenti più anziani. Tale condotta è davvero malvagia. E’ questo il modo di trattare i nuovi compagni anziché farli sentire sereni e a proprio agio? Allo stesso modo, i nuovi ospiti degli ostelli dovrebbero ricevere un’accoglienza amorevole ed essere aiutati ad organizzarsi nella nuova vita. Solo quando dimostrerete loro la dovuta considerazione, avrete veramente compreso il Principio d’Amore di Swami (Prema-Tatva).

Devozione di pietra

Imparate a rispettare tutti. Solo allora otterrete la grazia di Dio che dimora in ogni essere. Adorate idoli inanimati e poi ferite gli esseri viventi; che devozione è mai questa? Prendete a frustate i buoi che lavorano giorno e notte, poi girate intorno alla statua del toro Nandi in segno di adorazione. Questa è devozione di pietra, non di cuore. Almeno d’ora in avanti, purificate i vostri cuori. Riempiteli di sincera compassione senza limitarvi a parlare di essa fino alla nausea.

Sono ormai parecchi anni che vivete in questo asram. Asram significa “luogo dove non ci sono né inquietudini né tensioni”. Molti devoti hanno la sensazione di essere sballottati qua e là nell’asram come cani randagi e pregano per avere un attimo di pace almeno nella stanza dell’”interview”. È impossibile ottenere ciò per tutti in una sola volta. Questo incontro, ora, qui con voi, è una grande “interview”, nella quale ognuno è trattato allo stesso modo. (Applausi).

Sviluppate l’Amore. Da domani rivolgetevi agli altri con Amore. Liberatevi dalle qualità animalesche e demoniache ed amate tutti. Questa è la vera qualità satvica. Manifestate la vostra umanità: solo in questo modo potrete progredire verso il Divino. Per ottenere la Grazia di Swami, il sentiero dell’Amore è l’unica via regale.



Baba ha concluso il Suo discorso intonando il bhajan: "Prema mudhita manase kaho...."





Prasanthi Nilayam, Sai Kulvant Hall, 3 Luglio 1996



Da: Mother Sai n° 6/1996