DISCORSO DIVINO

I sentieri che portano a Dio

29 giugno 1996

“Il sentiero dell’azione è come un viaggio a piedi,

quello della devozione è come un viaggio in un carro di buoi

e quello della conoscenza è paragonabile ad un viaggio in aereo.

La parola di Sai è il vero sentiero”.

Sin dai tempi antichi, sono nate delle controversie riguardanti la superiorità di un dato sentiero spirituale rispetto ad un altro. I tre sentieri conducono alla stessa Meta e, in verità, sono interdipendenti.

Il sentiero dell’Azione è come il fiume Gange: esso ci insegna che ci è stato donato un corpo per compiere azioni basate sulla Legge divina.

Il sentiero della Devozione è come il fiume Yamunâ: ci insegna ad essere puri e tenaci.

Il sentiero della Conoscenza è come il fiume Sarasvatî: esso non scorre in superficie, ma sottoterra.

L’azione è il fiore che si trasforma in un frutto ancora acerbo: la devozione. Infine, esso diventa pienamente maturo: si ha allora la Conoscenza. L’azione serve a purificare la mente (chitta) ed il risultato di ciò è il conseguimento della Saggezza spirituale.

È l’ignoranza a rendere l’uomo inconsapevole del peccato. Attaccandosi alle cose che non ispirano devozione, l’uomo ha perduto i suoi valori. Questo è un evento sconcertante! L’uomo non è più consapevole di ciò che dice o che fa: dovrebbe esserci coerenza tra pensieri, parole ed azioni. Le parole non dovrebbero essere causa di agitazione, di malcontento o di sofferenza per gli altri. Inoltre, non si dovrebbero pronunciare parole offensive o false. È meglio tacere che dire cose non vere.

Nonostante questo corpo abbia 70 anni, non ha mai viaggiato in treno. Verrà un momento anche per questo. Gli scompartimenti di un treno si dividono in tre classi. Il sentiero dell’azione è paragonabile alla terza classe. Sarà poco confortevole, ma conduce alla Meta. Il sentiero della devozione è paragonabile alla seconda classe: esso è abbastanza confortevole. Il sentiero della saggezza è la prima classe ed è il più agevole. Ad ogni modo, tutti e tre conducono a destinazione. Essi differiscono soltanto per il tipo di comodità che offrono.

Eccovi un altro efficace paragone: il sentiero dell’azione è un po’ come dover scendere da un treno per prenderne un altro ad un collegamento ferroviario. Dovete trasportare tutti i vostri bagagli da un binario all’altro in attesa del nuovo treno. Il sentiero della devozione vi permette di restare sul vostro vagone che verrà attaccato dal personale delle ferrovie ad un altro treno. Il sentiero della conoscenza è come un treno diretto, dal quale scenderete solo quando sarete giunti a destinazione. Anche da questo esempio, possiamo vedere come i tre sentieri siano interdipendenti e portino alla stessa ed unica Meta.

Al di sotto dello Spirito (Âtma) si trova l’intelletto (buddhi) e, sotto questo, abbiamo la mente (manas). Dalla mente dipendono i sensi e, ultimo nella gerarchia, c’è il corpo.

Lo Spirito è lo stesso in tutti gli esseri. Sconsiglio di usare l’espressione “fratellanza umana” di questi tempi, dati gli innumerevoli conflitti attuali. Secondo il Mio punto di vista, è meglio usare la parola “unità nello Spirito” (ekatva).

Certe persone affermano che l’illusione ottenebra tale unità; non si tratta però dell’illusione di per sé (maya), bensì della loro illusione! Ciò è dovuto alla mancanza di fiducia in sé. Yashodâ, madre di Krishna, vide dentro la Sua bocca l’intero universo: ciò non fu sufficiente a scacciare dalla sua mente il pensiero che Krishna fosse soltanto suo figlio! L’azione conduce alla fiducia di sé e la devozione porta alla saggezza. Dei nove gradini della devozione, quello fondamentale è il sentimento di amicizia con il Divino (sneha bhakti). Da questo tipo di amicizia scaturisce il dono di sé. Sugrîva sviluppò quest’amicizia con Râma, la fiducia crebbe e, infine, egli si abbandonò a Râma. Râma dichiarò di avere non tre fratelli, ma cinque: cioè anche Sugrîva di Kishkindha e Vibhîshana di Lanka.

Gli esseri sono molti, il respiro è uno. Le nazioni sono molte, la terra è una. I gioielli sono tanti, l’oro è uno. Le stelle sono molte, il cielo è uno. Vi è un solo Spirito in tutti gli esseri. Oggi preghiamo, facciamo meditazione e cantiamo i bhajan, ma tutto ciò è solo mera parvenza della devozione. Non facciamo altro che leggere e dissertare sul Râmâyana, il Bhâgavatam, la Gîtâ e ripetere i nomi di Dio, ma non mettiamo in pratica gli insegnamenti propugnati da Râma e da Krishna. Vi sono persone che risiedono in questo ashram da svariati anni: fino a che punto hanno messo in pratica gli insegnamenti di Sai? Sono diventati come rane attorno al loto! Invece, le api sono arrivate da luoghi distanti per suggere il nettare di Sai. Non basta esserGli vicini (near), occorre diventarGli cari (dear)! Gli insegnamenti non devono rimanere parole, ma essere trasformati in azione.

Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: Govinda Hare, Gopala Hare....





Corso Estivo 1996

Estratto del Discorso del 29 Giugno 1996



da: Mother Sai - Supplemento 1996