DISCORSO DIVINO

La Natura è madre

15 ottobre 1988

Una buona cultura è certamente utile per raggiungere
un'elevata posizione sociale, ma, se non vi serve a scoprire
la vostra vita interiore, non basterà a salvarvi e portarvi alla meta finale.

Purtroppo si è lasciata in abbandono la vera spiritualità,
poiché la gente si fa fuorviare da spettacoli di dubbia efficacia morale.

Le virtù sono viste come errori e persino nella pratica religiosa
c'è chi cerca di fare il furbo. No, questo non va!

Ricordatevi che solo la Parola di Dio può indicarvi il sentiero della Verità.


Incarnazioni del Divino Amore!

Dio e Natura
[1] Ogni essere umano è un riflesso del Paramatman, il Sé Supremo. La Natura è come una madre e tutto il Creato appartiene al suo Creatore. L'Universo è la forma di Vishnu ed esprime l'immensa grandezza della Sua personalità. Ma, sebbene l'uomo abbia osservato e studiato la natura che è manifestazione divina, non è andato oltre le apparenze, si è fermato ai nomi e alle forme, al mutevole aspetto del Creato, affermando di non aver visto Dio e confessando così la propria stoltezza. A causa della sua visione distorta, scinde in due la realtà. Ma Dio e la Natura non sono due entità separate, una vera e l'altra fittizia. L'uomo però non ci crede e cerca Dio chissà dove. La Creazione è straordinaria, ed è quasi impossibile capire sino in fondo i suoi misteriosi fenomeni, anch'essi straordinari. Tuttavia, coloro che sanno scorgervi la forma di Dio, possono giungere a una certa cognizione di quel mistero.

"Io" e "mio"
[2] Sfortunatamente l'uomo si lascia dominare dall'ego e, finché tale ristrettezza mentale predomina in lui, non riuscirà a vedere nell'Universo la forma divina dell'Ente Assoluto. Egli deve rendersi conto che, quando dice "io" e "mio", usa delle espressioni che competono soltanto al Creatore. Dio prende le forme che si adattano ai sentimenti umani e tali forme Egli crea, sostiene e dissolve.

Madre Natura
[3] La Natura è sostanzialmente il vero simbolo della maternità; tutti i popoli la chiamano infatti "Madre Natura" o "Madre Terra", così come chiamano il paese d'origine "Terra Madre" o "Madre Patria". In questo specifico aspetto della maternità deve vedersi la Shakti o Energia Divina, che si manifesta nell'uomo attraverso la forza fisica, mentale, intellettuale e spirituale.

La donna
[4] I regni animale, vegetale e minerale, ossia tutto ciò che esiste nel Creato, sono fatti di terra, appartengono alla terra, di cui mantengono le caratteristiche. Ma la vera immagine di Parvati, della Madre Terra, è la donna che la rappresenta in modo perfetto e si identifica nei nomi ad essa connessi, mentre l'uomo che si dissocia dalla Natura diventa egocentrico ed arrogante. Infatti Krishna, che aveva rifiutato di apparire davanti a Dharmaraja e ad Arjuna, nonostante le loro insistenti preghiere, non seppe resistere a Draupadi, che lo vide comparire improvvisamente al suo cospetto, benché glielo avesse chiesto una sola volta. Dio concesse ad una donna ciò che aveva negato a due uomini, che pure Gli erano molto cari.

Una legge universale
[5] Tutti devono obbedienza alla Natura e vi si devono piegare; è una legge inderogabile, che vale tanto per i ricchi quanto per i poveri. Nessuno ha portato qualcosa nel mondo al momento della nascita, e nessuno avrà qualcosa da portar via quando se ne andrà. Alla fine la stessa condizione sarà uguale per tutti, e a tale legge è impossibile sottrarsi, quale che sia lo stato sociale ed economico di cui si gode. La mentalità maschile però sembra non accettarla.

Inquietudine della mente
[6] L'acqua ha la proprietà di scorrere; sta ferma soltanto se la si versa in un recipiente o la si raccoglie in una cisterna. Anche la mente corre all'impazzata e continua la sua corsa finché non le si oppone un freno; corre dietro al tempo, alla ricchezza, ... e per quanti pozzi si scavino per raccogliere il flusso dei pensieri, non si riuscirà mai a colmarli. L'acqua di un pozzo aumenta o decresce secondo il maggiore o minore afflusso. Orbene, ciò che occorre per frenare la mente e salvare l'uomo, per far deviare il corso dei suoi pensieri, per fargli conoscere la Verità permanente, eterna che non muta col mutare dei tempi, ciò che può aiutarlo ad agire correttamente e a compiere azioni meritorie, è la spiritualità.

Unica forza divina
[7] La cultura e il senso di giustizia degli Indiani perdurano nel tempo e ne trascendono i limiti. I principi morali e l'integrità dei costumi tramandatici con la legge dharmica (24) sono essenziali per accostarsi a Dio, e devono costituire una norma di vita, alla quale adeguarsi attenendosi alle leggi della Natura. Perché l'uomo possa liberarsi dai sentimenti di invidia, di rancore, di collera e via di seguito, deve assolutamente convincersi che tutti gli esseri umani sono incarnazioni divine. Se saprete cogliere il sottile legame che avvince l'umanità e che si cela dietro l'apparenza delle forme, non sarete più soggetti ad impressioni gradevoli o sgradevoli, a sensazioni di simpatia o di antipatia, giacché avrete finalmente capito che l'Essenza Divina o Atma sostiene ed accomuna tutti gli esseri, che lo Spirito che dà vita al Creato è unico, che tutta la Natura è pervasa di forza divina. Questa è una verità fondamentale e tutti devono conoscerla; altrimenti, a che serve conoscere il resto? Gli uomini devono sentirsi in dovere di cercarla, di scrutare il mistero nascosto sotto i fenomeni naturali per non eludere lo scopo per cui sono stati creati.

Conosci te stesso
[8] "Conosci te stesso; cerca di sapere chi sei": è lo stimolante invito del Vedanta (25) all'uomo. Se giungerete alla scoperta della vostra vera identità, potrete capire il mistero della Creazione che è noto soltanto all'Essere Assoluto. Voi date importanza ai nomi e alle forme apparenti, dimenticando l'essenziale che tiene unito il tutto. Quando vi sarete persuasi di essere in errore ed avrete imboccato la Via della Conoscenza, sarete sulla buona strada per capire il divino mistero.Incarnazioni del Divino Amore,

La Natura è Dio
[9] convincetevi che la Natura è Dio; è vano cercarLo al di fuori di essa. Gli esseri umani, nei loro diversi aspetti, sono immagini di Dio. Questi nove giorni di Navaratri possono aiutarvi a capire i vari modi di essere della Natura. L'azione, la volontà e la saggezza corrispondono rispettivamente ai poteri attribuiti alle tre Divinità che oggi celebriamo: Durga, Lakshmi e Sarasvati (26).

Lakshmi, la Prosperità
[10] Lakshmi è l'aspetto divino della prosperità che possiamo vedere dovunque. Il respiro, l'energia, la forza fisica, la vista, la parola, sono tutte forme di ricchezza attraverso cui si manifesta il potere di Lakshmi. Ed Ishvara, Signore di tutto, riempie di Sé il mondo e vi spande i Suoi beni.

Sarasvati, la Saggezza
[11] La saggezza e la conoscenza sono i tratti caratteristici di Sarasvati, la sposa di Brahma. Dov'è Brahma? Brahma, Vishnu e Maheshvara (Shiva) rappresentano i tre guna (27), ossia le qualità sattviche, rajasiche e tamasiche, mediante le quali la Natura si manifesta in tutte le sue forme. La Natura quindi impersona la Divina Trimurti, essendo essa stessa una Trinità.

Il suono, il movimento, la luce, la parola, la gioia, la trascendenza, l'apparenza, la divinità entrano tutti nella composizione dell'Universo e concorrono a formarlo. Anche il benessere e la prosperità sono doni della Natura che, in tutte le sue manifestazioni, continua ad impartirci molti insegnamenti.

So Ham, Hamsa
[12] Perché Sarasvati viene raffigurata in compagnia del cigno? Sarasvati è la Divinità tutelare della cultura e quindi del linguaggio, attraverso il quale ci sono stati tramandati i Veda; per cui è la personificazione dei Veda. Ora, per articolare le parole, occorre respirare: l'inspirazione e l'espirazione dell'aria producono un suono naturale, noto come So-Hum, detto anche So-Ham che, anagrammandolo diventa hamsa, cigno. Così Sarasvati è nella respirazione.

Tre madri
[13] I poteri di Durga, Lakshmi e Sarasvati sono nascosti nelle facoltà e nell'organismo umano che, senza la loro presenza non sarebbe in grado di compiere le sue funzioni n‚ di insegnare a vivere con moderazione, proprio come fa una madre. L'uomo è figlio di queste tre madri invisibili che, insieme, operano in lui. Quando saprà servirsi adeguatamente dei poteri che da esse riceve, potrà chiamarsi un vero essere umano.

Amore per i genitori
[14] La madre insegna al figlio come e che cosa deve mangiare incominciando da cibi leggeri e di facile digestione. In seguito, l'aiuta a muovere i primi passi e a dire le prime parole, "mamma" e "papà". Man mano che il bambino cresce, lo educa alla vita e lo indirizza verso determinate attitudini. La madre è dunque il primo maestro di ognuno. Vamana osservò che un figlio che non si curi dei propri genitori non è migliore dei vermi che nascono e muoiono in un formicaio. Il padre a la madre devono essere visti nella loro qualità divina: sono Ishvara e Parvati, che vanno serviti con tutto il cuore e ai quali non si deve in nessun modo arrecare dispiaceri. Se non si accontentano i genitori, come si può sperare di accontentare Dio?

Verità e amore materno
[15] Cercate di seguire il sentiero ideale della Verità. Se terrete sempre presente che Dio è la pura espressione dell'energia e della potenza, sentirete nascere in voi quella stessa energia che vi darà lo slancio necessario per poterLo avvicinare e parlarGli. E sarà stato l'amore materno ad inculcare nel vostro animo la fede nella potenza divina e ad infondere in voi quell'impeto d'amore.

Amore e coraggio
[16] Considerate la storia di Lava e Kusha. Nel Ramayana c'è un bellissimo esempio d'amore materno e filiale. Sita si trovava nell'ashram di Valmiki e pensava incessantemente a Rama. Con lei c'erano anche i suoi figli Lava e Kusha, che crescevano forti e ardimentosi all'ombra delle sue cure amorose e sotto l'accorta guida del precettore, che li aveva addestrati ad ogni tipo di bravura e soprattutto a maneggiare con perizia le armi da tiro, fra cui l'arco col quale si esercitavano nella foresta. Se avevano qualche piccolo problema, ricorrevano con fiducia a Sita, sempre pronta ad ascoltarli e a confortarli; infatti, tra madre e figli, c'era una perfetta comunione d'affetti.

Un giorno, nella foresta si scontrarono con un esercito in armi e, certi che la loro prodezza avrebbe fatto onore alla madre diletta, lo affrontarono e lo misero in fuga. Era l'esercito di Rama il quale, costretto a battersi, fu vinto dai due ragazzi nati e cresciuti nell'ashram. Il grande amore per la madre li aveva indotti alla lotta e li aveva resi tanto forti e valorosi da vincere lo stesso Rama! Tanta è la potenza che un amore reciproco così intenso sprigiona! È impossibile descriverla o delimitarla.

Amor patrio e filiale
[17] La Terra Madre e la donna che ci ha messi al mondo meritano la più grande devozione. La madre fisica ci ha portati in sé e la Madre Patria ci ha accolti. Ogni tipo di disciplina ascetica ha scarso valore se non si è capaci di amarle entrambe; esse devono esserci care come le pupille dei nostri occhi. Il senso patrio e l'amore filiale devono essere un punto d'onore per l'uomo che voglia definirsi tale.

L'energia di Durga
[18] L'energia che sostiene il corpo umano è la forza operativa di Durga che, sotto quella forma, vive in ogni essere. Non bisogna sprecarla, perché sarebbe lo stesso che indebolire le forze materne. Gli sguardi malevoli, le parole scorrette e offensive, i pensieri inutili la disperdono e, per evitare ciò, basta correggere il proprio modo di guardare, di parlare, di pensare. Lo sguardo sia dolce e sereno, la parola pacata, i pensieri buoni. Il culto che si celebra in questi giorni deve farvi riflettere sull'opportunità di evitare il dispendio di energie. Pregate la Madre Durga, perché vi aiuti ad impiegare nella maniera più adatta questo Suo potere che scorre in voi e vi impedisca di utilizzarlo in azioni inutili.

Sobrietà nel cibo
[19] Lakshmi entra nell'uomo con gli alimenti, ed anche in questo caso bisogna stare molto attenti agli sprechi. Mangiare e bere con moderazione è una regola saggia oltre che benefica. Il cervello funziona bene quando il nutrimento è sobrio e regolare. Il digiuno è dannoso: se ci si astiene dal cibo per uno o due giorni interi, anche il potere intellettuale e mnemonico si affievolisce.

Sobrietà nel parlare
[20] Anche l'acqua, la luce e il suono devono essere usati con giudizio. Per parlare non è necessario alzare troppo la voce; basta che ci sentano le persone a cui le nostre parole sono dirette. Un oratore che fa una conferenza può essere udito da tutti gli astanti pur se parla sommessamente. Non c'è bisogno di vociare per esprimere il proprio pensiero: un tono di voce calmo e moderato facilita l'ascolto e l'onda sonora non viene alterata, ma giunge chiara e distinta all'orecchio degli ascoltatori.

Buon uso del denaro
[21] Come bisogna evitare lo sperpero di energie, di alimenti, dell'acqua, della luce e del suono, così è indispensabile astenersi dalle spese superflue, ricordando che il cattivo uso del danaro è un male per sé e per gli altri. Ogni spesa deve essere giustificata e fatta a fin di bene.

Buon uso del tempo
[22] L'uso del tempo è un'altra facoltà concessa all'uomo che può disporne finché vive, ma dev'essere vigile e attento per non servirsene male, altrimenti rischia di sprecare la propria vita. Deve soprattutto ricordarsi che il tempo è controllato da Dio, che ne è assoluto padrone.

Studio e pratica
[23] Lo studio dei Veda e del Vedanta, l'abilità di scrivere opere letterarie in versi o in prosa, l'istruzione approfondita in tutti i rami dello scibile, diventano inutili se manca l'educazione dello spirito. Tutto ciò che si apprende dev'essere messo in pratica con purezza di intenti. Per evitare che anche l'istruzione vada sprecata, l'Organizzazione SAI ha inserito fra i suoi programmi una serie di lezioni continuate sulla riduzione dei desideri.

Buon uso delle energie
[24] Ogni forma di energia, ogni elemento che contribuisce a sostenere l'organismo, il danaro che dà all'uomo la possibilità di mantenersi, il tempo nella sua successione illimitata dei fatti e degli eventi, sono altrettanti aspetti di Dio, il quale opera dentro e fuori di voi. Se li utilizzate male, fate un male a voi stessi e al mondo, e sciupate il santo dono della vita. Occorre quindi trovare il modo di santificare tutte le azioni, in modo da evitare lo spreco di fattori così preziosi. Bisogna mettere in pratica i buoni insegnamenti, farne esperienza diretta e mettere a disposizione dei nostri simili il frutto delle nostre esperienze.

I Saggi
[25] I grandi Saggi dell'antichità, che utilizzarono a fin di bene le proprie energie, riuscirono ad avere la visione del Sommo Dio, la Cui luminosità travalica i limiti della mente umana, e ne furono illuminati. Poi comunicarono agli uomini le loro esperienze per aiutarli a dissipare le tenebre dell'ignoranza. Se l'ignoranza è dissolta, l'ego sarà annullato ed in sua vece sentirete la presenza di Dio a Cui tutto, assolutamente tutto, appartiene.

La coscienza di Gesù
[26] Nel Vangelo, Gesù esprime lo stesso concetto. All'inizio della Sua divina Missione, si presenta quale messaggero di Dio; più tardi attesta di essere Figlio di Dio. La relazione tra padre e figlio è molto più intima di quella che si instaura tra un messaggero e il suo mandante, e Gesù, Figlio di Dio, si conforma ai voleri del Padre Suo. Infine, nel periodo finale della Sua vita, si identifica col Padre, passando dalla fase dualistica all'unità.

"Io sono la luce"
[27] I mistici islamici della Persia pervennero alla medesima conclusione. In un primo momento dichiararono di essere atomi nella Creazione; poi delle lucciole nello splendore dell'Universo ed alla fine si sentirono parte viva di quello stesso splendore, non più entità separate dal Gran Tutto. Il che è sintetizzato dalle seguenti proposizioni deduttive:

Io sono nella Luce.

La Luce è in me.

Io sono la Luce.

Tutte le religioni partono da premesse diverse, ma giungono alla stessa deduzione. Ma l'uomo, accecato dalla propria sicumera, continua a vedere i difetti altrui e si perde in chiacchiere e dispute, trascinando nel fango la sua divinità. Soltanto chi si abbandona completamente a Dio può intravvederLo in tutti i Suoi aspetti ed afferrarne il mistero.

Incarnazioni divine,

Il Paradiso
[28] Dio è in noi; tutta la potenza e l'energia divine sono nascoste nel nostro organismo. Cercate di capirLo e di comportarvi in modo conforme alla vostra vera natura. Non esiste un mondo paradisiaco staccato da noi od un Empireo chissà dove; il mondo divino è qui, sulla Terra. È nell'armonia creata dall'amore, è nell'accordo fra le nazioni, è nella pacificazione fra i popoli.

Coltivate l'Amore!

Espandete l'Amore!

Disseminate l'Amore!



Prashanti Nilayam, 15 Ottobre 1988
Festa di Navaratri




Note:

(24) La legge del Dharma, ossia la Legge Divina Universale, che si esprime nella Giustizia, nella Rettitudine, in tutto ciò che nel mondo è morale, perfetto, completo in sé. "Nel suo significato più generico Dharma designa un "modo di essere"; vale a dire, la natura essenziale di un essere, ovvero il "modo di essere" inerente alla natura essenziale dell'essere", secondo una definizione data dal Glossario dell'Ashram Vidya.
Ci sono cinque Dharma assegnati all'uomo:

1) i doveri relativi alla propria famiglia e al proprio ambiente di lavoro (Kula Dharma);
2) i doveri verso la nazione (Desha Dharma);
3) i doveri riguardanti la propria religione (Mata Dharma);
4) i doveri riguardanti la società (Gana Dharma);
5) il dovere di far fronte ad un pericolo (Apad Dharma). (torna al testo)

(25) V. nota 2 (torna al testo)

(26) V. Scheda di studio n° 3. (torna al testo)

(27) Guna sono qualità costitutive, attributi, caratteristiche, che si trovano alla base della Creazione. Vi sono due accezioni primarie per il termine guna:
a) qualità;
b) corda che lega (nel senso che i guna sono la causa dell'incatenamento, del legame e dell'asservimento dell'anima).



I guna sono tre:

1) Sattva-guna, che esprime la qualità dell'equilibrio, della purezza, della luminosità in sé. Sattva comprende tutto ciò che è bontà, virtù, eccellenza, verità, realtà, certezza, forza, energia, coraggio, vigore, potere, saggezza. Il Sattva-guna nella filosofia Samkhya è ritenuto essere il più elevato dei tre, perché rende una persona sincera, onesta, pura, saggia, ecc. ed una cosa pura, pulita, ecc. Questa qualità è, dunque, propria della spiritualità, della luce, della tranquillità, dell'equilibrio e dell'armonia.

2) Rajo-guna, che esprime la qualità dell'attività dinamica, dell'energia cinetica, del movimento. Rajas è la qualità dell'attività, della passionalità, della irrequietezza; attivismo a livello orizzontale, privo di elevazione spirituale, l'aspetto attivo e potente dell'energia prima.

3) Tamo-guna, che esprime la qualità dell'oscurità, della massività inerziale e della stasi. Tamas significa appunto oscurità, ottusità, inerzia. È la qualità della massima materializzazione. È la forza centrifuga che conduce alla disgregazione e alla dispersione ed è dunque l'opposto del Sattva, forza centripeta di coesione.


Questi tre termini sanscriti - Sattva-guna, Rajo-guna e Tamo-guna - hanno dato origine a tre neologismi italiani che sono appunto le qualità sattviche, ragiasiche e tamasiche...(torna al testo)





SCHEDA DI STUDIO N° 3


Durga, Lakshmi e Sarasvati


Durga - Dea dell'universo, Durga assume differenti forme ed aspetti. Parvati, sposa di Shiva, è una forma di Durga. Assecondando le preghiere dei devoti, questa Divinità prende varie forme. Viene adorata in 64 forme come Aryadurga, Vedagarbha, Ambika, Bhadrakali, Bhadra, Kshemakshemakari, Naikabahu, Devi, ecc. Nel Sud India viene adorata maggiormente in forme feroci e terribili. Devi, dall'aspetto e dai modi gentili, assume le forme di Kanya, Kamakshi e M–kamba. Nel Kerala viene chiamata anche "Bhagavati", nell'Andra Pradesh "Jokulambika" e nel Tamilnadu "Kannaki". Si suppone che il culto alla Divinità sia in auge da più di 4000 anni in India ed essa, nella letteratura vedica occupa un posto di grande rilievo. Nell'India degli ultimi tempi, Shri Ramakrishna Paramahamsa, guru di Swami Vivekananda, ebbe una grande devozione a Durga.

Nel Mahabharata ci sono vari riferimenti alla Devi. Quando i Pandava entrarono in incognito nella capitale di Virata, adorarono Durga, che apparve loro accordando particolari grazie. All'inizio della grande battaglia, Arjuna, su richiesta di Krishna, invocò Durga, che apparve nel cielo e gli accordò favori per la vittoria.

LAKSHMI - Consorte di Mahavishnu, è una Divinità che ebbe origine dal fianco sinistro del Paramatma, l'Essere Supremo. Per ordine dell'Essere Supremo, la leggiadra Dea si scisse in due incantevoli damigelle identiche per fisionomia, splendore, età, maestà, eleganza e sentimenti. Una di esse era Lakshmidevi e l'altra Radhadevi. Quella nata a sinistra era Rama e quella di destra, Radha. Quest'ultima volle sposare Shri Krishna, ma anche Lakshmi volle la stessa persona e fu così che il Bhagavan stesso si sdoppiò, divenendo alla sinistra una persona a due braccia e alla destra Vishnu con quattro braccia.

Lakshmi ebbe molte incarnazioni e apparve sulla terra in differenti forme e in diverse epoche. Quando Mahavishnu si incarnò come S–rya, Lakshmi nacque da un fiore di loto; quando Vishnu divenne Parashurama, Lakshmi divenne la terra; quando Mahavishnu si incarnò in Shri Rama, Lakshmi divenne Sita e quando Vishnu nacque come Krishna, Lakshmi prese la forma di Radha. Perciò, ogniqualvolta e dovunque Mahavishnu cambiò la Sua forma, anche Mahalakshmi si adattò con una nuova forma e una nuova vita.

Due forme di Lakshmi vanno ricordate in modo particolare: quella di Vishnu-priya Lakshmi e quella di Rajyalakshmi. La prima è un'incarnazione della castità e delle virtù, l'altra è una cortigiana dei re. Rajyalakshmi è volubile e leggera, mentre l'altra Lakshmi frequenta tutti i luoghi dove c'è virtù e carità; non appena queste due vengono meno in qualche luogo, anche Rajyalakshmi sparisce.

Il popolo indiano considera sacro il letame della mucca e, nell'LXXXII° capitolo dell'Anushasana Parva, si narra come divenne sacro il letame.

Una volta una mandria di mucche stava pascolando in un vasto prato, quand'ecco che Lakshmi passò di lì. Mahalakshmi era compiaciuta per le mucche e disse loro di chiedere pure qualunque favore volessero. Le mucche, che erano l'espressione della prosperità e della contentezza, declinarono l'offerta di Lakshmi e, dietro la sua ulteriore insistenza, dissero che avrebbero gradito avere prosperità anche in ciò che lasciavano come rifiuto. Mahalakshmi fece come le fu chiesto e, ancor oggi si può constatare come il letame delle mucche abbia numerose proprietà benefiche.

SARASVATI - È la Dea della Sapienza. La storia seguente, tratta dal Brahmanda Purana (cap.XLIII°), narra la nascita di Sarasvati.

Brahma era pronto per la creazione e, mentre era assorto in meditazione, nella sua mente incominciarono a dilatarsi le qualità sublimi (sattvaguna) e da esse nacque una bambina. Brahma le chiese chi fosse, ed essa rispose:

Sono nata da te. Dammi un posto fisso e dei compiti da svolgere." Allora Brahma le disse che si sarebbe chiamata Sarasvati e diede ordine che si stabilisse sulla punta della lingua di ciascun uomo. "Danzerai soprattutto sulla lingua delle persone colte - disse Brahma -; dovresti poi assumere l'esistenza terrena anche sotto forma di un fiume e la tua terza forma sarà il tuo vivere in me." A Sarasvati ciò piacque.

I Purana fanno riferimento a tre mogli di Brahma: Sarasvati, Savitri e Gayatri. Ma queste tre persone, secondo il Matsya Purana, sono un'unica e medesima entità.

Sarasvati viene raffigurata in bianche vesti, seduta su un bianco fiore di loto. Tiene in mano un rosario, un libro e la vina. Viene dipinta sia seduta, sia in piedi, sia in atteggiamenti di danza. Si pensa a questa divinità come alla Shakti (energia divina) di Vishnu ed anche di Shiva.

Sarasvati è la divinità tutelare degli scrittori e dei poeti, e nelle biblioteche viene venerata con offerte di fiori, frutta e incenso.