DISCORSO DIVINO

L’Amore è la sola offerta che accetto

25 novembre 1985

Abbiamo qui, alla Conferenza Mondiale, dei delegati provenienti da numerosi Paesi, appartenenti a culture e tradizioni, lingue e modi di vestire e di alimentarsi differenti, ma questa varietà non deve celare alla nostra visione l’unità della Divinità insita in tutti noi. Oggi il mondo è afflitto da diversi enormi problemi e ha la paura, che va velocemente diffondendosi, della guerra, della carestia e dei diabolici terroristi, dei problemi relativi ai conflitti razziali, religiosi e regionali, del risanamento economico e della sopravvivenza, dell’indisciplina degli studenti e degli scontri fra le fedi, degli accessi violenti e del fanatismo, dei colpi di Stato e dell’estremo egoismo. Il solo rimedio a questa paura strisciante è un atteggiamento di Vairâgyam (Non attaccamento).
Quando si è attaccati al complesso corpo-mente e alla limitazione di io/mio, la paura è inevitabile. La consapevolezza advaitica che ciò a cui assistiamo non è che una sovrapposizione della nostra mente sulla “Realtà, è la cura migliore, e il servizio è la sâdhanâ più efficace. Le nostre azioni rivelano le nostre motivazioni, le nostre motivazioni delineano le nostre abitudini, le nostre abitudini determinano il nostro carattere, il nostro carattere stabilisce la nostra destinazione.
Il servizio deve essere svolto senza egoismo
Le azioni sono la radice stessa del nostro destino. Esse si originano, dopo la morte, con la rinascita. La famiglia e la società in cui si nasce, ci guidano tramite il loro codice morale e il viaggio finisce quando l'obiettivo è raggiunto. Jaya e Vijaya, i guardiani delle porte del Vaikuntha, la dimora di Dio, ricaddero sulla terra nascendo come demoni, quale risultato di un gesto impertinente compiuto contro alcuni venerabili saggi. Prahlâda, sebbene demone per nascita, ottenne la presenza di Dio come conseguenza della sua totale dedizione alla Divinità. La sostanza mentale dei primi due si inquinò a causa del veleno dell'egoismo, mentre quella di Prahlâda fu purificata dalla resa alla Sua Volontà.
Il servizio reso senza egoismo, per quanto piccolo, può essere estremamente utile. Deve emanare da un cuore tenero che risponde a ogni singhiozzo e ogni gemito, ed è pronto, di buon grado, alla rinuncia e alla sofferenza. Bisogna avere il forte desiderio di un coinvolgimento con gli altri per sentire, in tal modo, la pienezza. Al fine di evitare il risentimento a critiche e scherno, mentre si è impegnati nel servizio gioioso, si devono coltivare la pazienza e la forza interiore.
Le Scritture parlano dei Pañcha Prânâ (i cinque soffi vitali) che energizzano le funzioni del corpo umano. Più vitali di questi sono i cinque sostenitori della salute e della forza interiori, gli Upaprâna: Sathya, Dharma, Shânti, Prema e Ahimsâ. Di questi, Prema (l’Amore) è l’elemento fondamentale, il motivatore degli altri quattro.
L'uomo è certamente l’apogeo della creazione; tuttavia, egli nasce debole e dipendente. La cultura e le tradizioni della società, la famiglia, il Paese e la religione, vale a dire la “storia”, hanno impatto sulla sua vita e sul modo di pensare. Tutto ciò modella la sua individualità e produce in lui attaccamento e affinità alla nazione. In tal modo, egli cresce non come un essere isolato, ma con la consapevolezza della Divinità in tutto, il che culmina nell’esperienza dell’unità.
Il servizio è la più alta forma di devozione
I quattro Purushârtha (obiettivi della vita), Dharma, Artha, Kâma e Moksha, sono stati stabiliti per insegnare all’uomo che deve guadagnare Artha (la ricchezza) attraverso Dharma (mezzi onesti) e dirigere Kâma (il desiderio) verso Moksha (la liberazione dalla schiavitù). L’uomo, però, ignora Dharma e Moksha e lotta per indirizzare il desiderio verso Artha. Il suo senso dei valori si è capovolto. Per esempio, egli è felice quando il sole sorge ed è felice quando tramonta, perché può lavorare il giorno e riposare la notte. Non si rende conto che il sole riduce, ogni giorno che passa, il tempo assegnatogli per l’esistenza terrena, e non gli sovviene che la Terra non è altro che un caravanserraglio e che deve lasciarsi alle spalle tutto ciò che egli afferma di possedere.
I saggi usano denaro, forza, intelligenza, abilità, attitudini e opportunità per aiutare gli altri e rendere la loro vita più felice. Così, guadagnano la Grazia Divina, giacché il servizio è la più alta forma di adorazione. Ci sono milioni di persone che hanno fame, sono disperate e infelici. Vi sto indicando di limitare l'assunzione di cibo all’effettiva necessità, in modo da poterlo condividere con i poveri. Non sprecate il cibo. Non sprecate denaro per scopi nocivi; usatelo per aiutare gli altri. Non perdete tempo ed energia; permettete ad altri di beneficiarne attraverso le vostre capacità.
La Famiglia Umana
Anche se i desideri non sono stati ridotti, gli Stati indiani hanno raccolto, come offerte a Swami, sei milioni di rupie, apparentemente come somma così risparmiata. Io accetto solo un’offerta dal mondo: l’Amore, il sacro Amore disinteressato che si manifesta come servizio, come fratellanza, tenerezza di cuore, compassione. Non oggi, ma tutti i giorni nel passato e per tutti i giorni a venire, il denaro non Mi attira né Mi riguarda. La Mia Mano è per dare, non per ricevere. Perciò, restituisco tale importo ai Presidenti degli Stati stessi, in modo che possano restituirlo ai distretti che hanno contribuito. Lasciate che lo utilizzino per qualche attività di servizio sotto la supervisione di un comitato speciale e la guida del Presidente dello Stato.
Oggi, do grande rilievo a un altro punto. Si sta utilizzando il nome di “famiglia Sai” parlando ai devoti, e riferendosi a se stessi come membri della famiglia Sai. Questa è un’espressione errata, restrittiva. Io non ho limiti o restrizioni. Sono in tutto, per tutti. Non può esserci nessuna famiglia Sai distinta. Qualunque sia il nome e la forma cui ci si rivolge, Râma, Krishna, Sai ecc., tutti appartengono a Me, a Dio. Asserire che Dio risponde a un solo Nome e che può essere adorato in una sola forma, è un sacrilegio.
Le dieci direttive
Coltivate l’amore e purificate il vostro cuore con quell’amore. Dedicatelo al servizio e ciò lo farà crescere. Do ora a voi, membri e operatori delle organizzazioni, dieci direttive da seguire.
La prima è: amate e servite la Madrepatria. Allo stesso tempo non odiate o danneggiate quella degli altri. Non denigrate né detestate le altre nazioni.
La seconda è: onorate tutte le religioni: esse sono tutte strade che conducono all’unico Dio.
La terza è: considerate tutti gli uomini come vostri fratelli. Tutti appartengono a un’unica comunità. Abbiate fede nella Verità secondo cui l’umanità è un’unica indivisibile entità.
La quarta è: mantenete pulita la vostra casa e l’ambiente circostante. Ciò assicurerà salute e felicità a voi e alla società.
La quinta è: non incentivate l’accattonaggio dando monete ai mendicanti che tendono la mano: aiutateli a guadagnarsi da vivere. Fornite cibo e riparo, in ogni città e villaggio, a coloro che sono troppo deboli o anziani.
La sesta è: non corrompete; non accettate bustarelle dagli altri.
La settima è: mentre siete impegnati in attività mondane, è imprudente porre attenzione al ceto sociale o al credo delle persone, poiché ciò alimenterà odio e invidia. Tenete per voi la vostra estrazione sociale; non mettetela in mostra dinanzi alla società.
L’ottava è: non dipendete dagli altri per soddisfare le vostre necessità personali. Ciò vi renderà indolenti. Siate autosufficienti. Come può servire gli altri una persona così dipendente?
La nona è: adorate Dio, temete il peccato.
La decima, che è collegata a tutte le altre nove, è: osservate le leggi, le norme dello Stato e siate cittadini esemplari.
Ovunque siate, seguite queste direttive con entusiasmo e amore, e siate d’esempio per gli altri.
I dieci passi sulla via della Divinità
(Per i membri dell’Organizzazione e altri)
1. Ama e servi la tua nazione; non avere in odio né offendere le nazioni degli altri.
2. Onora tutte le religioni, poiché ciascuna è un sentiero che porta all’unico Dio.
3. Ama tutti senza discriminazioni: sappi che l’umanità è un’unica comunità.
4. Mantieni pulita la tua casa e l’ambiente circostante, poiché sarà sicuramente premessa di salute e felicità per tutti.
5. Non gettare monete ai mendicanti che ti tendono la mano per chiederti la carità; aiutali a fare affidamento sulle proprie forze. Agli ammalati e agli anziani offri cibo, alloggio, amore e cure.
6. Non indurre alcuno ad accettare denaro a scopo di corruzione e non abbassarti mai ad accettarne da altri per lo stesso scopo.
7. Non cedere per nessun motivo alla gelosia, all’odio e all’invidia.
8. Per le tue necessità personali non dipendere dagli altri: impara a essere il servo di te stesso prima di servire gli altri.
9. Osserva le leggi dello Stato; sii un cittadino esemplare.
10. Ama Dio, temi il peccato.

Prashânti Nilayam, 21 novembre 1985