DISCORSO DIVINO

Portate a manifestazione il Divino e diventate divini

24 novembre 1968

Questa è una pentola, questo è un tetto di paglia, questa è una casa, questo è un muro, questa è una giungla, questa è una collina, questo è il suolo, questo è il lago, questo è il fuoco, questo è il vento, questo è il cielo, questo fa venire giorno, questa è la luce della notte, queste sono le stelle, questi i pianeti, questi gli inerti, questi i vitali, questo è lui, questa è una persona. Tutte queste cose sono distinte da Me, questo mondo materiale è differente da Me; quale testimone, Io sono consapevole e riempio ognuno di essi con il Principio dell’Esistenza senza l’aiuto di nessun processo di disciplina perché Io sono al di sopra e al di là di tutto questo.



Usate gli elementi con attenzione reverenziale

Nella storia dell’India questo è un momento propizio in cui voi avete una grande occasione per comprendere le verità incarnate nelle scritture di questa terra e gli ideali che sono contenuti nei modi di vivere prescritti dai codici che esse propongono. Affinché voi otteniate lo scopo unico della vita umana, cioè la manifestazione del Divino e il divenire divini, l’Eterno ha limitato se stesso ed è venuto in questa Forma umana. Egli rivelerà di nuovo gli ideali e li riaccrediterà tra gli uomini. Naturalmente, per coloro che sono digiuni delle scritture, è difficile afferrare il mistero di questo Avvento; ciò nonostante, Io posso dirvi che tutti i cinque elementi, cioè etere, aria,fuoco, acqua e terra, sono stati creati dal Volere del Supremo; voi dovete usare ognuno di essi con attenzione reverenziale e discriminazione attenta. L’uso sconsiderato di uno qualunque di essi ricadrà su di voi con danno tremendo; la natura esteriore deve essere trattata con attenzione e soggezione.



Tenete sotto controllo le inclinazioni, controllate il parlare

Così anche la vostra natura interiore, gli strumenti interiori! Di questi, due sono capaci di fare un danno enorme: la lingua e il sesso. Dato che il sesso viene svegliato e infiammato dal cibo e dalle bevande, dovete stare attenti a ciò che mangiate e bevete. Mentre l’occhio, l’orecchio e il naso servono come strumenti per conoscere una caratteristica particolare della Natura, la lingua si rende disponibile per due scopi: giudicare il sapore e pronunciare parole simboli della comunicazione. Voi dovete quindi controllare la lingua con attenzione doppia dato che essa può ferirvi in due modi. Senza il controllo dei sensi, la disciplina spirituale è inefficace; fare della Sadhana in questo modo è come tenere l’acqua in un recipiente bucato. Patanjali, il saggio famoso autore degli Yoga Sutra, ha detto che la vittoria è vostra quando la lingua è conquistata quindi, quando essa spasima per qualche leccornia, affermate che non soddisferete i suoi capricci ma questo non è facile: persino i monaci e le persone dedite alla vita monastica cadono preda della lingua incapaci di imbrigliare le sue fantasie. Essi indossano le vesti della rinuncia ma vogliono golosità saporite portando così discredito alla vita monastica. Se voi insistete nel dare cibo semplice che non sia saporito o bollente ma semplicemente nutriente, la lingua potrà stare sulle spine per qualche giorno ma presto lo accoglierà volentieri; questo è il modo per sottometterla ed evitare le conseguenze maligne del suo diventare la vostra padrona. Dato che la lingua si dedica anche agli scandali e ai discorsi lascivi, dovete controllare pure questa tendenza. Parlate poco, parlate dolcemente, parlate soltanto quando è indispensabile, parlate solamente a coloro a cui dovete, non alzate la voce né gridate per la rabbia o l’eccitazione; tale controllo vi migliorerà la salute e la pace mentale, vi permetterà relazioni pubbliche migliori e meno coinvolgimenti in contatti e conflitti con gli altri.

Potrete essere derisi come guastafeste ma ci saranno contropartite sufficienti: risparmierete tempo ed energia, potrete usare l’energia interiore a fini migliori. Potete prendere questo come Mio Messaggio speciale di Compleanno:



Controllate il gusto, controllate il parlare.



Questa è soltanto una parte del programma più vasto di controllo dei sensi. La vostra devozione a Dio si esprime al meglio ottenendo il controllo dei sensi perché essi corrono dietro alle cose temporanee e pacchiane ingannando il vostro cuore. Io non vi chiedo altro regalo, nessuna offerta più preziosa del cuore di cui vi ho dotati; datemi quel cuore puro come Io ve l’ho dato, pieno del nettare dell’Amore con cui l’ho colmato. Non esultate per l’anniversario del giorno in cui questo corpo si manifestò tramite la nascita quarantatre anni fa; la nascita e la morte sono eventi inevitabili nei percorsi degli involucri fisici. La validità si giudica da ciò che accade nell’intervallo; questo è ciò di cui si deve essere giubilanti. Utilizzate questo periodo per il progresso dello spirito. Ci sono tre linee lungo le quali bisogna dirigere lo sforzo: l’esercizio spirituale e la disciplina, il coltivare il distacco e lo sviluppo della fiducia nel proprio Sé. Senza questi tre, la vita è un viaggio noioso e inutile attraverso le sabbie. Abbandono, rinuncia: questa è la virtù che vi necessita per il progresso spirituale e non è il valore della cosa a cui si rinuncia che conta, è l’elevatezza dell’impulso che motiva l’atto.



Considerate ogni momento un passo verso Dio

La vita spirituale dell’uomo non può dirsi cominciata finché egli è dominato dal senso del piacere. Ora molti reclamano l’esperienza della Beatitudine spirituale ma pochi la ottengono perché i più sono troppo deboli per rifiutare ciò che reclamano i sensi! Un minimo di indagine rivelerà che i sensi sono cattivi maestri e sorgenti di conoscenza molto inefficienti; la gioia che essi procurano è transitoria e intrisa di afflizione. La mera conoscenza non farà scaturire la fonte della gioia nel cuore; solamente la contemplazione del potere e della maestà di Dio, come si vede nell’universo, può essere una sorgente perenne di gioia. Neppure due persone possono concordare su tutti gli argomenti siano fratelli o sorelle, amici per la vita o padre e figlio; solamente se pellegrini sulla cammino verso Dio possono essere d’accordo di cuore e cooperare amorevolmente. Voi potete essere pellegrini sul sentiero spirituale anche mentre sbrigate i doveri quotidiani, dovete solamente sentire ogni momento come un passo verso di Lui. Fate ogni cosa come dedicata a Dio, come diretta da Dio, come lavoro fatto per adorarLo e servire i Suoi figli. Esaminate tutte le azioni, le parole e i pensieri con questa pietra di paragone: “Sarà questo approvato da Dio? Inciderà sul Suo buon nome?” Nell’epica Ramayana, troviamo che l’Imperatore Dasarata, infatuato della moglie che adora, invia il figlio Rama in esilio nella foresta per quattordici anni; il figlio è comunque un tale seguace della rettitudine che esilia la moglie nella foresta in obbedienza al mormorare di una parte della Sua gente. Il padre era schiavo dei sensi, il figlio era il maestro; Dio approverà quest’ultimo e disapproverà il primo. Coloro che non hanno concetto del Signore, che è al di sopra e al di là di tutte le convenzioni umane, possono cavillare su certe azioni di Krishna ma quelli che sono consapevoli della Sua Divinità comprenderanno il loro significato reale.



Il flauto di Krishna è la chiamata del Signore all’uomo

Quando vi dedicate alla glorificazione del Signore, riverite il corpo, i sensi, l’intelligenza e tutti gli strumenti di conoscenza, di azione e sentimento come essenziali per il Suo lavoro. Mentre gli altri si ubriacano di orgoglio, il devoto si ubriaca d’amore. Voi avete udito che, quando il Mandriano Divino suonava il flauto, uomini, donne e bambini e persino le mucche di Brindavan correvano da Lui attratti dalla magia irresistibile della Sua musica, della Sua Melodia Divina che ferma tutte le onde torbide che noi chiamiamo gioia e dolore. Essi lasciavano ciò che stavano facendo senza altro pensiero che giungere alla Presenza Divina; le mucche smettevano di pascolare, i vitelli di poppare il latte. La storia di Krishna e delle Gopika ha un significato interiore profondo; Brindavan non è un luogo specifico sulla carta geografica, è l’universo stesso e tutti gli uomini sono mandriani, tutti gli animali sono mucche. Ogni cuore è pieno del desiderio del Signore, il flauto è la Sua chiamata. Il gioco chiamato Rasakrida, la danza allegra di Krishna Bambino con le Gopika, in cui il Signore Krishna danza con loro nella luce della Luna e ogni donna ha un Krishna Bambino che la tiene per mano, è il simbolo dell’anelito e dello sforzo di coloro che mirano a raggiungere la Sua Presenza. Il Signore manifesta una Grazia tale per cui ognuno Lo ha per sé; non c’è bisogno di essere tristi pensando di non averLo quando gli altri sono con Lui né di essere orgogliosi di averLo in esclusiva in quel momento! Il Signore è insediato sull’altare di ogni cuore.



Siate puri e umili come i pellegrini devono essere

Offrite a Lui tutti voi stessi, tutta la vita, e la vostra adorazione vi trasformerà e trasmuterà così velocemente e completamente che voi e Lui potrete fondervi in uno. Egli pensa, sente e agisce come voi e voi pensate, sentite e agite come Lui. Voi sarete trasformati come una roccia viene trasformata dallo scultore in un idolo che merita l’adorazione di generazioni di uomini sinceri; nel processo, dovrete sopportare molti colpi di martello, molti buchi di cesello perché Lui è lo scultore e non fa altro che liberarvi dalla pietrificazione! Offrite il cuore al Signore e lasciate che il rimanente di voi venga trasformato dalle Sue Mani; non profanate il tempo, l’involucro fisico o questa occasione di vita usandoli a fini meschini. Il vostro pellegrinaggio in questo luogo è soltanto una parte del lungo pellegrinaggio che, intrapreso quando siete nati, può persino non finire neppure quando morite; non dimenticate questo fatto, siate puri e umili come i pellegrini devono essere. Tesaurizzate le cose buone che vedete e le verità di base che udite, usatele come sostegni e spinte per stadi ulteriori del viaggio. Il semplice fatto di notare che il Signore è venuto, senza desiderare il beneficio che deriva dal Suo Avvento, non serve ad alcuno scopo. Nelle ere precedenti, chiamate Krita, Treta e Dvapara Yuga, le incarnazioni del Signore non venivano accettate come tali da molti; persino i loro parenti, amici e compagni esitavano ad adorarli. Soltanto pochi saggi, che avevano coltivato la visione interiore con lo studio e la disciplina spirituale, riconobbero la loro realtà.

Mantenete ininterrotta la relazione con questa incarnazione. Oggi, in questa era di Kali, mentre le correnti della contraddizione e della controversia minano la fede e l’adorazione, la grande fortuna che vi ha portato faccia a faccia con Me è il risultato dei meriti che avete guadagnato attraverso molte vite; questa non è una fortuna ordinaria, questa Incarnazione si muove con voi nella vostra gioia e nel vostro dolore per consolare, incoraggiare e curare. Questa relazione è qualcosa di unico e va mantenuta ininterrotta fino al raggiungimento della meta, i devoti che sono attaccati a Me hanno una responsabilità speciale. Nel suo discorso su di Me, il Vicerettore Dott. Gokak ha detto che nessuno deve raccogliere fondi per un qualsiasi scopo connesso con il Mio Nome. Io voglio che voi rimpiazziate il desiderio per la ricchezza (Dhana) con quello per la rettitudine (Dharma); desiderate il Dharma e non Dhana, non stendete la mano di fronte all’uomo ma chiedete al Signore ed Egli la riempirà di un tesoro inestimabile. Abbiate questa fede e proseguite il pellegrinaggio.

Io posso ora parlare di una lettera scrittaMi dal Dott. K.M.Munshi, fondatore del Bharatiya Vidya Bhavan, in cui dice che venne, vide e fu conquistato; naturalmente ciò che accadde in realtà è che il suo amore si fuse con il Mio, la sua Beatitudine si fuse con la Mia. Egli è felice oltre ogni dire e, in questa lettera, suggerisce che, come ci sono dei giorni celebrati ovunque come sacri, il Mio Compleanno sia in tutto il mondo un giorno sacro e Mi chiede di benedire il progetto di rendere questo un giorno di Satyanarayana Puja mondiale. Io apprezzo la sua venerazione e devozione ma non incoraggio questa adorazione di un nome e una forma specifici e quindi neppure del Mio Nome e Forma attuali.



Praticate il silenzio, la pulizia e la tolleranza

Io non desidero attrarre gente verso di Me allontanandola dalla venerazione di altri Miei Nomi e Forme; voi potete intendere che Io faccia ciò che chiamate i Miei miracoli per attrarvi e legarvi a Me e soltanto a Me ma essi non hanno lo scopo di dimostrare o pubblicizzare, sono semplicemente prove spontanee e contestuali della Maestà Divina. Io sono vostro, voi siete Miei per sempre: che bisogno c’è di attrarre e stupire per dimostrare il vostro amore o la Mia compassione? Io sono in voi e voi siete in Me, non c’è alcuna distanza o distinzione.

Ora Io alzo la bandiera di Prasanthi su questo Prasanthi Nilayam; la bandiera è un segno significativo per ognuno di voi, vi ricorda i doveri e quindi, quando la innalzo su questo fabbricato, dovete dispiegarla sui vostri cuori. Essa vi ricorda di superare la spinta dei desideri bassi, della rabbia e dell’odio quando i desideri vengono frustrati, vi esorta ad espandere il cuore in modo che abbracci tutta l’umanità, tutta la vita e tutta la creazione, vi sollecita a placare gli impulsi e meditare nella calma sulla vostra realtà interiore, vi garantisce che facendo così il loto del cuore sboccerà e, dal suo centro, si leverà la fiamma della Visione Divina che assicura la Pace Suprema (Prasanthi). Io vi devo comunicare anche alcune regole preliminari: quando siete qui, praticate le tre discipline del silenzio, della pulizia e della tolleranza. La Voce di Dio si può udire nel silenzio non nella baldoria del rumore; attraverso la pulizia si ottiene la purezza e con la tolleranza si coltiva l’amore. Oggi voi siete venuti a casa vostra: questa è la vostra casa, non la Mia. La Mia casa è il vostro cuore quindi non cercate di pranzare altrove ma a casa vostra dove trovate il cibo di oggi consacrato da Me, il Prasadam.



Prasanthi Nilayam, 23 Novembre 1968.

43° Compleanno di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba



(Dal Sanathana Sarathi – Novembre 2010)