DISCORSO DIVINO

Vicino e lontano

7 marzo 1962

Devo rivolgermi a voi chiamandovi 'incarnazioni della pazienza'
('Shanthaswarupulara'), perché siete stati seduti molto pazientemente per due ore! Tanto è durato infatti il discorso del Pandit. Ci sono molti tipi di cibo: cibo per il corpo, per la mente, per l'intelletto e per lo spirito. Ma, di qualsiasi cibo si tratti, la miglior regola consiste nell'assumerlo in dosi moderate e ad intervalli regolari. La fame è il migliore aperitivo. Senza di essa vi verrà un' indigestione, con le sue orribili conseguenze. Naturalmente, il cibo servito dal Pandit è della migliore qualità, ma vedo che avete ancora fame! Desiderate sentir parlare pure Me, anche se Io vi darò lo stesso cibo. La pioggia che scende dalle nuvole cade sul tetto e poi scorre attraverso una gronda o un canale di scolo, ma, quale che sia la via di uscita, l'acqua è sempre la stessa. Il vostro amore per Me
vi ha resi affamati per il Mio Discorso, anche se Io non farò altro che ripetere le parole del Pandit, sebbene forse in uno stile più semplice. Anche lui ha fatto ogni sforzo per esprimersi nel modo più semplice possibile - e so che ha dovuto fare un grande sforzo, uno sforzo non comune - per trasmettervi quei difficili concetti. Ciò che il Pandit ha cercato di dirvi per mezzo di tutti quei versi
sanscriti è solo questo: 'In qualsiasi condizione, restate sempre attaccati alla fonte, alla sostanza ed alla somma di ogni Potere: il Signore. Da quella Fonte potrete trarre tutta l'Energia di cui avete bisogno'. Questa forma di attaccamento si chiama 'Bhakti'.

Il Nome del Signore ha immense possibilità Per l'uccello che vola nel bel mezzo dell'oceano sopra le acque azzurre e profonde, l'unico posto per riposarsi è costituito dall'albero maestro di una nave di passaggio. Allo stesso modo, il
Signore è l'unico rifugio dell'uomo sbattuto dalle tempeste sul mare agitato. Per quanto lontano un uccello possa volare, il sapere che potrà riposarsi gli dà fiducia: salda nella sua mente esso ha l'immagine dell'albero della nave, la cui forma è ben fissa nei suoi occhi. Il Nome del Signore è il vostro albero maestro. Ricordatevi del Nome ed associatelo alla Forma, ed abbiate la Forma fissa
nell'occhio della mente. Il Nome è la Lampada che diffonde la Luce nei recessi del vostro cuore. Abbiate il Nome sulla lingua, ed Esso allontanerà sia l'oscurità interiore che quella esteriore. 'Pace dentro, fratellanza fuori' - questo è il contrassegno di chi è impegnato nella ripetizione del Nome del Signore ('Namajapam' ).

Il Nome del Signore ha enormi potenzialità. Lasciate che vi racconti un episodio a questo riguardo. Una volta, Namadev e Jnanadev camminavano insieme nella foresta, ed entrambi erano afflitti da una sete insopportabile. Scoprirono un pozzo, ma non trovarono una corda o un recipiente con cui poter attingere il prezioso liquido. Era un pozzo profondo, senza gradini, e l'acqua era molto, molto lontana là sotto.
Jnanadev, che aveva ottenuto la Conoscenza dell'Essere Supremo
('Brahmajnana') si identificò con un uccello e volò fin dentro il pozzo, dove bevve a sazietà. Namadev invece chiamò il Signore per nome. Il Signore rispose, ed il livello dell'acqua del pozzo salì.
Sì, salì fino a dove egli potè raggiungerla con le mani e sedare la sua sete. Voi considerate il mondo molto vicino, lo vedete intorno e dietro di voi, ma quanto dovete indicare il Signore, dite che si trova molto lontano, al di sopra e a grande distanza da voi. Questo è un errore. Il Signore è vicino; è il mondo ad essere lontano. Voi credete il contrario, perché avete paura della verità e vi piace illudervi. Una volta un capitano dell'esercito attraversò un fiume
in piena su un piccolo traghetto con il ministro ed il re. Poiché aveva molta paura di stare su quella barca, cominciò a tremare nervosamente. Il Ministro allora lo gettò nel fiume. Subito il capitano si mise a urlare, chiedendo di poter tornare sulla barca.
Aveva capito quanto essa fosse comoda e preziosa, e quanto fosse importante avere un supporto ('adhara').
Non seguite le divagazioni della mente Il Signore è la Base, il Supporto ('Adhara'). Il mondo è 'ciò che vi si appoggia, che vi sta sopra' ('adheya'). La Base è dentro se stessi, è l'Entità più vicina, il Compagno più caro, il vero e
proprio Respiro Vitale dell'individuo. Come potete allora indicare un punto lontano, quando vi si chiede dove si trovi il Signore? Per quanto vi riguarda, il Suo Nome, il Nome con cui chiamarLo che più sentite 'vostro', è modellato dall'intimità del vostro sentimento e della sua profondità. Si ha l'ateismo quando il sole della conoscenza sacra ('jnana') è tramontato; il teismo, quando esso sorge. L'inerzia ('thamas') corrisponde all'ignoranza ('ajnana') e l'austerità
religiosa ('thapas') alla saggezza spirituale ('jnana'). Se la mente ('manas') viene trascurata e viene lasciata libera di correre senza controllo, domineranno l'ottusità e l' illusione ('thamas'). Alcuni consigliano di 'osservare' tutti i movimenti mentali e di prendere nota di tutti i passi falsi e delle cattive intenzioni. No. Si tratta di una pratica pericolosa. Non seguite le divagazioni della mente.

Lottate per ottenere ciò di cui avete bisogno, non concentratevi su ciò che dovete evitare. Se tenete nota dei passi falsi sarete indotti a commetterli di nuovo. Decidete di camminare sul giusto sentiero, così i vostri passi non vacilleranno e voi non cadrete.
Il Signore viene conquistato da un anelito profondo e stabile Il fatto è che voi dovreste avere un Guru che abbia un' altissima esperienza in campo spirituale. Altrimenti verrete sviati da dilettanti che prescrivono rimedi fatti in serie, che non tengono conto della vostra storia personale e dei vostri bisogni. Soprattutto dovete impegnarvi nell' ascolto dei Nomi Sacri ('shravanam'), nella
riflessione sul significato dei testi sacri ('mananam') e nel canto del Nome del Signore e della Sua Gloria ('Bhajanam'), che sono gli 'Yamuna', 'Saraswati' e 'Gange' del triplice fiume della vita. Lo 'shravanam' corrisponde al sentiero della devozione ('Bhaktiyoga').
'Mananam', la riflessione su ciò che si è udito, è il sentiero della Saggezza spirituale, o 'jnana', mentre il 'bhajanam' (il canto del Nome del Signore e della Sua Gloria) è 'karmayoga', o 'sentiero dell'azione'. Tutti gli 'yoga' (sentieri volti alla ricerca dell'unione con Dio) mirano a raggiungere la stessa meta:
l'abbandono totale ed assoluto alla Volontà Divina ('Sharanagati') cioè la resa del Sé nel Paramatma, l'unione del fiume con il mare.
Datemi le redini; abbiate fede in Me, lasciatevi guidare da Me. Me ne assumerò la completa responsabilità. Ma voi dovete accettare senza riserve qualunque cosa vi arrivi come Grazia o Prasadam! La sofferenza è il piede e la gioia è la testa. Esse fanno parte entrambe di una stessa entità. Non potete dare il benvenuto alla gioia e contemporaneamente rifiutare la sofferenza. Non potete avere il diritto senza il rovescio. Dovete prendere entrambi i lati della pagina, è inevitabile. Il diamante dapprima è solo un sasso opaco, una pietra dura. Solo quando viene tagliato da un abile artigiano diventa una lingua di fuoco a molte facce! Permettete di venir trattati a questo modo: tutta la vostra opacità sparirà, e voi vi manifesterete come splendidi diamanti. Dovete tenere la mano della Madre e camminare al sicuro al Suo fianco. Dovete tenervi stretti e
non mollare mai la presa. Siate come il piccolo della scimmia, che si tiene avvinghiato alla madre e viene così protetto e guidato dalla maggiore forza e saggezza di questa. Il Signore viene conquistato da un anelito profondo e stabile. Ci sono alcuni posti in cui Sai Baba, il corpo precedente, viene adorato, ma nei quali questo 'ardente desiderio di Dio' non viene considerato importante!

A chi si reca in quei luoghi qualcuno che si occupa del posto chiede di venire per
sette, undici o quarantun giovedì consecutivi ad adorare Sai Baba, al fine di avere la Sua Grazia Plenaria... come se si trattasse di aritmetica. No. Quello è solo uno stratagemma per radunare una folla più numerosa, affinché il tempio diventi famoso! La devozione non si presta ad un simile trattamento.
Diventate parti della Mia Storia La vera devozione ('Bhakthi') supera tutti gli ostacoli e, come un fiume in piena, esce dagli argini e sommerge tutto con la sua forza.

Le difficoltà vengono date per far aumentare il desiderio di Dio e selezionare i devoti sinceri separandoli dagli altri. Mediante l'alchimia del ricordo costante di Dio ('smarana') persino una roccia si trasforma in argilla. Essa non si ammorbidisce portandola in un tempio uno specifico numero di volte. Un altro punto: siete mai stati da qualche altra parte seduti così a lungo prima d'oggi, ad
ascoltare, o ad aspettare di ascoltare un discorso, con tale pazienza e risoluto fervore? Perché avete sopportato tutto questo? Per ascoltare le Mie parole, non è vero? Ora, non permettete che tutto questo fervore vada sprecato una volta che avrete finito di ascoltare. Dirigetevi seriamente sui sentieri della Realtà Assoluta, o Dio ('Brahma marga') e della Rettitudine ('Dharma marga') e dopo che la vostra vita sarà stata trasformata in una preghiera senza fine
dall'effetto silente del 'Dharma Marga', dimenticate tutto nell'estasi del 'Brahma marga'. Non permettete all'illusione, che vi attende sull'altra sponda del fiume Chitravathi, di piombarvi addosso o di adescarvi per riportarvi alla vita mondana che conducevate prima. Siate come la lingua fra i denti, che con
attenzione e fiducia, coraggiosamente, porta avanti il suo compito senza venir morsa. Studiate bene le regole disciplinari stabilite per tutti coloro che desiderano stare a Prasanthi Nilayam. Esse sono per il vostro bene. Potete fare di qualsiasi luogo in cui vi troviate una 'Prasanthi Nilayam'. Diventate parti della Mia Storia. Non allontanatevi da Me. Avete acquisito questa vicinanza per i meriti accumulati in molte vite. Se tagliate questo contatto e andate via,
verrà un momento in cui piangerete fuori dai cancelli, invocando a gran voce che vi lascino entrare. Siate liberi dalle sciocche illusioni e dai dubbi, eliminate i desideri di scarso valore, ed Io vi prenderò con Me.

Prasanthi Nilayam, 07.03. 1962

(da: 'Sathya Sai Speaks' vol. 2/n.30 - 1960/62)