Ai bambini più piccoli, ovviamente non è possibile proporre la tecnica nei termini esposti sopra. Bisognerà ricorrere a qualche racconto che li aiuti a visualizzare un clima di pace, di serenità e di gratitudine al Creatore. Proponiamo questo racconto, sulla cui falsariga possono essere elaborate altre narrazioni, tendenti allo stesso scopo.
La storia di Topino Federico
(Meditazione guidata per bambini)
E’ una bella e calda estate. In un prato immenso, mandrie di mucche e di pecore pascolano indisturbate accanto ad alcuni cavalli. I loro campanacci risuonano da una sponda all’altra della valle, a volte con rintocchi più energici, per il movimento che le povere bestie sono costrette a fare nel cacciare sciami di ostinati tafani. Nell’aria c’è un dolce profumo di fiori e tutto sembra infondere pace.
Nei pressi del pascolo c’è la stalla, nella quale ha fissato la sua dimora anche una famiglia di topolini. L’estate è la stagione propizia alla raccolta dei viveri necessari per l’inverno. Così, tutti i topolini si danno un gran da fare per fare la raccolta. Chi trova del grano, chi noccioline, chi i semini caduti dalle biade e dai foraggi per gli ospiti della stalla. C’è lavoro per tutti. Tranne che per un topino, Federico, che invece ha scelto un altro modo di fare provviste…
Alcuni topolini, incuriositi e scandalizzati per l’ozio di Federico, gli si avvicinano per chiedergli:
“Perché tu non lavori?”
Ma il topino Federico risponde:
“In verità io sto lavorando, perché faccio scorta di raggi solari per l’inverno.”
Un altro giorno, lo sorprendono vicino ad un ruscello, sdraiato con le zampine dietro la nuca e i compagni, sempre più curiosi, gli chiedono:
“Ed ora, che fai Federico?”
“Raccolgo i colori per l’inverno” risponde il topino.
Un giorno lo trovano persino addormentato, mentre sono tutti indaffarati nell’immagazzinare provviste di cibo. “Adesso dormi? Ti diverti a sognare, vero? Se tu lavorassi con noi, saremmo meno stanchi e quest’inverno non rischieremmo la fame.”
“Quello che sto facendo – risponde Federico – è un lavoro molto importante. Ora, per esempio, sto raccogliendo parole per i lunghi giorni invernali.”
Implacabile, arriva l’inverno. Giungono giornate così rigide da far intirizzire il naso al solo pensarci. Dappertutto c’è neve e ghiaccio, e non c’è speranza di trovare nemmeno un guscio di noce. I topini, rinchiusi nella stalla, a poco a poco consumano tutte le loro provviste di cibo, di legna, di allegria. Ormai la dispensa è quasi vuota ed essi si guardano l’un l’altro nei loro musetti, come per chiedersi quanto resisterebbero ancora dopo l’ultimo boccone. Ad un certo punto, uno di loro ha un’idea sfolgorante. “Perché non andiamo da Federico? Chissà che cosa starà facendo. Forse lui ci potrà aiutare.”
Tutto il gruppetto di topolini si sposta alla tana di Federico. E… come lo trovano? Il topino Federico è là che poltrisce tranquillamente sul divano, con aria beata e serena. Sembra già sazio di tutto.
I suoi compagni, increduli e stupiti, gli chiedono che cosa avesse mai fatto per mantenersi così tranquillo e autonomo. E Federico spiega loro che le “sue provviste” sono state provvidenziali. Poiché il topino è buono e non ha nessuna intenzione di tenere per sé quel “cibo” così efficace, promette ai suoi compagni di farli partecipi di quella pacchia.
“Venite pure qui – dice loro -. Sedetevi vicino a me. Vi farò sperimentare la pace che si prova a sazietà con le mie provviste.”
(A questo punto l’insegnante o il papà o la mamma del bambino, avvinta la sua attenzione, lo invita a seguire le istruzioni del topino Federico)
“Chiudete gli occhi – dice Federico ai suoi amichetti -, vi farò partire per un viaggio meraviglioso nel mondo dei sogni. Non dovete far altro che ascoltare la mia voce in silenzio.
“E’ il momento magico dell’alba. Il cielo della notte sta acquistando ora delle venature rosse, sempre più intense, poi diventano arancione, poi una striscia dorata su tutto l’orizzonte annuncia la venuta del sole: eccolo! Un grande disco giallo oro, splendente, che sale lentamente, a vista d’occhio. Più sale più diventa fulgido.
“Nell’aria si diffonde un profumo di fiori e di erba irrorata di rugiada. Un gallo, insistente, ripete il suo chicchirichì. Tutto si illumina: la casetta del contadino, le cime degli alberi, i fili d’erba che sembrano usciti da una gioielleria, tanto sono imperlinati di rugiada. Il buio viene vinto da quella luce sfolgorante del sole.
“La Natura prende vita. Si cominciano a udire i primi campanacci delle mandrie al pascolo. Gli uccellini già da tempo stanno chiacchierando allegramente e, felici della luce che arriva, volteggiano nel cielo come per dire grazie al sole. Nel bosco lontano si ode un morbido “Cucù, cucù, cucù!”
“Intanto la luce penetra sempre più in ogni parte del paesaggio. Il buio della notte ormai è un lontano ricordo. Insieme alla luce, si diffonde un piacevole tepore. Il freddo della notte sparisce. Anche voi ora sentite questo calore, perché il sole ci ha raggiunti. Il suo calore vi scalda tutte le membra: braccia, mani, gambe, torace,… Sentite che bello? Che gradevole tepore?
“Questo calore ci dispensa tanta energia che non abbiamo più nemmeno bisogno di mangiare. Il sole espande sempre più i suoi raggi, diventa sempre più morbido, raggiante, luminoso e caldo. E’ come un amoroso padre che ci abbraccia e ci protegge dal freddo e dalle intemperie. Oh, che bello! Vieni o Sole, riempi le mie membra, riscalda il nostro cuore.
“Ecco, col calore che sentiamo, sparisce la nostra tristezza. E’ una splendida giornata di primavera e noi siamo felici, felici, felici.
“Sentite la musica della madre terra. Sentite quell’allegro ruscello come canta; sentite quello stormo di uccellini come cinguettano; e quel crocchio di passeri sul tetto non la smette di fare “Cirip, cirop; cirip cirop”. Il canarino appena messo sul balcone, diffonde una sinfonia irresistibile. Nello stagno ci sono delle ochette che fanno “Qua, qua, qua” e in fila indiana seguono la loro madre. Ora che fa caldo anche la cicala si è messa a fare il suo noioso canto. Attirate dal profumo dei fiori, le api ronzano intorno ad essi in una danza elegantissima. A valle si sentono mucche che muggiscono, asini che ragliano, ed il cane che li tiene a bada continua ad abbaiare per rimproverarli.
“Una leggera brezza si è levata e, in questa calura, fa quasi piacere. Tutto ci parla di armonia. Tutto è meraviglioso.
“Ma vediamo i colori della natura quanto sono belli! I prati non sono mai stati così verdi. Il guardarli ci distende. Gironzoliamo cercando quadrifogli, poi ci sediamo in un posticino asciutto per osservare l’azzurro del cielo e le nuvolette che, di tanto in tanto lo attraversano, assumendo le più strane figure. Intorno a noi ci sono fiori di ogni colore: azzurri, gialli, viola, bianchi. Ci stiamo divertendo a indovinare le forme delle nuvole, che da bianche stanno assumendo una tonalità grigia. Forse pioverà. Oh si, ho sentito un tuono. Di colpo un gran vento solleva polvere da ogni parte e porta via il cappello al contadino. Le prime gocce, poi uno scroscio. E’ una magica sinfonia di colori, suoni e profumi.
“Ma chi l’ha composta? Da dove viene questo meraviglioso sole e chi ha preparato l’acqua per annaffiare i prati e i boschi? Ma chi è l’autore di tanto amore, da farci trovare tutto quello che serve al momento opportuno?”
“Nessun ventilatore potrebbe imitare la forza del vento. Nessuna lampada potrebbe dare la luce del sole. Nessun bagliore prodotto dall’uomo potrebbe essere potente come un fulmine. Nessuna cassa acustica potrebbe eseguire un suono potente come il tuono. Nessun essere umano conosce ancora la legge che tiene in equilibrio terra, sole, pianeti e galassie, tutti sospesi nel vuoto dell’Universo…
Colui che ha fatto tutto questo è il più grande di tutti.
Quanta gioia nel cuore! Che bello poter abbracciare tutto il mondo. Ma sì. Certo che possiamo. La fantasia non ha limiti. Ecco, le mie braccia ora sono quelle di un gigante che può stringere a sé tutto l’universo in un abbraccio di gratitudine e di riconoscenza.”
Così, quei topolini diventano felici, tanto felici, proprio come lo siete voi ora.
“L’essere che Mi vede ovunque
e vede tutto in Me
non è mai separato da Me,
come Io non sono mai separato da lui.”
Bhagavad Gita VI, 30