DHYANA

Introduzione

Introduzione

La Meditazione
(J. S. Hislop)

La meditazione, in quanto pratica che entra in relazione con il mondo interiore di una persona, attualmente in occidente è diventata familiare a milioni di persone. Baba ne dà la seguente definizione:
"La corretta meditazione è l'immersione di tutti i sentimenti e di tutti i pensieri in Dio. Le persone capaci di questa meditazione sono rarissime; la maggior parte si limita ad esercizi esteriori. Perciò i più non si trovano nella condizione di ottenere la Grazia Divina."
Di solito la gente, quando parla di meditazione, intende riferirsi ad un luogo particolare, a posizioni da assumere, a cose da farsi e a tempi da osservare. Tutto ciò non rappresenta che l'inizio. Il fine della meditazione è quello che va sotto il nome di "Sahaja Vasta", ossia la condizione in cui tutte le azioni partono da una coscienza divina anzichè dalla mente individuale.
Lo stare seduti in meditazione è solo un inizio. Baba ci dice che la vigile attenzione sul nostro spettacolo interiore dovrebbe costituire la quotidiana disciplina di chi ha optato per una vita spirituale.
La meditazione rappresenta, per così dire, la costruzione di una barca, che sarà in grado di farci attraversare con sicurezza il turbinoso mare delle nostre esperienze di vita e di condurci all'altra sponda. L'"altra sponda" è la Realizzazione del Sé, la Realizzazione di Dio, la Liberazione, la Scarcerazione, l'Illuminazione, il "Nirvana": tutti questi termini hanno lo stesso significato e stanno ad indicare la fusione del particolare nell'Assoluto.
E' di fondamentale importanza rendersi conto che "meditazione" significa "fusione del particolare nell'Assoluto". Baba afferma:
"Quando l'esistenza è Assoluto, tutto è perfetto. Quando invece si scinde in particolari, allora c'è l'errore. Questa è tutta la verità."
Fondersi con l'Assoluto significa strappar via il velo d'ignoranza, che è l'illusione di un'esistenza dualistica vissuta nel conflitto fra le differenziazioni del particolare e l'Unità dell'Assoluto. La pratica della meditazione, quindi, in realtà non mira a nuove acquisizioni, sebbene comporti delle azioni che hanno determinate finalità.

Questa fusione dell'apparente e descrivibile particolare nell'invisibile ed indescrivibile Assoluto non potrebbe mai verificarsi se il particolare non fosse nella sua essenza della stessa natura dell'Assoluto. Per esempio, in un crogiuolo si può gettare un anello d'oro puro insieme ad un idolo d'oro puro: entrambi subiranno la medesima fusione, poiché la loro diversità di forma e di impiego è, in definitiva, irrilevante, essendo fondamentalmente costituiti tutti e due di oro puro. Baba dice che un singolo individuo e il Supremo Assoluto - Dio - differiscono solo nel nome, nella forma e nella funzione. In caso contrario, non potrebbe esserci fusione e la meditazione sarebbe un concetto avulso dalla vita.

Non è impossibile che il particolare si fonda con l'Assoluto, che l'individuo raggiunga l'unità con Dio: da epoche remote fino ai nostri giorni, nella vita di grandi santi, la meditazione si è dimostrata una valida realtà. L'Assoluto, per manifestarSi nel particolare, si esprime nella vita dell'Avatar. Nell'Avatar gli aspetti speculari del singolo individuo e del Divino Assoluto si combinano e di ciò sono testimoni tutti coloro che hanno il privilegio di avvicinare il santo Avatar Sri Satya Sai Baba.
Alla luce di queste considerazioni, risulterà evidente che la parola "meditazione" sottintende ogni mezzo adatto ad eliminare l'illusione, per la quale si crede che Dio sia altro dall'essenza propria di ciascun individuo e del mondo intero. Il compimento della meditazione avviene nell'Estasi Divina (Samadhi).

Quali sono le varie tecniche di vera meditazione? Se ne conoscono molte e ve ne sono indubbiamente altre, che vengono ordinariamente praticate in diversi contesti culturali e religiosi. La durata di questa nostra vita è, però, troppo breve per scoprire, saggiare ed esplorare tutte le eccellenti tecniche di meditazione, prima di sceglierne una ed adottarla per la nostra pratica.
Gli anni di vita che abbiamo a disposizione si accavallano uno sull'altro con impressionante velocità. Sarà. perciò, il buon senso a far concentrare la nostra attenzione e il nostro tempo limitato sulla meditazione consigliata da Colui che consideriamo come Supremo Maestro, Sommo Sapiente, il nostro diletto Satya Sai.

Baba ci suggerisce che la più alta forma di meditazione è la devozione a Dio e l'unione diretta con Lui per mezzo dell'amore. L'amore che sta in noi e che è la Sua essenza è unico, indipendente dalla forma assunta nella presente vita e dalle funzioni a cui lo destiniamo attualmente. Coglieremo altre occasioni per distruggere il velo dell'illusione. Per ora basti dire che questo modo per fondere il particolare con l'Assoluto non sminuisce il valore delle tecniche tradizionali di meditazione.
Baba ci spiega come eseguire la migliore di tutte le mediazioni da seduti e ci dà anche un fermo e severo avvertimento su alcuni pericoli.

Primo ammonimento. Molte sono le maniere di meditare, scoperte e applicate lungo i secoli. Ognuna di queste tecniche, senza alcun dubbio, offrì dei risultati validi a quei tempi, ed è certo che un indefinito numero di esseri umani è riuscito, con l'uso di questi metodi, a liberarsi dall'illusione e della delusione. Ma va sottolineata l'espressione "a quei tempi", laddove ci si riferisce essenzialmente alla disponibilità di un maestro vivente, che conosceva a fondo la tecnica ed era, cioè, egli stesso completamente realizzato per mezzo di quella meditazione e, quindi, pienamente in grado di guidare con autorevole sicurezza una grande quantità di persone, perchè ne potessero trarre beneficio. Baba non condanna nessuna delle antiche tecniche, comprese quelle che hanno resistito fino ad oggi nella conoscenza dei popoli. Baba non le giudica cattive o sbagliate, ma sottolinea particolarmente il fatto che, al giorno d'oggi, nemmeno una di queste antiche e potenti pratiche di meditazione dispone di un maestro vivente che abbia la sufficiente competenza per guidare chi vorrebbe seguirle. Le guide attuali non si sono realizzati attraverso la meditazione che insegnano, né la conoscono in ogni suo aspetto.

Non tutti i meditanti possono essere persone calme, dotate di molto buon senso e aliene da posizioni di critica: costoro possono praticare qualsiasi metodo e nel frattempo rimanere lontani da ogni pericolo. Ma con quelle tecniche che sono piene di energie e potenziali occulti, i meditanti camminano sul filo del rasoio. Perdere l'equilibrio e fare marcia indietro nella pratica della meditazione produce conseguenze disastrose nella vita dell'individuo, che soccombe. Baba osserva:
"Avete solo pochi anni di vita a disposizione! Perchè correre rischi?"
Il consiglio di Baba per la vita spirituale è il seguente:
"Partite presto, guidate con prudenza e arriverete sani e salvi."
Chi ha deciso di continuare la tecnica meditativa già intrapresa farebbe bene ad offrire quell'atteggiamento a Baba e a pregarLo per avere guida e protezione. E' un nostro diritto e, se ci si accosta a Lui con amore e fede, la Sua Grazia sarà irrefrenabile.
Baba ci dice che in quest'epoca Dio è la sola Guida genuina e sicura. Egli afferma che per l'era attuale c'è un solo modo di meditare tranquillamente seduti e con sicurezza: è l'antica Meditazione sulla Luce. Si chiama "Meditazione Jyoti". Non è pericolosa, è efficace e la sua pratica verrà coronata da successo. Baba stesso ci assicura che sarà la nostra Guida interiore durante la meditazione, purchè noi Lo invochiamo.

Per incominciare la Meditazione Jyoti, si prega innanzitutto il Signore perchè accolga la richiesta di far da Guida nella meditazione. Ci si deve poi sedere in una posizione confortevole, con la colonna vertebrale diritta, e si fissa lo sguardo, con gli occhi semichiusi, sulla fiamma di una candela, finchè il respiro si calma e rallenta e la fiamma della candela (il Jyoti) è visualizzata nella mente, quando vengono chiusi gli occhi. Muovere poi questa fiamma purificatrice, che ora è visualizzata in modo chiaro e distinto, attraverso tutte le parti del corpo. Ogni impurità in esse nascosta scomparirà, man mano che la fiamma si avvicina: il contatto con la purezza della luce le annienta. Quindi, dal corpo, estendete la fiamma all'esterno verso l'ambiente che vi circonda, alla famiglia, agli amici, ai conoscenti, ai nemici ed infine lasciate che la benefica qualità della luce benedica l'universo intero. Ora, riportate la fiamma al vostro corpo e collocatela nel cuore. State tranquillamente seduti ancora per alcuni minuti, rivolgete una preghiera di ringraziamento al Signore e, quindi, accingetevi alla vostra consueta attività quotidiana.

Una buona abitudine, raccomanda Baba, consiste nell'includere nel Jyoti la forma di Dio a cui si è maggiormente affezionati. Le prime due fasi della Meditazione Jyoti appena descritta si chiamano concentrazione e contemplazione: sono preliminari e sono gli unici ad essere guidati dalla mente.
La contemplazione muove il Jyoti dal particolare all'universale. Il Jyoti si allontana dal particolare del proprio corpo verso gli altri, vicini e lontani. I confini corporei esulano da ogni considerazione, mentre l'attenzione si espande pervadendo l'intero cosmo. Il grande Swami Vivekananda fu udito esclamare durante una sua meditazione: "Dov'è il mio corpo? Non riesco a trovare il mio corpo!" Tale fu l'espansione del suo sè, prima limitato.

Per cominciare la meditazione, raccogliendo l'attenzione ordinariamente frammentaria in uno stato compatto di concentrazione, è necessario un oggetto su cui concentrarsi e focalizzare la propria mente. Questo primo passo è un fattore comune a molte tecniche di meditazione. Nel Buddhismo, ad esempio, vengono elencati e descritti più di 40 oggetti adatti alla concentrazione. Baba ci informa che il Jyoti è, fra tutti, il migliore.

Il terzo ed ultimo passo della pratica meditativa si verifica quando il particolare si confonde con l'Universale: svanisce l'identificazione di sè in quanto individuo, ed esiste solo Dio. Questo terzo stadio della pratica di meditazione va oltre la dimensione sensoriale e mentale, e non dipende da atti di volontà. Sopraggiunge solo mediante la Grazia dio Dio. Con la pratica, mente e cuore si purificano: la mente non vaga da un pensiero all'altro, da un desiderio all'altro, ma rimane vigile e concentrata. Poi, in un batter d'occhio, il tempo è maturo: meditante, meditazione e meditato svaniscono e Dio solo esiste. Soltanto questa fase finale si chiama Meditazione. Poco dopo, riaffiora il consueto stato mentale di autoidentificazione e la meditazione termina.

Baba precisa che esistono delle circostanze favorevoli e maggiormente indicate per la seduta giornaliera di meditazione: sono le prime ore del mattino, a partire dalle tre, perchè in quel momento tutto tace ed è tranquillo. Tuttavia questo orario non è accettabile da tutti e non è essenziale alla meditazione. Non ci si deve sedere a diretto contatto col suolo, ma ci si dovrebbe isolare dalle correnti naturali della terra. E' bene stare in una camera che non abbia temperature limite, con uno scialle di lana leggera sulle spalle. La meditazione va fatta ogni giorno nello stesso luogo e alla stessa ora. Lo Swami, scherzando, ha detto che è più opportuno che Dio sappia l'ora ed il luogo dell'appuntamento...Se siete in viaggio, non rinunciate alla meditazione e andata con l'immaginazione a sedervi nel vostro posto consueto. Per quanto riguarda la durata della pratica di meditazione, in effetti non ci sono limiti, ma, per chi è alle prime armi, venti minuti o mezz'ora sono sufficienti. In epoche passate, agli aspiranti spirituali veniva consigliata la meditazione. Baba dice:
"La mente è propensa ad accumulare esperienze e ad immagazzinarle nella memoria. La mente non conosce l'arte di abdicare: nulla da essa viene ricusato. Non concede nemmeno una piccola pausa tra un pensiero e l'altro, e nella serie intermittente di pensieri non c'è ordine nè relazione. Meditazione è il nome adatto ad indicare un periodo di riposo per questa mente indaffarata e ribelle."

(MBI, 106-110)


Il Signore è la mia Luce
e mia Salvezza,
di chi avrò paura?

Salmo 27