Prefazione
In questa sezione vorremmo focalizzare l’attenzione del lettore sulla pratica spirituale che, accanto alla ripetizione del Nome di Dio, è fra le più raccomandate da Sri Satya Sai Baba: la Meditazione.
Sfortunatamente, oggi è più diffusa questa parola che non la pratica stessa e Swami ci ricorda che “è difficile descrivere qualcosa a parole” e che “potrebbe persino annoiare”.
“La dimostrazione pratica - continua Swami - è più semplice e più piacevole! Far capire la Meditazione alle persone, facendogliela praticare è meglio che parlarne! I Miei scritti sull’argomento e la vostra lettura non la renderanno più facile.” (DV 2)
Il fecondo terreno d’Oriente si è reso maggiormente permeabile alla ricerca occidentale e, sebbene siano sempre più diffusi i centri yoga che divulgano svariate tecniche, spesso a scapito del ricercatore, la pigrizia e l’avidità di risultati immediati, proprie dell’uomo moderno, continuano ad avere il sopravvento. Ed è l’ansia di avere tutto, tanto e subito ad impedire l’acquisizione di quel livello evolutivo, che solo un paziente e perseverante lavoro può dare.
Il modo più sicuro per fruire dei benefici effetti della Meditazione è quello di non esigere mai più di quanto si è disposti ad offrire. Per godere la sinfonia dei colori e la maestà degli alberi di un giardino, bisogna coltivarlo per mesi, anni o secoli.
“Nella maggior parte dei casi - ci ammonisce Swami - la Meditazione viene interrotta a causa delle preoccupazioni e delle ansie prodotte dai propri parenti e dalla ricerca di ricchezze.” (SSS X, 256)
Viene spontaneo ricordare il parallelo evangelico, dove Gesù, con la parabola del seminatore, cataloga quattro livelli di ricerca (V. Luca 8,4-8; 11-15).
Il terzo di questi è rappresentato dalla semente caduta fra le spine: “e le spine crescendo insieme con essa la soffocarono” (v. 7). Il Maestro di Galilea spiegò poi ai discepoli, in privato, che “il seme caduto fra le spine indica quelle persone che ascoltano, ma poi, cammin facendo, si lasciano prendere dalle preoccupazioni materiali, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, e così rimangono senza frutto.” (v. 14)
Tra coloro che hanno avuto un approccio a qualche tecnica di meditazione, molti si attendono da essa vantaggi di natura materiale. E’ noto, infatti, come la meditazione sia in grado di apportare al praticante benefici terapeutici ad ampio spettro, dalle remissione di stati fisiopatologici alla soluzione di annosi problemi psichici, oltre ad una condizione di vita più sopportabile, per non dire fortunata. Ma, quale sarà il progresso di colui che si rivolge ad una tecnica dello spirito per fruire vantaggi materiali?
"Sfortunatamente, in quest'epoca che vive sotto l'influsso delle tenebre (Kali Yuga), la meditazione, che è il mezzo sacro per ottenere l'unione con Dio, viene considerata come un farmaco in alternativa all'aspirina, per guarire un'emicrania! Che disonore per la cultura indiana!" (SSB 1979, 81s)
Il presente lavoro vuole essere solo un piccolo sussidio, quasi come un libretto di istruzioni, per esporre, con la proprietà del linguaggio stesso di Sai Baba, la tecnica della Meditazione. Piccolo quanto a dimensioni, ma non quanto a contenuto, dal momento che l'Avatar in persona si è preso la briga di fornirci il modo più sicuro per giungere alla mèta. Il Divino Maestro ci assicura:
"Per quanto riguarda la tecnica di Dhyana, diversi maestri e istruttori danno svariati consigli. Ma ora Io vi darò la forma più universale e più efficace. E' il primo passo nella disciplina spirituale." (SSS X, 282)
E ancora:
"Ci sono molti che diffondono processi di meditazione, ma solo coloro che hanno scoperto la meta finale della vita e diventano padroni di se stessi possono ergersi a guru degli altri."
(SSS XI, 72)
Per apprendere questa tecnica non ci sono preclusioni di sorta. Non è necessario avere studiato o essersi preparati con particolari corsi, non ci sono limiti di età, di sesso o di rango:
"Dhyana può essere praticata da tutti: dagli anziani e dai giovani, dagli incolti e dai sapienti, dai sani e dagli ammalati. Per coloro che non fossero in possesso delle necessarie capacità mentali e fisiche per fare meditazione, sarà altrettanto efficace coltivare un amore universale."
(SSB 1979, 90)
Questo opuscolo non ha la pretesa di "insegnare" la meditazione e Baba stesso ci sconsiglia di esprimerci in questo modo.
Un giorno, un rappresentante di classe Gli fece avere un foglietto, sul quale era scritta la proposta di formare a Prashanti Nilayam dei corsi permanenti per preparare degli insegnanti di meditazione, al fine di diffonderla in tutto il Paese.
"Mi sono messo a ridere quando lessi questo proposta - commentò Swami. C'è qualcuno che può insegnare ad un altro a meditare? Si può forse insegnare la Meditazione? E' possibile insegnare la postura, come tenere gambe, mani, collo, testa o schiena; si possono tenere lezioni sul modo o sul ritmo del respiro. Ma la Meditazione è un aspetto interiore dell'uomo; richiede una profonda quiete del soggetto, lo svuotamento della mente per riempirsi della Luce originata dalla Scintilla Divina che sta dentro. E' una disciplina che nessun libro di testo può insegnare e nessun corso può diffondere. Corsi di meditazione! Chi istituisce corsi di meditazione non sa cosa voglia dire Dhyana, né ha interesse a saperlo! Purificate le vostre emozioni; distillate i vostri impulsi; coltivate l'amore. Solo in quel caso potrete divenire padroni di voi stessi: questo dominio è il fine, il processo della Meditazione, ovvero di Dhyana.
Una madre può sedersi accanto a suo figlio e sussurrargli delle parole per incoraggiarlo a parlare; ma il bambino dovrà servirsi della sua propria lingua e del suo sforzo personale. Similmente, potrà esservi chi vi insegna il modo di stare seduti e di tenere il tronco diritto, le gambe piegate, le mani distese con le dita incrociate, il respiro lento e costante; ma chi potrà insegnarvi a tenere sotto controllo la mente ribelle?" (SSS VII, 380-381)
Gli insegnamenti di Sai Baba faranno luce sui significati anche più reconditi della Meditazione. Abbiamo raccolto in questo opuscolo le Sue soavi lezioni sul tema nell'intento di rivolgerle a due tipi di lettori: ai devoti che non conoscono ancora la Meditazione e a coloro che vogliono migliorarne o ampliarne la pratica, perchè sempre più attratti dalla pace che essa procura.
"Per prima cosa, - ci consiglia Satya Sai - riservate alcuni minuti al giorno per questa pratica e, man mano andate avanti, prolungatene la durata, finchè sentirete la beatitudine propria di quello stato." (SSS X, 282)
Il neofita non deve temere questa pratica come qualcosa di difficile e di impraticabile. Ci vogliono molte parole per spiegarla, perchè il suo significato è così arcano, che ogni didascalia non sarebbe mai esaustiva. Ma, in concreto, si rivela semplice, lineare, logica e altamente efficace. Tra i meditanti, molti potrebbero sostenere con numerose argomentazioni ed esempi, ma soprattutto con le loro singolari esperienze, la particolare potenza di questa tecnica. Forse, invece, avete incontrato qualcuno che vi ha espresso tutta la sua delusione...
"Molti vengono a lamentarsi da Me - ci confida Sai Baba -: "Swami sono dieci, vent'anni che pratico la Meditazione, ma non ho avuto la visione di Dio nemmeno per un istante." E io chiedo loro: "Su che cosa avete meditato in tutti questi anni? Come fa Dio a trovare un posto nella vostra mente se essa è in contemplazione di tanti oggetti irrilevanti? E poi, avete coltivato l'amore? Avete sviluppato compassione? Ci sono templi in cui Dio ama porre la propria dimora. Avete invece sviluppato l'egoismo; per questo Dio non vi Si mostra." (SSS XI, 183)
La Meditazione sulla Luce rieduca la vita psichica, dona equilibrio mentale, acuisce intelligenza e memoria, porta ad una maggiore calma, ad una lucida discriminazione del proprio operato e delle proprie scelte, ad una sempre maggiore autocoscienza, al rispetto e alla tolleranza verso ogni essere umano e verso ogni forma di vita e di espressione; conduce ad una spontanea devozione per il Divino che è in tutto ed in tutti e alla consapevolezza di essere Ciò che stiamo cercando da millenni. "Tat twam asi": Tu sei Quello!
"Si tratta della vostra stessa Divina Realtà, che si farà conoscere nel silenzio della Meditazione, quando avrete protetto la coscienza dalle distrazioni dei sensi, della mente e dell'ego. Potete rifugiarvi nel tranquillo refrigerio del vostro cuore, dove Essa Si è intronizzata come Auriga."
(SSS X, 41)
Nel presente lavoro, lo spazio maggiore sarà dedicato alla parola immediata del Divino Maestro che, quale Esperto Auriga, conduce il Cocchio della nostra vita con mirabili insegnamenti, dispensati gratuitamente e con profusione di particolari a chiunque voglia prestare orecchio e cuore per intenderli.
Poniamo quest'opera sotto lo Sguardo amoroso del Signore Baba, perchè la benedica e la colmi della Sua Grazia.
OM SRI SATYA SAI BABAYA NAMA